Amiamoci, nonostante tutto
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Amiamoci, nonostante tutto - Vittorio De Agrò
VITTORIO DE AGRò
AMIAMOCI,
NONOSTANTE TUTTO
Racconti
A Tesoro
perché Tesoro è
Cos’è l’Amore? Perché ci innamoriamo? Quale forza spinge l’uomo a dividere la propria vita con una donna e a mettere al mondo dei figli con lei?
Tranquilli, non sono un filosofo esistenzialista, non voglio annoiarvi con inutili pippe mentali sul rapporto di coppia.
Fino a un’ora fa ero un ragazzo felice, che giocava spensierato alla playstation nel soggiorno di casa sua, bevendo birra, fino a che non è arrivata Gloria, la mia ragazza, che sbraitando mi urlava che la nostra storia era arrivata a un punto morto, quindi dovevamo parlare.
Voi sapete che quando le donne vogliono parlare significa sempre e solo una cosa: un imminente mal di testa.
Io e Gloria stiamo insieme da quasi un anno o, come dice lei, ci frequentiamo, visto che viviamo ognuno per conto suo. Lei con due sue amiche in un appartamento in periferia e io nella vecchia casa di mia nonna in centro. Certo, nei weekend dormiamo insieme, ma più per sua insistenza visto che io le dico sempre perché vuoi rovinarmi l’illusione che la mia ragazza appena sveglia sia comunque bella, perfetta e sorridente?
.
Già, perché svegliarsi con una donna a fianco è un trauma oltre che uno stress. Non puoi scoreggiare, non puoi metterti le dita nel naso, non puoi masturbarti. Non sei più libero di sporcare la tavoletta del water.
Io ho trent’anni, Gloria ventinove e siamo entrambi due precari cronici, quindi mi domando perché dobbiamo aggiungere alla nostra già faticosa e complessa vita pure le discussioni figlie della convivenza?
Per un anno sono riuscito a frenare le richieste battenti di Gloria, ora invece gli argini si sono rotti e l’onda sta per travolgermi
Lei è in piedi di fronte alla televisione, mani sui fianchi e mi fissa con sguardo truce: «Federico hai trent’anni e ancora passi i tuoi sabati con la playstation? Quando pensi di crescere?»
«Non cresce l’economia nazionale nonostante gli sforzi di tanti, figurati se posso crescere io!»
«Ma falla finita con questo sarcasmo del cazzo! Federico, io sono stanca. Voglio un uomo al mio fianco che sappia darmi una prospettiva di vita, un futuro! Tu non fai altro che rimandare e cazzeggiare! Dimostrami che ci tieni a questa storia almeno un po’!»
«Gloria, ma cosa vuoi che ti dimostri? Ci rispettiamo, facciamo sesso, ci divertiamo e non è poco, conosco coppie che non fanno nessuna delle tre cose».
«Fede, dobbiamo far fare un salto di qualità al nostro rapporto. Potrei venire a vivere qui. Non siamo più ragazzini».
«Gloria, lo sai che non amo i salti nel buio, non costringermi a fare il passo più lungo della gamba. Perché dobbiamo rompere il nostro equilibrio?»
«Equilibrio? Fede, non mi fai neanche lasciare lo spazzolino nel tuo bagno. Mi sento più precaria nel nostro rapporto che sul lavoro!», controbatte Giulia in tono rabbioso.
«Dai, usciamo un po’. Magari passeggiando ci calmiamo».
«Certo, per te ogni scusa è buona per evitare di parlare…», sospira e aggiunge: «Ok usciamo».
Quando una coppia inizia a discutere di sé e del proprio futuro, il vero rischio è quello di perdersi nelle parole e nel mio caso, più verosimilmente, di perdere stasera la partita della Lazio e non poter scommettere. Così, quando passiamo davanti alla libreria del quartiere, le propongo di entrare.
Lo so, penserete che una persona che gioca alla playstation e scommette non possa avere un buon feeling con i libri. In effetti leggo poco o nulla, ma mi piace entrare nelle librerie e osservare i volti dei clienti mentre scelgono un libro da acquistare tra i tanti esposti; una scelta così personale che in qualche modo mi fa immaginare chi siano e cosa facciano nelle loro vite. Mi piace, inoltre, girare per i vari reparti a guardare le copertine, sfogliare i libri che profumano di nuovo.
Certo (amo anche fare il finto intellettuale con le donne, è così infatti che un anno fa ho conosciuto Gloria) ma soprattutto, alla fine, mi piace sedermi nelle comode poltrone e perdermi nei miei pensieri.
Questa libreria ha un valore simbolico per me e Gloria. Galeotto fu il reparto di cucina. Gloria è un aiuto chef mentre io non so neanche bollire un uovo, eppure ci trovammo a discutere di cucina seduti al bar della libreria davanti a una tazza di tè.
Ci accoglie sorridente Pasquale, il vecchio proprietario, l’uomo sposato con i libri e con la cultura in genere. È una persona cortese e affabile che cura il suo negozio con amore, facendo sentire i clienti come se fossero a casa propria.
«Cari ragazzi come state? Era da un po’ che non passavate a trovarmi. Ho pensato che foste scappati a Las Vegas per sposarvi in gran segreto», dice sorridendo il libraio.
Gloria sorride amaro indicandomi: «Pasquale, il nostro amico è bravo negli sport individuali. Ama correre da solo».
«Gloria per favore non ricominciare».
Pasquale ci guarda in silenzio e poi dice in tono nostalgico: «I giovani e l’amore. Quanto mi mancano queste discussioni amici miei».
«Te le lascio volentieri, Pasquale. Ho perso anche la voce a furia di parlare. Mi sembra di essere diventata come Don Chisciotte», sostiene sconsolata Gloria.
«Ragazza mia, la strada per la felicità non è una linea retta, ma una via tortuosa in cui il più delle volte si rischia di perdersi», dice Pasquale.
«Allora penso di essermi persa, ma non credo che qualcuno verrà a salvarmi. È meglio che vada, mi aspettano al ristorante» e poi, voltandosi, mi sussurra all’orecchio: «Io non ho bisogno di eroi Fede, voglio solo una vita con te» ed esce dal negozio con lo sguardo carico di malinconia.
Non muovo un muscolo, non tento di fermarla, anche perché non saprei cosa dirle, mi siedo su un divano e fisso il nulla.
Pasquale si accende la pipa, approfittando del fatto che in negozio non c’è nessuno, e mi dice: «Tanto tempo fa, ero come te Federico. Il mio egoismo era più forte di qualsiasi sentimento. Avevo paura dell’amore e di come avrebbe potuto ridurmi se l’avessi fatto entrare nella mia vita».
«Pasquale, diciamolo, l’amore è una grande rottura di coglioni. Tutti ne parlano, ne scrivono, lo bramano, ma poi cos’è in fondo? Ci affidiamo a esso solo perché si ha paura di rimanere soli, finendo poi per sacrificare stupidamente il bene più prezioso che abbiamo: la libertà!»
«Non lo so Federico, penso che per ognuno di noi sia diverso, ma credo che un libro che lessi tempo fa possa aiutarti nella ricerca della tua personale definizione». Si alza e si mette a cercare tra gli scaffali. Dopo qualche minuto, sorridendo, si risiede e mi mostra un testo.
«Le stagioni dell’Amore?», pronuncio scettico e aggiungo: «Pasquale, non ho voglia di leggere in questo momento».
«Inizia Federico, sono dei racconti brevi. Come si dice, magari l’appetito ti verrà mangiando. Io, intanto, vado a preparare un po’ di tè» e così dicendo si dirige al bar.
Guardo il libro e, per non deludere il mio amico, lo apro e inizio a leggere.
BRIVIDO
Sono le 7:25. Tra poco la sveglia suonerà e inizierà un nuovo giorno, l’ultimo in cui avrò la possibilità di dichiararmi.
Poi Manuela fuggirà via. Come potrò passare un’estate senza dirle cosa provo per lei? È un anno che tento di farlo senza successo. Mi blocco, la mia lingua diventa di cemento armato, sudo freddo. Le poche volte in cui ho tentato di iniziare un discorso con lei, ho balbettato e non sono riuscito a guardarla negli occhi, mi fissavo le punte dei piedi. Devo assolutamente! Mi alzo deciso dal letto, vado in bagno e mi lavo la faccia. L’immagine che lo specchio riflette è quella di uno sfigato e io sospiro amaramente. Torno in camera e apro la finestra. Il sole è già alto, fa caldo, si sente che l’estate sta per arrivare. Comincio a riflettere sulla giusta strategia quando mi sento chiamare: «Marcolino è pronta la colazione, scendi giù che si fredda».
Sbuffo e urlo: «Sì mamma, mi vesto e scendo!»
Già, ma cosa indossare? I miei vestiti sono veramente old
in confronto a quelli degli altri ragazzi. Mamma non mi ascolta mai quando andiamo a fare compere, mi veste come uno della Famiglia Addams. Risuona di nuovo la voce di mamma: «Tesoro scendi, il latte si sta raffreddando, dai che papà ha fretta!»
Scendo le scale finendo di sistemarmi. Sono così teso. Ho lo stomaco chiuso. Dalla cucina arriva l’odore di caffè e cornetti caldi. Mamma è ai fornelli e papà sta leggendo il giornale come al solito. Mi siedo a tavola, bevo un po’ di latte e, controvoglia, addento un pezzo di cornetto.
Mamma mi sorride dandomi una carezza: «Ehi campione, sei emozionato, vero? Oggi è l’ultimo giorno di scuola. Anche la seconda media è volata via, stai diventando grande. L’anno prossimo ci saranno gli esami, goditi queste ultime vacanze spensierate». Mi dà un bacio sulla fronte e ripete: «Finisci la colazione, tesoro, che è tardi».
Papà si accende una sigaretta e guarda l’ora bevendo il suo caffè.
I miei sono una coppia così tranquilla, normale. Vorrei chiedere loro un consiglio, ma come introdurre l’argomento? Mi mangio le unghie per il nervosismo, mamma mi vede e con il solo sguardo mi invita a smettere. Papà si alza, prende la sua borsa e mi incita: «Su Marcolino, andiamo».
Saliamo in auto mentre mamma ci saluta dalla finestra. È arrivato il momento di fare un discorso tra uomini, penso guardando mio padre e così mi decido a parlare: «Papà, posso chiederti una cosa?»
«Certo tesoro, dimmi tutto».
«Come si fa a dire a una ragazza che sei pazzo di lei?»
Papà tossisce mentre diventa rosso in viso: «Perché me lo chiedi? Ti piace qualche tua compagna di scuola?»
Guardo fuori dal finestrino e sospiro rispondendo: «Sì, Manuela, è in II D».
«Ah capisco. È bella questa Manuela?»
«Bella papà? È bellissima! Tutti a scuola sono pazzi di lei. È una dea!»
Sorride e si accende l’ennesima sigaretta: «Quindi, ti piace da molto?»
«Sì, è un anno che cerco il modo di dirglielo, ma non mi guarda neanche. Parla sempre e solo con le sue amiche. Come posso fare ad avvicinarla e parlarle?»
«Beh, forse potresti invitarla al cinema, fare merenda insieme. Dovresti sapere se magari avete gli stessi gusti musicali o televisivi. Come si chiama quella cantante di cui vai matto… Viole… cosa?»
«Violetta papà! Ma come faccio ad attirare la sua attenzione? Tutti i ragazzi della scuola le vanno dietro. Lei guarda quelli più grandi, quelli del ginnasio, io