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Gran Casino
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Ebook89 pages1 hour

Gran Casino

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About this ebook

Doveva essere una dissertazione seriosa ma mi ha preso la mano e ne è venuto fuori qualcosa che giustifica il titolo.
LanguageItaliano
Release dateApr 27, 2015
ISBN9786050375077
Gran Casino

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    Gran Casino - Valerio Bollac

    GRAN CASINO

    (Insalata di parole)

    PREMESSA

    (I vantaggi di essere lo Scrittore)

    Mettiamolo subito in chiaro!

    Lo Scrittore sono io, ed anche se non potessi fregiarmi, per qualità, di questo titolo (Scrittore) sarebbe la stessa cosa perché, in queste pagine, solo io ho la penna e solo io scrivo.

    Pertanto, sono, ufficialmente e legalmente, un despota arrogante, vanitoso, settario e pure un po’ snob, autorizzato a scrivere cose sgradevoli, di una banalità idiota e deprimente oppure astrusità incomprensibili, inventare neologismi privi di senso logico o alterare dialetti e idiomi senza dover rendere conto a nessuno, stravolgere ogni cosa secondo un non ben definito estro letterario.

    Posso invitare ospiti famosi o sconosciuti e fargli dire quello che voglio, posso rinnegarli o rinnegarmi, mentire, offendere, ignorare, calpestare, osannare, condannare, manipolare ogni cosa restandomene puro e intangibile sul mio trono di parole, tanto non m’interessa vendere un libro, io scrivo per me mica per voi!

    Nei suoi risvolti più sinceri, questa è la Letteratura.

    Se l’approccio non vi piace sappiate che il seguito è peggio.

    Quindi, miei occhialuti momentanei seguaci, se l’approccio non vi piace, date retta al tiranno, non aprite questa porta!

    Invece, qualora per un arcano motivo, magari semplice curiosità masochista, vi sentiste invogliati a continuare … beh, se non sapete portare il vostro peccato la colpa non è del peccato.

    P.S.

    Vi ricordo che durante lettura non è concesso contradditorio, mentre è ammesso lo ius execrationis alla fine.

    PERSONAGGI

    (in ordine di apparizione)

    Scrittore – protagonista assoluto ed indiscutibile (non sempre)

    Nonno Stregone – personaggio preso in prestito dal romanzo Pane e Tempesta

    Gorilla Albino / Sua Enormità / Ciclope – energumeno gigantesco ed invadente

    Aldo – cameriere / proprietario del Bar Merenda

    Stefano Benni – un vero Scrittore

    James Ussher – arcivescovo di Armagh e Primate d’Irlanda

    Eliazer – rabbino e profondo conoscitore della Torah

    Lettore – sfrontato interprete di una Letteratura alternativa

    la Sorpresa – un enigma anche per me

    Saul Bellow – scrittore canadese naturalizzato statunitense

    P38 – rapinatore e brigatista

    Edmund Burke – politico, filosofo, scrittore inglese di origine irlandese, detto il Cicerone Britannico

    Yeckate – docente universitario

    Rettore – amante della Luna, partigiano durante la Resistenza

    Robert Anson Heinlein – autore di fantascienza americano

    Henry Charles Hank Bukowski Jr – poeta e scrittore statunitense di origine tedesca

    Baffone – cuoco e fan di Stalin

    Maurice Edmond Sailland – alias Curnonsky, celebre scrittore enogastronomico

    Asino – un ciuco poliglotta 

    Noga Fagged – Magistrato con piedi di ambigua fragranza

    Eutifrone – allievo di Socrate

    Cerro – albero del genere Quercus e della famiglia delle Fagaceae

    Bitva – Generale atipico

    Arrival – neonato di origine anglosassone

    Memoria Collettiva Consolidata – entità socialmente condizionante

    Enoch Pelicorti – alias Catena. Potrebbe trattarsi del Gorilla Albino

    CŒLUM ET TERRAM

    (Sproloqui sull’origine del Mondo)

    IO L’HO CONOSCIUTO AL CESSO

    Odori & Umori

    Nonno Stregone, narra il Mentore, si sveglia usmando.

    Non è un processo rapido riconoscere la vita dagli odori perché gli effluvi scivolano silenziosi ma prepotenti negli appositi condotti e raggiungono rapidamente il cervello, lo scuotono, ne prendono possesso conquistando il castello assai prima che si possa organizzare la difesa.

    Ricordi che sfuggono al controllo dell’intelletto, ci vuole tempo per rimetterli in ordine.

    Il tempo necessario ad esaudire, con inumana lentezza ed umanissima approssimazione, le ventisette operazioni necessarie a Nonno Stregone per riacchiappare la consapevolezza di esistere.

    Ciò fatto si avvia, lumacoso ma sereno, sulla strada che percorre da secoli.

    Ma il Mentore scrive con una penna intarsiata d’avorio che riversa sulla carta milioni di ghirigori colorati di Poesia.

    Nonno Stregone si sveglia usmando, è vero, ma per un altro motivo.

    Ha l’intestino esatto come un pendolo e lo sfintere di una seccante precisione svizzera.

    Talvolta la sveglia è con soneria, talaltra soltanto olfattiva ad effetto ritardato e il profumo del ritorno al mondo materiale dipende dalle materie che ha ingerito la sera precedente.

    Una cena sterminata rende il torpore fastidioso: i peli del naso s’inarcano, le caccole fremono, gemono e si arrendono lasciando spazio all’urgenza.

    Il nostro eroe non ha tempo di affrontare le ventisette operazioni necessarie ma deve concentrarsi, con inumana velocità, per raggiungere l’unico paradiso che può dargli sollievo.

    Un’esegesi scatologica

    Anche oggi ce l’ho fatta!

    Dirottato il terremoto dove fa meno danni.

    Un moto spontaneo, non certo dell’anima, tantomeno del meditante ancora in coma. Ossa, muscoli sono loro che trovano da soli la destinazione giusta.

    E adesso sto qui, seduto sul cesso.

    Gli occhi semichiusi per contenere l’estasi, sto andando di corpo con tutti gli onori militari … pure la fanfara!

    Come squarciare il Velo di Maya a colpi  di scoreggianti squilli di tromba.

    Però, adesso, voglio dire … ma ve lo potete immaginare?

    Sto lì, accovacciato su una tavola di plastica opportunamente bucata, occupato a mettere al mondo un pargolo e mentre mi accingo al parto un uomo attempato … anziano …. vecchio … non so definirlo,  esce tutto nudo dalla doccia.

    Un armadio a quattro ante, alto poco meno di un ciclope, capelluto, barbuto, peloso come un gorilla albino ed altrettanto muscoloso, con una nerchia di dimensioni … non ci voglio pensare!

    Da vergognarsi a sentirsi, talvolta, superdotati.

    Così, gocciolante ed ingombrante, si guarda intorno e butta lì il suo saluto.

    «Dov’è l’accappatoio che mi devo asciugare?»

    Ehilà, penso … un buongiorno … disturbo? … per favore … ed io che non ho nemmeno dato il benvenuto al feto fecale! Non aspetta la risposta e se lo trova da solo, l’accappatoio. Gli va stretto, ovviamente, e ciò lo indispettisce.

    «Siete tutti puffi in questo posto?»

    Mi arrabbio per la prepotente maleducazione, ma lo faccio con moderazione perché è grosso … molto grosso!

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