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Madrid fuori circuito - 100 esperienze imperdibili a madrid
Madrid fuori circuito - 100 esperienze imperdibili a madrid
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Madrid fuori circuito - 100 esperienze imperdibili a madrid

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Dalla movida ai bar de tapas, dal Prado a Plaza Mayor, cosa è indispensabile fare e vedere in una città che non dorme mai

Città dalle mille anime, capitale fortemente ancorata alle tradizioni, cuore pulsante di una nazione affascinante e contraddittoria, Madrid è tutto quello che un viaggiatore si aspetta dalla Spagna, e molto di più. Tra flamenco, feste popolari, grandi bevute, deliziosi piatti tipici e meravigliose opere d’arte, i 100 itinerari proposti nel libro vi mostreranno il volto più autentico della città, e vi aiuteranno a scoprire lo spirito di questa splendida metropoli, le sue radici storiche e la sua irrefrenabile energia. Già, perché questa città non conosce soste: qui potrete ballare fino a tarda notte al ritmo della sfrenata movida, passeggiare teneramente mano nella mano nel parco del Retiro, stupirvi osservando gli artisti di strada di Plaza Mayor, commuovervi davanti al monumento dell’11M, o più semplicemente entrare in un qualsiasi bar, chiedere una cerveza e scoprire perché la vera forza di Madrid sono i suoi esuberanti abitanti.
Queste 100 esperienze vi faranno innamorare non solo di una città, ma di una cultura simile a quella italiana, eppure così diversa. E fra punti di contatto e differenze, alla fine sarete costretti ad ammettere che Madrid è unica al mondo.
LanguageItaliano
Release dateNov 27, 2013
ISBN9788868851200
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    Madrid fuori circuito - 100 esperienze imperdibili a madrid - Francesca Serena Nuzzaco

    A mamma e papà

    Madrid, la città che non conosce mezzi termini. Gelida d’inverno e bollente d’estate, profondamente emancipata in una nazione ipercattolica, vecchia e moderna, sconfinata ma umana, festaiola ma profondamente produttiva: impossibile non innamorarsene! Sebbene le origini della città risalgano al secolo IX, quando Mohamed I, emiro di Cordova, innalzò una fortezza nella zona che attualmente occupa il Palacio Real, la storia di questo piccolo centro allora chiamato Magerit sarebbe definitivamente cambiata nel giugno 1561, anno in cui Filippo II decise di stabilire nella città la Corte del suo regno. Quello che fino allora non era altro che un piccolo territorio, senza nessun prestigio politico e nessuna rilevanza economica, si sarebbe trasformato in pochi anni in una grandiosa capitale. Sul motivo per cui Felipe II scelse proprio Madrid come sede della sua Corte ci sono varie ipotesi: secondo quella più accreditata, il sovrano voleva separare, materialmente e concettualmente, la Corte dal potente e influente vescovato di Toledo. Inoltre, l’antica Magerit, aveva una posizione ottimale, situata com’era quasi nel centro geometrico della Spagna, ed era circondata da meravigliosi paesaggi naturali. E infine il clima: agli occhi di Felipe II, l’assedio di una città con inverni gelidi ed estati torride, lontana dal mare e bagnata da un fiume piuttosto modesto, sarebbe stata una sfida anche per i nemici più valorosi. In pochi anni Madrid inizia a espandersi, ma sarà soprattutto a partire dal regno di Filippo III, all’inizio del 1600, che la città vive il suo massimo splendore architettonico e urbanistico.

    Proprio per questo, passeggiando per Madrid, non dovrete mettevi a cercare reperti archeologici: le tracce del suo glorioso passato sono recenti, ma non per questo meno interessanti! Quello che vi farà davvero innamorare della città sono i suoi costumi, le abitudini di questa megalopoli con più di 6 milioni di abitanti ma ancora profondamente ancorata alle tradizioni, dove l’immaginario che uno straniero ha della cultura spagnola si fonde con la quotidianità.

    La capitale della Spagna non è solo il centro geografico della nazione, ma anche il suo cuore pulsante. Corride, flamenco, ventagli, birre, feste, prosciutti che pendono dai soffitti dei bar, vita notturna, bottellón, tortilla, sangria, matrimoni gay, proteste, tutto quello che è Spagna a Madrid vive e si rinnova, e persino la paella (pietanza tipicamente valenziana) trova un suo spazio di nicchia in questa effervescente capitale (a Madrid esiste una Comunidad de la paella con tanto di ricette, concorsi e incontri).

    La prima cosa da sapere sugli abitanti di Madrid è che vengono chiamati (e amano farsi chiamare) gatos, cioè gatti. Nel maggio del 1085, quando Madrid era sotto la dominazione araba e il suo perimetro era completamente circondato da mura, le truppe del re Alfonso VI si diressero verso la città, per cercare di riconquistarla. Un soldato si separò dal reggimento e iniziò a scavalcare il muro di cinta, arrampicandosi come se fosse un gatto, fino a raggiungere la bandiera araba e sostituirla con quella cristiana, espugnando così la città. Ecco perché i madrileños vengono chiamati gatos, a prescindere dai dettagli anagrafici: un gato non è chi è nato a Madrid, ma chi vive la città, la ama e la rispetta. Da qui il celeberrimo detto: «Gato se hace no se nace», cioè gatti si diventa, non si nasce, a indicare lo straordinario spirito di accoglienza della capitale spagnola dove tutto è possibile, le differenze si trasformano in stimoli e le difficoltà in nuove sfide.

    Sarà per il suo cielo limpido, per i fiumi di birra che scorrono nei bar, per la gente allegra o per il suo ritmo di fiesta, ma a Madrid anche il turista più distratto si sentirà accolto e inglobato dalla città e dalle sue abitudini.

    Negli ultimi anni cañas, fiestas e burbuja inmobiliaria (bolla immobiliaria, cioè un boom economico fittizio, fondato quasi esclusivamente sulla costruzione e che in pochissimi anni ha portato a brutali speculazioni edilizie e al collasso dell’economia) hanno lasciato spazio alla voce degli indignatos, il movimento nato proprio a Madrid il 15 maggio 2011 con una serie di proteste pacifiche che ha dato voce al malcontento dei cittadini, stufi dei soprusi della classe politica e schiacciati da un sistema economico insostenibile.

    Cuore palpitante di una nazione contraddittoria ed emozionante, Madrid incarna gioie e dolori degli spagnoli: attraverso 100 esperienze imperdibili, questa guida ve ne farà scoprire i segreti e vi trasformerà in perfetti gatos d’adozione!

    1. Conoscere il vocabolario di base per muoversi a Madrid

    Sebbene per parlare il castigliano non sia sufficiente aggiungere una s alla fine di ogni parola, dobbiamo ammettere che questa lingua e l’italiano hanno moltissime somiglianze. Il vostro viaggio a Madrid potrà trasformarsi in una perfetta occasione per familiarizzare con lo spagnolo e, con un po’ di fantasia e un minuscolo dizionario tascabile, potrete girovagare per la città e avventurarvi in qualche delirante conversazione con i nativi, che sono dei rinomati chiacchieroni.

    Per partire con il piede giusto, ecco qualche piccola perla linguistica, che vi permetterà di immergervi fin da subito nello spirito dell’effervescente capitale spagnola.

    Presto scoprirete come a Madrid il bar è un punto di incontro, più un luogo di passaggio. Le parole indispensabili per farsi un’idea di cosa ordinare sono:

    tapas: piccolo assaggino di cibo che accompagna, gratuitamente, una bevanda;

    caña: bicchiere di birra piuttosto alto e stretto;

    montado: piccolo panino;

    bocadillo: panino di forma oblunga, tipo baguette;

    pincho: tapas ma di qualità migliore, a pagamento. Si pronuncia pincio;

    ración: porzione di alimento, che abitualmente si divide tra varie persone. Se uno spagnolo di propone di ir de raciones significa che nei bar verranno ordinati vari piatti, e ogni commensale mangerà da ogni portata, senza ricordare o dare alcuna importanza a quello che ognuno aveva scelto;

    cubata: cocktail.

    Ecco poi qualche espressione indispensabile per muoversi in città:

    entrada: entrata, o biglietto di accesso per uno spettacolo (cinema, teatro);

    salida: uscita;

    calle: strada. La doppia L si pronuncia i. Calle si dirà quindi caie, paella si pronuncerà paeia;

    ciao: sarebbe il nostro arrivederci ma meno informale, si usa solo quando si va via da un luogo, non quando si arriva. Al vostro ingresso in qualsiasi posto potrete dire hola;

    de puta madre: sebbene questa esclamazione in italiano suoni offensiva e volgare, in castigliano si usa per indicare qualcosa di magnifico, eccellente e straordinario. Se al ristorante dite al cameriere che il vostro piatto era de puta madre ne sará felice! Molto importante non sostituire il de con tu! Questa stessa espressione preceduta dal pronome personale cambia radicalmente il suo significato, diventando offensiva, proprio come in italiano

    Infine, una piccola parentesi su una bevanda che noi italiani consumiamo in grandi quantità: Madrid è una città di bar, di grandi bevute e abbondanti mangiate, con pietanze di ottima qualità e un unico, grande tallone d’Achille, il caffè. Se desiderate bere un buon espresso non vi resta che aspettare di tornare in Italia! Nella capitale spagnola il caffè si consuma a colazione o dopo i pasti, mentre se di pomeriggio volete fare una pausa e bere qualcosa dovrete ordinare una birra… questa abitudine potrebbe spiegare perché gli spagnoli sono sempre allegri mentre noi italiani siamo piuttosto stressati.

    Nonostante il caffè spagnolo sia di pessima qualità (quanto meno rispetto al gusto italiano) anche qui esistono vari tipi di caffè:

    Café cortado: caffè con un poco di latte, dove l’avverbio di quantità poco è davvero relativo. Questa bevanda non ha niente a che vedere con il nostrano caffè macchiato.

    Café solo: semplicemente caffè. Scialbo, lungo come non mai, ma solo caffè.

    Café con leche: solitamente servito in un bicchiere di vetro, ed è latte con un po’ caffè.

    Pronti a partire?

    2. Vagabondare per Puerta del Sol (e chiedersi dove sia la puerta)

    Dove: Puerta del Sol; metro linea 1, 2, 3; fermata: Sol

    Quando: sempre!

    Consigliato come prima tappa a Madrid, punto di partenza per scoprire la città

    Impossibile trascorrere anche solo pochi giorni a Madrid senza passare da Puerta del Sol. Non si tratta solo di una piazza, una fermata di metro e di cercanías (il servizio che collega Madrid alle principali zone limitrofe) e un punto d’incontro, ma la parte essenziale della memoria storica della Villa di Madrid, centro di gravità urbanistico della città. La piazza è un punto nevralgico già alla sua nascita, agli occhi dei primi viaggiatori romantici, per i re, nelle ribellioni popolari. Puerta del Sol è infatti stata scenario dei principali eventi della città, dalla lotta contro gli invasori francesi nel 1808 alla proclamazione della Seconda Repubblica nel 1931, fino a giungere alla storia attuale: proprio qui il 15 maggio 2011 sono nate le prime manifestazioni degli Indignati, che hanno dato voce ai cittadini schiacciati dalla crisi economica.

    E sempre qui nascono e si conservano tradizioni cardine della cultura cittadina, come quella di mangiare 12 acini d’uva e osservare l’orologio sulla Casa de Correos aspettando il nuovo anno. Qui si trova la placca del Km 0, la celeberrima statua della Osa y el madroño, la tanto contestata insegna luminosa Tio Pepe e moltissimi altri simboli della città, di cui parleremo in seguito.

    Sotto un profilo architettonico Puerta del Sol è una piazza di forma oblunga, punto di convergenza di varie strade. Nel corso del tempo è stata oggetto di diverse modificazioni urbanistiche, che hanno cancellato poco a poco gli importanti edifici del passato.

    Di tutti questi l’unico sopravvissuto è la Casa de Correos, che fu la sede del ministero degli Interni e attualmente è sede della Comunità di Madrid. Guardando la Casa de Correos sulla sinistra si erge il maestoso Grand Hotel de Paris, un palazzo del XIX secolo attualmente in ristrutturazione, destinato a trasformarsi nell’Apple Store più grande della penisola iberica.

    Proprio a seguito della ristrutturazione dell’edificio fu rimossa la pubblicità di un vino andaluso, cioè la celebre scritta Tio Pepe, un’insegna luminosa che campeggiava sul tetto dal lontano 1936 e che raffigurava una bottiglia con giacca, cappello e chitarra. Dopo infinite polemiche e offerte pubblicitarie da capogiro da parte di grandi multinazionali, la Commissione del Patrimonio Storico della Comunità di Madrid ha deciso, con somma gioia dei madrileni, che a breve l’insegna tornerà a Puerta del So1. Se vi sembra strano che ci siano state tante polemiche per un’insegna pubblicitaria degli anni ‘30, tenete presente che siamo a Madrid: la città è piuttosto moderna, ma ciò non frena il desiderio degli abitanti di avere tradizioni, radici e simboli in cui riconoscersi. È proprio questa una delle sfide della capitale spagnola: essere una megalopoli ma con grande carattere e aspetti fortemente folcloristici!

    Quanto al nome la piazza, cercare la famosa porta è inutile: non c’è! Per capire l’origine del toponimo allora bisogna tornare indietro nel tempo: la storia vuole che durante l’invasione araba sia stata alzata una muraglia fortificata rivolta a oriente, e probabilmente esisteva un castello con un sole dipinto su uno dei portali d’ingresso.

    Una volta compiuto questo rituale e aver ripetuto a voi stessi che nonostante l’assenza della porta questo luogo si chiama Puerta del Sol e non plaza del Sol non vi resta che avventurarvi tra le stradine limitrofe, dove ce n’è per tutti i gusti: shopping, bar, ristoranti, discoteche, cinema, teatri… qualsiasi cosa abbiate voglia di fare siete nel posto giusto, siete nel cuore di Madrid!

    3. Vivere la Spagna autentica al Museo del Jamón

    Dove: Museo del Jamón, plaza Mayor 18; calle Gran Vía 72, calle de Atocha 54, calle de Alcalá 155, calle Marcelo Usera 14

    Quando: verificate orari di apertura e chiusura di ciascuna sede sul sito: www.museodeljamon.es

    Consigliato ai buongustai e sconsigliato ai vegetariani

    Se c’è un posto che non dovete perdervi per nulla al mondo durante la vostra visita a Madrid questo è il Museo del Jamón, cioè il museo del prosciutto.

    Fondata nel lontano 1978 questa straordinaria catena di locali (gli originali sono solo a Madrid capitál e sono circa otto, diffidate delle imitazioni) vanta il primato di essere uno dei primi bar tematici della nazione. Il più antico è quello del paseo del Prado, situato nel cosiddetto triangolo dell’arte di Madrid, ed è stato battezzato Museo del Jamón proprio per non sfigurare davanti ai vicini museo del Prado, museo Thyssen e museo Reina Sofía.

    Questo meraviglioso bar-ristorante oltre a sfamarvi a dissetarvi a prezzi ridicoli vi svelerà in pochi secondi perché gli spagnoli sono allegri e positivi mentre noi italiani siamo sempre piuttosto nevrotici: la birra è addirittura più economica di un espresso! Il Museo del Jamón è sempre caratterizzato da una vasta sala con soffitti molto alti da cui pendono centinaia di jamónes di dimensioni mastodontiche e da un enorme bancone su cui ogni giorno centinaia di persone si accalcano per ordinare panini e piatti di salumi. Purtroppo da pochissimi mesi i prosciutti sospesi sono rivestiti con una stoffa, ma fino a poco tempo fa erano appesi senza nessuna copertura, c’era solo un piccolo contenitore di plastica, infilzato nella parte inferiore del prosciutto, che raccoglieva il grasso colante: immaginate che odore! Varcando la porta troverete il locale affollatissimo: inutile rimandare la vostra visita ad altri orari, questo museo è sempre pieno di autoctoni e turisti affamati e assetati, con un picco di gente nelle ore della merenda, pasto assolutamente sacro nella cultura spagnola.

    Dalle 17.00 alle 19.30 potrete osservare coppiette di anziani o gruppetti di settantenni (spesso tutte donne o tutti uomini, perché in Spagna le uscite tra amici dello stesso sesso sono sacre a ogni età!) affaccendati nel consumare lo spuntino tipico del bar, birra e panino.

    Se non avrete molta fame potrete ordinare solo da bere: come nella migliore cultura spagnola con ogni birra riceverete una tapas, cioè un aperitivo gratuito, che in questo bar ovviamente consiste in un piattino di salumi. Se invece avrete voglia di un pasto in un ambiente più bucolico potrete ordinare l’economicissimo menu picnic (panino, bevanda e frutta in un sacchetto di carta) e mangiarlo in uno dei numerosi parchi e giardini della città.

    Tra le cose incredibili di tutti i locali della catena non si può dimenticare di citare la memoria fotografica e matematica dei camerieri, che non prenderanno mai nota di quello che ordinerete ma ricorderanno perfettamente ogni cosa, e vi porteranno sempre il conto corretto. Se dopo aver provato il jamón di questo bar non sarete disposti a tornare in Italia senza qualche centinaio di grammi di questo straordinario insaccato potrete recarvi al bancone dei salumi e comprarne in quantità. Il più prelibato, e il più caro, è il jamón bellota, fatto dai maiali che hanno vissuto allo stato brado mangiando solo bellotas, cioè ghiande. Nei giorni di freddo intenso è tipico abbinare al panino una sopa, cioè la zuppa, ovviamente dal sapore di jamón, per riscaldare lo stomaco subito prima di raffreddarlo con un bel sorso di birra gelata. Perché a Madrid alla birra ghiacciata non si rinuncia mai!

    4. Passeggiare per Plaza Mayor

    Dove: plaza Mayor; metro linea: 1, 2, 3, fermata: Sol

    Quando: sempre!

    Consigliato a chi ama le stravaganze

    Che ci andiate di giorno o di notte poco importa: plaza Mayor vi conquisterà per sempre! Fiore all’occhiello dell’urbanistica madrilena, questa piazza è il luogo più radicato nell’immaginario collettivo della città.

    Originariamente qui si trovava la plaza del Arrabal, uno dei principali nuclei di commercio dell’antica Madrid. Poi, quando nel 1561 la corte venne trasferita nell’attuale capitale, si sentì il bisogno di creare un’autentica piazza. Filippo II affidò all’architetto Juan de Herrera l’incarico di progettarla. Il primo edificio della nuova piazza fu la Casa de la Panadería, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1590 e si conclusero nel 1619. L’edificio, successivamente modificato e integrato nella struttura della piazza, è adesso sede di uffici municipali e varie istituzioni.

    La riconoscerete dalla decorazione pittorica della facciata, risalente solo al 1998, quando il comune indisse un concorso pubblico per l’abbellimento dell’edificio. Vinse il giovane Carlos Franco, con un progetto di cui facevano parte personaggi mitologici quali Cibele, Prosepina, Bacco o Cupido, e altre figure inventate dall’artista e collegate alla storia della città e della piazza.

    A differenza di altre piazze barocche europee, d’impronta aristocratica o religiosa, plaza Mayor ebbe sin dal principio un carattere nettamente popolare. Se alzate lo sguardo, potrete notare con un pizzico di sana invidia i fortunati inquilini che abitano sulla piazza affacciati ai balconi, intenti a osservare i turisti: in passato questi stessi balconi costituivano quasi dei palchi d’onore dai quali era possibile assistere agli spettacoli pubblici che si svolgevano nella piazza, che fossero corride o esecuzioni.

    Al centro della piazza si trova la statua equestre di Filippo II, tutta italiana: fu iniziata dal Giambologna e terminata dal suo discepolo Pietro Tacca nel 1616. La bellissima scultura, regalo del granduca di Firenze Cosimo de’ Medici al re spagnolo, nasconde una piccola e macabra curiosità: la statua per secoli è stata infatti un vero cimitero di uccellini. Il cavallo di Filippo II, cavo all’interno, aveva la bocca come unica apertura verso l’esterno e per centinaia d’anni ha inghiottito gli incauti e curiosi uccellini che s’introducevano nel suo orifizio e che poi non riuscivano a uscire. La triste scoperta avvenne nel 1931, quando fu proclamata la Seconda Repubblica. Animato dal fervore patriottico, un militante lanciò un gran petardo nella bocca del cavallo, e, a seguito dell’esplosione, iniziarono a piovere ossicini di uccelli. Con grande sollievo degli animalisti, durante il restauro della statua la bocca del cavallo è stata chiusa.

    Un’altra piccola curiosità legata alla statua: si è diffusa la moda di giurarsi amore eterno attaccando un lucchetto al cancello che protegge la scultura e buttando via la chiave. Come altre centinaia di inferriate sparse per il mondo, anche questa si sta lentamente e inesorabilmente riempiendo di ferree promesse romantiche.

    Prima di farvi risucchiare dai negozi che abbracciano la piazza, affacciatevi a vedere l’Arco de Cuchilleros (di cui parleremo ancora in seguito), una delle nove porte di accesso alla piazza. È opera di Juan de Villanueva, uno degli artisti neoclassici più attivi in tutta la penisola iberica, e il suo nome, letteralmente arco dei coltellinai, si deve al fatto che in passato ogni strada corrispondeva a un mestiere: nella viuzza in cui sbocca vi lavoravano infatti i fabbricanti di coltelli che preparavano le lame per i macellai che della piazza.

    A plaza Mayor tutto è concesso: potrete restare a bocca aperta davanti ai mimi, comprarvi un cappello rigorosamente Made in Spain, magiare un bocada de calamares, perdere l’orientamento e non capire da quale porta siete entrati… ma attenzione, mangiare una paella seduti a un ristorante con i tavolini sulla piazza potrebbe costarvi quanto l’intera vacanza!

    5. Scoprire che sporco e chiassoso sono aggettivi

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