E se Darwin si fosse sbagliato?
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Book preview
E se Darwin si fosse sbagliato? - Pellegrino De Rosa
Appendice
Presentazione
Il presente saggio è una riscrittura - in formato elettronico e riveduta e corretta - della precedente versione cartacea edita da Edizioni Simple, nel 2011, con il titolo "Plasticismo evolutivo. Una nuova ipotesi evoluzionistica basata sulla biologia quantistica e sull’entanglement olografico".
L’originale ipotesi di studio illustrata nelle pagine che seguono è basata su considerazioni multidisciplinari e coinvolge l’ecologia, la fisica e la biologia quantistiche, la neurobiologia vegetale, la genetica, le scienze cognitive e la filosofia.
In estrema sintesi, il Plasticismo evolutivo propone che l’evoluzione delle specie viventi sia un processo intenzionale
, dovuto all’azione diretta della psiche degli individui (anche vegetali e microrganismi) sul proprio materiale genetico. Tale presunta azione mutagena ed evolutiva si esplicherebbe, cioè, attraverso un processo psichico (un’azione ideoplastica simile al monoideismo ipnotico) che agirebbe sull’ipergenoma della specie in evoluzione tramite meccanismi di tipo quantistico (somatizzazione quantistica e interazione olografica).
È bene tuttavia chiarire che questa ipotesi ideoplastica dell’evoluzione non si riduce a una serie di enunciati e di ipotesi ma poggia su una serie di precise osservazioni naturalistiche - verificabili da chiunque - non spiegate in maniera esauriente e convincente dalle altre teorie evoluzionistiche.
In particolare, essa si sforza di dare una spiegazione del meccanismo evolutivo paragonandolo al processo che ha portato i fasmidi (insettifoglia e insetti-stecco) ad assumere la loro particolarissima forma e paragonando tale fenomeno criptomimetico al rapidomimetismo dei sepiidi (seppie) e ai casi di somatizzazione osservati, in ambito umano, negli individui affetti da sindrome da personalità multipla (Multiple Personality Disorder).
Si riaggancia, infine, al paradigma olografico di Pribram e Bohm, suggerisce un collegamento concettuale con il monismo panteistico neoplatonico di Giordano Bruno, e si propone come possibile terza via tra le opposte fazioni dei creazionisti e degli evoluzionisti neodarwiniani.
Introduzione
Che le specie viventi non siano sempre state come le vediamo oggi e che si siano evolute nel corso del tempo è ritenuto un dato di fatto oggettivo, quasi universalmente accettato, e con il quale concordo pienamente.
L’evidenza dei fossili e di altri fatti incontestabili, come la convergenza evolutiva e la presenza di geni vestigiali - al di là delle diverse interpretazioni - stanno a provarlo oltre ogni ragionevole dubbio.
Ciò, tuttavia, non esclude affatto la possibilità che la spinta evolutiva possa essere ricondotta a una qualche causa intelligente (creazionistica o di altra natura) e non a una serie di variazioni casuali o a improbabili e ciechi meccanicismi molecolari o genetici.
Infatti, secondo il mio personale parere, la teoria oggi maggiormente accreditata - quella di Darwin - essendo fondata su tre presupposti fallaci (l’equivoco tra i termini evoluzione
e selezione naturale
, un’imprecisa definizione di specie
e, soprattutto, il caso come causa di mutazioni) non può essere ritenuta valida e dovrebbe veder ridotto il suo campo di competenza da teoria evoluzionistica delle specie
a teoria ecologica delle razze
.
In questo scenario, il "Plasticismo evolutivo, partendo da osservazioni naturalistiche (mimetismo, insetti sociali, adattamenti di alcune specie a nuovi habitat), vuole proporre un evoluzionismo
intelligente e consapevole" - che coinvolge, direttamente, le facoltà mentali delle specie viventi - e provare, infine, a conciliare le posizioni evoluzionistiche con quelle creazionistiche, attraverso considerazioni che richiamano il monismo panteistico bruniano.
L’impresa non è delle più semplici, ma la biologia quantistica (quantum biology) e l’entanglement olografico ci potranno fornire, forse, gli strumenti utili per comprendere, o anche solo per ipotizzare, alcuni meccanismi di interazione tra mente e corpo e tra individuo e universo. Interazioni, tra l’altro, già ritenute possibili sia da alcuni filosofi e mistici del passato sia da alcuni scienziati dei nostri giorni.
In altre parole, il meccanismo evoluzionistico proposto con il Plasticismo evolutivo potrebbe essere legato (ma per ora è solo una congettura), alle interazioni quantiche (perché dovute a fenomeni quantistici tetradimensionali), aspecifiche (perché ancora non comprese), legate alla necessità delle specie di adattarsi alle modifiche ambientali o di rispondere a relazioni sessuali o di difendersi dai predatori, e attivate da una presunta forza plastica
, ideoplastica o mutagena della psiche dei (pro)genitori.
In particolare, la teoria fa esplicito riferimento alle concezioni quantistiche di Bohm, Aspect e Pribram (paradigma olografico).
Nel testo vengono presentati anche gli inediti concetti di "complessione iper genomica" e di iper-specie, che, a mio parere, potrebbero spiegare la comparsa dei singoli step evolutivi
e trovare un punto d’incontro tra la teoria degli equilibri punteggiati, di Gould ed Eldredge, e il gradualismo.
La stupefacente somiglianza di un insetto-foglia con la lamina e le nervature fogliari della pagina inferiore delle foglie del suo habitat.
1. Il quesito di partenza: come si è evoluto l’insetto-foglia?
Svariati anni fa, stavo preparando l’esame di entomologia e, mentre osservavo i vari insetti conservati nelle apposite bacheche raccolte in un’aula della Facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie di Portici (Napoli), il mio sguardo cadde su un terraio in cui erano stati posti alcuni insetti-foglia.
Phyllium bioculatum
Uova di fasmidi
Quella visione mi lasciò perplesso.
Gli insetti-foglia erano incredibilmente simili a foglie di latifoglie. Presentavano addirittura una serie di segni che richiamavano le nervature fogliari e altri che parevano di seccume, oltre a sfumature di colore di vario tipo che facevano somigliare alcuni di essi a foglie verdi e altri a foglie