Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Buon Natale figli Buon Natale papà
Buon Natale figli Buon Natale papà
Buon Natale figli Buon Natale papà
Ebook143 pages3 hours

Buon Natale figli Buon Natale papà

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Questa raccolta di racconti e fiabe nasce dalla quotidianità di padre separato in cui il rapporto con i miei figli si è trasformato in una realtà molto diversa da quella che vivevo e immaginavo quando sono nati.
Una volta persa la continuità della vita famigliare, il tempo insieme a loro è divenuto sempre più prezioso, e il racconto è divenuto un elemento centrale dell’identità del rapporto che dà a ognuno di noi i riferimenti nei momenti cruciali della vita. Credo che la coppia si formi e si sciolga in modo sostanzialmente misterioso al di là di responsabilità o colpe, ma quando ha generato altri esseri umani il mistero si è fatto vita trasformando per sempre uomo e donna in padre e madre. Ogni genitore cerca naturalmente di fare il meglio per i propri figli e questo “meglio” in una coppia unita è frutto di un continuo lavoro congiunto. Quando però i genitori si separano, proseguire il lavoro perde naturalezza e si fa complesso, a volte troppo per chiunque ma più spesso per i padri. Vorrei dedicare queste pagine al loro appassionato e duro lavoro svolto in condizioni talvolta estreme: alcuni non hanno nemmeno un tetto sotto il quale incontrare i figli. E alle madri come esortazione al mantenimento di quella continuità psicologica e formativa di cui i figli hanno bisogno, e di cui il padre, è costituente indispensabile. Inoltre al legislatore e ai magistrati perché è necessario adeguare l’orientamento del diritto a una realtà mutata in tempi brevi ma ormai evidente nella sua concretezza. Infine ai nostri figli, ai figli di questo tempo randagio, incerto e smemorato perché si sentano meno soli e un giorno possano fare meglio di noi.
LanguageItaliano
Release dateNov 4, 2011
ISBN9788863692495
Buon Natale figli Buon Natale papà

Read more from Ubaldo Sagripanti

Related to Buon Natale figli Buon Natale papà

Related ebooks

Personal Memoirs For You

View More

Related articles

Reviews for Buon Natale figli Buon Natale papà

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Buon Natale figli Buon Natale papà - ubaldo sagripanti

    Cinquantasei

    PRESENTAZIONE

    Frequenti sono, nel mondo delle fiabe, i taciti riferimenti alla vita reale: simboli, metafore, allegorie, archetipi rimandano ad un vissuto di realtà con meccanismo che sfugge alla razionalità del piccolo lettore ma non alla sua percezione profonda. Contenuti subliminali, insomma, che autori quali Vygotskij e Jung hanno acutamente analizzato. Nonostante questo, tutti noi vogliamo che la fiaba resti per i nostri figli il regno della fantasia, l’eccitazione dell’impossibile, il lenimento e l’antidoto di quella realtà che conosceranno più tardi.

    Per i racconti di Ubaldo Sagripanti il nesso con la realtà è l’occasione e la fonte dei racconti stessi. Senza infingimenti, l’Autore ce ne dà notizia nella Prefazione: Questa raccolta di racconti e fiabe nasce dalla quotidianità di padre separato in cui il rapporto con i miei figli si è trasformato in una realtà molto diversa.

    Solo chi è passato attraverso l’esperienza della separazione e dell’affidamento sa come il tempo e lo spazio subiscano un profondo sconvolgimento in riferimento ai suoi figli (oltre, naturalmente, a conoscere la sofferenza, il senso di desolazione e impotenza e la terribile sensazione di perdita) acquisendo parametri di tutt’altro genere. Persa quella ricchezza che è la quotidianità del rapporto genitore-figlio (che nessun diritto di visita e nessun affido condiviso potrà mai sostituire), il tempo si dilata enormemente o si restringe in nulla a seconda delle circostanze, a seconda della presenza o assenza dei tuoi figli.

    Lo sa Sagripanti quanto il tempo sia divenuto sempre più prezioso. Da qui, come per fermare quel tempo ed inscriverlo in una dimensione ferma e ripetibile, l’importanza del racconto. Non solo il racconto letto (momento di grande intimità tra genitore e figlio), ma ancor più il racconto scritto, quello in cui un padre dà (o ha l’illusione di dare) un qualcosa di sé che sarà un giorno patrimonio dei figli, un lascito, un pegno, un testimone a futura memoria.

    Sarà per via di questa genesi che scorrono così lievi le pagine di Sagripanti – anzi, di Ubaldo, ché il lettore non potrà fare a meno di sentirsi istintivamente suo amico e partecipe della sensibilità umana, dell’amore, dello struggimento, della pietà che quelle pagine percorrono. Pagine surreali e tenerissime come in Comandi sì, Signore, o venate da un ricordo struggente - mai patetico - come nel racconto La Guzzi nella neve (scrittura particolarmente felice, quella di Ubaldo, quando scivola dolcemente indietro nel tempo). Pagine che crescono con i figli (e con i lettori), prima bambini, poi pre-adolescenti, infine ragazzi. Regalo più bello non poteva farlo, papà Ubaldo, ai suoi figli Marco e Rosa.

    Maurizio Quilici….

    Prefazione

    Questa raccolta di racconti e fiabe nasce dalla quotidianità di padre separato in cui il rapporto con i miei figli si è trasformato in una realtà molto diversa da quella che vivevo e immaginavo quando sono nati.

    Una volta persa la continuità della vita famigliare, il tempo insieme a loro è divenuto sempre più prezioso, e il racconto è divenuto un elemento centrale dell’identità del rapporto che dà a ognuno di noi i riferimenti nei momenti cruciali della vita. Credo che la coppia si formi e si sciolga in modo sostanzialmente misterioso al di là di responsabilità o colpe, ma quando ha generato altri esseri umani il mistero si è fatto vita trasformando per sempre uomo e donna in padre e madre. Ogni genitore cerca naturalmente di fare il meglio per i propri figli e questo meglio in una coppia unita è frutto di un continuo lavoro congiunto. Quando però i genitori si separano, proseguire il lavoro perde naturalezza e si fa complesso, a volte troppo per chiunque ma più spesso per i padri. Vorrei dedicare queste pagine al loro appassionato e duro lavoro svolto in condizioni talvolta estreme: alcuni non hanno nemmeno un tetto sotto il quale incontrare i figli. E alle madri come esortazione al mantenimento di quella continuità psicologica e formativa di cui i figli hanno bisogno, e di cui il padre, è costituente indispensabile. Inoltre al legislatore e ai magistrati perché è necessario adeguare l’orientamento del diritto a una realtà mutata in tempi brevi ma ormai evidente nella sua concretezza. Infine ai nostri figli, ai figli di questo tempo randagio, incerto e smemorato perché si sentano meno soli e un giorno possano fare meglio di noi.

    Ubaldo Sagripanti

    Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla

    A. Baricco

    La Candela

    Era un noioso pomeriggio d’inverno e un papà doveva aiutare i figli a fare i compiti: Marco, nei suoi dieci anni, voleva dimostrare di sapersela cavare da solo e chiedeva molto poco mentre Rosa, la più piccola, voleva tutta l’attenzione possibile e faceva finta di non riuscire a combinare niente. Quasi sempre andava a finire che dopo un po’ tutti e tre lavoravano sui compiti della bimba. Sapevano che era solo una scusa per stare insieme perché la piccola in realtà era molto brava a scuola. Quel pomeriggio toccava ai compiti di scienze e geografia e Rosa sbottò:

    Papà qui qualcuno imbroglia!

    Che vuoi dire?

    Al catechismo dicono che l’uomo l’ha creato Dio e a scuola che si è evoluto dalla scimmia: uno dei due dice una bugia

    … forse sono due modi di dire la stessa cosa

    imbrogli anche tu?

    Uomo e scimmia non sono uguali, ma si somigliano molto, non ti sembra?

    Tu non sei mica tutto peloso… Beh, non come una scimmia!

    Appunto, magari prima eravamo un po’ più pelosi e poi pian piano a posto dei peli ci siamo coperti coi vestiti e abbiamo cominciato a camminare un po’ più dritti, ma eravamo sempre uomini

    Forse non imbrogli ma non fila lo stesso

    Il povero papà si stava lambiccando il cervello per trovare le parole giuste quando la piccoletta esplose di nuovo: Ho capito!

    Avanti allora

    E’ semplice: il signore ha fatto Adamo, ma Adamo era un uomo e quindi gli cresceva la barba!

    Certo e con questo?

    Quando Dio ha fatto Adamo con la barba, il rasoio non era ancora stato inventato e quindi la barba ha contagiato tutto il corpo di Adamo e lo ha fatto somigliare a una scimmia!

    Brava Rosa! Esclamò il papà, ma a Marco non era sfuggito nulla: Allora se è solo una questione di peli basterebbe rasare una scimmia per farla diventare un uomo!.

    Anche Marco era stato bravo e quel povero papà si trovava un’altra volta nel mezzo ad inventar qualcosa: …Dicevo prima che l’uomo e la scimmia si somigliano ma non sono uguali. Ecco prendi due uomini diversi: un cinese e un africano alti uguali , grassi o magri uguali, vestili uguali come soldati e basta che siano un po’ lontani per non distinguerli più, però sono diversi!

    E se erano tanto simili perché uno è rimasto scimmia e l’altro è diventato uomo?

    Perché l’uomo era quello che ha inventato il rasoio!

    Il papà si sentì molto orgoglioso della sua risposta finché la piccoletta non ne sparò un’altra: Perché i soldati si vestono tutti uguali come le scimmie e gli uomini prima del rasoio?

    Marco anticipò il papà con sicurezza: E’ come a pallone, devi distinguere subito i compagni di squadra dagli avversari, se non si vestono tutti uguali tra di loro puoi passare la palla a quello sbagliato!

    Tu l’hai fatto il soldato papà?

    Si, ai miei tempi dovevano farlo tutti gli uomini, ma ora lo fai solo se vuoi

    Perché tutti?

    E’ una storia un po’ lunga da raccontare ma è stato così per me, per mio padre, per mio nonno e il padre di mio nonno…

    Se continui torni di nuovo alle scimmie!

    Il guaio è che avete ragione…si torna alle scimmie e anche più indietro: in pratica il branco con più scimmie, vince su quello con meno scimmie e si mangia i frutti migliori; per la stessa ragione ogni nazione ha cercato di avere più soldati possibile.

    …E poi che è successo?

    Hanno inventato armi che da sole erano più forti di centomila soldati e chi le aveva vinceva.

    Allora i soldati non servono più

    Diciamo che ne servono molti di meno ma più bravi ad usare queste armi speciali

    …Non cambia tanto papà: la scimmia-uomo che ha inventato il rasoio è la stessa che inventa le armi.

    Già, ma il rasoio fa meno danni.

    Tu l’hai fatta la guerra?

    No, io no, e vostro nonno neanche perché era un bambino come voi durante l’ultima guerra e il padre di vostro nonno era bambino anche lui in quella ancora prima e suo padre è stato l’ultimo della nostra famiglia a combattere in guerra.

    E tu l’hai conosciuto?

    No è morto lassù, sul fronte del Cadore

    Sulla fronte di chi? – chiese la piccola – Chi è Cadore?

    A volte la stessa parole significa cose diverse: fronte, non indica solo una parte della testa, ma anche la parte anteriore di qualcosa, la parte davanti insomma. Il fronte di un armadio è quello dove sono gli sportelli e il fronte della tua classe è la prima fila davanti alla maestra; allo stesso modo, in guerra si chiama fronte il punto in cui i soldati delle parti opposte si scontrano. Il Cadore è un luogo dove sono le montagne d’Italia in cui stava il fronte dei combattenti.

    E dov’è

    Vicino al confine con un’altra nazione che si chiama Austria, da qui bisogna andare su lungo il mare per molti chilometri, poi ancora dritti per la pianura fino alle montagne e ci si arriva.

    Molti chilometri quanti?

    Più o meno cinquecento…

    Papà insomma, faccelo vedere su internet che fai prima!

    Il papà, comprese quanto tempo fosse passato dalla sua infanzia e accese rassegnato il computer, aprì la pagina delle mappe e gli mostrò quelle montagne.

    Ma ci sono solo rocce e boschi…a che serve fare la guerra in un posto così?

    Avete ragione ma allora, Italia e Austria, non si fecero questa domanda e il vostro trisavolo si dovette vestire da soldato e andarci a morire

    Il nostro trisav… cosa?

    Trisavolo è la parola che indica il papà del bisnonno, ma andiamo per gradi: io sono Ubaldo il vostro papà, mio papà che era vostro nonno, si chiamava Nazareno; suo papà che era il vostro bisnonno, si chiamava Ubaldo come me e aveva un papà che si chiamava Nazareno come vostro nonno, che era il mio bisnonno e il vostro trisavolo.

    …Perché allora io mi chiamo Marco e non Nazareno.

    Perché tua madre ha insistito tanto che tu ti chiamassi così e io volevo che ci fosse qualcosa di nuovo che rompesse l’usanza di tramandarsi i nomi da una generazione all’altra, quest’usanza e anche altre.

    Quali altre?

    Quella della caccia per esempio: noi siamo stati tutti cacciatori da che si ha memoria dei nostri padri, ma ora questo non ha più senso…

    "No che non ce

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1