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Il canto notturno dell'istinto paterno
Il canto notturno dell'istinto paterno
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Ebook59 pages44 minutes

Il canto notturno dell'istinto paterno

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Si sente parlare spesso di crisi della paternità nel mondo contemporaneo fino a domandarsi se esista o sia mai esistita.
Questo breve saggio si avventura nel maschile alla ricerca dell’istinto paterno tra antropologia, neurofisiologia, psicologia ed evoluzione dei modelli sociali. Esiste una probabile continuità nel modo di prendersi cura dei figli tra i cacciatori preistorici e il padre di oggi che presenta i caratteri di un comportamento maschile umano finalizzato alla conservazione della vita del singolo e della specie.
Accanto all’istinto correttamente orientato esiste naturalmente anche la relativa deviazione di cui si prospetta una possibile lettura psicopatologica.
Infine, si propone l’osservazione delle rappresentazioni istintuali paterne nell’arte che è quella competenza specie-specifica dell’uomo che da sempre, precede la scienza nella comprensione del: chi siamo?
LanguageItaliano
Release dateOct 6, 2011
ISBN9788863691948
Il canto notturno dell'istinto paterno

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    Il canto notturno dell'istinto paterno - ubaldo sagripanti

    srl


    IL CANTO NOTTURNO DELL’ISTINTO PATERNO

    " …Che questa maledetta notte

    dovrà pur finire

    perché la riempiremo noi da qui

    di musica e parole"

    Canta la certezza del poeta a questo mondo notturno, dormiente e lontano da musica e parole che sembrano non appartenergli più. In questa quotidianità ultratecnologica e mediatica si concretizza il paradosso di una crescente percezione di solitudine dalla quale si levano diverse grida d’allarme. In questo breve lavoro raccolgo l’allarme di quella della crisi della paternità che con rapida evoluzione coinvolge tutto il mondo occidentale. David Hansell, Principal Deputy Assistant Secretary Administration for Children and Families U.S. Department of Health and Human Services (HHS), in un discorso di quest’anno sui programmi governativi a favore della paternità responsabile alla Committee on Ways and Means Subcommittee on Income United States House of Representatives parla del Presidente Obama , cresciuto senza suo padre e ne cita le parole da un discorso pronunciato l’anno scorso in occasione del giorno del papà:

    "In many ways, I came to understand the importance of fatherhood through its absence—both in my life and in the lives of others. I came to understand that the hole a man leaves when he abandons his responsibility to his children is one that no government can fill. We can do everything possible to provide good jobs and good schools and safe streets for our kids, but it will never be enough to fully make up the difference. That is why we need fathers to step up, to realize that their job does not end at conception; that what makes you a man is not the ability to have a child but the courage to raise one."

    Il rappresentante di una grande potenza come l’America, figlio di genitori separati, ci dice che abbiamo bisogno dei padri per crescere. Dov’è finito il padre dunque? Perché i maschi umani non riescono più ad assolvere al ruolo di genitori limitandosi a quello di donatori di seme ? Esiste un istinto paterno?

    Fino a pochi mesi fa, digitando su Google istinto paterno il motore di ricerca suggeriva: forse cercavi istinto materno. In poco tempo le voci si sono moltiplicate, ma si è molto lontani da una definizione di questa possibile competenza maschile. Considerando l’istinto come uno schema comportamentale ereditato, caratteristico di una specie, che si articola finalisticamente secondo sequenze temporali pressoché immodificabili, nella specie umana esso non è praticamente riconoscibile. Tuttavia, nel 1951 Timbergen giungeva alla conclusione che: salendo nella scala evolutiva, l’apprendimento determina modificazioni nello schema fisso di azione, tanto che l’interazione tra istinto e apprendimento genera uno schema di avvio, modificato dall’esperienza. Successivamente la scoperta del DNA e la rapida espansione delle scoperte sulla genetica hanno dimostrato che i codici che presiedono allo schema d’avvio dei comportamenti istintuali non rispondono solo all’eriditarietà ma sono suscettibili di variazioni d’espressione dovute all’ambiente in cui l’individuo si sviluppa. Ciò è ancora una volta in linea con l’ultima definizione dell’istinto formulata da Timbergen:

    meccanismo nervoso gerarchicamente organizzato capace di rispondere a determinati stimoli premonitori scatenanti e direzionali, sia interni che esterni, mediante movimenti ben coordinati aventi il fine della conservazione della vita del singolo e della specie.

    L’espressione di meccanismo nervoso potrebbe apparire arida e priva di risonanza emotiva ma per l’uomo non sembra essere così, infatti diciamo con Mauro Mancia che:

    le interazioni tra natura e cultura sono la nuova frontiera delle neuroscienze

    e dell’espressione umana nel mondo. Scendendo nel substrato neurobiologico del meccanismo nervoso proprio dell’istinto, negli ultimi anni è stata dimostrata una elevazione dei livelli di prolattina, vasopressina e ossitocina non solo nella femmina in gestazione e puerperio ma anche nel suo partner maschile, e ciò accade in diversi volatili, nei mammiferi e nei primati, ma anche nell’uomo. Il significato di tali modificazioni

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