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Il Gesu' clonato e l'Anticristo vegetariano
Il Gesu' clonato e l'Anticristo vegetariano
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Il Gesu' clonato e l'Anticristo vegetariano

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About this ebook

Corre l’anno 2043: due giovani resuscitano i morti e compiono prodigi. Chi sono Quimper e Mosul? Che messaggio hanno? E perché operano portenti? Quimper è il Gesù clonato bretone che girovaga nel mondo, si stabilisce a Baton Rouge, nell’America dissoluta, e vive tra jet set e bassifondi. Mosul è l’Anticristo vegetariano, schivo e solitario, che concede rare interviste e vive nascosto nel Devon, sfuggendo alle masse esultanti. Gesù evita il problema della sofferenza animale, Mosul l’affronta totalmente. Il protagonista principale del libro, Willy Polpotta, segue il Diario Segreto di suo padre Erminio, consigliere e amico dell’Anticristo, e cerca di scoprire l’arcano significato degli eventi miracolosi che si svolgono in quegli anni mirabili.
LanguageItaliano
Release dateOct 16, 2012
ISBN9788862596930
Il Gesu' clonato e l'Anticristo vegetariano

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    Salve, viaggiando mi imbatto su Macerata, non ho la piu' pallida idea geografica da quale parte devo andare.

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Il Gesu' clonato e l'Anticristo vegetariano - Paolo Ricci

IL GESÙ CLONATO E L’ANTICRISTO VEGETARIANO

Paolo Ricci

EDIZIONI SIMPLE

Via Weiden, 27

62100, Macerata

info@edizionisimple.it / www.edizionisimple.it

ISBN edizione digitale: 978-88-6259-693-0

ISBN edizione cartacea: 978-88-6259-212-3

Stampato da: WWW.STAMPALIBRI.IT - Book on Demand

Via Weiden, 27 - 62100 Macerata

Tutti i diritti sui testi presentati sono e restano dell’autore.

Ogni riproduzione anche parziale non preventivamente autorizzata costituisce violazione del diritto d’autore.

Prima edizione cartacea aprile 2010

Prima edizione digitale ottobre 2012

Copyright © Paolo Ricci

Diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale

o parziale e con qualsiasi mezzo, riservati per tutti i paesi.

Il nuovo padrone della terra (L’Anticristo) era anzitutto un filantropo, pieno di compassione e non solo amico dell’uomo, ma anche amico degli animali. Personalmente era vegetariano, proibì la vivisezione, e sottopose i mattatoi ad una severa sorveglianza…

Vladimir Soloviev.

Il racconto dell’Anticristo.

All’uomo nuovo con lo zaino

Ritorno nella valle di Re Alfredo

Che stranezza vedere Ilfracombe, nel Devon del Nord. La Valle di Re Alfredo.

In questo luogo ameno mio padre morì e l’Anticristo vegetariano compì i suoi primi miracoli, nello stesso momento, che, prodigiosamente, il Gesù Clonato risuscitava i morti in Bretagna.

Chi può dimenticare gli eventi incredibili degli anni 2043 e 2044?

Ho visitato la tomba di pietra arenaria di mio padre, immersa tra le sterpaglie che coprono l’oblio, tipicamente britannico, di tanti defunti nel cimitero della chiesa parrocchiale di Ilfracombe, la Holy Trinity in Church Street, che ha tracce sassoni e normanne. La tomba, a differenza di altre che affogano nell’edera e nella graniglia, sembra un’oasi amorevolmente curata.

L’ingiustizia delle cose! Il cimitero è in essenza la preservazione del sistema delle ingiustizie mortali scolpito in pietra o inciso in povero legno. La lastra di porfido è stata premurosamente accudita e restaurata dagli sfregi fatti dai cristiani e dagli islamici fondamentalisti.

Ieri, a Shag Point, è caduto un aviogetto, un Fattery – 3, il ragazzetto che lo guidava si è spappolato tra le rocce. Tutti sono corsi a vedere lo spettacolo cruento.

Quando mio padre arrivò nel Devon imperversavano macchine d’ogni tipo e motorini, ora, ci volano sulla testa Elichamp, Rockwise, Solotrek e Fattery 3; il cielo è denso d’oggetti misteriosi che si scontrano e si polverizzano tra loro.

Che stranezza visitare questo luogo intriso di fatiscenza vittoriana, cullato da una luminescenza ultramondana che raccoglie le strutture, decorosamente preservate, del tempo dell’abbandono.

E che stranezza trovare le cose di mio padre coperte di polvere, ragnatele e tempo.

Tutti gli oggetti e gli utensili della casa d’Erminio, ormai obsoleti e tecnologicamente superati, funzionano ancora benissimo: il water che analizza automaticamente le feci e digitalmente informa il dottore d’eventuali malanni, l’ Household Windmill (il mulino a vento) e i pannelli solari che generano energia (ho scoperto che c’è ancora un notevole surplus di energia), il Pollution Meter che controlla le eccedenze d’emissioni gassose della casa, il purificatore dello scarico delle acque sporche, e il Green Dome per coltivare le verdure e far germogliare piante e fiori. L’unica cosa che sembra non funzionare è lo Smart Fridge, il frigorifero intelligente che informa il Local Delivery Service quando un particolare cibo è esaurito e automaticamente lo ordina.

Apro la porta della stanza ove Erminio lavorava e trovo un Reader Softbook su una scrivania e una Personal Pergamena con un ampio schermo flessibile di cristalli liquidi su un altra. Poi vedo un’obsoleta tastiera invisibile, una Scurry Keybord della Lowitz con un dispositivo che s’indossa come un guanto. Appesa alla parete bianca vedo la riproduzione della miniatura del Commento dell’Apocalisse del Beato di Lièbana e accarezzo il Compuvox, che mio padre ha utilizzato per dettare il Diario Segreto e parte del Messia Limitato. C’è un «internet da salotto» d’acciaio e plexiglas in un angolo vicino alla finestra. Appoggiati su un tavolo un palmare leggero e un foto drin. La stanza è altrimenti spoglia. Scrivanie e sedie. I cavalieri apocalittici sovrastano la struttura tecnologica con i loro destrieri e i loro mantelli medioevali. Galoppano su uno sfondo giallo e vuoto. Il primo è a cavallo di un bianco destriero e agita un arco. Il secondo, più sotto, ha una spada e galoppa su un rosso puledro. Ancora più sotto la morte non monta un cavallo verdastro ma rosa, ed è preceduta dal cavaliere con la bilancia su un nero destriero.

Che stranezza rileggere il diario di mio padre, Erminio Polpotta, nei suoi luoghi arcani: è qualcosa di magico. Ho cominciato a rileggerlo, quasi mormorassi una preghiera, ma stanco del viaggio mi sono appisolato e sono stato visitato da un sogno. C’era una chiesa semibuia, neo gotica e in un angolo, coperta da ragnatele, vedevo una statua di gesso colorato del Cristo Gesù.

Il Nazareno aveva il cuore in mano e sul sacro cuore strisciava un’iguana d’argento; e sembrava che il lucertolone d’argento si abbeverasse con il suo sangue.

Mi sono svegliato dopo un’ora.

*****

Il secolo ha segnato questo glorioso nome. Lo ha marchiato con il segno infuocato della storia.

Prima la rivolta di mio nonno, Bartolo Polpotta, detto «Risaia», contro i bracconieri dello stretto di Messina, e la conseguente ecatombe di cacciatori che il suo gruppo leninista- animalista perpetrò nel 2007. Poi la fuga di mio padre da Modena per raggiungere Betty Charlotte Pomeroy, detta «Olivedorci», e l’incontro inesorabile e fortuito con colui che gli ominidi del tempo chiamavano l’Anticristo Vegetariano, e il suo libro epocale «Il Messia limitato», pubblicato nel giugno del 2046, sul pensiero di quell’uomo arcano, che rimase non concluso per i tragici eventi dei quali siamo tutti a conoscenza ed è inutile ricordare.

Il diario, che con molti documenti inediti, ho portato con me, si apre con la partenza di mio padre dall’Italia, devastata da terremoti e inondazioni, per raggiungere la sua lussuriosa «Olivedorci» e lasciare la noia apocalittica di mia madre ai suoi studi ossessivi sul romanico e al suo amplesso mentale e continuo con il suo dio Wiligelmo, lo scultore del Duomo di Modena.

A causa sua, io – trascinato nell’infanzia per le vie del romanico padano – mi chiamo Wiligelmo.

Si, Wiligelmo Benedetto Polpotta, un nome che ha costellato di lazzi e scurrili battute la mia infanzia.

Willy Polpot mi chiamavano a causa di mio nonno che voleva infilare tutti in risaia e finì, invece, lui stesso in prigione dopo aver impallinato, con i suoi baldi neo-leninisti, 27 bracconieri massacratori di uccelli migratori in quel lontano 2007, divenendo il simbolo della rivolta neo –marxista – animalista.

Voi tutti sapete che in quel di Biella c’è una statua dedicata al mio avo. E io ne vado fiero.

E perché mai non dovevano impallinare con i loro arrugginiti «kalashnikov» i 27 bracconieri quando i massacratori appostati, vigliaccamente, dietro i cespugli, uccidevano migliaia di falchi, di albanelle, di cicogne, di quaglie e molte altre specie di uccelli migratori? Ve lo ricordate il subbuglio del 2007? Ve la ricordate la chiesa tonante e i pennivendoli furiosamente incazzati con Bartolo Polpotta? Si beccò un ergastolo e morì in gattabuia di tumore al fegato.

Impallinarono 27 bracconieri, i neo leninisti, e i cacciatori organizzarono un grande funerale di stato al quale presero parte moltissimi politici, incluso il Presidente della nuova Repubblica presidenziale Berlusconi, quello che firmò le ultime rogatorie per i massacri, e che durante le esequie profusamente pianse. Ora i cacciatori sono estinti e i macellai li puoi contare con le dita di una mano.

La FIDES (Federazione Italiana Difesa Esseri Senzienti) e la MIDOLB (Movement In Defense Of Leaving Beings) e la LBU (Living Being United) non perdonano.

Passons. Divago troppo e sono barocco me lo diceva sempre il cantore del catenaccio italiano, Guglielmo Gervasi. Ieri, appena arrivato, ho preso possesso della vecchia casa di mio padre a Broad Park Avenue, e mi sono avventurato verso la Baia dei Ciottoli Bianchi. In quel luogo mio padre e l’Anticristo si conobbero e spesso parlarono di cose arcane.

E fu lì che l’Anticristo vide lo Spirito delle Rocce che tanto impressionò Erminio e ricevette da Padre Oceano il dono del volto ligneo, fatiscente e scheggiato del Green Man che rappresenta l’unicità dell’uomo con la natura. E di questo riparleremo grazie a interessantissimi documenti inediti che sono riuscito a rintracciare e a cose che ho letto nel Diario Segreto.

In quell’arcano posto il rivale di Gesù espresse le sue idee riguardo il mondo e le cose che cercherò di riportare, con maggiore accuratezza, seguendo il diario e rileggendo i documenti e le lettere, finora mai pubblicati, di Ermino Polpotta.

Il primo diario di mio padre si apre con la sua partenza dall’Italia nell’ottobre del 2002 e finisce nel dicembre del 2005. Il secondo, quello chiamato Segreto, va dall’ottobre del 2043 al fatidico luglio del 2046. Quando Ermino Polpotta comincia il primo diario i tempi sono foschi: l’America sta pensando di rovesciare il regime infame di Saddam Hussein. Gli Stati Uniti sono in mano ad una cricca di «Stranamori» guerrafondai, Bush è ispirato da una «auntie Tom», consigliera afro- americana, che si sospetta sia vergine. Mio padre descrive l’avvento della Pelosi alla testa dei democratici americani con giubilo per una sola ragione: la italo americana ha definito, in maniera sublime, Bush: «jerk». Un’espressione deliziosa.

La ragione della partenza di mio padre dall’italietta berlusconiana?

Pochi la conoscono. La fuga è dovuta oltre alla smodata, torrida passione per Betty Charlotte Pomeroy, chiamata da Erminio «Olivedorci» – perché, come Stanlio e Olio, diceva olivedorci e bonciorno invece di arrivederci e buongiorno – al suo disgusto per l’Italia, anzi per il popolo italiano, che aveva permesso l’orrore giuridico della Cirami, la legge salva ladri.

Dico Cirami, e voi che leggete vi chiederete: ma cosa sarà mai la Cirami?

Sono passati tanti anni; in soldoni sonanti: la Cirami era il tentativo di un mondo corrotto di salvarsi, attraverso leggi ad hoc, da una giusta punizione.

Mio padre detestava il mondo di Berlusconi – che voi tutti conoscete perché in Piazza Bologna a Roma la Destra Europea ha eretto una sua statua – e quello di Previti, che sicuramente nessuno ricorda, anche se la vita del famoso parlamentare è stato descritta da Giacomo Pelacarzi, nel 2020, con grande disinvoltura nel suo famoso libro, edito dalla Cosmosol: «La Grande Vittima delle Toghe Rosse».

Sfoglio il diario e tra le pagine trovo i disegni erotici che Olivedorci inviava a mio padre,

roba da straballo: con oscuri inviti a penetrazioni in vari orifizi.

Mamma che troia era Olivedorci, ne trovassi io una così in questo luogo lontano dai centri convulsi del mondo sarei un uomo felice!

Ecco. Ho divagato nuovamente!

Eh il sesso nelle menti italiote. Un destino infame! Hanno ragione le lesbiche quando dicono che gli uomini fanno schifo.

Concentriamoci: ritorno al mio nome per evidenziare la mia stralunata infanzia.

Oltre a Wiligelmo mi chiamo Benedetto a causa di Antelami, quello del battistero di Parma.

Immaginate un povero bambino trascinato da due genitori ossessionati dal medioevo e dal romanico a Castellarquato, Nonantola, Vigolo, Bobbio, Piacenza, Bologna, Sasso, Podenzano, Polenta (ma che cavolo di nome!) Vigoleno, Marchese, Frassinolo, Carpiteti, Canossa.

Una pizza mai vista! Si, loro apprezzavano il romanico e si erano conosciuti mentre contemplavano le stagioni di Wiligelmo a Modena, ma un fanciullo trascinato tra ruderi e grezze figure nella prima infanzia può restare, ineluttabilmente, marchiato dalla noia e dal grigiore di quelle pietre crollanti.

Non fosse bastato: mio nonno Bartolo detto «Risaia» la sera imperversava con la rivoluzione leninista – animalista. Si era messo in testa che occorreva un nuovo marxismo neo – leninista, aperto al non umano. Un’idea contrastata, ferocemente, da mia madre, devotissima cattocomunista innamorata di D’Alema, l’immane statista degli anni 90’, e dal figlio, anche lui animalista e vegetariano, che immaginava un futuro socialista, ma democratico e senza polverose e mummificate dittature del proletariato.

Ermino rispettava il padre che considerava un santo eremita.

Certo quando accoppò i bracconieri rimase sbalordito. Ma poi si chiese: perché no?

Perché i massacratori di esseri inermi non devono essere a loro volta impallinati?

Quello era il tempo dell’animalismo delle belle anime, dei figli della luce, adesso è tutta un’altra cosa: quelli che mangiano carne lo fanno nelle catacombe, perché, altrimenti, se colti, rischiano di finire molto male.

Ma mangia carne e la vende di nascosto anche il nano platinato e maledetto Gunther Werner Bucalosso, l’amante di mio figlio, il transessuale Giacomino, detto Pompetta per le sue sbalorditive fellatio.

E già, siamo precipitati dalla luce cinerea di Bartolo e di Erminio alle tenebre della vergogna e dell’umiliazione. Dalla rivolta di mio nonno, dal libro di mio padre sull’Anticristo, al figlio transessuale – mignotta – cum – pappone – nano – nazista.

Che crollo vertiginoso!

L’orrore, l’orrore, diceva il Kurtz di Conrad in «Cuore di Tenebra».

Da una famiglia di combattenti per il socialismo, per i diritti degli animali, e di studiosi degli incredibili eventi che ruotarono intorno al Gesù Clonato e l’Anticristo vegetariano, è nato il germoglio degenerato che vive nella città di Lussuria, il centro del piacere tra Pavia e Codogno.

Si, mio figlio è famoso per le sue fellatio nella metropoli del sesso, dove la destra imperante ha circoscritto e rinchiuso la prostituzione di ogni tipo. E il Pappone – nano lo gestisce.

Che terribile vergogna!

Voi direte che in questo secolo le differenze sessuali sono trascese dall’amore virtuale e da bambole robotiche e che, in effetti, siamo tutti bisessuali.

Col kaiser… vi rispondo: io non ci casco, io amo la passera e sull’altra sponda non ci passo neanche morto. Anche nella Grecia di Alcibiade, una civiltà di culatelle, gli eterosessuali resistevano ed io resisto!

Passons. Questa storia di Giacomino detto Pompetta che insiste a farsi chiamare Teresita Suck, è meglio lasciarla da parte perché ha rovinato la mia vita.

Sono qui su queste rive amene battute dalla pioggia e dai venti, tra le colline color rame trapuntate da pecorelle bianche, anche per fuggire da quel figlio sodomita e sboccato e da quel nano platinato e ributtante che piangeva, disperatamente commosso, quando eressero la statua di Mussolini a Piazzale Loreto a Milano nel 2018. Accadde durante la presidenza di Sgualdrini, che nel lontano 2018, successe a Montone, che era, a suo volta successo a Fini, che era successo a Berlusconi durante il dominio incontrastato della destra dal tempo ottuso della Cirami e della condanna di Andreotti e la sua susseguente assoluzione.

Ogni popolo decide il suo destino e si prende le cartate di merda in faccia che merita.

Dal Diario Segreto emergono nuove notizie sulla clonazione di Gesù.

Anche l’incontro dell’Anticristo con il quacchero Godfrey Picombe e la resurrezione di suo figlio, a Woolacombe, sembra leggermente differente da quello che si conosce.

Cerchiamo di ricostruire i fatti: mio padre arriva ad Ilfracombe per raggiunge la sua Olivedorci, che aveva conosciuto un anno prima in un albergo della Promenade, nel 2002.

Nel 2001 mio padre sta visitando la zona e sta scrivendo Il fallimento Imperiale la storia degli imperatori romani che durarono solo un anno o due, come Otto, Galba, Claudio Gotico, Quintillus, Tacito, Floriano,Carus e molti altri. Un amico inglese gli consiglia di visitare il Nord del Devon e filmare, con una macchina da presa, la costa seguendo la South West Cost Path marciando da Ilfracombe fino a Saunton Sands e proseguendo da Braunton, fino a Barnstable e a Lynton, seguendo il famoso sentiero chiamato Tarka Trail.

Gli spiega, inoltre, che il luogo è ideale per scrivere e il silenzio è intenso.

Mio padre parte da Modena e arrivato a Londra, prende un treno per Exeter, prosegue per Barnstable ove sale su un bus per Ilfracombe: ha con sé la macchina da presa e gli appunti per il suo libro. Arriva in un grande albergo della promenade, mangia nel ristorante dell’hotel ed è servito da una ragazza di bellezza sbalorditiva, bionda, alta, snella con cosce lunghissime e levigate come le pietre del mare. Pensa: se un angelo misericordioso mi infilasse questa coccò e Nicola Kidmann contemporaneamente sotto le coperte e mi chiedesse di scegliere: io deciderei di fottermi, senza ombra di dubbio, la cameriera.

Ma Betty lo ignora, lui cerca di attrarre la sua attenzione in mille patetiche maniere ma non riesce.

Per farla breve aspetta la coccò e la pedina quando esce dal lavoro e riesce, dopo alcuni giorni, ad incontrarla fortunosamente (si fa per dire), e le sciorina tutte le classiche pippate da macho latino decadente: si, hanno ragione le lesbiche, noi uomini facciamo proprio schifo!

Alla fine, dopo infinite peripezie, la invita in un ristorante di Barnstable, ove mangiano lasagne infernali, bevono vino rosso scadente e fanno amicizia.

A quel punto Erminio Polpotta è perso: un desiderio folle lo artiglia alla gola e lo soffoca.

È il preludio per una soap opera in gran stile. Si sente asfissiare dalla lussuria, ma si trattiene e cerca di apparire come un distaccato signore italiano – rinascimentale.

La tattica di tutti gli amorosi delinquenti: far finta di ignorare mentre in realtà si taglierebbero un braccio per saltare sopra alle cocche e andarci su e giù!

«Sei sposato?» chiede la coccò. E lui: «Ma scherzi!» E spara una raffica di balle indecenti. Mente spudoratamente raccontando che è un regista cinematografico. Betty Charlotte non si concede subito. Ermino freme e riesce a convincerla, dopo una settimana, a seguirlo in Italia. Partono per Venezia mentre mia madre crede che mio padre stia scrivendo Il Fallimento imperiale ad Ilfracombe. Restano insieme una settimana e consumano la torrida passione in una pensioncina della Giudecca. È la fine di Wiligelmo, di Modena e della noia mortale – matrimoniale.

Il 18 ottobre, mentre Andreotti è condannato a 24 anni e il mondo politico, dopo essersi genuflesso ignominiosamente davanti al papa, piange scompostamente per il divo Giulio, mio padre fugge, con una parte dei soldi e raggiunge la sua bella ad Ilfracombe.

Due giorni dopo io compio 2 anni.

Ora ci rifletto e capisco: chi poteva dividere l’amore per mia madre con Wiligelmo?

Papà fece bene a scappare.

Sto rivisitando il tempo. Corre il 2008: Felix Blaise Zongo nato ad Ougadougou, nel Burkina Faso, Paese degli Uomini Incorruttibili, è il nuovo papa, Celestino VI, ed è omosessuale e nero. Lo circondano cardinalesse lesbiche e uno stuolo di prelati gay. Scatta lo scisma. Lo costringono ad abdicare. La Chiesa cattolica già ridotta agli sgoccioli, si divide in quattro tronconi: la Chiesa dei poveri, la Chiesa Pacelliana – Lefevriana, la Chiesa progressista animalista ispirata dal Vaticano II e la Chiesa del Nuovo Cristo, quella delle cardinalesse gay e di papa Celestino VI, che precede il pontificato di Pietro II.

Dalle viscere convulse della Chiesa Pacelliana – Lefevriana nasce l’idea malsana della clonazione di Gesù. Viene tutto condotto in gran segreto. Il Professore Lamberto Ducci di Pontedera produce la clonazione. Si sceglie una santa donna di Quimper, in Bretagna, per la nascita.

Jeanne Bellarmine, in odore di santità, si presta, a causa del crollo abissale della Chiesa, a donare il suo santo grembo come una nuova Maria. Vengono estratti alcuni cromosomi da un microscopico brandello di ossa del corpo di Giacomo, fratello del Nazareno, contenuto nell’urna trovata a Gerusalemme nel 2002, che inizialmente considerata una patacca, solo nel 2008 viene riconosciuta come l’autentico sepolcro dell’apostolo. Il DNA del brandello osseo risulta uguale a quello del sangue del Velo della Veronica emerso dal Monastero di Santa Emerenziana in un luogo chiamato Berga, nella Sierra del Cadì, in Spagna. Il Velo conservato, per secoli, amorevolmente e segretamente dalle suore del monastero, appare al mondo, il 3 gennaio del 2009, scatenando una tempesta mediatica.

Il fanciullo Gesù nasce il 7 settembre del 2011 esattamente nel giorno e nell’ora che l’Anticristo, amico di mio padre, vede la luce tra le sabbie di Uadi’n Natrum.

I genitori, copti convertiti all’Islam, lo chiamano Amin Hossein Mosul.

Il piccolo è allevato in mezzo al deserto ove si trova il Natron, il carbonato di sodio che si forma dalle paludi prosciugate e che serviva per imbalsamare i morti nell’antico Egitto.

Il Gesù clonato nasce a Quimper e prende il nome di quel luogo per distinguerlo dal Gesù di Nazareth: vive inizialmente nel convento pacelliano della Beata Vergine Brigida di Gesù Morello a Bergara, nei monti Baschi, accudito da sante monache che, per molti anni, preservano il grande segreto.

Un giorno, mentre sta visitando la madre che vive a St. Thegonnec in Bretagna e non più a Quimper, il Gesù Clonato vede un uomo piangente, vicino al Calvario dell’Enclos Paroissial, l’arcano gruppo scultoreo del 1600. L’uomo gli dice che suo figlio è morto. Nello stesso istante la scena si ripete a Woolacombe. L’Anticristo incontra un uomo piangente all’angolo tra Bay View e Rockfield Road e gli chiede la ragione del suo pianto. L’uomo con orecchini d’oro e coda di cavallo è tentato a mandare al diavolo l’arabo. Ma gli occhi dell’Anticristo lo intimoriscono.

Entrambi, Gesù e Amin Hossein raggiungono le case dei bambini morti e sollevano la mano nello stesso istante resuscitando i fanciulli.

Il resto è noto: si scatena un finimondo e i due personaggi sono sommersi da un’onda anomala mass – mediatica che li travolge. L’Anticristo deve lasciare il suo lavoro nel ristorante Velator di Barnstable, dove cura le macchine Salgens per lavare i piatti, e nascondersi in un luogo chiamato Bampton, dopo essersi platinato i capelli e fattosi crescere la barba; Gesù, invece, si rifugia tra le Illuminate Scalze nel Convento di Santa Parasceve, a Aoiz, vicino a Pamplona. Ma la stampa – fogna, la «gutter press» lo insegue inesorabile e lo costringe a fuggire cambiando continuamente monasteri e conventi. A Siviglia è nel convento della Beata Barbara di San Domingo, a Sournia, nel Rossiglione, si nasconde nel Monastero della Beata Therese de La Croix, a Biesca, in Pena Collorada, nel convento di Madre Agnès de Jesus.

Una fuga continua per evitare l’incontro con il mondo.

Come s’incontrano mio padre e l’Anticristo?

Mio padre sta scrivendo il suo ultimo libro: Il golpe di Filippo l’Arabo, dà lezioni d’italiano e di francese, e indulge, ancora e smodatamente, in una sua nuova passione segreta con una coccò rotondella, biondastra e un po’ pacchiana di Croyde: Sherry Watts.

Il pomeriggio quando, generalmente, la marea è bassa prende la Upper Torrs e poi il sentiero della Torrs Walk, si avvia verso Lee e scende a White Pebble Bay, alla Baia dei Ciottoli Bianchi, con i suoi cani delinquenti Bonzo e Gracco. È il fatidico 7 ottobre 2043, Erminio che ha 67 anni, ed è ancora atletico e forte, scende verso la baia che, in quel particolare giorno, concede il miracolo arcano di aprirsi completamente agli umani, a causa della bassa marea che permette di visitare un’altra spiaggia segreta, sempre coperta dall’oceano con l’eccezione di un paio di giorni all’anno.

Erminio scende per le scale di pietra sdrucciolevoli verso la spiaggia. Sono le 12:10 e la marea è a-0.1, alle 18:30 raggiungerà 10.5, alle 0:30 scenderà nuovamente a-0.2. Giorno eccezionale questo! Bonzo si sta strafogando con le alghe, che regolarmente vomita la notte; improvvisamente Gracco comincia ad abbaiare furiosamente e si ferma.

Erminio procede, senza i cani, nella zona generalmente coperta dall’acqua, ma ora eccezionalmente aperta a causa della marea bassissima, passa sotto un arco muscoso e improvvisamente vede, nella spiaggia segreta un essere verdastro e algoso inginocchiato davanti a un giovane.

I cani abbaiano con i peli ritti sul dorso ma non si muovono, poi retrocedono guaendo.

Il giovane riceve un oggetto dalla figura squamosa, gocciolante d’acqua, che poi si ritrae verso l’entrata di una grotta. Erminio arriva e vede il giovane sorridente, sembra un ebreo, con un oggetto ligneo in mano e chiede, con gentilezza: «Ma chi era quel tipo salmastro?» Il giovane risponde: «Non so!» «I have no idea!».

Mio padre corre verso la caverna ove la figura verdastra è retrocessa scuotendo le squami.

Due occhi rossi lo guardano. Gli sembra di sentire una voce che mormora gutturalmente: «Vanish!».

Un istante dopo la figura marina svanisce ed Erminio è colpito violentemente nel volto da qualcosa di algoso e squamoso. Cade e sviene. Amin corre e lo aiuta ad alzarsi, i cani sono fuggiti, si sono nascosti. Tremano di paura. L’Anticristo li chiama. Loro corrono e lui li abbraccia. Si calmano.

Mio padre si sveglia e guarda l’uomo che sorride. Ha occhi di notte. Parlano. Mio padre intuisce che c’è qualcosa di grande in quel giovane e chiede: «Ma cosa le ha dato il tritone?».

Amin mostra la testa di legno di noce di un uomo, smussata e fradicia, dalla cui bocca fuoriescono radici e foglie.

«Lei sa cos’è?» Chiede Amin.

Mio padre capisce subito il significato del legno fatiscente e dice: «È l’uomo verde, il Green Man».

«E cos’è il Green Man?» Chiede l’Anticristo.

«Rappresenta l’unicità dell’uomo e la natura…» Risponde mio padre «se viene con me glielo spiego».

I due diventano amici e si frequentano assiduamente e mio padre comincia a dettare al suo Compuvox, la narrazione degli eventi. Erminio Polpotta è soggiogato dal potere gentile del giovane arabo. Lo osserva quando guarda le pecore con amorosa compassione. Amin spiega che suo padre era uno dei macellatori di Hufhuf, in Arabia Saudita, e di Bassora, in Irak. Racconta poi con che orrore, da bambino, vedeva l’uccisione delle povere bestie. Fu quel senso di repulsione verso il massacro di esseri indifesi che gli fece abiurare l’Islam e detestare le altre religioni monoteistiche. Roba per poveracci mentali, spiega. Erminio ascolta per giorni il giovane che sembra depositario di una nuova saggezza. Passano molte sere insieme, e passeggiano lungo le spiagge di Woolacombe e di Saunton Sands. Generalmente Betty Pomeroy li accompagna e li lascia alla fine del parcheggio di Sandy Lane, vicino al nuovo Sheraton Sands e loro continuano per la strada non asfaltata verso la fine della spiaggia e ritornano, scegliendo generalmente i tempi della marea bassa, verso «The Esplanade» dove ritrovano una Olivedorci rinsecchita e sfiorita nella vecchia Ford, Wilcot 6 a idrogeno che Erminio odia guidare. In quegli anni fatidici mio padre ascolta e riporta tutto dettando al Compuvox.

*****

Alla tomba di mio padre, nel cimitero della chiesa di Ilfracombe, si accede attraversando il secondo cancello, ma non quello principale in Church st, ma quello che si apre verso l’ingresso della Holy Trinity. Si prosegue, per una decina di metri, lungo un viale di cipressi e si arriva presso una tomba con un angelo monco che ha avuto le braccia recentemente restaurate. Si continua per una decina di metri fino ad una tomba massonica, con compasso e occhio divino, di un signore chiamato John Myatt, subito dopo c’è la lastra di porfido di mio padre scheggiata dai colpi di piccone degli integralisti monoteisti.

Ieri ho visitato il suo nulla composto da rimasugli ossei e da cenere, mi sono inchinato.

Poi sono andato nel piccolo porto di Ilfracombe e ho affittato un Solotrek XKY.

Devo confessare che volo malissimo. Mi sono alzato paurosamente sbilanciato, e, a quota A3, sono riuscito ad evitare per miracolo, un coccò, dall’aria sfigata, con un Synux 18, che mi ha stramaledetto gridandomi «Stupid fucker!».

Mi sono avviato verso Saunton Sands, poi sono planato a Crow Point: da quel punto cominciavano le passeggiate di mio padre con Amin Hossein Mosul. Mi sono commosso.

I due amici percorrevano l’intera spiaggia fino all’Hilton Saunton Sands e quello che si dicevano emerge dal Diario Segreto del 2043 –2046 e dal Messia Limitato.

Nel Diario Segreto mio padre chiede a Mosul di parlargli dell’essere algoso intravisto nella Baia dei Ciottoli Bianchi che gli ha mollato un uppercut da sballo.

Amin conferma ripetutamente di non conoscerlo, ma afferma che gli accadono cose strane che non riesce a spiegare.

Mio padre incalza e chiede: «Che tipo di cose arcane accadono?».

L’Anticristo spiega che gli è concesso di vedere lo «spirito» di coloro che muoiono nel momento del trapasso. E fa capire che, secondo lui, prima del nulla c’è un stadio intermedio, un Bardo, ove la coscienza confusamente gravita.

Dice che l’egoità, l’individualità svanisce dopo pochi giorni, se di giorni si può parlare, perché è impossibile definire i tempi stravolti dalla morte. Amin Mosul afferma – umilmente e quasi vergognandosi – che può vedere energie ectoplastiche che fuoriescono dai corpi.

Mio padre allora chiede: «C’è, dunque, il nulla dopo la morte?».

E si sviluppa, secondo il diario segreto, un concitato dialogo.

«Certo e che altro?»

«Ma quello spirito chi era?».

«Non lo so…».

«E che le ha detto?».

«Ha detto che ero segnato dai tempi».

«E che significa?».

«E lo chiede a me?».

«Ma lei ha un potere particolare?».

«E quale?».

«Vede i morti!».

«Vedo forme di energia che svaniscono… non i morti…».

«E non crede in niente?».

«Assolutamente non in cose ultramondane…».

«E quell’essere muscoso?».

«Quello mi ha sorpreso… ci sto riflettendo…».

«Crede nell’Islam?».

«Mio Dio no… come si fa a credere nelle religioni monoteistiche… quelle sono offensive per la mente liberata…».

«Tutte le religioni monoteiste si stanno eclissando meno l’Islam che si rafforza…».

«Cosa vuole farci? Gli uomini sono una specie irredenta che si trastulla nella menzogna…».

«E i suoi genitori?».

«Cosa posso avere in comune con gente che si bea del massacro? Che gode nello scannare pecore?».

«Nulla?».

«Meno che nulla!».

Sto riflettendoci sopra mentre volo sulla spiaggia di Saunton Sands e sulle dune di Braunton Burrows.

Le nuvole concedono strani giochi di luce. Sembra che scendano raggi di cielo dall’alto.

Le nubi sono penetrate da un bagliore di grande intensità. Le onde sono alte oggi: almeno tre metri. Scuotono la riva. C’è gente che rischia molto con i loro «surfing board PJ», le correnti spesso uccidono Ieri un Rockwise è caduto a largo di Westword Ho! ma hanno miracolosamente salvato il pilota, un ragazzetto deficiente di Bolton.

Risalgo verso Morte Point, mi avvio verso Mortehoe – tutto morte qui ma «morte» in Sassone significa «corto» – poi plano verso Lee e ritorno ad Ilfracombe. Sta cominciando a piovere e mi sono dimenticato come si atterra. Alla fine plano disarmonicamente vicino alle torri del centro. Sono fradicio e il coccò che mi sgancia le cinghie mi chiede se sono bagnato. «Obviously!» rispondo, incattivito.

Torno a casa e attivo il Co – worker Jason, il robot che mi fa tutto. Tra un’ora tiro fuori Marlene, la bambola robotica, e mi faccio una scopata da sballo. E che altro posso fare? Dove le trovo io le coccò alla Betty Pomeroy e alla Sherry Watts? E poi queste bambole robotiche a letto sono una meraviglia. Adoro Marlene. E le bambole non rompono le scatole chiedendoti quello che provi ogni sessanta secondi. Prima però accendo il web della Ideo e ascolto quello che mi manda a dire Tiziana. Poi apro il Deskpot con lo schermo a cristalli liquidi e detto le mie impressioni del giorno: questa miseria che scrivo. Mi manca quella troia modenese di Tiziana. Se sapesse che mi spupazzo Marlene le prenderebbe un colpo. Ma occhio che non vede… ma si hanno ragione le lesbiche: il maschio latino, dai tempi dei tempi, fa proprio schifo.

*****

Tra le arcaiche carte stampate di mio padre emergono cose ilari.

Trovo una lettera di mio nonno datata 22 Novembre 2002.

Il vecchio Bartolo è incazzato nero con l’Italietta berluscoide.

Leggere queste cose, il 7 ottobre del 2048, fa un certo senso e fa riflettere su quello che accadde negli anni che seguirono. Mio nonno sputa veleno sulle genuflessioni e i baciamano dei politici davanti al papa. Spiega, nella e-mail, che D’Alema lo hanno dovuto legare come Ulisse con le sirene per non farlo finire a pecoroni davanti a Giovanni Paolo II; e continua dicendo: «capisco tutte le piroette degli ex democristiani, ma lo spettacolo indecoroso dei laici boccheggianti davanti al patriota polacco che incita alle nascite incontrollate degli umanoidi che devastano il pianeta affamato, è semplicemente grottesco». E giù bordate di fiamma contro il povero Gorbaciov.

Il pezzo comico è l’analisi della condanna di Andreotti. Il vecchio Bartolo paragona Andreotti ad Enrico II e Pecorelli a Thomas Becket. Un Pecorelli ricattatore, ma senza la moralità acquisita, nella sua transizione da Cancelliere a prelato, dall’arcivescovo di Canterbury.

Andreotti invita i suoi scherani a far secco il giornalista?

Mormora come il plantageneta: «Chi mi libererà da quel troublesome priest?».

Enrico II non dice ai suoi rozzi baroni normanni: «andate ad accopparmi quel son of a bitch!» dice, vagamente, ed en passant, chi mi leverà dalle palle quel fottuto prete che mi crea guai a non finire. È il 1170: quattro baroni partono, credendo di aver compreso l’ingiunzione reale, e massacrano Becket a Canterbury. Nel 1174 Enrico farà ammenda autoflagellandosi davanti ai frati neri. Bartolo pensa che Andreotti dica ai Salvo: «ma chi mi leverà dai coglioni quel figlio di una zoccola che rischia di affossarci tutti con la lista degli assegni e con le scartoffie sul caso Moro che sta pubblicando?» I Salvo, deferenti, ascoltano e informano chi devono.

E qualcuno accoppa Pecorelli: è il 20 marzo 1979.

Il 6 aprile del 1993 Buscetta accusa Andreotti di essere il mandante dell’omicidio e la furia mediatica si scatena: Belzebù brucia nell’inferno dei sospetti.

Il 24 settembre, dopo un processo durato ben 162 sedute, Andreotti è assolto.

Ma nel 17 novembre del 2002 è condannato, con una sentenza di secondo grado, insieme a Tato Badalamenti, il capo mafioso che lo adora, a 24 anni di carcere.

Così è andata, dice mio nonno. E non sa ancora che il gobbo verrà nuovamente assolto.

E che fa il mondo politico, inclusi i DS, che Bartolo profondamente disprezza?

Comincia la cantilena ignominiosa sulla giustizia incomprensibile.

E che fa Belzebù?

Ci propina le mielose pippate sulle aspirine donate a Pecorelli.

In soldoni: fa la Vispa Teresa, mentre l’altra vittima delle toghe rosse tuona dall’alto del suo scranno presidenzale contro la giustizia corrotta e stalinista che vuole chiudere il suo scherano Previti in gattabuia.

E Buscetta?

Per mio nonno, Tommasone è oro colato, come d’altra parte l’Ariosto, la testimone chiave del processo contro Previti e i corruttori del porto delle nebbie.

Mio nonno chiude la lettera spiegando che si è sbellicato dalle risate quando ha letto quello che diceva Dell’Utri su Socrate. Si paragona al filosofo ateniese il reprobo siculo.

La sfacciataggine odiosa della nomenclatura della Seconda Repubblica – conclude Bartolo – ma che aspettarsi da una classe politica eletta da un popolo che non batte ciglio davanti all’oscena ecatombe degli uccelli migratori. E questo è il popolo di Pippo Baudo che segue Milingo e l’infelice Coreana, Maria Sung con avidità deplorevole. Bortolo detesta le donne – edera e spara una tremenda pippata contro Milingo e la sua moglie abbandonata. Ilare il vecchio Polpotta: sempre un piacere leggerlo.

Dopo aver letto la lettera, sono partito alla volta di Westword Ho! Un nome più strano del mio. Come se Urbino si chiamasse Urbino Ah! Ho ripreso in affitto il Solotrek XKY e sono volato dal porticciolo di Ilfracombe. Sono proprio una frana, ho seguito la costa: Brandy Cove, l’elegiaca bellezza da Flat Point e Lee Bay, sono passato su Bull Point e mi sono distratto e per poco non mi sono sfracellato sulle rocce di Rockham Bay. Tremante sono planato a Barricane Beach, e dopo venti minuti, sono ripartito verso Woolacombe. Ho attraversato la grande spiaggia, ho evitato Baggy Point e ho tirato dritto verso Saunton. Sono volato lungo la grande spiaggia battuta dalle onde verso Zulu Bank e dopo aver attraversato il fiume Taw, sono planato verso Westword Ho!

Sono atterrato in un posto chiamato Underborough, vicino ad un Golf Club e dopo aver parcheggiato il Solotrek XKY, ho affittato un monopattino di carbonio ed alluminio e mi sono diretto a Beach Road. Arrivato, ho bussato alla porta di cristallo infrangente di una casa ed è apparsa la figura segaligna e consunta di Betty Pomeroy

Ho detto: «Sono Willy, il figlio di Erminio».

La coccò è quasi svenuta.

Ho detto ridendo: «Non sapevo che facevo quest’effetto alle donne!».

Betty si è ripresa, mi ha abbracciato e a cominciato a piangere.

«I am very emotional» ha ripetuto.

L’ho stretta tra le braccia.

«Tu non mi odi vero?» Mi ha chiesto.

Ho risposto: «But what a silly idea!».

Il tempo ha fatto sfiorire la bellezza di Betty: che grande tristezza!

Ci siamo seduti nella sala da pranzo piena di cimeli polpottiani.

Erminio sorrideva da una mensola sotto l’ingrandimento di una diapositiva de «Lo Stupro di Lucrezia» di Guido Cagnacci.

Sono entrato nello studio luminoso e ho trovato nugoli di mosche morte. Erano tutte in un angolo della stanza. Ho pensato ad una poesia del poeta giapponese Issa che dice qualcosa come «non disturbare le zampine della mosca che vibrano». Povere mosche erano entrate nello studio per salvarsi con l’ultimo sole ed erano morte per il gelo della notte. Le ho raccolte e deposte nel giardino. Mentre raccoglievo i rigidi insetti ho visto su un antico tavolo di noce un’agenda computer della Compaq – 3000, l’ho accesa e sono apparse note scritte a mano con una matita.

Mio padre, mentre scriveva il Diario Segreto, che terminerà forzatamente il 21 luglio, prima del fatidico 28 luglio del 2046, stava vergando alcune note per un futuro libro sulla follia religiosa.

La prima nota riporta la storia dei monaci giapponesi che raggiungono l’illuminazione lasciandosi morire essiccati: la mummificazione inizia mentre sono ancora vivi, e li trasforma lentamente in icone viventi che saranno venerate nei templi Shingon.

La seconda nota descrive la storia di una setta bizzarra, e bonaria, una misteriosa associazione chiamata «Panacea Society» attiva nella città di Bedford. I seguaci attendono l’avvento del Messia, che dovrebbe giungere all’ormai prossima fine dei tempi, e gli hanno preparato una casa al numero 18 di Albany Road. In quella abitazione, momentaneamente affittata a gente ignara, abiterà il Cristo Gesù prima dell’Apocalisse finale. Quello che colpisce particolarmente mio padre è la storia della profetessa che attende nel suo vetusto grembo il Messia ed è resa gravida, in età avanzata, dallo Spirito Santo. Ma l’autopsia, dopo la sua morte rivelerà la natura isterica della gravidanza. La gestazione nervosa che l’ha portata alla morte, getta i suoi seguaci nello scompiglio. Ma, come nel caso dell’apostasia di Sabbatai Zevi, i credenti si adeguano sempre alle nuove realtà.

Mio padre scrive che l’auto inganno è la recondita natura dell’uomo.

Comincio a leggere la prima storia che trovo affascinante.

Monaci buddisti, della setta Shingon, si preparano ad un’immolazione vivente attraverso una dieta di corteccia e d’aghi di pino per diventare autentiche statue viventi di santi.

Cos’è lo Shingon?

Lo Shingon è una variazione del Buddismo giapponese del periodo Heian (794 – 1185) importato dal monaco Kŭkai dalla Cina, una forma di tantrismo con connotati induisti, confuciani e taoisti. Un credo eclettico che assorbe schegge dello Shintoismo. Il luogo ove germoglia il nuovo credo è il monastero di Koya, lontano dal fragore del mondo.

Dove sono questi monaci mummificati?

Due sono nel tempio Dainichiro nel nord del Giappone, presso Sekata, un’altro nel tempio Kaikon.

Erminio scrive: siamo davanti ad un fatto eccezionale, se gli egiziani mummificavano i morti espurgando gli organi interni, i buddisti non li estraevano, si mummificavano ancora in vita seguendo una dieta paurosa ed una rigida regola che portava all’immolazione del corpo. I monaci eseguivano pratiche di negazione del mondo così disumane che avrebbero fatto impallidire anche gli anacoreti della Tebaide. Il periodo? Una delle mummie risale al 1796. I fedeli – che non praticano più l’arte della mummificazione perché vietata dalla legge – raccontano di aver l’impressione che il santo mummificato sia presente nel tempio e li guardi, dall’alto dell’altare, avvolto nel suo agglomerato cadaverico fatto di ossa tarlate e brandelli di pelle. Le mummie sono rivestite di stupendi paramenti che vengono cambiati ogni dodici anni; dopo il ricambio degli abiti i vecchi drappi vengono tagliuzzati e trasformati in sacre reliquie. Gli scienziati giapponesi hanno cominciato a studiare seriamente il fenomeno della mummificazione nel 1960. Mio padre è affascinato dalla storia di Tetsamuncai che, costretto a difendersi da due samurai ubriachi li uccide e fugge sulle montagne; e, come un novello Oreste braccato dalle furie, raggiunge un tempio e decide di punirsi, per gli omicidi, sottoponendo il proprio corpo allo strazio purificatore ideato dal saggio Kŭkai. Tetsamuncai è così risoluto a raggiungere l’illuminazione che quando incontra una prostituta nel tempio, per non soccombere alla tentazione, si taglia – come Origene – i testicoli e li depone tra le mani della donna sbalordita. Insomma – scrive Erminio – siamo davanti a monaci che avviliscono paurosamente il

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