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La via della creazione consapevole
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La via della creazione consapevole

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Creare la propria realtà è possibile. Questa singolare conversazione propone un percorso che ci permetterà di riscoprire la nostra natura divina e quel potere infinito che farà di noi i creatori consapevoli della nostra realtà. I tre autori ci conducono sul cammino della crescita personale attraverso un dibattito vivace e stimolante che cambierà completamente il nostro modo di percepire la realtà. Dopo aver letto questo libro la vita non potrà più essere la stessa.
LanguageItaliano
Release dateJun 30, 2014
ISBN9788891147509
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    La via della creazione consapevole - Paolo Marrone

    Paolo.

    La via della creazione

    consapevole

    Sandra: Si parla dell'inconscio quale via di accesso alla creazione consapevole e del fatto che sia possibile manifestare, attraverso la visualizzazione, tutto ciò che la mente conscia considera vero. E' davvero sufficiente visualizzare e credere che ciò che desideriamo sia già nostro per poterlo materializzare? Forse è così per coloro che hanno un inconscio che accetta, senza opporsi, tutto ciò che la mente conscia gli invia ed è quindi in armonia con essa. Se invece sono presenti credenze limitanti che bloccano il processo creativo? Come si ripulisce l'inconscio?

    Sabrina: La possibilità di creare se stessi è plausibile, visto che sostanzialmente siamo tutti energia plasmabile, ma dovremmo riuscire a focalizzare la nostra coscienza sul fatto che siamo parte dell’universo ed entrare in relazione con la nostra dimensione divina. Per fare questo è certamente necessario liberarsi dai pensieri dissonanti e distruttivi.

    Credo che ripulire l'inconscio significhi effettuare un viaggio dentro se stessi e portare alla luce tutto ciò che di negativo e di oscuro si trova cristallizzato nell’ombra, prenderne coscienza e lasciarlo andare.

    Paolo: Sono assolutamente d’accordo con la tua visione, Sabrina, riguardo alla nostra natura divina, e al fatto di dover creare se stessi partendo dal presupposto che siamo parte dell’Universo. Io aggiungerei che non solo ne siamo parte, ma di fatto siamo tutt’uno con esso, e l’apparente separazione tra noi e il mondo esterno è solo illusoria, ma avremo tempo per affrontare questo discorso, che io ritengo di fondamentale importanza.

    Per quanto riguarda la creazione consapevole della realtà, lo facciamo in ogni momento proiettando all’esterno le nostre credenze più intime, e sicuramente la nostra parte inconscia ha un ruolo fondamentale nel processo. Il coinvolgimento del nostro inconscio spiega il motivo per cui attiriamo a noi cose che apparentemente non crediamo di aver desiderato. E’ tutto qui il problema, perché è evidente che è difficile credere di aver attirato volontariamente un incidente, o una malattia.

    Rendersi però conto che siamo noi gli unici responsabili di tutto ciò che ci accade è il primo grande passo verso la creazione consapevole della nostra realtà. Per poterlo fare però bisogna conoscere come il nostro inconscio funziona.

    Sandra, nella tua domanda ipotizzi che la capacità di attrarre le cose desiderate sia prerogativa di chi ha un inconscio che accetta, senza opporsi, quello che la mente conscia gli invia. E’ importante che tu sappia che la mente inconscia non si oppone a nulla, perché non può prendere alcuna decisione, né esprimere alcun giudizio. E’ un organo del nostro apparato psicofisico, come il fegato o il cuore, e come tale ha un compito ben preciso che esegue alla lettera, senza alcuna obiezione.

    Dobbiamo infatti vedere l’inconscio come una grande memoria che contiene tutte le nostre credenze. Di fatto contiene tutto il mondo che conosciamo, in parte ereditato alla nascita attraverso il codice genetico, e in parte appreso attraverso le esperienze vissute fin dal primo giorno di vita. Possiamo vederlo grossolanamente come un ‘organo vibratorio’ che semplicemente vibra in accordo con quanto è impresso al suo interno. Questa vibrazione energetica attira, per risonanza, tutto ciò che è in sintonia con essa. Questo ruolo passivo è a mio avviso spiegato molto bene dall’espressione l’inconscio non vede con i nostri occhi. L’inconscio infatti riceve solo le nostre emozioni, non le nostre percezioni. E’ come se fosse ‘al buio’ al nostro interno, collegato alla mente conscia attraverso una connessione che gli trasmette solo le nostre emozioni.

    Di conseguenza mi trovo d’accordo con Sabrina quando dice che è necessario liberarsi dai pensieri dissonanti e distruttivi per ripulire l'inconscio. Ma io aggiungo che, siccome si tratta solo di una memoria riprogrammabile, è possibile agire non solo per ‘eliminazione’, ma anche attraverso l’incisione di nuovi solchi.

    La creazione consapevole infatti è prerogativa di coloro che hanno la capacità di riprodurre e trasmettere al proprio inconscio l’emozione corrispondente a quello che desiderano ottenere, a prescindere dalla realtà oggettiva percepita attraverso i cinque sensi.

    Sandra: Sabrina, sono d'accordo sul fatto che bisogna ricordarsi che siamo esseri divini. Penso però che con questa consapevolezza non si abbiano credenze limitanti di alcun tipo e non si dovrebbe quindi avere nessuna difficoltà a manifestare una realtà positiva.

    Per quanto riguarda il funzionamento dell'inconscio, Paolo, sono d'accordo con te, l'inconscio non prende decisioni, né esprime giudizi. Però il nostro comportamento è determinato dall'insieme di abitudini che, ripetute continuamente, si sedimentano nell'inconscio, cioè dai cosiddetti paradigmi. Se il mio inconscio è programmato con credenze limitanti su me stessa e sulle mie possibilità o con idee di povertà, non posso, per esempio, creare una realtà di abbondanza, perché i miei paradigmi bloccano il processo creativo. Chi, al contrario, crea facilmente una realtà positiva evidentemente ha una mente conscia in sintonia con quella inconscia.

    Ripulire l'inconscio dalle credenze limitanti e riprogrammarlo con credenze positive è quindi, secondo me, il primo passo da compiere prima di visualizzare e manifestare la realtà che desideriamo.

    Dicevi poco fa che bisogna trasmettere al proprio inconscio l'emozione corrispondente a ciò che si desidera. Secondo me questo è un passo successivo, perché penso che sia necessario prima di tutto convincere l'inconscio che possiamo avere ciò che desideriamo. Se ho una scarsa autostima devo prima lavorare su di essa in modo da acquisire la consapevolezza che posso avere ciò che desidero.

    Riprogrammare l'inconscio con le affermazioni, per esempio, non implica nessun sentimento, si tratta di ripetizioni meccaniche che l'inconscio può solo accogliere e far proprie, e da lì parte il processo creativo di una realtà corrispondente a ciò che affermiamo.

    Sabrina: Appunto Sandra, perciò dovremmo riuscire a capire come poter arrivare ad un tale stato di consapevolezza e andare per gradi, consapevoli del fatto che dobbiamo smuoverci verso una differente realtà. Identificarci nel nostro Sé superiore e spalancare le porte ad una coscienza più grande rispetto a quella consueta.

    L'inconscio, secondo me, non si ripulisce con le affermazioni positive. Fin da bambini abbiamo alimentato a dovere il nostro inconscio con convinzioni, esperienze, paure e barriere persistenti. Non è la ripetizione meccanica di affermazioni positive che può cancellare tutto e permetterci di ridipingere sulla tela ripulita del nostro inconscio. È un processo lungo e difficile che comincia con la consapevolezza di avere il potere di opporre resistenza allo stato di comfort imposto dalla mente inconscia.

    Io credo che cercare di gestire la mente profonda con la mente conscia sia una scelta infelice, visto che l' inconscio costituisce il 95% della nostra mente e avrebbe quindi la meglio. L'unica soluzione sarebbe considerare l'inconscio un amico e interagire con esso usando la dolcezza e la delicatezza che serberemmo ad un amico al quale vogliamo bene. Focalizzandoci su ciò che desideriamo nella nostra realtà, senza ansie o stress e con una fiducia irremovibile, un passato radicato e maldisposto forse scompare.

    Per quanto riguarda l’autostima, essa è un concetto soggettivo e dinamico e dipende dal confronto che noi facciamo con il mondo che ci circonda; non si può accrescere con tecniche o metodi approssimativi, ma, secondo me, essendo un sentimento che ci viene inculcato durante l’infanzia e l’adolescenza, si deve cercare nel profondo di noi stessi e capire i motivi per cui non ci si ama abbastanza.

    Paolo, parli del fatto che bisogna riuscire a incidere nuovi solchi. È vero, se non si ottengono dei risultati significativi evidentemente è necessario cambiare il terreno in cui si semina, creare nuovi sentieri. Questo richiede tempo e pazienza, ma è uno dei passi da compiere, e poi, come dici tu, solo quando i pensieri e le emozioni vibreranno in sintonia si potrà diventare creatori consapevoli della propria realtà, perché il pensiero è un’unità di energia potentissima che penetra il tempo e lo spazio, ma se non è accompagnato dalle emozioni non arriva da nessuna parte.

    Paolo: Siamo sulla buona strada, perché ci stiamo avvicinando al cuore del problema. Sono d’accordo con te Sabrina riguardo al fatto che il processo di ‘riprogrammazione’ può essere molto lungo. Io lo descriverei con il termine ‘crescita personale’, e quindi la brutta notizia è che può durare intere vite. Ma c’è anche una buona notizia, infatti con il giusto impegno e tanta volontà si può fare, soprattutto se si sa come.

    Iniziamo col dire che non abbiamo alcun potere di ‘gestire’ la nostra mente inconscia in modo diretto, proprio perché in quanto inconscia è al di fuori di ogni controllo. L’unica cosa che possiamo fare è agire indirettamente, attraverso il controllo della mente conscia. Questo è possibile, ed è l’unico modo per riuscire nell’impresa. Il problema però è capire come fare.

    Così come ha detto Sabrina, non credo nell’efficacia delle affermazioni positive, almeno non in quelle generiche che si possono leggere sui libri motivazionali, stile ‘new-age’ per intenderci. Il problema con tali affermazioni è che, essendo generiche, non tengono in considerazione gli attuali ‘solchi’ che abbiamo scolpito nel nostro inconscio lungo tutto l’arco della nostra esistenza. Non ha alcun senso, per esempio, ripetersi di poter attrarre facilmente la propria anima gemella, se poi non amiamo noi stessi, magari perché fin da piccoli qualcuno ci ha fatto credere che non valiamo niente. Ripeterselo poi come un mantra, oltretutto, senza alcun coinvolgimento emotivo – cioè senza sentirlo come già avvenuto - è assolutamente inutile.

    E’ inutile perché in qualche angolino della nostra mente conscia c’è sicuramente una vocina che ci dice in modo più o meno palese che quelle frasi sono sciocchezze, e che non è vero niente. A volte si presenta come una vocina vera e propria, a volte si manifesta solo come una vaga sensazione di disagio verso quelle affermazioni. In ogni caso quello è il segnale che esiste qualche credenza scolpita nel nostro profondo che farà di tutto per boicottare ogni timido tentativo di modificare la situazione.

    E sono anche d’accordo con te Sabrina per quanto riguarda l’importanza delle emozioni. Io sono convinto che bisogna ‘sentire’ di essere o avere già quello che desideriamo, affinché il mondo si adegui al nostro volere portandoci quello che chiediamo, poiché il solo pensiero senza il supporto delle emozioni può fare ben poca cosa.

    Il concetto chiave è che dobbiamo prima di tutto essere, per poter poi diventare ciò che desideriamo. Ecco perché molte tecniche descritte nei libri non funzionano, ed ecco perché poco fa vi ho

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