Ci beviamo un caffè?
By Maddy Lang
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Book preview
Ci beviamo un caffè? - Maddy Lang
633/1941.
Conobbi Marzio circa tre anni fa.
Un tardo pomeriggio si presentò presso il mio ufficio; all’epoca collaboravo con un team di architetti di Brescia in merito a un progetto di ampliamento degli uffici commerciali di una grossa azienda.
Mi colpì subito il suo modo molto educato e gentile di porsi, ma la cosa che mi impressionò sin dall’inizio fu il suo sguardo quando ti parlava; era apprezzabile interloquire con qualcuno che ti guardava negli occhi.
L’incontro era finalizzato a fare dei rilievi che poi ci avrebbe fatto pervenire tramite il suo studio di ingegneria.
Da quel momento in poi i nostri incontri, presso lo studio di architettura, furono più o meno regolari e durarono circa due anni.
Ricordo come durante le riunioni, insieme ai colleghi, amasse sdrammatizzare per alleggerire la tensione o portare un momento di ilarità… mi impressionò in modo positivo, anche perché spesso durante le riunioni eravamo tutti molto nervosi.
A volte succedeva che per staccare, se le riunioni avvenivano di primo mattino, andavamo al di là della strada; eravamo cinque o sei professionisti e ci prendevamo un caffè insieme e poi riprendevamo a lavorare.
A volte passava di mattina presto e visto che all’epoca avevo l’abitudine di recarmi in studio presto si fermava a salutare e poi guardandoci con complicità andavamo a prenderci il caffè al solito bar.
A poco a poco mi accorsi che questi incontri diventavano momenti di relax da condividere con una persona che sentivo allo stesso tempo piacevole e positiva.
Man mano che diventavamo più intimi… lui parlava del suo lavoro e dei suoi progetti, sia in Italia sia all’estero, mentre io parlavo dei miei; ci accorgemmo entrambi di quanto fosse emozionante condividere del tempo insieme, anche solo per una pausa caffè.
In seguito al nostro studio fu proposto di seguire una serie di ampliamenti di una nota catena straniera di mobili da casa e io fui incaricata di fare da tramite sul posto fra i committenti e lo studio.
Mi ritrovai perciò a viaggiare in lungo e in largo per l’Italia e conobbi molte persone; tutto ciò fu davvero interessante e stimolante.
Un tardo pomeriggio di ottobre, mentre ero in studio e stavo partecipando ad una riunione, sentii vibrare il mio Blackberry; al momento e volutamente non risposi, dato che la mia filosofia era ed è sempre stata che in riunione si mantiene la concentrazione.
Prima di uscire dall’ufficio però mi ricordai del messaggio e con grande sorpresa lessi un «Buonasera, sono Marzio…».
Mi venne un tuffo al cuore per la sorpresa. In effetti erano cinque o sei mesi che non ci si sentiva o vedeva per un caffè, visti i miei incarichi ultimi.
Risposi con ironia: «Buonasera in ritardo… io sono Sophie!».
Non tardò molto ad arrivarmi la risposta in cui lui mi comunicava che, visto che era tanto tempo che non ci si vedeva, avrebbe voluto sapere come stava procedendo il lavoro e la vita in generale.
Iniziò un periodo di sms piacevoli durante il giorno, ci si salutava alla mattina ed ogni momento era buono per fare due parole ed alleggerire il carico di stress della giornata. Alla sera mi scriveva sms di questo genere: Notte principessa!
.
La cosa mi intrigava molto perché nonostante avessi poco più di quarant’anni sentivo di essere attratta da questo tipo di comunicazione… e sentivo di rivivere la mia adolescenza, che in verità non vissi per niente vista la difficile situazione familiare.
Una mattina stavo valutando alcuni contratti di fornitura dei pavimenti, per una delle abitazione di un nostro committente, che