Io, che come me siamo in tanti
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Io che l’altro giorno ho fatto un colloquio di lavoro: vi lascio immaginare che colloquio, per quale lavoro e come sia andata a finire.
Io che l’altro giorno ho incontrato una persona, una di quelle che purtroppo si incontrano tutti i giorni, di cui il mondo ne è pieno e di cui sicuramente ne è saturo: bella persona apparentemente ma delle cose belle mi sono proprio stufato.
Io che vorrei essere come la canzone di Dalla: una puttana onesta e di sinistra.
Io che la mia impresa eccezionale essere normale.
Ho 19 anni e sono un ragazzo normale.
Un ragazzo comune, come me ce ne sono tanti, diversi tutti quanti tra noi, ma siamo in parecchi, purtroppo o per fortuna..."
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Book preview
Io, che come me siamo in tanti - Patrizio Vatrella
Io non mi sento Italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono:
adesso come me siamo in tanti a non sentirci Italiani ma per fortuna ad esserlo.
Perché purtroppo o per fortuna come me siamo in tanti.
Io che sono toppe notti che spreco il mio sperma gettandolo di nascosto nel cesso del mio
bagno dopo aver visto filmini porno in cameretta mentre mia sorella dorme.
Io che l’altro giorno ho fatto un colloquio di lavoro: vi lascio immaginare che colloquio, per
quale lavoro e come sia andata a finire.
Io che l’altro giorno ho incontrato una persona, una di quelle che purtroppo si incontrano tutti i
giorni, di cui il mondo ne è pieno e di cui sicuramente ne è saturo: bella persona
apparentemente ma delle cose belle mi sono proprio stufato.
Io che dall’altro giorno e purtroppo non solo io e purtroppo da più di qualche giorno, sono o in
qualche modo potrei essere un c.a.c.
Cos’è un c.a.c. e che significa? Io che da più di qualche giorno vivo nel bel paese
me lo sarei
dovuto aspettare: perché nessuno mai viene premiato, a nessuno mai viene riconosciuto il suo
valore effettivo perché mai dovrebbe essere riconosciuto a me?
Io che l’altro giorno pensavo proprio che basta con i soliti che ingurgitano tutto e se ne fottono
dell’uguaglianza, dovrà pur venirgli una di quelle indigestioni che li farà stare parecchio male
no…? E intanto io e tanti altri come me continuiamo ad essere c.a.c. se ci dice bene, altrimenti
manco quello: saluti dal bel paese! Una cartolina amara, sbiadita e pure senza francobollo.
Poteva ritornare indietro e invece no, per il gusto di ricordarti quanto sei fottuto ti arriva
puntuale a casa.
Io che l’altro giorno è morto mio zio e ne sono rimasto distaccato e per questo non mi sono
nemmeno poi tanto dispiaciuto perché pensandoci su ho capito che non si può essere così
fobicamente attaccati a tutti: io che l’altro giorno al lavoro un mio collega se n’è uscito
dicendomi <...avere un figlio? mai. Questo mondo fa troppo schifo.>
Io che potrei sembrare un mostro perché infondo sono d’accordo con quel mio collega e
perché della morte di mio zio continuo a non esserne così tanto colpito.
L’altro giorno la mia ragazza mi ha detto che è stanca di come vanno le cose e vorrebbe
arruolarsi. Non è detto che ci riesca ma il punto è che non ho avuto la forza di dirgli quello che
pensavo veramente e come un ebete ho pronunciato solo due parole: perché no?
.
Io che dall’altro giorno ho un nuovo responsabile e continuo ad essere un fantasma al lavoro e
la notte faccio sesso da me…ma perché se ho una ragazza che pure mi piace?
Io che vorrei essere come la canzone di Dalla: una puttana onesta e di sinistra. Io che non
vorrei assolutamente compiere l’impresa eccezionale ma vivere solamente la mia normale,
noiosa e usuale vita. Io che la mia impresa eccezionale è più che essere normale: essere
normalissimo, tutto e solo quello che voglio, se solo fosse possibile, se solo ci fosse reso
possibile: ancora un’altra cartolina dal bel paese!
Io che dall’altro giorno non faccio altro che prendere "Tachiflu-dec" e fare a botte con la
febbre…non posso ammalarmi, la malattia non è prevista nel mio contratto di lavoro. Io che
vorrei che tutti avessero le idee chiare come ce l’ho io ma tutti gli altri quest’idea chiara non ce
l’ hanno affatto come se avessero staccato il cervello dalla realtà che li circonda lasciandosi
trascinare da questa o quella cosa inermi e senza opporre alcun tipo di resistenza.
In verità, forse, ci comportiamo in questo modo proprio perché questa benedetta realtà ci ha
colpito fin troppo. Fino ad averci reso incapaci di manifestare il nostro dissenso, nella misura
e nel modo che ci appartiene; ma almeno farlo.
Io, che l’impegno più grande che posso permettermi è una pizza la prossima settimana, e dico
la pizza, per andare a mangiare il pesce già dovrei pensarci.
E il mio contratto? sarà rinnovato o a fine mese insieme allo stipendio mi daranno anche la
liquidazione?
E’ Venerdì sera e sono a casa davanti ad un computer a scovare la proposta di lavoro che
segnerà la svolta della mia vita: niente! Aspetto…aspetto che si faccia mezzanotte per portare
fuori il cane; portarlo prima significherebbe rischiare che non resista fino a domattina e quindi
essere costretto al mio risveglio a pulire tutto quello che l’amabile bestiola ha espulso durante
il mio beato riposo. Sto a casa non perché abbia una vita così triste da non avere un amico
con cui andare a prendere una birra o una gentile donzella con la quale accompagnarmi al
cinema per esempio, molto più semplicemente domani attacco
presto. A Roma e
sinceramente non so se quest’espressione si usi anche in altre parti d’Italia, attaccare
significa prendere servizio. Non esco perché domattina prendo servizio
presto. La mia vita è
scandita da turni; sempre diversi e sempre variabili. L’incognita del turno è sempre presente.
Io che la mia giornata è suddivisa in blocchi di quattro, sei o otto ore: per arrivare ad un
complessivo di ore settimanali che devo immancabilmente raggiungere. Ognuno ha turni e un
totale di ore diverso da raggiungere, ma la nostra vita è pressoché uguale: convivere con
planning che ti indicano lo svilupparsi della tua giornata guidandoti all’interno del complesso
mondo degli impegni, scadenze, bollette, rate e lezioni, esami all’università che competono e
si sfidano sanguinosamente con i turni di lavoro, le priorità della/o tua lei/lui e le esigenze
legittime ed inderogabili del tuo cane: è mezzanotte devi uscire a farlo pisciare!
Ho 19 anni e sono un