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Nella tormenta - Le cronache di una compagnia teatrale
Nella tormenta - Le cronache di una compagnia teatrale
Nella tormenta - Le cronache di una compagnia teatrale
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Nella tormenta - Le cronache di una compagnia teatrale

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Per una volta, dimenticatevi Dracula e varie atmosfere gotiche! Nella tormenta – Le cronache di una compagnia teatrale è una raccolta di racconti dallo stile completamente diverso a quello a cui Bram Stoker ci ha sempre abituati: in questa serie di storie – scritte da lui ma messe in bocca ai personaggi che fanno da sfondo a questo libro – il noto autore irlandese ci dà invece una prova magistrale del suo spirito di osservatore di quel “giardino dei tipi umani” che è il nostro pianeta. Attingendo dalla sua esperienza in campo teatrale – fu infatti assistente personale dell’attore Henry Irving e in seguito diventò anche direttore economico del Lyceum Theatre, di proprietà dello stesso Irving – Stoker fa narrare ai protagonisti, i membri di una Compagnia itinerante che sta viaggiando in un treno bloccato in mezzo alla tormenta in una vallata scozzese, alcune storie per ingannare il tempo prima di poter ripartire. Si tratta di racconti variegati – comici, tragici, tragico-comici, ma comunque divertenti e ricchi di insegnamenti morali, raccontati da personaggi altrettanto sfaccettati, provenienti da diverse classi sociali e da differenti campi professionali, ma con in comune due cose: il teatro e le esperienze in varie parti del mondo. Che si tratti di una veglia funebre in un villaggio sperduto dell’Irlanda, di un’avventurosa attraversata di una palude della Louisiana o del lavoro in uno studio di pittura in un teatro londinese, sono in ogni modo racconti degni di essere raccontati... e naturalmente di essere letti!
LanguageItaliano
PublisherBram Stoker
Release dateApr 9, 2013
ISBN9788867558032
Nella tormenta - Le cronache di una compagnia teatrale
Author

Bram Stoker

Bram (Abraham) Stoker was an Irish novelist, born November 8, 1847 in Dublin, Ireland. 'Dracula' was to become his best-known work, based on European folklore and stories of vampires. Although most famous for writing 'Dracula', Stoker wrote eighteen books before he died in 1912 at the age of sixty-four.

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    Nella tormenta - Le cronache di una compagnia teatrale - Bram Stoker

    BRAM STOKER

    NELLA TORMENTA

    Le cronache di una compagnia teatrale

    Traduzione di  Paola Forcellini

    Titolo originale 

    Snowbound: The Record of a Theatrical Touring Party

    Tutti i materiali consultati si trovano liberamente sul sito www.bramstoker.org

    INDICE

    PREFAZIONE

    LA CIRCOSTANZA

    UNA LEZIONE SUGLI ANIMALI DOMESTICI

    LA ROBA DI COGGINS

    LE SIRENETTE ESILI

    UN NUOVO INIZIO ARTISTICO

    IL DIAVOLO MICK

    PAURA DI MORIRE

    FINALMENTE!

    UNA DELIZIOSA MELODIA

    UNO STRANO CAMERIERE

    IL RUFFIANO

    LA BANDA DEI NANI

    UNA STELLA DEL CRIMINE

    LA BOTOLA A FORMA DI STELLA

    EFFETTO RAGGIO DI LUNA

    APPENDICE

    "Il Signor Bram Stoker, autore di ‘Dracula’ e di ‘Miss Betty’, sta

    scrivendo una serie di storie ‘raccontate su un treno’, nella

    stesura delle quali sta attingendo dalla sua esperienza in campo

    teatrale. Durante le tournée, infatti, nel giro di un mese gli

    attori si confrontano con le varie sfumature della natura umana

    più di quanto le persone che non viaggiano riescano a farlo in un

    anno. Inoltre, il Signor Stoker riesce a ‘vederci’ molto meglio

    rispetto alla maggior parte degli stessi attori itineranti, in

    quanto quest’uomo è, prima di tutto, un osservatore. E a proposito

    di attori letterati, anche il Signor Laurence Irving e il Signor

    H.V. Esmond stanno attualmente lavorando a un romanzo".

    Così il Cleveland Plain Dealer di Cleveland in Ohio annunciava, il

    25 dicembre 1898, la lavorazione di NELLA TORMENTA – Le cronache

    di una compagnia teatrale da parte di Bram Stoker.

    PREFAZIONE

    La Verità – o piuttosto, l’Accuratezza – di queste Storie potrà

    essere accettata o meno, a discrezione del Lettore. 

    Dopotutto,

    sono solo dei Racconti...

    BRAM STOKER

    LA CIRCOSTANZA

    Per un po’ di tempo, il treno sembrò incespicare di continuo

    tra i cumuli di neve. Di tanto in tanto, quando riusciva a

    superarne uno, tornava ad aumentare improvvisamente la velocità

    nello stesso modo in cui, nelle segherie, il ronzio delle lame

    ricomincia a espandere il proprio trambusto più rapidamente non

    appena i ceppi si spezzano, oppure quando le eliche di una nave

    iniziano a ruotare più speditamente dopo aver superato l’onda. A

    queste improvvise accelerazioni seguivano però altrettante

    repentine frenate causate dall’impatto con il cumulo successivo.

    L’Impresario, sollevando la tendina per sbirciare la vasta

    distesa bianca, esclamò:

    "Che notte deliziosa! E che bel posticino per venire sepolti

    dalla neve! Da quanto riesco a vedere, tra il Mare del Nord e i

    Monti Grampiani non vi è l’ombra di una casa. Ecco! È fatta!

    Stavolta siamo bloccati definitivamente!". Nel frattempo, la già

    lenta andatura del treno era infatti cessata del tutto. Il resto

    della Compagnia si mise ad aspettare in trepidante attesa, per poi

    esalare un sospiro di sollievo generale non appena la porta sul

    lato esterno del vagone venne aperta dalla spinta energica del

    Controllore: in quel momento, qualunque cosa sarebbe stata meglio

    dello stato di incertezza in cui li aveva ridotti il viaggio lento

    e spasmodico delle ultime due ore. Entrando e chiudendo la porta,

    il Controllore si scrollò via la massa di neve che gli si era

    sparsa disordinatamente addosso.

    "Signore e Signori, ho lo spiacevole dovere di informarvi che

    siamo completamente bloccati. Abbiamo combattuto con la neve da

    Aberdeen in poi, ma il Macchinista sperava che avremmo potuto

    farcela fino a Perth. Purtroppo, i cumuli di neve sono davvero

    troppi, e pertanto dovremo attendere l’alba fermi in questo posto,

    a meno che non vi sia un rifugio nei paraggi". Alla mente pratica

    dell’Impresario venne immediatamente un’idea:

    "Perché non tornare ad Aberdeen? Abbiamo sgombrato la strada

    fino a qui, perciò dovremmo poter ripercorrerla facilmente!". Ma

    il Controllore scosse il capo.

    Questo si potrebbe fare in condizioni normali, disse il

    Controllore con un duro accento scozzese, "ma con un vento così

    forte e una tormenta di tale portata – mai vista una così prima

    d’ora - non riusciremmo a fare neanche un chilometro. Comunque, il

    Fuochista è uscito in esplorazione e presto sapremo cosa ci

    aspetta".

    Dite al Macchinista di venire qui!, ordinò l’Impresario.

    Vorrei sapere esattamente che possibilità potremmo avere. Non

    appena la porta si aprì al passaggio del Controllore, una pungente

    folata di aria gelida si intrufolò nel vagone facendo rabbrividire

    l’intera Compagnia. Essendo tutti troppo avviliti e troppo tesi

    per parlare, il silenzio perdurò finché il Controllore non tornò

    con il Macchinista, imbacuccato nella sua uniforme nera, unta e

    resa ancor più lucente dai rivoli di neve sciolta.

    Dove ci troviamo?, chiese l’Impresario.

    "Più o meno a una quindicina di chilometri da qualunque posto,

    per quanto ne so. La neve sta cadendo così fitta che non si riesce

    a vedere a più di tre metri dal proprio naso, e il Fuochista è

    tornato indietro perché non è riuscito ad allontanarsi più di

    quindici metri dal treno".

    "Pertanto, suppongo che non vi sia più niente da fare fino a

    quando la tormenta non cesserà, giusto?".

    Esatto!.

    "E dovremo passare la notte sul treno senza che ci possiate

    fornire alcun genere di conforto, vero?".

    Purtroppo è così. Dopo quelle parole, un lamento uscì dalla

    bocca di tutti. L’Impresario proseguì:

    "Quindi dovremo fare il possibile per mantenerci per lo meno al

    caldo... dobbiamo assolutamente accendere un fuoco!". Di nuovo con

    la sua parlata tipica scozzese, il Controllore ribatté bruscamente:

    "Accendere un falò nel vagone della Compagnia col rischio che

    finisca tutto in cenere? No! Non accenderemo affatto un fuoco qui

    dentro!", disse con fermezza. Ma l’Impresario rilanciò con la

    medesima determinazione:

    E chi ce lo può impedire?.

    Io!.

    Me l’aspettavo! E in che modo intendete farlo?.

    "Grazie all’autorità della Great North Line, da me rappresentata. 

    Pertanto, prendete pure atto che sia ufficialmente

    proibito accendere fuochi nel treno!". Poi smise di parlare,

    sembrando piuttosto autocompiaciuto.

    A quel punto, l’Impresario estrasse la sua agenda dalla tasca e

    vi scrisse sopra qualcosa. Poi disse gentilmente:

    "Ovviamente, sarete perfettamente a conoscenza che, come

    rappresentante di questa Compagnia, mi sono affidato a voi perché

    onoriate il nostro contratto finché non saremo tornati a Londra".

    Ma sicuro! Sapete benissimo che sono in grado di farlo!.

    "Quindi sarete senz’altro d’accordo sul fatto che, basandomi

    sul comune principio di causa di forza maggiore, io possa

    sollevarvi da ogni responsabilità!".

    "Aye... certo!".

    "Bene. Allora leggete questo foglio: si tratta di un avviso

    formale. Se voi ammettete una causa di forza maggiore, lo stesso

    vale per noi. E in questo caso, la nostra causa di forza maggiore

    è ben più grave della vostra. Perciò accenderemo un fuoco qui

    dentro, e se sarà necessario, lotteremo contro tutto il personale

    del treno per farlo. Brooke, recatevi nel vagone degli inservienti

    e dite loro di venire!".

    Il Buttafuori partì per la missione, mentre l’Impresario,

    notando che il Controllore aveva ceduto, proseguì ancor più

    cordialmente:

    "Come potrete presto vedere, non combineremo nessun guaio. E in

    ogni caso, non vogliamo certo fare la fine del topo: abbiamo

    bisogno del fuoco, ma ce ne occuperemo in modo tale da non

    provocare alcun danno. Faremo entrare tutti i membri della

    Compagnia, e anche il resto del personale del treno potrà entrare

    e condividere con noi il calore non appena si propagherà".

    "Aye... d’accordo! Non appena si propagherà!", mormorò il

    Macchinista. L’Impresario sorrise. Vedrete! assicurò. "Gestirò

    tutto come una produzione teatrale: voi potreste assistere

    all’opera, e, intanto, farvi magari venire qualche nuova idea per

    sbarazzarsi dei cumuli di neve!".

    In quel momento la porta si spalancò, e irruppe nel vagone una

    mezza dozzina di inservienti, carpentieri e trovarobe, capeggiati

    dal Capo Macchinista e dal Capo Attrezzista. La fila si chiuse

    infine con il Capo Fattorino. Avevano tutti i piedi pesantemente

    intasati di neve, e le parole dell’Impresario furono proferite

    appena in tempo perché fosse evitato il caos:

    "Calma, ragazzi! Siamo circondati di neve da ogni parte, e

    quindi dobbiamo cercare di stare meglio che possiamo. Dobbiamo

    accendere un fuoco qui dentro! Ruggles", disse al Capo

    Attrezzista, "riuscireste a portare qui alcune cose dagli altri

    vagoni?".

    "È piuttosto semplice, Signore! Noi non abbiamo molti bagagli,

    e nel nostro vagone vi è molto spazio sgombero".

    E voi, Hempitch?, disse al Capo Macchinista.

    Stessa cosa, Signore. Anche noi abbiamo poche cose....

    "Molto bene! Allora, prima di tutto dovremo accendere un fuoco

    in questo vagone!". Ma in quel momento si rifece sentire il

    Controllore:

    "Qui non accenderete nessun fuoco! Dovrete prima passare sul

    mio cadavere!".

    State zitto!, disse l’Impresario fermandogli il braccio.

    "Vedrete che andrà tutto bene. Basterà aspettare un po’ e ne

    rimarrete soddisfatto, e non vi sarà nemmeno bisogno di darvi un

    colpo in testa né di legarvi immobile! Ora, Hempitch, prendete la

    macchina del tuono e stendetela qui sul pavimento, sul lato più

    protetto del vagone rispetto a questo finestrino! Signor

    Controllore, vedrete che la lastra di ferro proteggerà il

    pavimento! E voi, Ruggles, prendete una generosa manciata di

    argilla dalle mani di Pigmalione e plasmate un bordo intorno alla

    lastra per contenere la cenere. Voi, Hempitch, prendete mezza

    dozzina di supporti di ferro e appoggiateli sui masselli o su un

    paio di palchetti. Sulla piattaforma così ottenuta, mettete quindi

    una griglia – ne andrà bene una qualunque. Poi voi, Ruggles, sopra

    di essa posizionerete una mensola da camino in stile Luigi XI, in

    modo che il fuoco vi rimanga dietro, e trasformerete una tela di

    amianto in un camino che terminerà fuori dal finestrino e che

    potrete sigillare con l’argilla. Il qui presente Macchinista ci

    porterà in seguito alcuni carboni ardenti della caldaia, mentre

    uno dei carpentieri prenderà la sega e taglierà un pezzo della

    staccionata che ho visto fuori e che è fatta di vecchie

    traversine".

    Poiché i ferrovieri erano uomini intelligenti, riconobbero la

    sicurezza e la comodità di quel piano, e si recarono subito alla

    caldaia per prendere il carbone. Mentre erano presi da quel

    compito, l’Impresario ordinò al Capo Fattorino:

    "Portate dentro un paio di cesti con le pellicce che abbiamo

    usato per ‘Michele Strogoff’! Ci serviranno per farci stare più

    comodi. E ora, Signore e Signori, è meglio occuparci delle

    provviste! Vedo che tutti voi avete i cestini per il viaggio fino

    a Londra, quindi potremo cenare tranquillamente. Io ho anche un

    grande vaso di whiskey delle Highlands, e perciò potremo pure

    divertirci un po’... ovviamente nei limiti del possibile!".

    Tutto era quindi in gran fermento, e sebbene il vagone fosse

    rimasto terribilmente gelido fino a quando non vi furono portati

    dentro i materiali necessari, il caminetto improvvisato fu

    costruito così velocemente e il fuoco bruciò subito talmente bene

    che ben presto l’ambiente si riempì di un benefico calore. Il

    Macchinista portò anche un paio delle sue stoviglie, tra cui una

    teiera bassa che, una volta riempita di neve sciolta, si mise in

    poco tempo a sibilare sul fuoco. Dopodiché, il Capo Attrezzista

    fornì i piatti e le posate provenienti dai suoi magazzini, e

    finalmente, tra l’agiatezza e il buonumore, venne servita la cena.

    Dopo mangiato, passarono di mano in mano punch e tè, e in

    seguito, furono accesi anche sigari e pipe. La Compagnia, avvolta

    nelle pellicce, si radunò poi più stretta che poté attorno al

    fuoco.

    Col passare del tempo, però, il brusio generale della

    conversazione cominciò a calare, e i pochi commenti saltuari che

    si sentivano ancora qua e là lasciarono infine spazio al silenzio

    assoluto. Ma dopo un po’, tuttavia, quel silenzio fu rotto

    dall’Impresario con un’improvvisa eruzione di parole che

    sembrarono risvegliare le assopite facoltà mentali dei compagni.

    UNA LEZIONE SUGLI ANIMALI DOMESTICI

    "Una volta, passai un po’ di tempo con una Compagnia in un

    vagone che non era esattamente il posto ideale...".

    Raccontateci, raccontateci!, esclamò la Prima Donna. "Dato

    che dovremo passare qui molte ore, queste storie ci aiuteranno a

    ingannare il tempo!".

    Sentiamo! Sentiamo!, esclamò anche il resto della Compagnia,

    che sembrava apprezzare sempre i discorsi dell’Impresario. Al che,

    l’uomo si alzò e si inchinò con la mano sul cuore, come se stesse

    davanti a un sipario. Poi si sedette di nuovo e cominciò a

    raccontare:

    "Ormai sono passati molti anni – circa dieci, credo. In quel

    periodo ero finalmente riuscito a comporre la prima Compagnia per

    mettere in scena ‘Revelations of Society’ - Le rivelazioni della

    società. Forse alcuni di voi si ricorderanno di questo spettacolo:

    fu proposto per molto tempo in città e in tutto il Paese".

    Lo conosco molto bene, disse il Padre Burbero. "Quando

    recitavo la parte del Ragazzo Principale, interpretai Geoffroi

    D’Almontiere, il cattivone francese, tra i Giovani della Compagnia

    del vecchio George Bucknill, insieme a Evangeline Destrude nel

    ruolo di Lady Margaret Skeffington. Davvero un’opera straordinaria! 

    Mi chiedo spesso come mai nessuno la riproponga,

    perché vale molto ma molto di più delle attuali commediette

    sdolcinate o dei bruciabudella di bassa qualità!".

    Zitto! Zitto!, lo interruppero tutti. Al che, la rabbia di

    chi stava parlando si placò. L’Impresario poi proseguì:

    Quella volta avemmo un’invasione di cani.

    Di che?.

    Come?.

     Di cani?.

    Come ‘quella volta’?.

    Spiegateci meglio!, esclamò la Compagnia. 

    L’Impresario

    cominciò quindi il resoconto:

    "Di cani, e di altre cose. Me è meglio che parta dall’inizio...

    Durante la tournée precedente, avevo messo in scena ‘The Lesson of

    the Cross’ - La lezione della croce - e siccome stavamo facendo

    soldi a palate, pensai che fosse meglio dare un tono morale a

    tutta la faccenda. Per fare questo, scelsi di proposito i membri

    in base alla loro situazione famigliare. Con noi vi era solo gente

    sposata, e non importava quanto le donne fossero vecchie e brutte:

    sapevo infatti che al pubblico, che cercavamo di soddisfare il più

    possibile, sarebbero andate bene, anche se in realtà non mi

    aspettavo che questo potesse accadere veramente. Comunque, fatto

    sta che portarono con loro i propri bambini! Non mi sarebbe

    dispiaciuto se si fosse trattato dei figli maggiori - che ci

    avrebbero fatto comodo per aumentare il pubblico e per cui ero

    pronto a pagare il biglietto – ma purtroppo si erano invece

    portate solo i neonati e i bambini piccoli, che ovviamente avevano

    bisogno di qualcuno che badasse loro tutto il tempo. Non avete

    idea del gran numero di giovani bambinaie e di ragazze provenienti

    dai ricoveri e dalle case di cura che avevamo con noi! Quando mi

    recai alla stazione e vidi il treno che l’Ispettore mi aveva

    indicato, non credetti ai miei occhi: praticamente non vi era

    nessun finestrino da cui non sporgesse un bimbo, mentre il binario

    era pieno di vecchie signore e di bambini urlanti che ridevano,

    piangevano, schioccavano le dita, si strofinavano gli occhi e

    sventolavano fazzoletti da naso! In qualche modo, la folla fuori

    dal treno era venuta a sapere della nostra partenza, ed essendo

    una domenica pomeriggio, la gente continuò ad arrivare numerosa

    per presenziare all’evento. Pertanto, non potei fare altro che

    salire sul mio scompartimento, abbassare la tendina e pregare di

    riuscire a partire in orario.

    Quando giungemmo a Manchester, dove era in programma la prima

    del nostro spettacolo, trovammo di nuovo la solita folla della

    domenica arrivata fin lì per vedere gli attori. Non appena girammo

    la curva dell’Exchange Station, guardai fuori e vidi con piacere

    il pubblico che attendeva con ansia di veder comparire la famosa

    Compagnia di ‘The Lesson of the Cross’, com’era stata ben

    descritta sui manifesti. Scorrendo uno a uno i volti che mi

    apparvero in fila, come quando il vento soffia sopra un campo di

    granoturco, notai in loro uno sguardo di meraviglia, e vidi il

    bianco luccichio dei denti di ogni uomo, donna e bambino

    schiudersi man mano in un largo sorriso. Poi però mi voltai di

    nuovo verso l’interno del vagone... verso quell’orda infernale di

    bambini cullati sulle ginocchia, davanti ai finestrini! Intanto,

    la folla cominciò a salutarci. Aspettai quindi che circondasse i

    bambini e poi me ne sgusciai via di soppiatto in direzione

    dell’albergo.

    Andò così per tutta la tournée... in ogni posto in cui

    arrivavamo o da cui partivamo, vi era la medesima folla: partivamo

    e arrivavamo in mezzo a grida di giubilo! Non mi sarebbe

    dispiaciuto tanto se tutto ciò ci fosse tornato utile

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