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Le Mappe dello Spirito: TECNICHE PRATICHE DI SVILUPPO SPIRITUALE
Le Mappe dello Spirito: TECNICHE PRATICHE DI SVILUPPO SPIRITUALE
Le Mappe dello Spirito: TECNICHE PRATICHE DI SVILUPPO SPIRITUALE
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Le Mappe dello Spirito: TECNICHE PRATICHE DI SVILUPPO SPIRITUALE

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"Soltanto nella propria anima l'uomo può trovare i mezzi che gli schiudono la parola degli iniziati. Egli deve sviluppare in sé certe facoltà fino ad un determinato grado superiore, e allora potranno essergli partecipati i tesori più elevati dello spirito" (R.Steiner)

Spiritualità ed esoterismo: un campo vastissimo sul quale è stato già scritto tanto. Varie tradizioni e innumerevoli scuole che in realtà hanno un sottofondo in comune : la pratica quotidiana, senza la quale l’esoterismo sarebbe solo teoria e filosofia. Ogni esercizio spirituale è come un esperimento scientifico che il praticante può e deve sperimentare , per poi verificare da sé i risultati.

Questo libro è una guida pratica che propone esercizi e tecniche di evoluzione spirituale tratte da diverse scuole e tradizioni, sia occidentali e orientali: antroposofia, alchimia, magia, sciamanesimo, buddhismo tibetano, yoga, quarta via, ermetismo. Tutto rigorosamente in chiave pratica. Il lettore potrà trarre utili spunti, suggerimenti, integrazioni per arricchire la propria pratica interiore, qualunque sia il sentiero che egli ha scelto.

Una “guida turistica” nel magico viaggio spirituale che accompagnerà il lettore nei diversi sentieri che conducono all’unico e supremo obiettivo della realizzazione del Sé.
LanguageItaliano
Release dateSep 24, 2014
ISBN9788869370250
Le Mappe dello Spirito: TECNICHE PRATICHE DI SVILUPPO SPIRITUALE

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    Le Mappe dello Spirito - Hermelinda

    appendici

    Prefazione/Introduzione

    Soltanto nella propria anima l'uomo può trovare i mezzi che gli schiudono la parola degli iniziati. Egli deve sviluppare in sé certe facoltà fino ad un determinato grado superiore, e allora potranno essergli partecipati i tesori più elevati dello spirito (R.Steiner)

    PREFAZIONE

    È con molto piacere che ho offerto ad Hermelinda di far precedere questa sua fatica da una mia breve presentazione. Viviamo in un’epoca in cui abbondano le pubblicazioni su temi di natura esoterica ma sono poche quelle in cui viene dato un chiaro indirizzo pratico e operativo.L’Autrice non è famosa, non appartiene né al mondo accademico ufficiale né al millieu esoterico contemporaneo. Usa un linguaggio semplice, quasi elementare e scolastico ed è apparentemente sincretista; il suo libro, tuttavia, possiede un pregio ineguagliabile e quasi mai riscontrabile in altre pubblicazioni del genere: tutto ciò di cui l’Autrice parla è stato oggetto di diretta sperimentazione da parte sua in ossequio alla massima di Massimo Scaligero (Maestro che è stato fondamentale nella formazione spirituale di Hermelinda): Si può conoscere solo ciò che realmente si sperimenta. Lei ha sperimentato lo Spirito da sempre, fin dalla più tenera età. Lo Spirito è stato sempre al centro della sua vita e ad Esso Hermelinda ha consacrato tutta la sua esistenza. Di conseguenza, nonostante la giovane età, l’Autrice ha accumulato una vasta esperienza in campo Iniziatico. Questa esperienza viene da lei messa a disposizione di coloro che cerchino una risposta alle Tre celebri e fatidiche domande: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Con grande naturalezza e garbata semplicità l’Autrice accompagna per mano i lettori in un viaggio che consentirà loro di conoscere le principali correnti Spirituali del mondo contemporaneo. Hermelinda non prende posizione a favore dell’una o dell’altra corrente ma si limita ad esporre le basi conoscitive e le tecniche di auto-realizzazione delle grandi Scuole Spirituali dell’Oriente e dell’Occidente evidenziando il fil rouge che unisce lo Yoga all’Ermetismo, Castaneda a Bardon, Steiner a Dion Fortune, Gurdjeff a Scaligero. La Tradizione, ci spiega l’Autrice è Una, Unica, Perenne; Essa assume forme diverse nei diversi periodi della evoluzione umana e nei diversi contesti geografici ma la Sua essenza è sempre la medesima e sempre medesimo è il Suo fine: offrire all’Uomo la possibilità di ottenere la propria Re-Integrazione divenendo un Individuo cosciente e libero dai condizionamenti del mondo delle apparenze illusorie. L’Autrice ha dedicato un notevole spazio del suo libro alla figura del mio amatissimo Maestro Massimo Scaligero, vera fiaccola che ha illuminato la mia esistenza. I lettori potranno approfondire eventualmente questi temi e questi autori, o potranno invece rivolgersi ad altri orientatori di cui si parla nel presente libro; Hermelinda rispetta con garbo le inclinazioni e le tendenze dei lettori lasciandoli liberi di scegliere il percorso che più a loro si addice. Questo rispetto della libertà altrui e questa assenza di qualunque dogmatismo ci mostrano come per Hermelinda lo Spirito sia qualcosa di profondamente vissuto e non di meramente enunciato. Per tali motivi ritengo che il suo libro vada letto con grande attenzione e vada tributato all’Autrice un ringraziamento sentito per l’abilità e l’equilibrio con cui è riuscita ad offrire un vasto ed obiettivo panorama a coloro che siano seriamente interessati ad una ricerca interiore.

    Ad Majora!

    Apis

    INTRODUZIONE

    Perché cominciare un cammino spirituale?

    In questo libro riporterò la testimonianza di un percorso spirituale, in base alla mia esperienza personale. Il soggettivo, tuttavia, deve essere trasceso, al fine di ricavare dal cammino alcune coordinate impersonali che possano creare una mappa oggettiva.

    Nell’iter che vi proporrò si sono incrociate diverse tradizioni, a creare un percorso coerente. Ho sempre considerato il percorso spirituale come una scienza, nella quale il dato fondamentale è l’esperienza, nonché la sperimentazione come banco di prova.

    Le tecniche che esporrò sono state tutte sperimentate e testate e sono strettamente connesse tra di loro, per quanto appartenenti ad indirizzi e scuole diverse, sia occidentali che orientali.

    Ho avuto diversi maestri e punti di riferimento. Da Rudolf Steiner e Massimo Scaligero, a Giuliano Kremmerz, per poi arrivare a Carlos Castaneda e Gurdjieff, incontrando nel presente Giammaria, Lama Gangchen Rimpoche e altri maestri. Intendo per maestro colui che ha già compiuto un determinato percorso e quindi può costituire un punto di riferimento come orientamento nella vastissima ed intricata mappa di ricerca.

    Il discepolo, tuttavia, deve diventare in grado di costruire il proprio cammino, perché il vero maestro è dentro di lui.

    Spiegherò con precisione quali sono stati i miei riferimenti e le mie fonti, e in che modo le ho unite. Le tradizioni a cui mi sono collegata sono essenzialmente la tradizione ermetico-alchemica di stampo egizio, la tradizione tolteca e la tradizione indiana-tibetana. Potrebbero sembrare tradizioni eterogenee e distanti tra loro, eppure diversi punti di collegamento, al principio impensabili, le rendono parallele e in certi momenti sovrapponibili.

    D’altra parte, tuttavia, occorre essere prudenti nel fondere tecniche provenienti da scuole e tradizioni diverse, facendosi guidare dal buon senso. Il buon senso, in questo caso, corrisponde alla voce del proprio Maestro interiore, cosa di cui parlerò nel corso di questa trattazione.

    In realtà la Tradizione è Una, ma diverse sono le forme nelle quali essa si è incarnata nel tempo e nello spazio. Si intende per tradizione l’insieme delle conoscenze, asserzioni, intuizioni tramandato per secoli e preservato in un corpus unitario, omogeneo e coerente. Parlare di tradizione in ambito esoterico equivale a evocare un mondo intero, popolato da tutti coloro che nel tempo si sono avvicinati a tali discipline, e costituisce una riserva di potenza infinita ed inesauribile alla quale ognuno di noi può andare ad attingere purchè disponga delle giuste chiavi.

    Dapprima determinate conoscenze, comportamenti, tecniche venivano trasmesse oralmente, da maestro a discepolo, in segretezza. In seguito, con la nascita della scrittura e della stampa determinate conoscenze furono registrate, ma trasmesse con la massima attenzione solamente a discepoli che si fossero rivelati degni; trasmesse cioè in via iniziatica, attraverso precise procedure rituali e giuramenti di segretezza. Certo, al giorno d’oggi esistono diverse mistificazioni e falsificazioni di insegnamenti, nonché profanazioni e distorsioni; eppure persiste in viva forza il filone autentico al quale è possibile attingere nella misura nella quale si è purificati ed evoluti.

    Un’infinita catena di opere, mani, di menti, di intenti, una serie di storie che si intrecciano tra il piano fisico e i piani invisibili: una fiamma invisibile, passata di mano in mano, di epoca in epoca, che spesso è stata indebolita, e che spetta al ricercatore risvegliare e ravvivare dentro e fuori di sé.

    Il concetto di tradizione è strettamente collegato a quello di archetipo, che raccoglie esperienze svariate e diversificate nello spazio e nel tempo ma che, pur nella varietà, garantisce un’immutabile coerenza e continuità.

    Ciò che gli eruditi attribuiscono alla fantasia popolare rivela un’antica chiaroveggenza tramite cui l’uomo antico percepiva la realtà spirituale dietro le apparenze fisiche. Da lì quindi i miti, le fiabe, le leggende che rivelano profonde verità e saggezze. La filosofia greca rivela diversi aspetti della sapienza dei misteri; Platone riferisce che tutta la filosofia dei suoi tempi non era nulla in confronto alla saggezza antica che gli avi avevano ricevuto tramite il contatto con le dimensioni spirituali dell’esistenza.

    Nella fase d’ascesa l’uomo veniva ispirato dai mondi spirituali, inebriato dalla sapienza dei templi che gli rivelava una profonda saggezza dalla quale scaturivano la bellezza, le virtù, le conoscenze; la fase di decadenza ebbe luogo quando si cominciò a sentire che oltre alla spiritualità ordinaria c’era altro.

    La tradizione, e quindi tutto ciò che in campo magico-ermetico è stato pensato, detto, fatto e praticato prima di noi, riveste una notevole importanza in quanto punto di riferimento da considerare con serio rispetto. Questo non vuol dire prendere per oro colato tutto ciò che è stato tramandato, ma piuttosto sviluppare un sano discernimento interiore che ci consenta di attingere ai significati autentici di quanto ci viene comunicato. Non dobbiamo considerare la tradizione come qualcosa di statico e immutabile bensì, al contrario, come un quid di dinamico, vivo, mutevole, nonché plasmabile dall’esperienza personale. Non solo attingiamo dalla tradizione, ma diventiamo creatori all’interno della tradizione stessa.

    Esiste quindi qualcosa come una mente universale complessiva che comprende tutte le forze e le energie provenienti da diverse parti del cosmo, e con la quale è possibile entrare in sintonia, attingendo ad un’enorme sorgente di informazioni.

    Al giorno d’oggi, quindi, potrebbe essere avviata l’innovativa iniziativa di non seguire inmaniera ortodossa un’unica tradizione, in quanto ogni singola tradizione si riferisce ad un determinato contesto storico, cronologico, geografico, e a svariati fattori. Una via spirituale dovrebbe invece essere fluida, mutevole, adattabile ad ogni situazione o contesto di vita. Non quindi una struttura chiusa, ma un sistema anche aperto alle innovazioni. In questo libro si dimostrerà che l’iter operativo di diverse tradizioni rispecchia, in realtà, una struttura comune.

    I mistici e veggenti orientali e occidentali nelle loro opere hanno lasciato numerose descrizioni dello stato trascendente di realizzazione spirituale. Tutte queste descrizioni convergono nel delineare un nuovo stato d’Essere in cui si possiedono nuove facoltà superiori. Esperienze che di per sé è arduo esprimere a parole, se non piuttosto attraverso metafore o simboli, oppure paradossi come i koan orientali.

    Nell’epoca odierna l’umanità attuale comincia a sentire il bisogno pressante di ampliare i suoi orizzonti di coscienza, al fine di trascendere la limitata visione scientifica della conoscenza dell’universo che riduce la terra e l’uomo a stati trascurabili contenuti in un insieme gigantesco. Nonostante i recenti sviluppi ottenuti nella scienza, gli scienziati non hanno ancora una reale conoscenza della vera natura e origine del cosmo. Il mondo che ordinariamente conosciamo potrebbe quindi essere una piccola parte della manifestazione esterna delle forze universali. La visione razionale della scienza è solo un frammento di verità, che erroneamente vuol sembrare l’intera verità, ed è perciò causa della quotidiana sofferenza, quotidiana menzogna, quotidiana realtà umana.

    L’attuale scienza ordinaria non è capace di spiegare perché nell’odierna vita costellata dalle innovazioni tecnologiche, accanto agli episodi di violenza, distruzione, guerre, ci sono milioni di persone che cominciano a correre verso lo yoga o altre vie esoteriche. In un certo senso l’uomo è stato schiacciato dal peso delle sue stesse creazioni. C’è un punto in cui la conoscenza spirituale dovrà necessariamente incontrarsi con la scienza ufficiale. Quest’ultima spesso riceve urti e tagli dinanzi alla realtà insondabile, tanto che l’intelletto analitico è costretto a fermarsi, fino a ricevere il contraccolpo della realtà spirituale. La scienza, cioè, ad un certo punto si trova davanti ad un abisso senza fondo, e chi ha il coraggio di procedere oltre, pur dovendosi spogliare di tutto ciò che ha assunto nel mondo sensoriale, troverà la vera realtà.

    Il progresso deve quindi accompagnare il progresso spirituale, e questo può essere raggiunto attraverso un sistema di discipline che tendano a raggiungere stati più profondi nella coscienza umana, al fine di effettuare trasformazioni radicali nella struttura dell’essere.

    È un tipo di cammino al quale solitamente ci si avvicina in età matura, quando il soggetto ha compiuto diversi generi di esperienze di vita; a quel punto egli comincia ad avvertire che, accanto a tutte le effimere realizzazioni ordinarie, esiste un quid di irrealizzato, la cui mancanza procura una sensazione di indefinita insoddisfazione, che molto spesso sfocia in stati di cupa depressione apparentemente immotivata: la sensazione che questo non sia l’unico vero mondo e che esista qualcosa di più alto della percezione dei sensi e delle cose materiali.

    Oppure l’avvicinamento alla Via avviene in seguito a forti sofferenze esistenziali, perdite, separazioni, quando il forte dolore porta l’individuo ad interrogarsi sul senso della vita.

    Ci sono, tuttavia, alcuni casi meno frequenti in cui si possono avvertire queste sensazioni in giovane età, perfino in periodo adolescenziale. Quest’ultimo è il caso di chi scrive. Quale può essere la spiegazione di un precoce avvicinamento alla Via? Perché avvicinarsi ad un duro sentiero di conoscenza in piena giovinezza, quando la vita ordinaria comincia a regalare gioie, divertimenti, soddisfazioni, divertimenti? Forse perché in qualche modo quel cammino era già cominciato in epoche lontane? E quindi come si potrebbe, del resto, esaurire nell’arco di una sola esistenza le miriadi di concatenazioni causa-effetto?

    Qual è allora lo scopo di ogni via esoterica? Perché un essere umano, ad un certo punto della sua esistenza, si rende conto che la scienza, la religione e le filosofie accademiche non possono dargli le risposte che egli cerca?

    Le tradizioni antiche possedevano profonde conoscenze riguardo l’uomo e il suo destino. Le classiche domande chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo non costituiscono semplice speculazione filosofica, ma lasciano intravedere un preciso percorso che condurrà il ricercatore nel cuore di sé stesso. Sarà nelle più insondabili profondità del suo essere che il ricercatore, diventato discepolo potrà trovare i segreti più nascosti non soltanto dell’umanità ma dell’intero universo. Nel microcosmo verrà ritrovata l’insondabile essenza del macrocosmo.

    Nel mondo odierno così complesso e variegato, la spiritualità si è notevolmente ridotta rimanendo confinata in ciò che ordinariamente si ritiene fantasia. Tale dimensione, dunque, viene in tal modo condotta nei remoti accessi del pensiero più profondo, dove sono racchiuse le memorie ancestrali di passate epoche lontane. Anche il mondo esoterico stesso è all’insegna della complessità; al giorno d’oggi chi si avvicina al cosiddetto spiritualismo incontra migliaia di proposte diverse tra gruppi, associazioni, trattazioni ormai molteplici delle quali l’originalità e autenticità è molto spesso in dubbio. Un pullulare di libri, new age, che spesso più che guidare, potrebbero distrarre e confondere, stordendo con svariati input eterogenei coloro che sono alla ricerca di una via. Arduo, dunque, incontrare un punto di riferimento e un valido orientamento, una lanterna che guidi a cercare le risposte nella propria interiorità più profonda anziché nei molteplici divenire esteriori. Al giorno d’oggi occorre una sintesi efficace di tutte le tradizioni esoteriche, in un percorso che si adatti all’uomo odierno e a quelli che sono i suoi compiti in un contesto di società così modernizzato: proprio in un simile contesto, infatti, l’uomo è portato a sviluppare quanto è a lui possibile per proseguire nella sua evoluzione.

    Qualunque tradizione spirituale si basa sul concetto dell’esistenza di una forza che dirige tutto: il grande Intento universale, che si esprime attraverso gli esseri umani, permeando nel contempo tutto l’esistente; l’intento troverebbe nei ricercatori spirituali, guerrieri di tutti i secoli un canale pulito attraverso il quale fluire. Tutte le scuole spirituali concordano nel sostenere l’esistenza di vere e proprie prove iniziatiche da superare e in tutti i sistemi esoterici lo scopo delineato è quello di raggiungere la libertà totale, che comporta, tra l’altro, il creare in vita un nucleo energetico tale da essere capace di mantenere la coscienza oltre la morte fisica: ciò che in alcune tradizioni viene definito corpo di gloria, prodotto dalla trasformazione del corpo fisico in seguito al fuoco del profondo, traguardo di una vita condotta sulla base di impeccabilità e di costante consapevolezza . Per spiegare, in altri termini, tali concetti così descritti in modalità assunte dalla tradizione ermetica e dal nagualismo toltechi, si potrebbe descrivere tale processo come un portare il fulcro della coscienza ad illuminare l’anima, svincolando la coscienza dal cervello fisico e conferendole dunque una base immateriale. Si tratta di un cammino costituito da molteplici difficoltà ed ostacoli, la maggior parte dei quali sono racchiusi nell’interiorità stessa del ricercatore spirituale e costituiti dall’ego, ossia il complesso di strutture mentali, emotive, istintive condizionate dall’ambiente esterno e da ciò che si ritiene di essere. Le scuole esoteriche, di diversi tempi e diversi luoghi, hanno fornito gli strumenti e le indicazioni per compiere un lavoro spirituale su se stessi, indicando in diverse maniere quale sia la via da seguire. Nonostante certi determinati presupposti siano costanti qualunque sia il tipo di indirizzo spirituale intrapreso, il cammino spirituale presenta particolari varianti che conferiscono ad esso un carattere individuale a seconda del soggetto che lo percorre.

    È da rilevare, comunque, che la via che un odierno ricercatore spirituale ha da percorrere non può essere svincolata dal contesto di vita ordinario, che ne costituisce l’imprescindibile base e ne diventa principale scuola. Ciò che emerge ad esempio dai libri di Carlos Castaneda così come da altri autori di questo campo è che le virtù che un ricercatore spirituale, guerriero per dirla alla Castaneda, sviluppa nella via sono indispensabili per affrontare le vicissitudini della vita ordinaria e farle diventare occasione di sviluppo spirituale e conoscenza di se stessi. C’è da rilevare che la via tolteca, così come descritta da Castaneda, ha molti punti in comune con le tradizioni spirituali orientali come il buddhismo tibetano e con tradizioni spirituali occidentali, come l’ermetismo alchemico così come con altre tradizioni, in virtù delle tecniche utilizzate e del modus operandi.

    Il Grande Arcano consiste nella realizzazione del sé assoluto dell’uomo, il suo vero essere. Ogni epoca umana ha tramandato diverse forme di simbolismo e metodi di insegnamenti occulti. In occidente è stata creata la filosofia dell’Ermetismo, nella quale si trovano molti simboli, formule, misteri. La filosofia esoterica orientale, invece, si distingue per una semplicità di insegnamento, raffigurando una conoscenza diretta dalla Mente cosmica, il Sé supremo, raggiungibile dall’intuizione della mente, dal Sé umano (Atman). Il principio assoluto, sé universale, l’infinito inaccessibile e ineffabile, infatti, non può essere conosciuto tramite la speculazione della mente ordinaria.

    La magia, in senso di sapienza assoluta, ha la chiave di tutto ciò che esiste, ed è depositaria di una pratica filosofica occulta che consente a coloro che la praticano giustamente di penetrare in quel mondo descritto dalle filosofie antiche e dalle religioni simboliche. Il mago che pratica la scienza sacra non apparterrà alla terra e al mondo ordinario se non con il corpo fisico, mentre la propria coscienza troverà la via per cominciare ad insediarsi in un mondo di piena verità.

    L’uomo attuale, allo stato ordinario della sua coscienza, è lontano dalla conoscenza della vera essenza del mondo, in quanto si basa costantemente sulla percezione generata dai suoi sensi fisici. Questi ultimi gli danno una conoscenza limitata della realtà, che è assai più complessa e si estende su svariati livelli di concretizzazione dell’energia. Buona parte del lavoro spirituale consisterà quindi nel sviluppare facoltà percettive latenti, veri e propri organi di senso diversi da quelli fisici. Sono facoltà che tutti gli esseri umani possiedono, a diversi gradi di sviluppo, e che andranno fatte emergere progressivamente attraverso le giuste disposizioni e appropriate tecniche. Steiner parla di mondi spirituali per indicare queste dimensioni dove sono racchiuse le tracce per trovare un senso alla propria esistenza e conoscere i grandi enigmi della vita, in altre parole, le cause di tutto ciò che è.

    La scienza spirituale, in tutte le diverse forme che ha assunto nel corso dei secoli e dei luoghi geografici, non ha mai prescritto nessun dogma, e non ha mai annunciato nessuna fantomatica verità, ma ha solamente mostrato una possibile via. Il ricercatore spirituale dovrà essere provvisto di senso critico, in modo da praticare ciò che egli ritiene opportuno, non prima di averne conosciuto il significato e le cause; in molti casi, tuttavia, cui sarà possibile comprendere il senso di determinate tecniche solo dopo averne sperimentato gli effetti. Tutto questo ricalcherebbe il modus operandi della scienza ufficiale, che andrebbe a verificare ipotesi e a formulare teorie solo dopo accurati esperimenti.

    Il discepolo non dovrà assolutamente pensare di isolarsi dal mondo quotidiano e dai suoi compiti e doveri ordinari, in quanto tale contesto costituirà una fondamentale palestra senza la quale molti aspetti della disciplina spirituale perderebbero senso nonché efficacia.

    Il periodo nel quale vive l’uomo attuale è stato definito da molti esoteristi occidentali di inizi novecento, come Renè Guenon e Julius Evola, l’epoca del Kali Yuga. L’umanità in questa età del ferro avrebbe toccato il fondo della decadenza, dopo aver perso il contatto con la sua autentica origine spirituale che animava i suoi slanci ai tempi della remota età dell’Oro. Ma è proprio in questo attuale contesto oscuro che l’uomo ha maggiori possibilità, perché una volta toccato fondo egli avrà una nuova energia per compiere una risalita; una volta tornato a galla, egli porterà con sé qualcosa di nuovo, di inedito, che solamente dal fondo si poteva trarre.

    Non è da dimenticare che l’esistenza fisica possiede un posto importante nell’evoluzione complessiva dell’umanità, perché il fatto che si possegga un corpo fisico consente di compiere attraverso esso determinate esperienze terrene che sarebbe impossibile compiere in altro modo.

    Nella filosofia occidentale ci sono alcune correnti di pensiero gnoseologiche che affrontano il problema dell’impotenza di fronte al criterio di vero e falso; alcune filosofie si adoperano alla ricerca del vero ma finiscono per arrivare al contrario. Questo è perché la filosofia produce un’astrazione che porta spesso a distaccarsi dalla realtà.

    Ciò che si agita in innumerevoli anime umane, generando svariate forme di indefiniti aneliti ed irrazionali tormenti subconsci, tuttavia, è il sintomo della mancanza di contatto con il proprio vero essere e con le autentiche fonti spirituali dell’esistenza.

    Spesso si associa l’idea di spirituale a una dimensione fantastica, immaginaria, dove menti fragili desidererebbero evadere, magari per sfuggire ai problemi e alle difficoltà della vita odierna. Questo è un grave errore di attribuzione, che ignora quali siano le reali dinamiche di una ricerca che riguarda chiunque, pur in forme e modalità diverse.

    È possibile affermare che gli uomini attuali hanno quasi timore di conoscere se stessi, perché alcune forze subconscie tendono a reprimere tutto ciò che agisce nelle profondità. L’uomo, infatti, ha angoscia di se stesso, della sua vastità e delle sue inesplorate profondità.

    Occorre dunque cominciare a concepire quanto la civiltà moderna sia diventata una civiltà del sogno, e quanto sia necessario un risveglio. Ma, come vedremo più avanti, il vero problema non è accorgersi che il mondo è un sogno, ma cominciare a fare qualcosa per svegliarsi.

    Bisogna essere profondamente convinti di volersi risvegliare.

    Nella realtà ordinaria l’essere umano vive sottoposto alle leggi spazio-temporali, ma non riesce ad esistere in nessun modo con la totalità del proprio essere. Il padroneggiamento del mondo ha sviluppato una forma oggettiva di conoscenza che nel contempo, tuttavia, costituisce il velo che cela all’uomo la sua vera realtà. L’uomo ha colto il frutto dell’albero della conoscenza e viene cacciato dal paradiso nel momento in cui la sua consapevolezza comincia a fissare oggettivamente se stessa e il mondo, venendo privata della saldezza dell’inconsapevole unità della vita divina. Il percepire e il pensare attraverso la coscienza oggettiva vincolata all’io estromette la coscienza dalla grande unità. Ma l’essenza profonda rimane inevitabilmente connessa a questa unità, e ne trae costante vitalità. Le filosofie orientali dell’Advaita Vedanta e del Samkhya ritengono che la realtà spazio-temporale che cade sotto i nostri cinque sensi non sia la vera realtà, ma occultamento e velo di quella autentica, e quindi illusione, Maya. L’io diventa il principio dell’oggetto che pone la conoscenza al livello della consapevolezza dell’identità, e a cui viene ancorata la realtà. Di qui la contrapposizione tra la nostra consapevolezza ordinaria ancorata all’io, e d’altra parte la nostra motivazione soprannaturale, ancorata alla realtà autentica dell’Essere. Questa è quindi la tensione maggiore che anima la nostra esistenza. L’essere umano vive nella follia di ritenersi all’apice del suo sviluppo, mentre come io indipendente padroneggia autonomamente il mondo percepito come oggetto, quando invece in tal modo è assai lontano dalla verità della vita. La separazione dell’io dall’unità dell’Essere genera quelle sensazioni di dolore, angoscia, vuoto indefinito, paura, e questo può essere considerato l’inizio del ribaltamento. Il significato autentico dell’esistenza quindi non può che essere il manifestare l’unità dell’Essere nel contesto della nostra esistenza individuale e finita. Quando si dice Essere si tenderebbe erroneamente a pensare al prodotto di una speculazione filosofica metafisica, oppure ad un credo religioso. In realtà l’Essere è da considerare come uno stato di coscienza, una vera e propria esperienza collocata in un’altra dimensione qualitativa e sostanziale, assai diversa dalla coscienza oggettiva razionale. Affinché sia possibile raggiungere questo stato d’Essere sarà necessario ribaltare, trasformare e rinnovare completamente la propria coscienza. L’Altra Realtà comincerà a manifestarsi, inizialmente con piccoli segni, che verranno via via percepiti maggiormente man mano che si comincerà a dar ad essi valore e significato.

    L’inizio del cammino consisterà nel prendere atto di quanto sia limitata la nostra abituale concezione dell’esistenza, e di quanto sia grande l’immaturità in cui ordinariamente siamo immersi.

    Sarà andando avanti nella ricerca che l’uomo scoprirà progressivamente che il suo vero essere ha natura soprasensibile, e che nelle proprie profondità risiede qualcosa di prezioso che potrà conferire reale armonia, sicurezza, saldezza interiore nei confronti degli innumerevoli ostacoli dell’esistenza.

    La conoscenza spirituale si differenzia dalla conoscenza comune in quanto la prima comincia proprio là dove termina la seconda; la prima ci condurrà oltre i confini della nascita e della morte, mentre invece la conoscenza scientifica rivela la sua sostanziale incapacità di fornire reali risposte in merito a questi grandi enigmi.

    Sarà quindi la scienza spirituale ad essere profondamente connessa con un autentico progresso della civiltà umana.

    Una reale scienza spirituale, che sia lontana da ogni forma di sensazionalismo ed esibizionismo, non comunica all’umanità qualcosa ad essa sconosciuto, bensì va a contattare ciò che risiede nelle profondità inesplorate della sua coscienza, adottando un linguaggio che va dritto al cuore e alle sue aspirazioni più nascoste, a ciò che ogni essere umano anela più intensamente.

    È evidente l’antitesi tra la natura fisica, che crea allo stesso modo di come distrugge e trasforma, e la dimensione animica, che schizza via ad ogni addormentarsi ed è strettamente connessa alla corporeità, fino a scomparire apparentemente quando il corpo fisico cessa di vivere.

    La natura ha creato un uomo che obbedisce solo ai sensi, e poi lo ha abbandonato a se stesso, non potendo condurlo ad una perfezione maggiore di quella corrispondente alla propria indole. La scienza naturale si ferma di fronte a questa antitesi, mentre la filosofia con il suo speculare intellettuale fa lavorare il pensiero senza che però esso si possa tradurre in una conoscenza diretta ed effettiva. È talmente riduttivo credere che in tutto ciò che si muove nei mari, nello scorrere dei fiumi, nell’adunarsi delle nubi, nel calare della nebbia, nello spirare del vento sia contenuto solamente ciò che i fisici e i chimici hanno scoperto.

    La scienza esatta osserva tutti gli oggetti del mondo allo stesso modo in cui un bambino di tre anni prende in mano un libro e osserva le lettere alfabetiche, senza però saper leggere. Come fare allora per imparare a leggere il mondo e, soprattutto, l’uomo?

    La realtà che percepiscono i nostri sensi fisici costituisce una ridotta parte di ciò che realmente esiste, e per poter esplorare ciò che ci è ignoto esiste un solo mezzo: immergersi nelle profondità della propria coscienza, al fine di scoprire cosa in noi si pone come velo tra la nostra percezione e il mondo esterno.

    Esiste cioè una maniera attraverso la quale il pensiero riesce a penetrare profondamente nell’essere della realtà, e la disciplina spirituale offre determinati mezzi e strumenti a tale scopo. Una volta che avrà inizio questa esplorazione, tuttavia, si aprirà una lunghissima strada da percorrere, che ci condurrà non solo nelle profondità del nostro essere ma in quelle dell’universo infinito.

    Nell’iniziato si manifesteranno le stesse forze spirituali che esistono anche nell’uomo ordinario, ma che solo nel primo avranno modo di manifestarsi, diventando verità rivelata.

    Non a caso gli alchimisti infatti affermavano che dove cessa la natura, deve subentrare l’arte. Questo significa che al suo perfezionamento l’uomo deve provvedere da sé, risvegliando dentro di sé il Dio che si cela in lui.

    Gli antichi sostenevano che l’uomo è un microcosmo, in quanto egli cela nel proprio essere tutti i segreti e i misteri del macrocosmo. La conoscenza di sé diventerà così la porta alla conoscenza dell’universo. L’aspirazione dell’iniziato è di pervenire alla coscienza totale dell’essere unico, espandendo la sua coscienza fino a percepire tutti gli aspetti dell’Essere universale, fino a poterli dominare. È così che l’iniziato diventerà un uomo completo. Il prezzo sarà la sua trasformazione totale.

    Una volta sognai di essere in un’isola posta in mezzo al grande oceano. Solo alcuni anni dopo ho potuto comprendere il significato di quel sogno simbolico. Gli esseri umani, immersi nel loro stato di coscienza ordinario, si trovano in un’isola, credendo che sia l’unico paese esistente nell’universo. Ignora che oltre l’oceano esistono altre terre, altri paesi, altri esseri. Questa è la situazione dell’uomo ordinario, che ritiene che la realtà quotidiana che cade sotto i suoi cinque sensi sia l’unica esistente, ignorando che esistono altri stati di coscienza, altre dimensioni oltre quella realtà. Dietro le quinte dell’esistenza ordinaria esiste l’ignoto ineffabile, e durante il cammino di conoscenza l’iniziato riceverà improvvise e inaspettate rivelazioni di questo mistero, di una forza che governa tutto ciò che esiste, e che costituisce tutti gli esseri, come luminosa sorgente di energia rigenerante. Man mano che si procederà nel sentiero, si intuiranno i modi per entrare in contatto con questa forza, attingendo ad essa ed impiegandola nella propria coscienza. È quello che Castaneda definiva seguire i comandi dello spirito e spostare il punto di unione nella posizione dell’intento

    Man mano che procedevo nelle pratiche spirituali, cominciava ad apparirmi sempre più chiaro che al di là della conoscenza ordinaria, esiste un sapere superiore, al quale corrisponde una tradizione unica che in varie forme di espressione si può ritrovare nelle tradizioni di tutti i popoli, nei miti, nei riti, nei simboli sacri. Una vera e propria scienza che pur non avendo riscontro in fenomeni esteriori e misurabili secondo i canoni della scienza ufficiale, presenta nondimeno caratteri di oggettività e di rigorosità, in quanto produce esperienze che appartengono ad una realtà sottile. È possibile affermare che quest’ultima è formata da una serie di forze che costituiscono cause delle quali gli effetti sono ciò che ordinariamente viviamo e percepiamo. Ogni uomo porta nelle profondità della sua anima il ricordo ancestrale di un passato fatto di magia, che costituisce ciò che è l’autentica radice della vita umana. Più che di un conoscere, quindi, si tratta di un graduale risvegliarsi: riscoprire ciò che l’ordinaria vita materiale ha apparentemente rimosso, e che persiste nella propria interiorità sotto forma di un’indefinita eco lontana e distante. Avvicinarsi a un tale sapere significa dunque poter far luce sull’origine dei grandi interrogativi dell’essere e del divenire umani. Per raggiungere le vette della conoscenza iniziatica sarà quindi necessario seguire una dura disciplina, lavorando energicamente su se stessi. L’uomo odierno, essendo completamente immerso nella civiltà esteriore, incontra serie difficoltà. Se però il discepolo ha una seria ed autentica aspirazione alla Verità e alla conoscenza, non sarà lasciato da solo.

    L’iter iniziatico è formato da diversi gradi di esperienza, ai quali corrisponderà un diverso modo di percepire la realtà, prodotto da un sostanziale cambiamento di stato: un cambiamento nella propria natura interiore profonda. La conoscenza esoterica presuppone quindi la trasformazione di un modo di essere in un altro. Ciò che ha reale importanza ai fini della conoscenza superiore è quindi il mutare della propria struttura più profonda. Ecco perché ad un determinato momento del cammino sarà necessaria la forza di mettere da parte tutto, di staccarsi da tutto. Il conoscere sarà strettamente collegato all’essere; il gradino più alto di questo processo sarà la realizzazione dell’oggetto nell’io e dell’io nell’oggetto. Quello che gli orientali definiscono Samadhi.

    Nel corso del cammino esoterico non agirà solo il ricercatore, ma anche altre forze che egli stesso richiamerà. Si diventerà un magnete che via via attirerà forze necessarie per proseguire nello sviluppo. Se l’aspirazione alla conoscenza sarà sincera, non si sarà mai lasciati da solo.

    Gli esercizi proposti in questo libro sono stati provati e sperimentati e seguono un’interiore logica. Si potrà procedere nella pratica alternando i vari esercizi o praticandoli per cicli. Il discepolo saprà di quali esercizi lui abbia bisogno, e quali esercizi siano più necessari e adatti a lui. Ciò che qui viene proposto sono itinerari di pratica che non sono fissi e statici, ma suscettibili di modifica. Alcuni esercizi sembrano diversi dagli altri, eppure hanno una compatibilità e complementarità tra loro. Si completano, si potenziano. Ciò che ha più importanza è la costanza. Non si potranno ottenere risultati se si praticheranno gli esercizi una volta a settimana. La pratica costante contribuirà inoltre a rafforzare la volontà, requisito fondamentale in ogni cammino spirituale.

    È importante sottolineare che le idee esoteriche che non sono prese in maniera pratica diventano pura filosofia, semplice ginnastica intellettuale che non può portare in nessun luogo.

    "Il sentiero occulto non è tanto un oggetto di studio, quanto invece una via di vita (Dion Fortune, Sane occultism")

    Capitolo 1 - La preparazione occulta

    Il discepolo che si avvicina alla via esoterica deve innanzitutto adottare uno stile di vita all’insegna dell’equilibrio, della salute e dell’armonia. Una dieta alimentare equilibrata e proporzionata rispetto al tipo di occupazione ordinaria svolta. Ritengo che certi regimi alimentari prescritti da un alcuni tipi di vie ascetiche possano procurare gravi squilibri anziché far raggiungere un’illuminazione spirituale (magari in tal caso sarà comunque possibile raggiungere un altro tipo di illuminazione, quella che si ha in procinto dello svenimento…). Sono altresì contraria a quei regimi di tipo vegetariano radicale (in particolare quello vegano nel quale è prevista l’abolizione anche di tutti i tipi di prodotti animali). Un equilibrato regime vegetariano senza carne rossa, ma con l’assunzione non eccessiva di uova e latticini, e l’assunzione occasionale di pesce, sarebbe l’ideale. In particolare, la dieta dovrebbe prediligere abbondanti verdure e frutta, frequenti dosi di cereali preferibilmente integrali, legumi. È opportuno preferire alimenti il meno possibile elaborati, crudi (mangiare crudo, secco e duro) o cotti al minimo, per preservarne le proprietà vitali. Il cibo infatti non andrà a nutrire soltanto il veicolo fisico, garantendogli un apporto in termini di calorie, carboidrati, proteine e lipidi, bensì anche veicoli più sottili. Gli alimenti, infatti, contengono una quantità variabile di prana, la stessa invisibile energia vitale che permea l’aria che respiriamo.

    Per un certo periodo di tempo sarà opportuno evitare la carne, la quale veicola forze che agiscono sul veicolo astrale umano creando squilibri e interferenze, così come il vino e l’alcool che creano nel sangue un antagonista dell’io.

    Il discepolo dovrebbe dormire per una quantità d’ore corrispondente al suo fabbisogno soggettivo di sonno; in

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