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3 favole della buona notte non come te le aspetti
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3 favole della buona notte non come te le aspetti
Ebook25 pages16 minutes

3 favole della buona notte non come te le aspetti

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Tre rivisitazioni di storie antiche e moderne, alle quali è legata la nostra infanzia, ripensate e riviste con occhi nuovi e in contesti differenti. Una buona opportunità per trascorrere la sera in famiglia e accompagnare i figli a letto, scoprendo insieme un mondo fantastico nel quale vivere fuori dagli schemi della quotidianità. Storie brevi, ma ricche di valori: dall’amicizia al reciproco aiuto, dalla tolleranza al rispetto delle diversità, alla semplicità e alla morigeratezza. Un’occasione per riscoprire insieme le cose importanti e distinguerle dalle frivolezze. E poi un finale inatteso, una sorpresa da attendere riga per riga.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 24, 2013
ISBN9788891128720
3 favole della buona notte non come te le aspetti

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    3 favole della buona notte non come te le aspetti - Fabrizio Trainito

    633/1941.

    La seconda vita del figliol prodigo – giugno 2012

    Ero il secondo e ciò tanto mi bruciava. Secondo a tavola, secondo nella preghiera, secondo nella via, secondo per ogni opportunità e scelta. Su di me l’ombra del fratello maggiore incombeva come una montagna, anche quando non c’era: chissà cosa ne penserà Simone, chissà se Simone la voleva per sé, chissà se Simone avrebbe fatto lo stesso… Insomma mio fratello Simone, il maggiore, era sempre lì a dire la sua, a dirigere ogni cosa di famiglia e, di conseguenza, anche la mia vita. Quando mi veniva lasciata la parola era perché così disponeva mio fratello, era perché la questione era di minor importanza, perché ogni tanto si ricordavano di me e mi lasciavano qualche briciola. E lo facevano con aria accondiscendente, come se fosse un loro merito quello di concedere qualcosa anche al minore. Tutti si voltavano, anche i servi, e attendevano che mi pronunciassi, quasi fossi un ospite, al quale veniva fatta una cortesia, veniva offerto il diritto simbolico a dire la sua. L’importante era che mi pronunciassi normalmente, senza colpi di testa, appunto come volevano loro. Altrimenti non sarei stato degno di partecipare al gioco, di sedere alla loro tavola, di essere interpellato nuovamente. E dovevo esserne grato, ogni volta. Non bastava doversi sottoporre a questa ridicola cerimonia, dovevo anche mostrare di

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