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Fare impresa è un lavoro [creativo]
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Ebook102 pages1 hour

Fare impresa è un lavoro [creativo]

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About this ebook

Per avviare un’impresa bisogna avere un’idea veramente buona. Questo il presupposto che approfondisce “Fare impresa è un lavoro [creativo]”, che propone 8 mosse grazie alle quali è possibile valutare se un’idea può avere la forza di diventare un’occasione di successo professionale. 8 mosse precedute dalla descrizione dello scenario su cui le imprese si muovono oggi.
Non un manuale, piuttosto un vademecum con poche mosse, ben chiare, che permettono di iniziare un percorso di lavoro gratificante sotto l’aspetto economico e personale, da cui poi proseguire senza sosta.
LanguageItaliano
Release dateJan 7, 2014
ISBN9788868854966
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    Fare impresa è un lavoro [creativo] - Stefano Gangli

    Stefano Gangli, 42 anni, vive e lavora a Roma. Direttore creativo dell’agenzia di comunicazione SignDesign, dal 200o si occupa di creatività applicata alle strategie di comunicazione per aziende, enti e aggregatori di imprese con una particolare specializzazione per i brand del design made in Italy. Docente presso lo IED di Roma per oltre un decennio, è direttore e fondatore del progetto editoriale Livingroome, media for design, oggi riconosciuto sistema di comunicazione del settore. Autore di numerosi articoli e contributi per testate e blog. È membro dell’Art Directors Club Italiano.

    Copyright

    © 2014 Stefano Gangli | www.gangli.it

    Tutti i diritti sono riservati

    ISBN 9788868854966

    Progetto grafico

    SignDesign | www.signdesignroma.it

    Grazie a

    Francesca, Antonia, Elena,

    Salvatore, Raffaella, Gina e Marcello

    Indice

    PREFAZIONE

    MERCATO E IDEE

    Il panorama

    Avere un’idea

    LE 8 MOSSE

    Diventare spettatori della popria idea

    La comunicazione è un’esperienza

    Mai essere il target della propria idea

    Le idee non si replicano

    Capire chi ci guadagna

    Avere le tasche piene

    Investire il tempo

    I creativi non contano

    QUINDI?

    PREFAZIONE

    Fare impresa è un lavoro è un viaggio veloce che mi sono trovato ad intraprendere ogni volta che ho incontrato qualcuno che parlava di impresa, di voglia di fare qualcosa in proprio, che lo abbia detto direttamente a me o che io lo abbia letto sui media. Ogni volta le considerazioni che si generavano si aggiungevano a quelle precedenti facendomi convincere che alcuni aspetti di cui si parlava avevano un backstage che andava svelato per poter far comprendere meglio i temi trattati e quindi fornire uno strumento di valutazione maggiore a chi programmava la nascita di una propria impresa.

    In più, istintivamente mi accorgevo che molti degli aspetti trattati circa le imprese li ritrovavo sia in molti clienti di cui mi ero occupato, sia nella mia esperienza personale.

    Questo succede tuttora e il panorama di cui ho delineato i contorni si sono definiti sempre più a tal punto da fornirmi ormai un metodo grazie al quale riesco a decidere quando qualcosa è conveniente o come provare ad investire su progetti, su fasi di lavoro o incarichi affidati da clienti. Non si tratta di un metodo infallibile, certo, ma comunque è uno strumento che mi consente di muovere le pedine sulla scacchiera. Ad onor di vero devo ammettere che, seppur parlo in prima persona, si tratta di procedimenti costruiti grazie al lavoro intero del team di cui faccio parte.

    Ma perché fare impresa è un lavoro creativo? È vero, la professione che svolgo riguarda le competenze proprie di questa figura, ma nelle pagine che seguono l’accezione del significato dell’essere creativo riguarda anche chi oggi ha un’idea di impresa innovativa o rinnovata.

    Sono cosciente che aver appena scritto questi due aggettivi - innovativa e rinnovata - chiami in causa tutto il panorama delle start-up che, come viene descritto nelle pagine, è necessario ed indispensabile includere nei temi trattati.

    Del resto esse sono proprio il risultato dell’iniziativa imprenditoriale di creativi.

    Ma non siamo ad un trattato sulle idee degli startupper perché quello che ho scelto di trattare è un’analisi di alcuni aspetti - ce ne sono altri - che aiutano a valutare se un’idea possa ambire a raggiungere lo stato di impresa. Questo che sia a promuoverlo indifferentemente un’azienda tutta da creare piuttosto che l’idea di un progetto che vuole realizzare una realtà già sul mercato. È un aspetto che non tralascerò di specificare laddove sarà necessario farlo.

    È vero che le start-up non sono un fenomeno trascurabile, ma i temi che seguono rappresentano lo stato di fatto di ciò che succede sul mercato che affrontiamo ogni giorno oggi, non quello che si vorremmo incontrare in un prossimo futuro, per quanto vicino. Credo infatti che gli innegabili benefici che ci procureranno le idee delle start-up arriveranno in futuro, anche se non molto lontano, quando cioè esse saranno imprese operanti a tutti gli effetti e con provata efficacia. Questo non vuol dire che oggi non esistano casi significativi di start-up ben avviate, anzi, ma sicuramente esse non possono ancora rappresentare l’esistenza di un metodo e di strumenti chiari.

    Conosco bene, perché lo studio per dovere di professione, tutta l’evoluzione che il trattare di impresa sta subendo, dei temi propri del Decreto Crescita, la semplificazione degli assetti e tipologie societarie, etc. Ma capire come cambieranno le condizioni necessarie alla costituzione di imprese o come verranno confezionate le idee che avranno successo sul mercato in un prossimo futuro, non è l’obiettivo che si propongono queste pagine. Non è possibile ancora considerare case history i primi sperimentali metodi che vengono presentati come il nuovo modo per in termini di fare impresa.

    Dunque Fare impresa è un lavoro creativo è un giro ragionato tra gli aspetti da considerare nel momento in cui si vuole trasformare un’idea in un’impresa o quando si cerca il modo per avere un’idea da dedicare a questo obiettivo.

    C’è anche molta esperienza personale nel trattare questi argomenti proprio perché tanti clienti che curo sono imprese, proprio del tipo descritte nel libro, le PMI. Entrare nell’ideazione e realizzazione di attività di comunicazione per una di queste imprese vuol dire proprio interrogarsi su come presentarla al mercato e cercare di individuare quei plus che possano interessare un pubblico. Da qui poi costruire un linguaggio che identifichi questi valori agli occhi del target.

    Grazie dunque al contributo di tutto ciò che assimilo dai media, a ciò che mi trovo a gestire e all’esperienza arricchita dal rapporto con le aziende clienti che arrivo a trattare i temi proposti.

    Gli argomenti toccati sono tanti, alcuni approfonditi altri solo accennati, proprio perché il parlare di imprese riguarda aspetti finanziari, legali, oltre che creativi. Trattarli tutti in maniera esaustiva è chiaramente impossibile, sia perché ho voluto puntare sulla realizzazione di un libro che si legga tutto d’un fiato, sia perché per alcuni temi esistono documenti molto più autorevoli grazie ai quali sarà possibile approfondire delle specifiche. Cenni a questi temi utili alla trattazione presentata vengono proposti perché compongono parte del discorso, ma vanno riconosciuti come segni, appunto, volutamente lasciati a personale approfondimento.

    Dunque un libro pensato per essere letto velocemente, nell’arco di una tratta di Alta Velocità o di un paio di pomeriggi piovosi che costringono a casa. Il linguaggio è quello credo più comunicativo per presentare i temi trattati, quello pubblicitario. Niente parole troppo tecniche, se non ove strettamente necessarie o nel caso di termini che ormai rientrano nell’uso comune. In comunicazione, marketing, affari (dovrei dire business) oggi si usa un linguaggio che comporta l’uso di 3 inglesismi ogni 5 parole: questo confonde i significati e rende nuove le operazioni che sono invece consuete.

    Per ora dunque 8 mosse, ma sono sicuro che domani avrò già un’idea migliore che me ne farà trovare altre.

    MERCATO

    E IDEE

    IL PANORAMA

    Piccola, media e micro impresa.

    E start-up.

    Mai come negli ultimi tempi la parola impresa è stata così utilizzata. Il problema è che la maggior parte delle volte la si usa purtroppo in maniera poco positiva. Si parla frequentemente di imprese che sono in difficoltà, imprese che chiudono, che riducono, che hanno un credito con lo Stato, che subiscono una pressione fiscale

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