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I segni rivelatori della personalità
I segni rivelatori della personalità
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I segni rivelatori della personalità

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Questo libro dovrebbe o almeno vorrebbe rispondere a quell’ interesse vivo che la fisionomia suscita non negli scienziati, ma nella massa profana. Gli antropologi, gli etnologi, i naturalisti studiano in una persona piuttosto quelle particolarità di conformazione, quelle anomalie, quei caratteri specifici di razza che rappresentano per loro la ragione prima di ricerca. Il profano guarda all’aspetto di una persona nuova con un’altra specie di curiosità e con un altro fine : per scoprire cioè e per riconoscerne attraverso l’aspetto l’ intima natura.

Del resto quest’interesse è ben giustificato dall’ importanza che ha per noi il fatto di poter giudicare rapidamente dall’aspetto esterno una persona, in tutti quei rapporti superficiali, in tutti quei contatti occasionali e continui, che porta con sé la nostra vita giornaliera sociale.

Io ho dunque cercato di raccogliere, sotto una forma popolare spoglia di qualsiasi astrusa terminologia scientifica, i dati più comuni, che la fisionomia e altre particolari manifestazioni esteriori della persona forniscono per una diagnosi rapida e approssimativamente esatta della personalità.

Indice dei Contenuti

Prefazione

Capitolo I. Cenni storici sulla fisiognomonia.

Capitolo II. Rapporti fra l’ emozione e l’ espressione fisionomica.

Capitolo III. L’ Occhio.

Capitolo IV. La Bocca.

Capitolo V. Fronte, Naso, Mento, Gote, Forma del Viso, Capelli.

Capitolo VI. L’ Espressione, l’Atteggiamento, il Gesto.

Capitolo VIII. La Grafologia e la Personalità.

Capitolo VIII. Il Linguaggio.

Capitolo IX. La Professione.

Capitolo X. La “ Toilette ”.
LanguageItaliano
PublisherStargatebook
Release dateJul 20, 2015
ISBN9786050400083
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    I segni rivelatori della personalità - Paola Lombroso

    L.

    Capitolo I.

    Cenni storici sulla fisiognomonia.

    La prima parte di questo volume sui segni rivelatori della personalità tratta della fisiognomia, che ha sotto questo riguardo uno dei posti più importanti, se non il più importante, perché sull’ intima natura di una persona può dar le informazioni più abbondanti e più precise. La fisiognomia infatti cerca il meccanismo e il significato dei vari atteggiamenti fisionomici, la rispondenza tra i caratteri fisici e i più salienti tratti morali ed intellettuali di un individuo.

    Noi in questo volume non abbiamo fatto che riassumere ed applicarne alla ricerca psicologica i dati raccolti con gran cura ed acutezza dagli altri. Ci par quindi giusto di far precedere un cenno sommario sulla storia della fisiognomia, sia per indicar la via seguita dagli studiosi in queste ricerche sia per indicar le fonti da cui abbiamo attinto e a cui il lettore desideroso di più ampie informazioni potrà ricorrere.

    Pare che fin dai tempi più antichi si sia intraveduto il rapporto che corro tra la fisionomia e l’anima, il carattere di una persona, ma ci vollero secoli e secoli prima che questi studi assurgessero a scienza, prima che gli studiosi dopo essersi messi per le vie più strane ed errate trovassero il vero filone e più razionali spiegazioni di questo rapporto.

    Aristotele ci ha lasciato un lavoro completo e abbastanza esatto sulla fisionomia. Egli ricorda che gli Egizii, i Traci, gli Sciti avevano già notato che a certe particolarità fisiche corrispondevano dati caratteri morali e intellettuali.

    Aristotele crede che i tratti caratteristici del viso siano determinati dalle passioni ; ma non crede che essi costituiscano un materiale sufficiente per servir di base a una scienza fisionomica.

    Egli trova piuttosto questa base nella comparazione cogli animali. Se fra animali di specie differenti si trovano costantemente congiunte a certe qualità intellettuali date ed analoghe qualità fisiche, si dovrà inferirne che le une sono causa delle altre: e se queste qualità fisiche si trovano in un uomo si potrà argomentarne a qualità intellettuali corrispondenti. Un naso grosso come quello de’ buoi sarebbe segno di pigrizia ; un naso puntato come quello del cane, di umore collerico ; naso camuso come quello dei leoni, di magnanimità, ecc. Gli uomini che hanno il labbro superiore avanzantesi sull’inferiore sono sciocchi, come gli asini e le scimmie, in cui si trova questo carattere.

    Questa teoria della fisiognomia fondata sulla rassomiglianza con gli animali, per quanto poco esatta, fu base di tutti i successivi studii sulla fisionomia.

    Infatti il Rizzacase (La Fisionomia, 1588) copia in gran parte Aristotele. Il Porta (1601, De humana physiognomonia Joannis Baptistae Portae), poco dopo monsignor Ingegneri (Fisionomia naturale, 1607, Milano), Giorgio Raguseo veneto e Pico della Mirandola si ispirano tutti ad Aristotele.

    Il sistema di Invornay, Enchiridion de la physionomie utile à toutes personnes et fort récréative, consiste nella Natura e complessione dei quattro umori in particolare e dei segni e proprietà loro. La bile è calda e secca come il fuoco, il sangue caldo e umido come l’aria, la pituite (linfa) è fredda e umida come l’acqua, la melancolia fredda e secca come la terra : la bile perché è calda rende le parti appuntite, perché è proprietà del calore di salire in alto in forma piramidale, come succede del fuoco .

    Nel 1629 apparve un piccolo libro di Lodovico Septalius : De noevis (Sui nèi). Secondo Septalius ogni lenticchia del viso ha un significato e corrisponde a dati caratteri in un’altra parte del corpo.

    Al principio di questo secolo Cross tentò di nuovo (An attempt to establish Physiognomy upon scientific principles) d’ utilizzare ancora l’anatomia comparata, per farne la base d’una fisiognomia scientifica. Quanto più il corpo si accosta all’animale, tanto più lo spirito è bestiale; però, secondo lui, le diverse parti del corpo non servono solo alle funzioni animali, ma hanno anche un significato simbolico per le qualità dello spirito; e di qui parte per venire a conclusioni audaci; Mascelle molto larghe indicano che le manifestazioni psichiche sono molto energiche ecc. .

    Dopo Cross, Garus e il danese Sofus Schack tentarono ancora, ma senza costrutto, di applicar la teoria della rassomiglianza della fisionomia umana con quella degli animali, per inferirne speciali caratteri

    Giovan Battista de Rubeis fa un Trattato per interpretare le fisionomie, secondo il quale vi sono due caratteri distintivi della fisionomia, l’uno essenziale, l’altro accessorio. Egli spiegava in che consistessero i due caratteri con la seguente supposizione. Se un amico a voi ben noto con cui spesso trattate, è coperto da una bautta, la quale circondi in giro la faccia, coprendo questa sotto il labbro inferiore, sulla fronte, sulla metà della guancia, ma lasciando scoperti gli occhi, il naso ed il labbro superiore, voi, per quanto la maggior parte della sua faccia sia ricoperta, non stenterete a riconoscere la fisionomia, perché ne appariscono i caratteri distintivi.

    Allo incontro se la mascheretta nera occupi la metà della fronte, piccola porzione degli occhi, fino alla metà del naso, sarà molto più difficile di ravvisarlo, specialmente s’egli si sia rivestito di abiti insoliti o di un colore inusitato .

    Così la parte della figura umana che si estende dalla metà del naso alla metà della fronte, ed è situata fra le due tempia, sarebbe " il carattere distintivo essenziale della fisionomia ".

    L’epoca moderna comincia da Lavater, che, sebbene abbia fama superiore al merito, fu il primo forse che si occupò seriamente di fisiognomia, per quanto cadesse spesse volte in gravi errori, e contribuisse a divulgarli tra gli altri (Fragments physionomiques pour l’avancement de la connaissance et de l’amour de l’humanité). Secondo lui la figura esprime molto più la tendenza naturale, che la realtà del carattere ; la fronte, le sopracciglia, gli occhi, denoterebbero l’ intelligenza e la forza attiva e passiva dell’ uomo ; il naso rivelerebbe i gusti e i sentimenti ; le labbra — la dolcezza, la collera, l’amore, l’odio; il mento — il grado e la natura della sensualità; il collo e la nuca coi diversi atteggiamenti denoterebbero il maggiore o minor grado di energia, di tensione, di drittura di carattere; il cranio sarebbe indice della ricchezza d’ intelligenza ; la parte posteriore della testa della mobilità, dell’ irritabilità ed elasticità di carattere.

    Però mancano a questi enunciati le dimostrazioni, le idee non sono mai esposte e studia e sistematicamente, nè suffragate con esempi pratici.

    Se da Lavater comincia il periodo moderno di osservazione diretta, il periodo prettamente scientifico e sperimentale s’ inizia con Duchenne. Il quale essendo fisiologo ed avendo famigliarità con le applicazioni elettriche, potè dimostrare nella sua grand’opera: La elettrizzazione localizzata, quanto l’elettricità applicata alla contrazione dei vari muscoli del volto potesse riuscire utile per un’analisi esatta dell’espressione umana Egli ebbe la fortuna di trovare un individuo in cui poteva provocare le contratture dei vari muscoli del volto, senza determinare dolore, senza dunque provocare quelle complicazioni che potevano togliere i caratteri veri della fisionomia.

    Nel Mécanisme de la physionomie humaine (1862) egli fece vedere come per mezzo di eccitatori elettrici, posti in certi punti determinati, poteva provocare la contrattura di dati muscoli, donde risultava una espressione speciale della fisionomia : così la contrattura del frontale corrispondeva all’atteggiamento che si assume nell’attenzione e venne quindi chiamato muscolo dell’attenzione : il gran zigomatico a quello del riso, e quindi si chiamò il muscolo del riso. Egli giunse a mostrare che la contrazione di un solo muscolo basta per dipingerci un’espressione ; che se in alcuni casi tutta la faccia appare modificata, ciò dipende da apparenza di modificazione delle parti vicine concomitanti a quel cangiamento prima provocato. Però il Duchenne non seppe spiegare la ragione di questi meccanismi, e ricorse alla solita spiegazione, che non spiega mai nulla, della divinità.

    Alla fine del 1865 comparve un’altra opera notevole, quella del Gratiolet : De la Physionomie et des mouvements d’expression.

    Nella sua teoria, alquanto complessa, Gratiolet mostra che i sensi, l’ immaginazione ed il pensiero medesimo, per quanto elevato ed astratto, non possono essere esercitati senza risvegliare un correlativo sentimento, e che questo sentimento vien tradotto simpaticamente e simbolicamente dagli organi esterni, i quali tutti lo riflettono secondo il proprio modo di azione come se ciascuno d’essi fosse stato direttamente impressionato.

    Movimento simbolico, secondo il Gratiolet, è quello, per es., del giuocatore, il quale quando la palla devia anche leggermente dalla direzione che egli intendeva di imprimerle, cerca di dirigerla, di aiutarla con lo sguardo, con la testa e perfin con le spalle, come se questi movimenti puramente simbolici potessero modificare il corso della palla.

    Movimenti simpatici, sempre secondo il Gratiolet, sono quelli, per es., di un cane, al quale il padrone presenta da lontano qualche appetitosa vivanda, e che fissa con ardore gli occhi su quest’oggetto, ne segue tutti i movimenti e porta in avanti le orecchie, come se l’oggetto potesse essere udito.

    Ma fra questi lavori moderni il più importante fu certo quello di Darwin: L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali.

    Darwin dimostra che i gesti e le attitudini son nati poco a poco, nel corso di periodi incommensurabilmente lunghi, per mezzo dell’abitudine e dell’eredità. Gli animali nostri antenati, egli dice, hanno eseguito originariamente questi movimenti mimici muscolari, sia perchè erano loro utili nella lotta per l’esistenza, sia perchè erano loro gradevoli : la ripetizione continuata di questi movimenti ha generata un’abitudine ereditaria che si è trasmessa a noi ed ora fa parte delle nostre abitudini incoscienti, per quanto non ci sia più utile.

    Darwin pone a base della sua teoria tre principii:

    1° Il principio dell’associazione delle abitudini utili. Quando una sensazione, o desiderio o repugnanza, ha provocato in una lunga serie di generazioni un certo moto volontario, ogni volta che si ripete la stessa sensazione o un’altra analoga o associata, si ha una tendenza a rifare questo movimento per quanto inutile. I moti di questa specie sono per lo più ereditarii.

    2° Il principio dell’antitesi : certi stati d’animo portano a certi atti; ora quando si producono stati d’animo direttamente inversi, noi siam indotti a compier movimenti di natura assolutamente inversa ai primi.

    L’uomo indignato rialza la testa e dilata il petto, nello stesso tempo serra i pugni e corruga le sopracciglia : i gesti e le attitudini d’ un uomo debole e rassegnato sono esattamente inversi a questi.

    3° Il terzo principio si riferisce alle azioni dovute alla costituzione del sistema nervoso, indipendentemente dalla volontà e fino a un certo punto dall’abitudine. Ogni volta che il sistema cerebro-spinale è eccitato, l’esperienza mostra che si forma una certa quantità di forza eccessiva nervosa la quale vien trasmessa in certe direzioni necessariamente determinate, sia per la serie di connessioni che collegano le cellule nervose, sia per l’abitudine.

    Contro Darwin sorsero gli scienziati tedeschi Wundt e Birch-Hirschfeld.

    Secondo il Wundt le leggi dei moti e dei gesti che esprimono le emozioni si basano su questi tre principii fondamentali :

    1° L’ intensità dei moti muscolari dipende dall’ intensità dell’emozione ossia della corrente nervosa: egli quindi chiama questo principio dell’ innervazione diretta.

    2° Impressioni sensoriali, gradevoli o sgradevoli, determinano certi movimenti muscolari che servono a eccitare o ad impedire queste impressioni : e tutte le impressioni sensoriali che hanno una parentela con esse provocano gli stessi movimenti ; così tutte le disposizioni dell’animo, dette amare o dolci, si combinano coi moti mimici della bocca corrispondenti a queste sensazioni.

    3° Se noi parliamo di persone e di cose presenti, involontariamente noi le indichiamo; ma anche se l’oggetto non è presente noi ci comportiamo, con certi atti, come se lo fosse. Lo sguardo, per es., è fisso e fermo, come se vedesse e fissasse proprio l’oggetto. Questo principio vale sopratutto per i movimenti delle braccia e delle mani.

    Birch-Hirschfeld, egli pure in un saggio sull’origine delle espressioni, riferisce delle interessanti osservazioni che confermano tale punto di vista.

    " Molte osservazioni fatte su dei ciechi mi han mostrato, dice quest’autore, che individui i quali han perduto la vista molto tempo dopo la nascita o che vedono ancora per quanto imperfettamente, mostrano un’attività mimica dei muscoli frontali, come le persone che vedono ; invece gli individui, diventati ciechi subito dopo la nascita, non hanno l’attività mimica del muscolo orbicolare, nè del sopracigliare, nè del frontale; in tali casi la regione frontale, è dal punto di vista mimico, passiva: invece tutti i ciechi hanno i nostri stessi movimenti mimici della bocca (per quanto con minor mobilità e sfumature), il che si spiegherebbe pensando all’ufficio capitale che l’ imitazione ha sullo sviluppo dei moti mimici. Questa è una prova in favore di quelli, i quali credono che l’origine e l’essenza dei moti muscolari d’espressione dipendano dai rapporti reciproci che esistono tra la vita dell’anima e l’attività dei sensi; e la trasmissione per via ereditarii avrebbe qui un ufficio molto meno importante ".

    Il Mantegazza nel suo lavoro Sulla fisonomia e l’espressione dei sentimenti, richiamando i principii di Darwin suesposti, formula queste due leggi:

    1° Che vi è una mimica utile, difensiva.

    2° Che vi son fatti mimici simpatici.

    Inoltre il Mantegazza osservando le espressioni dolorose dei differenti sensi specifici, ha scoperto una legge nuova che spiega molti fatti oscuri della mimica umana, ed è della più, alta importanza psicologica. I dolori specifici dei sensi prendon forma dalla natura speciale dell’organo offeso : la loro espressione mostra gli artifici della difesa e le leggi di simpatia che collegano ogni senso a una data regione del cervello.

    Il gesto, per es., che esprime il dolore visivo , cioè il dolore di un occhio colpito sgradevolmente da un oggetto (aggrottamento delle sopraciglia), è molto analogo a quello di persona colpita da dolori intellettuali, perché la vista è il senso più intellettuale . Un esempio di dolore intellettuale " è la vista di una brutta statua, o la forzata audizione di una sciocchezza....

    Invece l’udito è il senso che ha più stretti rapporti con i sentimenti; quindi l’espressione specifica del dolore acustico s’accorda con quella dei sentimenti, ossia degli effetti.

    La mimica dei dolori olfattivi presenta una grande analogia con quella dello sprezzo e della dignità offesa : l’ una e l’altra determinano gli stessi moti di difesa, quando le narici si stringono e il labbro superiore s’innalza.

    Infine la mimica del dolore del gusto, sopratutto quella prodotta dal sapore amaro, è analoga alle sofferenze d’amor proprio, e infatti si dice appunto mandar giù un boccone amaro . Ciò deriva da questo che quando si offende l’amor proprio di un uomo, e questi non vuole o non può

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