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Energy manager: Una professione vincente al servizio di imprese ed enti pubblici
Energy manager: Una professione vincente al servizio di imprese ed enti pubblici
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Energy manager: Una professione vincente al servizio di imprese ed enti pubblici

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About this ebook

Il primo libro in Italia che risponde alle domande dell'Energy manager

nominato:

- E adesso, cosa devo fare?

- E, soprattutto, come devo farlo?

Scritto dal coordinatore del Polo Fotovoltaico della Sicilia questo libro è il primo in Italia a presentare le soluzioni tecnologiche e manageriali per fare realmente efficienza energetica all'interno delle imprese e delle Pubbliche amministrazioni.

Il libro -- che ha la prefazione di Antonio Tombolini -- presenta in modo critico e storicizzato lo stato e la vicenda dell'energy management in Italia, raccontandone la vicenda e delineando in modo chiaro una strategia efficace per consentire agli Energy manager di fare della loro professione un'attività manageriale -- e non più meramente tecnica -- centrale al successo delle loro organizzazioni.
LanguageItaliano
Release dateDec 18, 2012
ISBN9788867554058
Energy manager: Una professione vincente al servizio di imprese ed enti pubblici

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    Book preview

    Energy manager - Mario Pagliaro

    italiano

    Prefazione

    Che senso ha, per un ricercatore scienziato e tecnologo come Mario Pagliaro, pubblicare questo suo libro con un editore atipico come Simplicissimus Book Farm?

    E d’altra parte: che senso ha, per un editore digitale come Simplicissimus Book Farm, pubblicare un libro tecnico-scientifico come questo?

    Lascio naturalmente all’Autore l’onere della risposta alla prima domanda: risposta che tuttavia mi par di capire matureremo insieme sperimentandoci, a partire da questo libro, anche in altre prossime pubblicazioni.

    Provo invece a dare la mia risposta al secondo quesito, che riguarda direttamente l’identità e le scelte dell’Azienda che ho avuto la fortuna di fondare e che ho l’onore oggi di guidare e dirigere.

    Ebbene: alla base dell’entusiasmo con cui ho aderito alla proposta di Mario Pagliaro di pubblicare questo suo libro c’è una visione, se si vuole un credo. Non solo e non tanto sul futuro dell’editoria (non v’è ormai chi non veda che il cambiamento di paradigma è ormai in atto: digitale prima e innanzitutto, carta stampata poi ed eventualmente); quanto invece sulle possibilità che la transizione al digitale del sapere dischiude per tutti noi.

    Qui c’è in ballo molto più di una semplice evoluzione tecnica, molto più del (pur gigantesco) impatto sui mercati che il passaggio dalla carta stampata alla carta elettronica comporta e comporterà sempre più.

    Viviamo nell’epoca del dominio della Tecnica, e in senso (sia consentito un rinvio al pensiero filosofico in un contesto tecnico-scientifico come questo) propriamente e radicalmente heideggeriano: un dominio tale per cui è la Tecnica, con la sua fame di evoluzione, a usare ormai la Scienza come suo strumento, e non viceversa, come troppo spesso e troppo ingenuamente si crede: è la Tecnica a usare la Scienza per dischiudere a se stessa e al suo dominio sempre nuovi àmbiti dell’ente cui applicarsi.

    Al cospetto di questo, che è un fatto, e che è l’essenza stessa della nostra epoca, si divaricano gli atteggiamenti, in una pericolosa forma di schizofrenia collettiva.

    Da un lato l’Umanista reagirà nei modi di una nostalgia conservatrice, illudendosi di poter contrastare il dominio della Tecnica e così le sue minacce. E questo soprattutto ora, nel momento in cui, con la digitalizzazione del sapere, la Tecnica sembra voler ormai invadere anche il santuario più sacro alla cultura umanistica: il Libro! Dall’altro il Tecno-Fanatico tenderà invece a farsi sacerdote e interprete esclusivo di questa evoluzione, immaginando un futuro in cui, ad esempio, una cosa come il Libro possa anche cedere il passo a nuove, più rapide, più istantanee, più facili, più brevi, forme del sapere.

    Ebbene, frequentare il luogo del pericolo (la transizione al digitale del sapere), abitando questo luogo con mente aperta e pronta all’ascolto delle possibilità che dischiude, è forse l’unico atteggiamento all’altezza di una possibile salvezza da questa drammatica schizofrenia.

    Il Tecno-Fanatico infatti dimentica che la radice della Tecnica è umanistica, è τέχνη in quanto espressione della capacità creativa dell’uomo, sia essa arte o scienza, tecnologia o produzione, matematica o poesia. E che anzi nella sua essenza originaria è più di ogni altra cosa poesia, poièsis, in ogni sua forma.

    Per converso l’Umanista nostalgico è dimentico dell’autentico umanista, che sapeva di lettere così come d’arte e di scienza, mèmore dell’essenziale unità molteplice di τέχνη.

    E allora: la Tecnica reca senza dubbio con sé il pericolo del definitivo oblio dell’arte, delle lettere, della molteplicità delle forme del sapere umano. Ma proprio per questo è lì che l’Umanista autentico dovrà abitare, installandosi in seno al dominio della Tecnica perché in essa possa ancora manifestarsi il sapere rammemorante e unificante della τέχνη.

    Simplicissimus Book Farm vuol dare la sua testimonianza in questa direzione, e trova peculiarmente significativo farlo anche con questo libro di Mario Pagliaro: un libro tutto tecnico (e peraltro necessario, vòlto com’è a colmare una vera e propria lacuna editoriale nel settore dell’Energy Management) scritto da un autore che, come pochi in Italia, può costituire un esempio vivente di Umanista autentico: uno scienziato non dimentico delle radici umanistiche di quel sapere, e un umanista conscio delle possibilità che - al di là dei pericoli che comporta - la Tecnica e la Scienza possono dischiudere a vantaggio di un’esistenza e di un mondo più belli e più buoni.

    Loreto, 18 dicembre 2012

    Antonio Tombolini

    antonio@simplicissimus.it

    Introduzione

    Da tempo, in Italia, è obbligatoria (Legge 10/91, art. 19) la nomina dell’Energy Manager, ovvero del Responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia per tutte le organizzazioni produttive, incluse quelle del settore civile, del terziario e dei trasporti, con consumi energetici annui superiori a 1.000 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio).

    A fine 2011 gli Energy manager nominati erano circa 2.600, a cui si aggiungono circa 3mila persone che svolgono tale ruolo in imprese che non hanno l`obbligo di legge (Fonte: Fire, 2011).

    Il numero crescerà ancora perché devono procedere alla nomina numerosi Comuni, molte Aziende sanitarie e altri Enti pubblici, finora largamente inadempienti.

    Ad esempio, i Comuni con consumi superiori ai 1000 TEP annuali sono quelli oltre la soglia dei 15.000 abitanti, che in Italia sono 1.064. A fine 2011, però, gli Energy manager nominati nei Comuni italiani erano 127, pari al 12% del dovuto.

    ****

    La legge non prevede ancora l`obbligo di formazione per gli Energy manager nominati, anche se è ovvio che si tratta di competenze nuove, in larga parte da formare. Così, nel corso degli ultimi dieci anni è nata una nuova offerta formativa: all’inizio essenzialmente da parte dell’Enea (in collaborazione con la Federazione per l’uso razionale dell’energia) i cui corsi sono stati frequentati da oltre 2680 persone; e poi da parte di numerose società private, fra cui una i cui corsi basati sulla formazione a distanza sono stati frequentati da oltre 800 persone.

    Tuttavia, nonostante il successo di tali corsi testimoniato dalle cifre viste in alto, ad oggi non esiste in Italia un testo che offra agli Energy manager uno sguardo di insieme sulle soluzioni tecnologiche e manageriali per fare efficienza energetica nelle organizzazioni produttive.

    L’unico testo in italiano è il recente  Energy manager (Gruppo Sole 24 Ore, 2011), un libro che tratta l’argomento essenzialmente dal punto di vista giuridico. Dunque, non esiste ancora un libro in italiano che risponda alle domande tipiche dell`Energy manager nominato:

    -  E adesso, cosa devo fare?

    -  E come devo farlo?

    ****

    Noi riteniamo che con l’esplosione dei prezzi dell’energia, e la concomitante crisi finanziaria che impone a imprese ed Enti pubblici di tagliare i costi in modo strutturale, siano migliaia in tutta Italia le aziende e gli Enti pubblici alla ricerca di professionisti dotati di competenze operative capaci di fare efficienza energetica.

    Nel binomio Energy manager, però, è il secondo termine quello che è stato trascurato. I corsi spesso si focalizzano sugli aspetti tecnici dell’efficienza energetica: come produrre e utilizzare calore, elettricità e fresco in modo efficiente. Con qualche nozione sulle tecnologie per utilizzare le fonti di energia rinnovabile, e in particolare l’energia solare.

    Il focus della formazione, invece, deve essere sul secondo termine del binomio. Quella di Energy manager, infatti, è una professione manageriale in cui a fare la differenza sono le abilità comunicative, relazionali e organizzative.

    Sono queste infatti a rivelarsi poi cruciali nel convincere il management aziendale ad investire in efficienza energetica ed energia solare; e a mobilitare il personale coinvolgendo i singoli in un processo che deve essere di miglioramento continuo.

    E’ stata la diffusa carenza di queste competenze manageriali -- e non la carenza di sanzioni, che pure mai sono state comminate -- a determinare il sostanziale fallimento della Legge 10.

    La recente indagine demoscopica realizzata da Ispo nel 2012 lo conferma: imprenditori e manager -- che per il denaro lavorano, e che sul denaro sono valutati -- non chiedono altro che di sapere come possono essere adottate in modo redditizio le tecnologie dell’efficienza energetica e quelle dell’energia solare all’interno delle loro imprese.

    ****

    La professione di Energy manager non è, dunque, quella di un generico futuro. Ma quella quella di un presente, critico e sfidante, nel quale lavorare al servizio dello sviluppo economico e del risanamento ambientale del nostro Paese.

    Una professione entusiasmante che ha bisogno di visione e attitudine alla pratica; di semplicità e di competenze tecniche avanzate; di efficacia nella comunicazione e di continuo aggiornamento.

    Lì fuori c’è un enorme giacimento di ricchezza, fatto di petrolio, carbone e gas naturale e di fotoni che piovono dal cielo e che vengono, tutti, letteralmente buttati via a causa dell’uso di tecnologie obsolete; e, ad un livello ancora più fondamentale, a causa della mancanza di informazione e conoscenza.

    Sei capitoli scritti in stile sintetico e con l’uso sistematico di immagini e dati di alcuni dei più rilevanti casi concreti di efficientamento realizzati in Italia; e con interviste e punti di vista delle persone che li hanno realizzati o che ne hanno beneficiato.

    In questo modo, questo libro intende dare un contributo utile a colmare questa carenza editoriale. L’uso dei link ipertestuali, reso possibile dalla sua natura di ebook, migliora ulteriormente l’accesso alla conoscenza dell’efficienza energetica in azione: con la possibilità per il lettore di approfondire tutti quei casi più vicini alle proprie specifiche esigenze.

    Un ebook è, fra l’altro, un modo nuovo di veicolare la conoscenza che abbatte i costi di produzione e trasporto del libro tradizionale. Le nuove tecnologie basate sull’inchiostro elettronico ormai ne rendono la lettura altrettanto piacevole che quella dei libri tradizionali. Ma con un vantaggio cruciale relativo proprio alla letteratura scientifica: la natura ipertestuale del testo che rende molto più potente lo studio attraverso l’ebook.

    Naturalmente, sono benvenute le osservazioni dei lettori, che rimandiamo al nostro sito web (www.qualitas1998.net) dove è gratuitamente accessibile un’ampia selezione di articoli e interventi di alcuni dei maggiori esperti italiani di energia solare ed efficienza nella produzione e nell’uso dell’energia.

    Mario Pagliaro

    Palermo, Novembre 2012

    CAPITOLO 1

    Professione: Energy manager

    1.1 Energy manager: Una professione vincente?

    L’Osservatorio Energy Management è un progetto di ricerca e monitoraggio avviato nel 2010 dalla società di consulenza Strategic Management Partners in partnership con il Gruppo 24 Ore. Secondo i risultati presentati nel marzo del 2012 relativi ad un’indagine sulla professione curata dall’Osservatorio, quella di Energy manager sarebbe una professione in crescita.

    «Figura in crescita?

    «In effetti da quando svolgo questo ruolo sono ingrassato un bel po'…».

    Non la pensa evidentemente così l’Energy manager della Ausl di Rimini, Paolo Bianco, commentando su Linkedin -- nel Gruppo di discussione "Efficienza Energetica e utilizzo razionale dell'energia" -- i risultati dello studio in questione, condotto tramite 100 interviste a Energy manager di altrettante grandi aziende italiane, scelte in modo da essere rappresentative di tutte le realtà del Paese con una spesa energetica significativa.

    Il quadro che esce dalle risposte è sconfortante: nella metà dei casi chi ricopre questo ruolo sempre più strategico non ha un inquadramento manageriale elevato.

    I piani energetici aziendali non arrivano ai top manager e restano confinati al ruolo di documenti tecnici; però, poi, nel 60% dei casi le decisioni sui temi dell’efficienza energetica vengono prese dai vertici senza consultare gli stessi Energy manager.

    Nel settore industriale gli Energy manager esistono da oltre dieci anni e in più di otto casi su dieci è in atto un piano energetico. Il terziario invece è partito in ritardo ed ha dato molta importanza soprattutto al contenimento dei consumi e al miglioramento dell’efficienza degli edifici.

    La Pubblica amministrazione, infine, è ultima, e qui anche dopo aver svolto l’analisi energetica la pianificazione degli interventi non riesce a passare alla realizzazione delle azioni previste (solo nel 43% dei casi è stato fatto davvero qualcosa, contro il 66 e 67% di industria e terziario).

    La maggior parte degli Energy manager intervistati (il 53%), afferma che il tempo di ritorno economico dell’investimento è stato molto breve, appena 2 anni, mentre l’investimento è stato finanziato dall’azienda direttamente con risorse proprie. Chi ha modificato gli impianti lo ha fatto soprattutto con l’introduzione di inverter o il miglioramento dell’efficienza di pompe e motori; mentre per gli edifici sono stati migliorati soprattutto gli impianti di riscaldamento.

    Eppure l’Italia dipende per l’85% dall’estero per l’approvvigionamento di energia primaria e per elettricità e gas le imprese italiane pagano mediamente di più rispetto ai competitor europei (Eurostat 2010 riporta 12,55 centesimi di euro al kWh per elettricità, contro i poco più di 6 della Francia). Inoltre, il peso dell’energia come fattore di produzione gravante sul sistema produttivo nazionale (la crescita del prezzo dell’energia elettrica e del prezzo del gas in rapporto al Prodotto interno lordo, è da tempo in crescita; con un’impennata nel 2009, quando il PIL è sceso del 5,2%.

    Figura 1.1 Per valutare il peso dell’energia come fattore di produzione gravante sul sistema produttivo nazionale si valuta la crescita del prezzo dell’energia elettrica (eurocent/kWh) e del prezzo del gas (eurocent/m³) sul PIL nazionale (Fonte: AEEG, 2012).

    Eppure, il ruolo degli Energy manager all’interno delle aziende continua a restare secondario; è quasi inesistente all’interno delle Pubbliche amministrazioni ed è difficile lavorare come consulenti energetici per le PMI italiane, pure colpite dalle bollette più care di Europa.

    Un evidente paradosso cha ha una sola spiegazione. I tecnici, generalmente, non sono capaci di comunicare. Né con i manager; né all’esterno dell’azienda con i vari portatori di interesse nella vita aziendale. E, quindi, non convincono né il management aziendale né il sistema finanziario che potrebbe supportare le azioni di miglioramento dell’efficienza energetica. Chi sa comunicare l’efficienza energetica, però, è sommerso dal lavoro.

    Ora, come spiega il prosieguo di questo libro, pochi altri lavori al pari di quello di Energy manager possono far fare tanti soldi -- e così rapidamente -- alle aziende e alle amministrazioni pubbliche italiane. La gran parte delle organizzazioni produttive italiane infatti, semplicemente, non gestisce affatto l’energia. Ma le considera come una tassa ineludibile. Dunque, riceve le bollette di elettricità e combustibile, e le paga.

    E siccome, quasi inesorabilmente, l’importo del costo unitario dell’energia cresce anno dopo anno, i consumi energetici che continuano a non essere oggetto di attività manageriale si traducono nel costante aumento dei costi visto sopra.

    Al contrario, gli sprechi di energia sono talmente elevati e frequenti, che pochi accorgimenti manageriali possono tradursi in una riduzione delle bollette di oltre il 5% senza intervenire in alcun modo sugli impianti. Mentre, con una gestione sistematica e l’allocazione delle relative risorse finanziarie e -- soprattutto -- investendo sulla formazione di nuovi Energy manager, i risparmi possono in pochi anni superare il 50% e ripagare rapidamente gli

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