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Ardit
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Ebook512 pages6 hours

Ardit

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Ardit

Una nuova era ebbe inizio quando tutto ebbe una fine.

I veggenti sono concordi: è ormai imminente lo scontro finale tra il feroce Maier.sil e gli ultimi superstiti della stirpe Danui. Dall’esito di questa battaglia epocale dipendono le sorti degli uomini, degli ultimi antichissimi dèi e delle loro discendenze...

Arroccati nell’inespugnabile fortezza di Ardit, i Danui si preparano a resistere all’assedio e attendono il loro salvatore, l’Elekies del Giorno del Giudizio. E’ rimasto solo un esile filo di speranza, che continua ad assottigliarsi, man mano che gli eserciti del Maier.sil crescono e avanzano.

Per avere almeno una possibilità di sopravvivere e salvare l’umanità, i Danui dovranno riuscire a trovare il coraggio e la capacità di percorrere sentieri inesplorati e di affidarsi alla sapienza segreta dell’antico prigioniero, il misterioso dio dimenticato, l’Ultimo dei Primi.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 1, 2012
ISBN9788891154880
Ardit

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    Ardit - Silvia Matricardi

    A Stefano,

    che non smette mai di appoggiarmi,

    in qualunque follia voglia perseguire,

    inclusa questa.

    A coloro che mi hanno illuminato la via.

    ____________

    Ardit

    Silvia Matricardi

    Copyright © 2012

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    Tel. 0832.1836509

    Fax. 0832.1836533

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Copertina a cura dell'autrice

    includendo e manipolando parte dell’opera ID 100101627

    Image courtesy of farconville/FreeDigitalPhotos.net

    ISBN:9788891154880

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio,

    prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore

    e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    ------

    SOMMARIO

    ------

    Prefazione del dr Francesco Di Mario

    Prologo

    Capitolo primo - L’arrivo ad Ardit

    Capitolo secondo- L'incontro

    Capitolo terzo- L'Ultimo dei Primi

    Capitolo quarto - Zeria

    Capitolo quinto - La Triade

    Capitolo sesto - Le Arche di Nui

    Capitolo settimo- Ramon

    Capitolo ottavo - Amore e morte

    Capitolo nono - L’assedio ha inizio

    Capitolo decimo - Ritirata strategica

    Capitolo undicesimo - Lo scontro finale

    Capitolo dodicesimo - La fine di un’era

    Epilogo

    Postfazione dello scrittore Rodolfo Baldassarri

    Varie

     ------

    PREFAZIONE

    ------

    Un testo lungo e intrigante, con una narrazione ricca di fantasia e di elementi immaginali. Si tratta di una costruzione articolata, chiaramente fondata su immagini, ognuna delle quali corrispondente ad un mitologema: la lotta tra il bene e il male, il rapporto tra gli dèi e gli uomini, la ricerca della elevazione spirituale e della salvezza recuperando e riscoprendo ciò che in realtà, anche se inconsapevolmente, poiché occultato, già si possiede.

    In un’epoca come la nostra, figlia di quel razionalismo che domina quasi totalmente la nostra esistenza, il messaggio che si cerca di comunicare con Ardit corrisponde ad una visione diversa della vita, un tentativo da parte dell'autrice di andare oltre, cercando di dare risposte a necessità interiori profonde,  per  tornare a costruire, come facevano i nostri antenati, un mito di fondazione e di origine.  In tal modo, i valori che già possediamo, possono acquisire una nuova autorevolezza, una maggiore dignità e profondità, con la speranza, inoltre, di poter raggiungere, e soprattutto trasmettere ai lettori, una altra consapevolezza della vita. 

    E Silvia Matricardi persegue il suo scopo operando per archetipi, esattamente come accadeva con i miti in un passato ormai per noi lontano, anche se ancora ben vivo e attuale. La sagesse oracolare della Grande Dea, simbolo della più antica spiritualità, lo scontro continuo tra umani e dèi, raccontato dall'autrice attraverso un magistrale metodo simbolico-storico, sono intrecciati  abilmente a dati mitico-archeologici, il tutto basato su un eterno combattimento decisivo per  il raggiungimento di un primordiale sistema pacifico.

    Tutto viene espresso attraverso  parole che pian piano realizzano, quasi dipingendole, forme esistenziali importanti. Ciò viene realizzato anche usando strumenti come l’analogia e le metafore: la ricerca di quella maggiore consapevolezza che ognuno di noi persegue, più o meno consapevolmente, per tutta la vita, la necessità di darsi risposte rasserenanti su quelle questioni esistenziali fondamentali e purtroppo prive di qualsiasi certezza, e che da millenni, sempre identiche a se stesse, solleticano e torturano l’uomo che si interroga e ricerca se stesso. 

    Siamo dinanzi ad un’opera che rappresenta in maniera essenziale l’antico concetto del mysterium tremendum et fascinans ovvero, di quel principio di vita che con la nascita, attraverso la crescita e la trasformazione, vuole concludersi con il ritorno alla sorgente di tutta la shakti, l’energia in movimento, che ci sostiene e ci (ri)-genera.

    Silvia Matricardi rende la storia straordinariamente viva, grazie a personaggi accattivanti, con una vicenda che è contemporaneamente intrigante e molto piacevole. Una narrazione suggestiva, che seduce il lettore con una scrittura brillante, nonché con una vivida e accurata esposizione di ambienti e fatti.

    Ardit è, inoltre, un omaggio alla terra di Ardea, così ricca di importanti presenze antiche, testimonianze ancora vive di una grande civiltà che si perde in un lontano passato e di cui il sito di Castrum Inui (importante insediamento sacro e portuale che per la sua ricchezza fu necessario fortificare), con il suo dimenticato dio Inuus, divinità solare e Fecondatore, rappresenta una delle più evidenti attestazioni. E la citazione di questo grande sito archeologico, attualmente salvaguardato e tutelato anche grazie all’operato dell'amica Silvia, rappresenta, da parte dell'autrice, un ulteriore atto di ossequio e di amore per la terra in cui è nata e in cui tuttora vive.

    Francesco Di Mario

    direttore degli scavi di Castrum Inui

    Silvia Matricardi

    ____________

    Ardit

    Una nuova era ebbe inizio

    quando tutto ebbe una fine

    Se poniamo a confronto 

    il fiume e la roccia, 

    il fiume vince sempre,

    non grazie alla sua forza 

    ma alla sua perseveranza.

    Buddha

    ------

    PROLOGO

    ------

    TAVOLA I

    Così ha parlato Ptha.ris,

    Ultimo dei Primi,

    dio fra gli uomini,

    signore della scienza,

    conoscitore delle cose segrete,

    che venne dalla Terra perduta di Nui

    ... lacuna di 5 righe nel testo ...

    Con spirito straziato 

    elevo il mio grido di dolore,

    gemiti amari riempiono il mio cuore,

    com’è desolata la terra di Nui

    con i suoi abitanti in balia del vento del male,

    abbandonate le stalle, vuoti gli ovili,

    come sono desolate le città di cristallo,

    i cadaveri degli abitanti ammassati come fieno,

    annientati dal vento del male,

    desolati i campi, la vegetazione appassita,

    sferzata dal vento del male,

    desolati i fiumi, privi di ogni vita,

    le acque cristalline mutate in veleno.

    Del suo popolo, gli eterni A.nui,

    Nui è ormai svuotata,

    svanisce ogni forma di vita,

    nelle sue città un tempo maestose,

    solo il vento ulula

    e spande ovunque odore di morte,

    una calamità mai prima vissuta,

    fino a quel giorno ignota,

    la cui forza non può essere fermata,

    si è abbattuta su tutte le terre

    ... lacuna di 4 righe nel testo ...

    De.vasi dell’oscurità,

    coloro che sterminano i mondi,

    hanno liberato armi avvelenate,

    i pochi A.nui sopravvissuti piangono

    e abbandonano le città di cristallo,

    le lasciano in balia della furia del vento,

    nulla possono fare per fermarla.

    Così gridai nell’occhio lontano,

    fuggite... fuggite... fuggite 

    nelle barche celesti

    salpate in tutta fretta.

    ... lacuna di 2 righe nel testo ...

    Prendi la tua sposa

    protettore di Nui,

    prendi le Luci di Nui,

    ... lacuna di 2 righe nel testo ...

    prendi il sapere che fu

    e più non sarà e fuggi 

    nel mondo lontano,

     in gran fretta, 

    sulle arche di salvezza

    conduci gli esuli a Thera

    ... lacuna di 8 righe nel testo ...

    distruggi i luoghi di conoscenza,

    che del viaggio verso la nuova patria 

    non resti traccia, che la via che vi conduce

    non venga mai dai De.vasi trovata

    ... lacuna di due righe nel testo ...

    ------

    ------

    CAPITOLO PRIMO

    ------

    L’arrivo ad Ardit

    Non troverai mai la verità 

    se non sei disposto ad accettare 

    anche ciò che non ti aspetti.

    Eraclito di Efeso

    Le prime luci dell’alba accarezzavano timidamente la bassa nebbia sulla sterminata pianura, formando un soffice tappeto scintillante sul quale, ad ovest, galleggiava una luce sfolgorante, quasi adagiata sulla linea dell’orizzonte: era Ardit, l’imprendibile, che risplendeva ai primi raggi del sole. La foresta di cedri secolari, che giungeva fino al limite della piana dei Danui, si tingeva di rosa e si apriva, come un sipario vivente, su quello spettacolo di luci e colori.

    Aron si fermò ad ammirare, per la prima volta in vita sua, il suggestivo effetto che, ne era certo, si ripeteva in occasione di ogni aurora. La guarnigione al suo seguito proseguì, mantenendo la lenta andatura. Presto sarebbe arrivato a destinazione, presto ogni domanda avrebbe trovato una risposta ed ogni stranezza, forse, avrebbe acquistato un senso.

    Costruita dagli antichi dèi con pietre di smisurata grandezza, Ardit era arroccata su un altopiano che si stagliava, solitario, al centro dell’immensa pianura dei Danui, dove ogni vegetazione era rigogliosa e colorata, ma rigorosamente inferiore all’altezza delle ginocchia di un uomo. Era di fatto impossibile, per uomini e animali, avvicinarsi a meno di un giorno di viaggio senza essere avvistati, ma si diceva che gli occhi della Fortezza fossero in grado di guardare assai più lontano. Si diceva...

    Su Ardit si favoleggiava da secoli. I mercanti avevano descritto un impressionante sistema di fortificazioni, che circondava l’altopiano. Si parlava di due anelli di immense mura e due fossati estremamente profondi, che proteggevano la cittadella, il cuore di tutta la Fortezza, della quale nulla era dato di sapere.

    A nessun forestiero era, infatti, consentito varcare l’ultimo fossato, perché la cittadella era terra sacra, proibita a chiunque non fosse un Danui. Alcuni mercanti avevano persino raccontato che qualche curioso, riuscito ad eludere la sorveglianza, avvicinatosi alla zona interdetta del fossato, fosse immediatamente e misteriosamente caduto a terra, privo di sensi. Tale impudenza veniva poi punita con il bando perpetuo dalla terra dei Danui e non c’era verso, per chiunque fosse dichiarato sgradito, di recuperare il lasciapassare per l’ambito mercato di Ardit. La stirpe sacra serbava gelosamente i suoi segreti. Un’antica ballata diceva:

    Due anelli d’acqua e cinque di pietra

    abbracciano la bianca torre,

    ma nessun nato da donna umana

    ne vedrà mai più di due...

    Su una cosa erano tutti concordi da sempre: l’arma misteriosa, che rendeva Ardit imprendibile, non poteva che essere la magia antica, la stessa magia che l’aveva creata e avrebbe continuato a proteggerla per l’eternità.

    E di protezione i Danui avevano un gran bisogno. Sebbene stirpe antica e benedetta dagli dèi, erano vittima del più feroce e interminabile sterminio a memoria d’uomo. Chiunque avesse anche un lontano antenato di tale lignaggio, se scoperto o semplicemente sospettato, era braccato e ucciso dagli eserciti del Maier.sil, il Mietitore di Anime. Così era da migliaia di anni. 

    Nessuno ricordava quando l’incubo fosse iniziato, non esistevano storie relative ad un’era priva del grande massacro. Si diceva che la persecuzione risalisse all’alba dei tempi, quando i figli degli dèi giunsero o caddero in questo mondo, avvolti in una nube di luce e lampi. Si diceva che l’antico dio del Cielo, nella sua infinita saggezza, avesse inviato tra gli uomini il più grande dei mali, per punirli dei loro peccati, insieme al più grande dei beni, per aiutarli, salvarli e redimerli. Una grande tenebra per inghiottire il mondo ed una luce altrettanto grande per sconfiggerla.

    Un’altra versione del mito, riteneva che dall’universo fosse fuoriuscita la luce assoluta e si fosse diretta nel mondo degli uomini, inseguita dall’oscurità. Le due forze erano destinate a scontrarsi per l’eternità.

    Molti saggi avevano tentato di risolvere il grande mistero dello scontro tra i Danui ed il Maier.sil, tuttavia nessuno era mai riuscito nell’impresa. Per qualche oscuro motivo, le cose erano sempre andate in questo modo. La stirpe luminosa da una parte ed il nemico oscuro dall’altra. Gli uni pronti ad ogni sacrificio per aiutare gli uomini, l’altro pronto ad ogni nefandezza per riuscire a sterminare gli unici in grado di resistergli e fronteggiarlo.

    Aron sospirò, contemplando ancora un istante il suggestivo panorama. Quanti villaggi aveva visto bruciati e gli abitanti massacrati, solo per non aver segnalato la presenza di un Danui, o presunto tale, tra di loro! Ormai aveva perso il conto, purtroppo la lealtà nei confronti dei guaritori, quello, in genere, era il ruolo ricoperto da tale gente benedetta, era pagata a prezzo altissimo, con il sangue del popolo.

    I Danui, il popolo della Luce, erano sacri ovunque, per legge. Ogni imperatore giurava lealtà e protezione ad Ardit, luce degli uomini e baluardo contro le forze del male.

    Ciò non fermava il Mietitore di Anime. Nulla fermava il Maier.sil.

    Per ogni mille guerrieri del male che venivano sconfitti, il demone ne corrompeva e soggiogava altrettanti fra gli uomini e li rendeva soldati per il suo esercito infinito. Solo la stirpe benedetta era immune  alla sua malìa, non poteva essere corrotta e mutata in malvagia. Questo era il motivo per cui il Mietitore li voleva tutti morti... fino all’ultimo...

    Povera gente, condannata allo sterminio a causa della sua natura incorruttibile. Dopo secoli di massacri, ormai i membri della razza di luce erano quasi svaniti, non camminavano più con gli uomini, non li guidavano più come guaritori e consiglieri, i Danui erano scomparsi.

    Si diceva che i pochi superstiti fossero tornati tra le sacre mura, a prepararsi per lo scontro finale. I veggenti erano tutti concordi su questo: la lunghissima guerra tra la luce e le tenebre stava per terminare, annunciata da una distruzione senza eguali.

    Si diceva che l’ultimo scontro fra il bene ed il male fosse ormai imminente, e che entrambe le parti si stessero preparando per la più grande delle battaglie, quella che avrebbe sancito la definitiva vittoria della luce degli uomini o dell’oscurità perpetua. 

    L’antica profezia lasciava spazio alla speranza di un esito finale favorevole:

    Grande è la lotta 

    tra la Luce e l’Oscurità,

    ferocemente è stata combattuta

    attraverso tutte le età,

    antica e mai nuova. 

    Eppure verrà un tempo,

    lontano nel futuro, 

    in cui la Luce sarà il Tutto 

    e l’Oscurità cadrà.

    Fra poco lo scoprirò. Pensò Aron spronando il destriero a riprendere il passo. Fra poco potrò finalmente capire cosa c’è di vero e quanto è invece  fantasia, tra le storie che ammantano di mistero i Danui.

    Mai nella sua vita Aron aveva vissuto tanti cambiamenti tutti insieme. Le imprese sui campi di battaglia, per difendere i villaggi dalle incursioni dei predoni e dai massacri dell’armata del Maier.sil, lo avevano reso famoso, acclamato come un eroe. Era presto diventato il comandante in capo dell’esercito imperiale, il più giovane che avesse mai ricoperto tale carica, e le sue gesta venivano cantate dai musici, in tutto l’impero. Il popolo lo adorava e lo chiamava il Leone

    Poi era arrivata quell’improvvisa convocazione a corte e lo strano incarico di comandare una guarnigione di rinforzi per la sacra Ardit, un onore mai concesso ad un uomo, né mai era accaduto che l’imperatore avesse inviato truppe in appoggio alle difese della Fortezza proibita. Non aveva senso. Significava disegnarsi sulla schiena un enorme bersaglio, sfidando apertamente l’ira del Maier.sil.

    Poche ore dopo, l’imperatrice lo aveva convocato ed incontrato in segreto. Era stata lei a svelargli chi fosse, alzando una parte del velo che ammantava di mistero le sue origini.

    «Voi siete un Danui, nobile Aron – gli aveva dichiarato senza tanti giri di parole Maraja, la donna più potente dell’impero, una dama di rara bellezza che sembrava non risentire affatto del trascorrere degli anni – appartenete alla più nobile e sacra delle stirpi, di cui siete uno dei rari e preziosi Leanai Shaikun, un figlio di sangue reale». 

    «Vostra altezza – aveva replicato Aron, mantenendo rispettosamente il capo chinato, ma  non riuscendo a dissimulare né la propria sorpresa né il disagio – non per osare contraddirvi ma io sono il figlio di Darrel e Fiona di Passo Scuro, che pur essendo di nobili natali sono un semplice uomo ed una comune dama. Non posso essere né di sangue reale né Danui, tantomeno entrambe le cose. E mi permetto di aggiungere che la mia presenza, da solo nelle vostre stanze, è di per sé alto tradimento contro l’impero» aveva concluso, sempre più a disagio, osando fin troppa sincerità.

    «Quanto vi devo dire non può essere udito da altri orecchi – aveva replicato la sovrana con una punta di irritazione, liquidando, con un noncurante gesto della sua esile mano, l’allusione all’inappropriatezza di quell’incontro privato – sono a conoscenza del vostro segreto, so che il vero figlio di Darrel e Fiona morì e che voi ne avete preso il posto. Io stessa suggerii che proprio loro fossero scelti come vostra famiglia adottiva. Quando parlo della vostra stirpe mi riferisco naturalmente ai principi Leanai Shaikun, i Danui che vi hanno generato, gli stessi  che furono attaccati e uccisi mentre vi conducevano ad Ardit. Voi foste salvato da una Guardiana e condotto, in gran segreto, dalla famiglia che vi ha cresciuto. Il Mietitore di Anime vi crede morto da 20 anni»

    A quelle parole Aron era impallidito. Nessuno, a parte lui stesso ed i suoi genitori adottivi, sapeva che non era il figlio naturale di Darrel e Fiona, l’unico padre e l’unica madre che avesse mai conosciuto e che amava profondamente. Non avevano mai parlato a fondo delle sue origini, ma se fosse stato un Danui non avrebbero potuto tacerglielo, tantomeno incoraggiarlo, come avevano fatto sempre, ad una vita pubblica; non avrebbe avuto alcun senso... la stirpe benedetta si doveva nascondere, non esporre. Né aveva mai percepito in sé alcun particolare potere sovrumano, da indurlo a sospettare che fosse qualcosa di più che un uomo. Eppure, se la sovrana conosceva la verità su quella notte, forse era plausibile che ne sapesse più di tutti, anche sulle sue origini. Esternare incredulità con l’imperatrice era fuori discussione, equivaleva ad insultarla mettendo in dubbio la veridicità delle sue parole. Aron trasse un respiro profondo, sarebbe stato inutile anche tentare di saperne di più, la donna più potente dell’impero gli avrebbe detto, comunque, soltanto quanto intendeva dirgli, non una parola in più.

    «L’imperatore ne è a conoscenza?» chiese infine rassegnato, decidendo di ignorare le mille altre domande, che si affollavano nella sua mente, man mano che rifletteva sulle parole della regina.

    Sua altezza aveva ripetuto quel gesto con la mano, come a scacciar via insetti inesistenti. «L’imperatore non ha sangue Danui nelle vene, e questi non sono segreti che possono essere rivelati al di fuori della stirpe sacra. Neanche la vostra famiglia adottiva ha mai saputo chi voi foste in realtà. Per loro eravate il figlio di due ricchi mercanti, miracolosamente sopravvissuto ad uno dei tanti massacri dell’esercito del male. Un bambino che aveva bisogno di un padre e una madre. La Guardiana si occupò di convincerli dell’assoluta necessità di spacciarvi come il loro vero figlio, in sostituzione di quello che avevano appena perso. Il luogo dove vivevano era isolato e nessuno avrebbe prestato attenzione allo scambio»

    «Questo può significare solo che anche voi siete una Danui, altezza...» di sorpresa in sorpresa... una Danui sul trono.

    L’imperatrice lo aveva fissato per qualche istante, poi aveva compiuto qualche passo verso un tavolo per afferrare due coppe di vino e offrirgliene una. «Solo in parte – aveva risposto con un sospiro e un’espressione imbronciata – quanto basta ad avere la grazia di una vita più lunga del consueto e, al contempo, decretare la mia condanna a morte se il Maier.sil dovesse scoprirlo. E questo – aveva aggiunto con un tono che non ammetteva repliche – la dice lunga sulla necessità che questa conversazione resti assolutamente segreta»

    «Tale resterà mia signora»

    «A qualsiasi costo» e nel dirlo lo aveva guardato dritto negli occhi.

    «Morirò piuttosto che rivelarlo. La mia parola vale più della mia vita, vostra altezza»

    «Molto bene. Non mi aspettavo niente di meno dal Leone di Passo Scuro. Ora partirete per la vostra terra – la bella Maraja era divenuta di nuovo sorridente, il tono suadente e solenne al tempo stesso – fra la vostra gente, shud shuddi, puro tra i puri quale siete, troverete le risposte alle altre domande sul vostro passato e sul vostro destino, che in questo momento si affollano nella vostra mente e che saggiamente state tenendo a freno. Fra Danui sono io che devo obbedienza a voi – aveva aggiunto inarcando un sopracciglio, trafitto da un cerchio d’oro – ma siamo ancora nel mondo degli uomini e in questo luogo io sono la vostra imperatrice. Posso ordinarvi di fare qualsiasi cosa – di nuovo lo aveva trapassato con lo sguardo. Grandi occhi del colore della pece, brillanti e maliziosi lo avevano assaporato dalla testa ai piedi, come un frutto prelibato – farete dunque qualsiasi cosa vi chiederò di fare»

    Aron si era sentito a disagio. Se l’imperatrice si era invaghita di lui era in grossi guai, se stava giocando, non aveva la più pallida idea di come affrontare la situazione. Per tutti gli dèi! Avrebbe preferito trovarsi in battaglia in quel momento. Cercando di restare impassibile aveva detto l’unica cosa che poteva dire, pregando in cuor suo di non doversene pentire: 

    «Ai vostri ordini»

    «Molto bene – il sorriso della sovrana era trionfante – alzate il capo Aron, come  principe Danui, non dovreste chinarlo neanche davanti a me. Vi do un ultimo ordine, come vostra sovrana tra gli uomini, raggiungerete e proteggerete, a qualsiasi costo, la Gemma che Ardit custodisce. Farete qualsiasi sacrificio per essere al suo fianco e salvarla. E’ la più nobile dei Danui, la creatura più preziosa per la sopravvivenza di tutti noi, la depositaria di tutti i segreti e di tutte le antiche conoscenze. La sua vita e la sua sicurezza sono la vostra vera e unica missione e l’unica ragione della vostra vita. Questo mondo non può sopravvivere ad un vostro eventuale fallimento. Sono stata chiara?»

    «Cristallina, vostra altezza» rispose con malcelato sollievo, rendendosi conto che la sovrana si era semplicemente divertita a far pesare la sua autorità. Maledetti scherzi da imperatori.

    «Dal momento in cui oltrepasserete i sacri alberi, entrando nella terra dei Danui, non dovrete più alcuna obbedienza all’imperatore, né ad alcun uomo o donna di questo mondo. Sarete al solo ed esclusivo servizio della vostra gente e della Gemma di Ardit – aveva aggiunto Maraja sedendosi e sorseggiando il vino pigramente – siete libero di andare e... rammentate che questa conversazione non è mai avvenuta... che gli dèi vi proteggano Aron»

    «Che gli dèi ci proteggano tutti, altezza» aveva risposto giungendo le mani al petto, il congedo previsto per una persona appartenente al suo appena svelato status di principe, un Leanai Shaikun... di stirpe Danui.

    Ripensando a quell’incontro così enigmatico, mentre procedeva, a passo lento, verso la città degli dèi antichi, Aron scuoteva il capo, con aria assorta: Come può essere possibile che io sia un principe Danui? Io non so chi sono, questa è l’amara realtà, non so nulla del nemico e neanche del territorio di Ardit... come posso essere di aiuto?

    ------

    TAVOLA II

    ... lacuna di 2 righe nel testo ...

    prima dei tempi remoti 

    ci fu il principio,

    dopo i tempi remoti 

    ci furono i tempi antichi,

    nei tempi remoti 

    gli dèi non erano ancora scesi sulla terra

    la loro dimora 

    era sulla perduta Nui,

    un grande mondo 

    illuminato da una grande stella,

    benedetto da una rigogliosa vegetazione

    ... lacuna di 3 righe nel testo ...

    Grande era il nostro popolo, fin dai tempi del principio,

    grande al di là dell’immaginazione degli uomini,

    saggio del potere della conoscenza della gioventù dell’universo,

    forte del potere del fuoco eterno

    ... lacuna di 3 righe nel testo ...

    Nei tempi antichi seguimmo la via segreta,

    studiata e calcolata fin dal principio,

    attraverso le sette porte, giungemmo nel nuovo mondo lontano

    nella terra di vita, approdammo a The.ra,

    i raggi del sole erano fulgidi,

     l’acqua fresca, l’aria profumata,

    era un mondo pieno di vita,

    c’erano frutti, animali e pesci,

    ridemmo e gioimmo,

    la notizia fu comunicata a Nui

    dove fu festa per sette giorni e sette notti

    ... lacuna di 5 righe nel testo ...

    Erigemmo la nostra dimora,

    la casa lontano da casa,

    e studiammo e calcolammo il nuovo mondo,

    le piante, le creature viventi,

    il tempo e le stelle

    ... lacuna di due righe nel testo ...

    scoprimmo che il tempo 

    vi scorre molto veloce,

    che un giorno di Nui 

    dura più di dieci anni su The.ra

    e che le nostre lunghe esistenze

    qui diventano quasi eterne

    ... lacuna di 18 righe nel testo ...

    ------

    La Sala del Potere di Ardit era immensa, di una perfetta forma circolare. Il pavimento e le pareti, costruiti con massicce pietre del colore dell’ambra, erano levigati e interamente incisi con i glifi della lingua primordiale dei Danui, ma da millenni, ormai, nessuno era più in grado di comprenderla. Non vi erano arredi né ornamenti ed il tetto sembrava non ci fosse, si potevano ammirare gli astri e il sole. La sala era interamente occupata da dodici enormi tavoli di pietra, del colore della porpora, che formavano due anelli, uno dentro l’altro. L’anello esterno era composto da otto postazioni operative, quello interno, più piccolo, da quattro. Da ciascun banco di controllo sporgeva una piccola piramide luminosa di cristallo, connessa con uno specifico tipo di pietre del potere che erano posizionate in tutto il territorio sacro. Almeno sei delle Guardiane addette al controllo scrutavano, giorno e notte, quelle piramidi. Anche i sedili erano scolpiti nella stessa dura pietra dei tavoli, ma un morbido rivestimento, in tessuto del colore dell’oro, li rendeva estremamente confortevoli.

    «Ancora pochi passi ed il futuro Protettore entrerà nella nostra terra... è quasi giunto in prossimità dei sacri alberi e nessun uomo è in vista alle spalle della sua guarnigione per almeno 12 ore di cavallo. Non percepisco alcuna variazione di energia oscura. Se il nemico lo ha individuato, mia signora, non sta reagendo in alcun modo». Isabel, Guardiana dei confini, aveva parlato dopo un lungo silenzio, durante il quale, contemplando la propria piramide, aveva attentamente consultato gli occhi e le orecchie di Ardit, quindi aveva riportato la sua mente in sintonia con le pietre di sorveglianza.

    Freia si muoveva agitata, i passi leggeri echeggiavano nella gigantesca sala. Il cuore era combattuto fra emozioni contrastanti. Era felice oltre ogni misura, perché finalmente lui stava arrivando. Ogni segreto poteva essere svelato, ogni cosa messa al suo posto, la lunga e straziante attesa sarebbe finita. L’euforia era però mista a preoccupazione, perché non sapeva come Aron avrebbe reagito al sovraccarico di scoperte e rivelazioni, e poi, come sarebbe stato il loro incontro? Una meraviglia o un disastro? Come se non bastasse era tormentata dalla chiara sensazione che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto e sarebbe stato un danno enorme. Sapeva che le mancavano ancora alcuni anni prima di sviluppare il potere della visione nel futuro, tuttavia sospettava e temeva che il dono potesse anticiparsi con piccole avvisaglie in forma di sensazioni. Il Mietitore di Anime stava certamente tramando, ne era sicura, ma cosa? Un danno personale riservato a lei o un danno a tutti i Danui? Le due cose non erano poi così distinte. Ancora una volta fu schiacciata dal peso del suo ruolo, dall’impossibilità di poter vivere una vita normale, almeno per quanto consentito ad una Danui qualsiasi. Ma lei non era mai stata solo una Danui. Sulle sue spalle aveva sempre gravato il ruolo di Gemma e con esso il destino della sua stirpe e di tutti gli uomini. Cosa poteva andare storto? Un attacco del male? Quando? E in che modo?

    Il flusso dei suoi tormentati pensieri fu improvvisamente interrotto da un inatteso contatto mentale...

    Perdonatemi Lampsi Litos... sono Iacha, la sposa del veggente del Tempio di Crono, vi saluto e vi interrompo così bruscamente per riferirvi una comunicazione molto urgente.

    Iacha, salute a voi, riferite pure, vi prego.

    Mandise ha visto, mia signora... l’occhio si è aperto nel cuore della notte, egli ha meditato e scrutato ancora, la visione era un messaggio per voi, Lampsi Litos. State per imbattervi in un enigma, la cui unica soluzione è rappresentata dall’antico prigioniero. Dal dio dimenticato dipendono le sorti della speranza per uomini e Danui, egli ha un ruolo fondamentale nel dischiudersi delle varie possibilità. Egli è la chiave di ogni cosa. Vi si chiede una mente aperta, vi si chiede di avere il coraggio di percorrere sentieri mai percorsi. Fatelo e il futuro di tutti potrà essere salvato.

    Vi ringrazio Iacha, non mancherò di riflettere su queste parole, vi prego di porgere la mia gratitudine al vostro sposo e a tutti i confratelli del Tempio di Crono.

    Un elemento di ansia in più si aggiungeva quindi agli altri. Un dio dimenticato... un antico prigioniero... Freia respirò profondamente e sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso: era certa di aver intuito il da farsi, ma non riuscì comunque a placare l’agitazione che la tormentava. Devi fare una cosa alla volta... si rimproverò, obbligandosi alla concentrazione, e riprendendo la sua peregrinazione da una postazione di controllo all’altra, consultando ogni Guardiana

    «Voi cosa mi dite riguardo la guarnigione?» chiese alla giovane Guardiana dei visitatori.

    «Sono ancora troppo lontani per una lettura profonda – Runa rispose sollevando gli occhi dalla pietra dei pensieri – ma i primi flussi mentali non sono malvagi, percepisco 100 menti di uomini fortemente incuriositi che stanno pensando soprattutto a vari bisogni fisici... una mente è per me insondabile e... una traccia incerta... femminile... che sembra preoccupata e agitata per qualcosa di non chiaro. Forse una serva. E’ l’unica lettura che, al momento, può destare preoccupazione». Detto ciò Runa tornò ad osservare la sua piramide.

    «Una possibile spia... non mi stupirei... comunque la lasceremo nel villaggio insieme ai soldati. Nessuno oltre a sire Aron varcherà il limite della zona proibita. Raddoppiate le pietre anti intrusione e mandate altre Guardiane nel villaggio, tra i mercanti. Che scrutino ogni mente»

    «Perché siete così in ansia Freia? Abbiamo bloccato l’energia di Aron, in modo che il Maier.sil non potesse percepirlo, neanche un Danui sarebbe stato in grado di farlo e neppure una Guardiana. Solo voi avete questo potere e solo voi potete entrare nella sua mente. Il nemico poteva solo accorgersi, ed anche a fatica, che il nostro signore era un Danui, un normalissimo Danui... Ma ormai è praticamente dentro i confini protetti e un attacco ad una guarnigione, per una sola preda, non è nello stile del Mietitore di Anime. Il nemico non può vedere e sentire nulla, di quanto avviene nella nostra terra ed Ardit è imprendibile». Le parole di Amantea, la sovrintendente delle Guardiane, in servizio da oltre 700 anni, erano rassicuranti e corrette, tuttavia la spiacevole sensazione che assaliva Freia non ne voleva sapere di affievolirsi.

    «Avete ragione, come sempre – rispose la giovane Gemma, sospirando – tuttavia il Maier.sil sa che la cerimonia è vicina e di certo sta tramando qualcosa, per colpirci prima di quel fatidico giorno. Sento chiaramente una terribile minaccia addensarsi, i rapporti dei nostri fratelli rimasti tra gli uomini ci confermano che il Mietitore sta deportando prigionieri in massa, devasta un villaggio dopo l’altro, senza sosta. Egli accumula centinaia di schiavi ogni giorno, migliaia nel volgere di una luna – aggiunse con voce cupa – sapete anche voi cosa significa. E’ andato oltre lo sterminio della nostra gente, si prepara allo scontro finale, siamo prossimi alla resa dei conti. Credo che il giorno del giudizio sia imminente e che si svolgerà nella nostra terra. Non so esattamente il perché – concluse chiudendo gli occhi – ma sono assolutamente certa che stiamo tutti correndo un grave pericolo»

    «Anche se non avete ancora il dono della vista, come Litos non potete avere false sensazioni Freia, quindi è doveroso restare in allerta ed estremamente attenti. Rimane comunque il fatto che in questo luogo tutti i poteri di noi Danui sono amplificati. Ardit è e sarà per sempre imprendibile. L’uomo teme il tempo, il tempo teme Ardit»

    «Lo spero, per il nostro futuro e per quello degli uomini...» rispose la giovane, per niente rassicurata.

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    La guarnigione del Leone di Passo Scuro si fermò, per rendere il tradizionale e silenzioso omaggio all’ombra dei Sacri Giganti. Unici in tutto il mondo, antichi forse più dell’uomo stesso, i due alberi erano uno spettacolo di imponenza. Non bastavano 50 uomini, a braccia aperte, per circondarne il tronco e ciascuna delle chiome era talmente vasta da ombreggiare il riposo di 2000 soldati. Si elevavano come torri altissime nella pianura, dono degli antichi dèi, per segnare l’inizio della terra dei Danui e la fine della potestà degli uomini. Le cerimonie più importanti, i trattati di pace, le alleanze e perfino i matrimoni fra famiglie imperiali, erano inviolabili ed imperiture, se celebrate all’ombra delle antiche chiome. Aron non aveva mai messo piede in quel luogo, lo spettacolo davanti ai suoi occhi era superiore ad ogni immaginazione. I due Giganti, uno con il tronco nero come la pece e l’altro candido come la neve, emettevano un profumo intenso, che sembrava lenire ogni stanchezza, donando pace al cuore. Guardò i suoi uomini, sebbene avvezzi alle marce interminabili ed ai combattimenti in ogni condizione, erano tutti molto provati dal lungo viaggio, eppure sembravano improvvisamente rinvigoriti. 

    Solo Darla, la vecchia balia che, quando possibile,  lo seguiva ovunque andasse, sembrava a disagio. Ormai gli anni le stavano portando via il senno. Aveva sperato che il viaggio ad Ardit, terra di potenti guaritori, le avrebbe giovato, ma il suo malessere pareva peggiorare ad ogni passo che

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