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La Tensione Di Eva
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La Tensione Di Eva

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Nella breve raccolta di racconti e poesie convivono figure di stampo shakesperiano, fredde donne manager odiate dalle loro dipendenti, mamme costrette a perdere i loro figli, figlie a loro volta che sanno incontrare in spazi insoliti le loro madri, mogli che tengono fissi i loro occhi fino all’ultimo sul loro amore di sempre, ragazze che si risvegliano dal coma e continuano ad inseguire i loro sogni, poetesse che cercano angoli di mondo per liberarsi di tutte i loro versi, inquiline di case distrutte dal terremoto, infermiere che incontrano incredule una cieca e attempata divinità che gioca con i destini degli uomini. E altre ancora.

Madri, mogli, figlie, amanti, donne che coltivano la loro inquietudine - sentimento non necessariamente negativo - per imparare ad amare come possono, in ogni circostanza.

Con quello straordinario dolore e quella pietas femminile che ad ogni sguardo, ad ogni ritratto raccontato dall’autrice - che sia prosa o lirica - mostra ai lettori uno specchio umano e variegato su cui interrogarsi, senza alcuna presunzione di avere certezze, né risposte consolatorie.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 15, 2012
ISBN9788891100610
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    La Tensione Di Eva - Giuliana Mangione

    Merini

    Prefazione

    L’immagine rispecchia il sacro come un’eco rimanda il suono al luogo d’origine.¹

    Novembre 1974. Mi apprestavo a compiere il quinto lustro e la vita mi stava scivolando addosso senza lasciare traccia. Ci accomunava una certa parentela con gli sposi e il fatto che eravamo diversi: io maschio, lei femmina. La guardavo per scoprire qualcosa che mi potesse arpionare a lei e con lei, alla vita. Al tavolo che ci ospitava per il pranzo, lei era seduta quasi di fronte a me e parlava con i ragazzi che le erano seduti accanto. Io la osservavo e ascoltavo senza intervenire, ma il fatto che parlasse con loro un po’ m’infastidiva; non la volevo condividere con gli altri; desideravo l’esclusiva. Era carina, più giovane di me, un’adolescente in una delle sue prime uscite sociali. Mi affascinava il suo modo di tenere a bada quei ragazzi: annullava con arte e con garbo, qualsiasi tentativo di sorprenderla. Evidentemente non gradiva la loro compagnia ed io lo percepivo. Volevo stare con lei; magari con una scusa trovarci soli e parlare di noi tra noi, senza sguardi indiscreti. L’occasione si presentò e ci trovammo fuori in giardino da soli. Lei parlava, io ascoltavo e di tanto in tanto interloquivo con monosillabi di consenso e di sostegno alle sue perifrasi esistenziali. Mi parlava di lei, delle sue sofferenze, dei suoi rapporti con i genitori, del suo sentirsi oppressa, prigioniera, relegata in ruoli che non gradiva; del suo rapporto difficile con il padre, con la scuola e con il lavoro; del suo non sentirsi libera. Era bellissima, più parlava e più mi piaceva. Una ribelle come me. Con una scusa trovai il coraggio di prenderle le mani e tenerle tra le mie. Le toccavo, le accarezzavo; lei se le lasciava trastullare. Sentivo che muoveva docilmente le sue dita chiuse nella mia mano; sentivo il suo abbandono, il suo lasciarsi guidare in quei movimenti docili e minimi delle dita. Si era avvicinata con il suo corpo al mio; la sentivo senza toccarla; i nostri corpi quasi respiravano insieme. Non ne ero ancora consapevole, ma accanto a me c’era la donna della mia vita.

    Quella stessa donna che nel novembre del 1974, in un giardino di un ristorante romano, teneva le sue mani nelle mie, mi ha chiesto ora di scrivere la prefazione del suo primo

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