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Evok
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Ebook340 pages5 hours

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About this ebook

Come reagiresti, se in un giorno qualunque della tua vita, venissi a scoprire che l'intero universo cospira contro di te?

L'essere a conoscenza di un'informazione tanto segreta quanto inquietante può voler significare soltanto una cosa, l'Organizzazione ha bussato alla tua porta.

Questo è ciò che si troveranno ad affrontare Eros e Max, due ragazzi cresciuti in un tranquillo paesino di provincia e che una profonda amicizia lega fin dall'infanzia.

La loro normalissima esistenza, fatta di sogni e progetti per il futuro,

subirà una brusca virata che li porrà di fronte alle crude realtà occultate

da questo mondo.

Osserveranno entità misteriose confrontarsi con una tecnologia distruttiva e senz'anima, ritrovandosi avvolti tra le spire di un destino a cui solo

uno dei due è indissolubilmente legato.

Quali prove dovrà sopportare la loro amicizia e fino a dove l'uno seguirà l'altro?
LanguageItaliano
Release dateDec 23, 2014
ISBN9788891168917
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    Evok - Aron Da Ravecca

    arrivati.

    Dentro l'Organizzazione

    Si diressero così verso l'uscita di quello strano edificio, ed inevitabilmente passarono di fronte alla sala in cui Eros era stato legato per ore. Un brivido gli percorse la schiena, non poteva ancora credere di essere stato lui l'artefice del volo acrobatico del dottore e della guardia, ma quello che gli importava era che lo pensassero loro in modo da poter raggiungere Max.

    Attraversarono l'ennesimo corridoio bianco e finalmente arrivarono all'uscita, varcandola, il ragazzo si guardò velocemente intorno nel tentativo di capire dove si trovasse. D'improvviso un rumore lo fece voltare. L'edificio da cui erano appena usciti incominciò a rimpicciolirsi, sempre di più, assumendo una forma modulare. Il tutto si compattò in un parallelepipedo dalle fattezze di container, con tanto di ruggine.

    — Quella serve per mimetizzarci durante il viaggio. — specificò Sara osservando l'espressione attonita del giovane.

    Mimetizzarsi da chi? si domandò all'istante, ma ogni minuto passato dopo il suo rapimento era un susseguirsi di stranezze. Eros si sentiva ubriaco da tutte quelle informazioni al limite della ragionevolezza, il suo cervello cercava di elaborarle, ma il tutto accadeva troppo velocemente.

    Salirono sul quel parallelepipedo arrugginito, che internamente si mostrava bianco ed asettico come i locali visti in precedenza, ed accomodati nei candidi divani partirono. Sara chiese al nuovo arrivato di riposarsi un po', avrebbe dovuto presentarsi alla base lucido e nel pieno delle forze.

    Eros da parte sua aveva completamente perso il senso del tempo, e mentre gli sguardi di tutti erano rivolti altrove, provò, in un gesto istintivo, a cercare nelle tasche il suo cellulare. Un tentativo vano di capire quanto tempo fosse passato dalla loro gita fuori porta, ma ovviamente, le trovò più vuote che mai.

    Certo che senza di esso, non poteva né guardare l'ora né tanto meno chiedere aiuto a qualcuno, gli balenò per un instante di reperire informazioni sul posto in cui si stavano dirigendo facendo qualche domanda ai tre. Giusto per farsi trovare pronto in caso di una fuga improvvisa. Dopo tutti i discorsi fatti però, immaginando che non si sarebbero fatti trarre in inganno, decise di socchiudere gli occhi per un momento, sprofondando nel sonno.

    Passarono circa sei ore, quando venne svegliato di soprassalto da un rumore che ruppe il silenzio, sembrava il suono molto sobrio di un telefono. Tanta tecnologia, e nemmeno una suoneria decente?

    Quando la ragazza rispose, il mezzo su cui viaggiavano inchiodò di colpo, facendo scivolare Eros tre posti più avanti.

    Sara esclamò con un espressione quasi robotica. — Amon, Swhen saremo sotto attacco fra sette minuti, preparatevi.

    Osservando l'espressione dei ragazzi, decisamente allerta, Eros cercò di scrollar via il torpore di quelle ore di sonno e si fece più attento del solito. Forse si era presentata l'occasione per fuggire. Non aveva ben capito cosa stesse per accadere né di che tipo di attacco avrebbero subito da lì a pochi minuti, così silenzioso osservava ogni loro mossa.

    Dalla tuta uscì una sorta di propaggine semitrasparente che partiva dal collo ed arrivava fino al naso, una sorta di casco tecnologicamente avanzato su cui si vedevano scorrere informazioni.

    Sara si rivolse con tono militaresco al giovane. — Tre consigli per non farti ammazzare: non rallentarmi, qualsiasi cosa tu veda stammi dietro, e se puoi, cerca di usare il tuo simbiotico a distanza per dare una mano agli altri, ma senza andare contro le prime due regole.

    Amon ruggì — Pronti?

    — SEMPRE PRONTI! — urlarono all'unisono.

    Aperto il portellone i due ragazzi uscirono spediti verso nord. Eros li osservava allibito per la velocità con cui si spostavano fra un albero e l'altro. 

    — Non c'è tempo da perdere. — intimò Sara muovendosi a passo sostenuto verso est. Mentre la seguiva in quella folle corsa, accostarono la sponda di un fiume, Che sia la mia via di fuga, in fondo so nuotare molto bene. Poi mentre quel pensiero si stava per tramutare in azione, Max... figurati se quello se la cava da solo in mezzo a questo branco di folli.

    — Presto giovane simbiotico, l'attacco arriverà a breve dalla direzione in cui stanno correndo Amon e Swhen, dobbiamo raggiungere il luogo stabilito prima che inizi.

    — Stabilito da chi? — chiese lui ancora incredulo del fatto di stare inseguendo una sconosciuta.

    Dopo un centinaio di metri raggiunsero un ammasso di rocce, che prima era nascosto alla vista dalla fitta vegetazione.

    — Come lo sapevi? — chiese sgomento, cercando di seguirla nell'impervia salita.

    — Tattici. — rispose lei come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo. — Avanti dobbiamo arrivare in cima.

    Mentre scalavano l'ammasso roccioso si sentivano in lontananza dei rumori sordi. Raggiunta la sommità, Eros capì che erano provocati da raggi di luce generati apparentemente dal nulla una trentina di metri sopra le chiome degli alberi.

    — Vedi lassù, da dove partono quei raggi luminosi? — indicò Sara con un dito — Ci sono due Sibili nemici.

    — Sibili? — chiese strizzando gli occhi nel tentativo di vedere l'invisibile.

    — Sì beh, noi li chiamiamo così, sono una sorta di aerei da caccia del nemico.

    Eros rimase un secondo in silenzio quasi assordato da quegli strani spari, osservava in lontananza la frenetica corsa dei due ragazzi mentre schivavano quelle luci apparentemente innocue, poi esordì preoccupato — Scusa, ma con due cosi volanti che ci cercano, perché siamo venuti quassù in bella vista?

    — Tranquillo, — rispose lei — siamo la seconda esca, Amon e Swhen ci hanno consentito di arrivare fin qui distraendo il nemico.

    — Uhm, capisco. — continuò lui osservandoli con ansia, stava succedendo tutto così velocemente che era come inebetito, poi aggiunse — Anche se si muovono molto velocemente non mi sembrano messi benissim...

    Non riuscì a terminare la frase che i due corridori vennero centrati da quei fasci luminosi. Aveva notato che quel raggio non provocava danni all'ambiente circostante, ma immaginava che, se utilizzato, a qualcosa sarebbe dovuto pur servire. E fu così che le tute, come svuotate, si afflosciarono in terra.

    Sara accennò nuovamente un sorriso, mentre Eros rimase sconvolto. — Dai non fare quella faccia, erano solo le tecnotute a muoversi tramite i loro simbiotici, Amon e Swhen stanno bene e sono poco distanti da lì. Certo che con la tua espressione turbata i Sibili cadranno nella nostra trappola con tutti i circuiti!

    — Trappola che consisterebbe in...? Il fatto di non vederli arrivare mi preoccupa non poco!

    Sara osservava scrupolosamente i movimenti dell'avversario sul suo casco — Rilassati, tu non li vedi ma noi sì, eccoli che si avvicinano, tre, due, uno...

    Improvvisamente due colpi partirono dalla foresta, arrivavano dalla direzione del mezzo che aveva subito un ulteriore trasformazione, da edificio a container ad arma.

    Il ragazzo accennò a bocca aperta un timido applauso. — Però, bel piano questi Tattici!

    Ma l'espressione di Sara mutò, afferrò Eros per un braccio urlandogli. — Salta giù!

    Non appena il nuovo arrivato si rigirò come un gatto in volo, il suo cuore si fermò. Un dislivello di quindici metri li separava dal suolo. Ma proprio mentre il terreno si faceva sempre più vicino, qualcosa li avvolse frenando la caduta.

    Non c'era tempo per stupirsi questa volta. Cominciarono a correre, Eros sfrecciò come non aveva mai fatto prima, il cuore, dapprima fermo, ora batteva all'impazzata.

    Istintivamente si voltò per guardare se Sara fosse dietro di lui, ma la vide ferma ad una cinquantina di metri di distanza, intenta a deviare quegli spari luminosi che i Sibili le infliggevano con una frequenza tale da sembrare dei laser puntati su di lei.

    Sara cadde su un ginocchio al limite delle forze, e fu a quel punto che lui provò a chiamare il suo simbiotico per darle una mano. Ma non aveva la più pallida idea di cosa fare.

    Svelto provò convocandolo a voce, ma vedendo che nulla cambiava, ragionò più in fretta che poteva. Gli venne in mente che quando era legato su quel trono luccicante forse fu la rabbia a farlo arrivare da lui. Si concentrò e chiudendo gli occhi ripensò a tutto quello che gli era successo fino a quel momento, ma quando li riaprì, nulla, nessuno era venuto a soccorrerlo. Nel mentre, le difese di Sara cedettero sotto i colpi incessanti dei Sibili e centrata dai raggi di luce, si accasciò a terra. Quel che rimaneva di lei era solo la sua tecnotuta.

    Nonostante non conoscesse minimamente quei ragazzi rimase immobile, erano così giovani. Poi l'immagine di Max come un flash lo fece riprendere, non poteva rimanere lì impalato aspettando di farsi ammazzare in quel bosco. Cambiò repentinamente direzione, forse era tutto inutile, ma correva, correva come il vento, l'unica speranza che gli era rimasta era quella. Presto però, dietro di lui senti come un sibilo, e non appena voltò lo sguardo alle spalle, un'onda accecante lo travolse.

    Rimase in piedi, attonito e tremante, non sapeva cosa gli fosse successo, non percepiva più nulla, nemmeno dolore.

    Pochi istanti dopo, nel vuoto dei suoi pensieri, sentì in lontananza qualcuno che ingiuriava. — Dov'è, dove diavolo è il tuo simbiotico?

    Seppur quasi catatonico Eros riconobbe quella voce che echeggiava fastidiosa tra gli alberi, era lui, il viscido dottore.

    Il tempo di riflettere su come qualcuno potesse essere così idiota da urlare con due caccia in circolazione che tutto sparì nel nulla, ritrovandosi nuovamente in un parallelepipedo bianco, questa volta di dimensioni immense.

    Eros ci mise qualche istante per realizzare cosa era accaduto... in lontananza vide i tre simbiotici senza la loro tecnotuta. Nessuno di loro era morto, molto probabilmente un altro di quegli stupidi test che lo aveva fatto solamente morire di paura, e come ciliegina sulla torta, quella voce fastidiosa che continuava a sbraitargli contro.

    Si girò verso il dottore con uno sguardo tra l'assente ed il minaccioso, ma il Docx, che forse era uscito veramente di senno, prese l'arma del suo tirapiedi e fece partire un colpo verso di lui.

    Tutto accadde in una manciata di secondi. Nuovamente quella luce che si avvicinava. Il proiettile avanzò raggiungendo Eros all'istante, ma altrettanto velocemente ritornò al mittente.

    Il Docx cercò di schivare il colpo terrorizzato, ma la sua stazza di certo non gli permetteva scatti felini, era troppo tardi ormai, gli sfiorò il braccio e glielo polverizzo.

    — Ahaa Gea soccorso... — urlò a squarciagola il dottore — SOCCOOOORSO!

    Scese dall'alto una capsula ovale, quasi impossibile da osservare visto che il suo colore, inesorabilmente bianco, si confondeva con il resto della sala. Subito il Docx ci si infilò dentro aiutato dall'affaticata guardia. Si allontanò velocemente, rimanendo però a fissare furibondo Eros negli occhi.

    Il giovane, ancora immobile, era nuovamente senza parole. Non aveva mai visto una ferita simile nemmeno nei film, per non parlare di quel mezzo senza ruote che galleggiava a mezz'aria. Oramai esausto di stupirsi, mentre nei suoi pensieri cercava di metabolizzare gli assurdi fatti di cui era stato reso partecipe, venne raggiunto dai tre simbiotici.

    — Incredibile, sei riuscito a battere un nuovo record, — disse Swhen sganasciandosi — nemmeno ventiquattrore qui dentro e ti sei già fatto un nemico.

    — Dai Swhen piantala, non vedi che è sotto shock! — esclamò Sara posando delicatamente una mano sulla spalla del ragazzo.

    — Ma voi siete pazzi! — fece Eros scansandosi — Mi ha sparato senza motivo, e quel colpo lo so, era vero.

    — Ma va, che dici... — ribadì Swhen con un espressione che indicava tutt'altro.

    — Effettivamente il Docx comincia a perdere qualche rotella. — commentò Amon facendo rimanere i due a bocca aperta per quel giudizio vagamente a favore del nuovo arrivato, ma fissando Eros aggiunse — Ciò non toglie che se ti azzardi ancora a muovere un solo muscolo contro uno dei nostri, ti elimino!

    — Ah, ecco il nostro caro vecchio Amon, ci stavi spiazzando, diamoci una mossa che la giornata non è ancora finita. — cercò di calmare gli animi Sara — Gea capsule motrici.

    — Oh eccole finalmente, — disse Swhen vedendole arrivare — chi vuole andare con Amon? Eros?

    — La tua simpatia mi lascia senza fiato. — rispose Amon guardandolo con indifferenza.

    — Dai ragazzi, non sembrate nemmeno membri della seconda squadra, Swhen accompagna tu Eros al suo alloggio, io ed Amon andremo a fare rapporto.

    — Ottimo, mi trovi perfettamente d'accordo, — annuì Swhen aspettando che Eros, titubante, poggiasse un piede sul mezzo galleggiante — allora ci vediamo fra poco in sala comune.

    I quattro montarono sulle capsule e si diressero ognuno per la propria strada, durante il viaggio Eros rimase in silenzio, tirando di tanto in tanto qualche occhiata fugace all'altro passeggero.

    — Avrai un milione di domande che ti frullano in quella testolina. — disse simpaticamente il biondino guardandolo — Dai, visto il tuo arrivo un po' brusco ti concedo qualche risposta... avanti spara!

    Eros senza pensarci due volte chiese con tono serio e a raffica. — Max? Dov'è? Come sta? Posso vederlo?

    — Ehi calma, non essere preoccupato per il tuo amico! Vediamo... penso sia negli alloggi degli Evocatori, — rispose guardando verso l'alto — ma direi che non hai i requisiti per raggiungerlo adesso. Riguardo al suo stato di salute, beh, fra poco si ritroverà con poteri che nemmeno immagina, — poi con fare scherzoso — altro che deviare qualche raggio luminoso. Mentre sul poterlo vedere... qui penso ci sia qualche problema, per i regolamenti vigenti dubito che una matricola possa fare richiesta di far visita ad un Evocatore. Sono sicuro però, che se siete così amici, non appena si sveglierà ti verrà a cercare.

    — Ma non si è ancora ripreso?

    — Ancora no, ma non preoccuparti è perfettamente normale, quando un Evok fa la sua prima evocazione di solito ci mette qualche giorno a svegliarsi. Quindi rilassati e pensa solo ad ambientarti. Ovvio, sempre che tu decida di rimanere qui.

    — Senza Max io non vado da nessuna parte. — disse con estrema sicurezza, ritornando a fissare i muri di quell'inquietante, gigantesco, parallelepipedo.

    Dopo poco Eros fu raggiunto da un pensiero improvviso, rassegnato al fatto che qualsiasi cosa fosse accaduta di lì in avanti non si sarebbe risolta in fretta. — Scusa Swhen, una domanda di carattere tecnico... ma noi... avevamo delle vite, università, lavoro, famiglia... tra un mese è pure natale, non possiamo mica sparire così!

    Con aria serafica il gigante gli rispose — Non devi preoccuparti per questo, ha pensato a tutto l'Organizzazione. Per il lavoro non c'è assolutamente alcun problema, anzi, molto probabilmente sulla scrivania del vostro capo ci saranno già due lettere di dimissioni. Per quanto riguarda l'università, Max dovrà sicuramente abbandonarla, per lui l'unico destino possibile è fare l'Evocatore. Tu al contrario potresti laurearti, se proprio ti fa piacere, ma dubito che ne troverai il tempo e la voglia, in fondo hai visto la nostra tecnologia, perché studiare qualcosa di sorpassato anni luce. Il discorso famiglia, è un tasto già più delicato, non voglio tu fraintenda quello che ti sto dicendo, ma sarà difficoltoso che voi li vediate, è una questione di sicurezza, per voi e per loro.

    Eros sgranò gli occhi, — Swhen, forse non hai capito quello che ti ho appena detto, fra un mese è natale, se non mi presento a casa sarà mia madre ad uccidermi e fidati tu non conosci mia madre... e per Max vale lo stesso discorso.

    — Ok ok, non ho detto che non li vedrete mai più, — tentò di aggiustare il tiro — mi stavo riferendo al fatto che le visite saranno poche e perfettamente organizzate. Vedrai che per allora i Tattici avranno già un piano che vi consentirà di passare le feste serenamente a casa.

    Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, nel mentre giungevano alle soglie di un grande portale. — Passiamo a cose più pratiche, come avrai capito, questa sala è enorme, si chiama sala degli ologrammi. Creata appositamente per allenare simbiotici ed Evocatori. 

    Qui dentro si può simulare qualsiasi tipo di situazione, dalla più semplice per le matricole come te, agli allenamenti combinati tra gli Evok e simbiotici di prima squadra.

    — Quindi tutto quello che ho visto non era reale? — rispose scendendo dalla capsula con un

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