Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

L'Odore del Mare sulla Montagna
L'Odore del Mare sulla Montagna
L'Odore del Mare sulla Montagna
Ebook210 pages3 hours

L'Odore del Mare sulla Montagna

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Questa è la storia di una giovane donna italo-argentina, indipendente ma impulsiva, talvolta pasticciona, affascinata e appassionata dal conoscere, sperimentare, e innamorata della musica.

Nata con la testa per aria, legata a un filo come un aquilone e come un aquilone disposta a seguire il vento.

Inizierà un percorso sulla strada della vita, perderà pezzi importanti di sé stessa nella ricerca della sua libertà, sbaglierà, cadrà e si rialzerà, ma sempre lottando e mettendoci il cuore e l’anima. La ricerca poi delle origini del nonno italiano, a cui aveva fatto una promessa, la condurrà in Italia dove riuscirà a trovare un po’ di serenità, ma esperienze incredibili e inaspettate si porranno ancora sul suo cammino.

Chissà se riuscirà a trovare pienamente la sua vera dimensione o se la vita adulta alla fine riuscirà a toglierle i sogni più belli, come le diceva sempre il nonno.

Una storia sulla strada che ognuno di noi intraprende per essere veramente sé stesso, ma insieme anche una storia di famiglia, di amore, sul senso della appartenenza, sempre sospesa fra fantasia e realtà.
LanguageItaliano
Release dateJan 21, 2014
ISBN9788891130662
L'Odore del Mare sulla Montagna

Related to L'Odore del Mare sulla Montagna

Related ebooks

Women's Biographies For You

View More

Related articles

Reviews for L'Odore del Mare sulla Montagna

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    L'Odore del Mare sulla Montagna - Mara Cristina Dall'Asén

    Elisa

    L’arrivo

    Finalmente sono sul mio divano con il fuoco della piccola stufa acceso, l’immancabile libro in mano e una buona tisana rilassante.

    Domani sarà un giorno impegnativo, devo portare Stefano alla scuola materna e la signora Rosalia dall’oculista nel pomeriggio. Preparare il pranzo, e se ci riesco faccio anche un po’ di pulizie giornaliere. Nel tardo pomeriggio, poi, devo anche andare a far la lezione di spagnolo all’Università degli anziani.

    Nonostante tutto, sono una persona fortunata.

    * * *

    Quando sono arrivata dall’Argentina nel settembre del 2005 ero completamente sola, senza lavoro e senza la più pallida idea di come impostare la mia nuova vita, non avevo nessuna direzione preferita.

    Ho alloggiato per venti giorni in un piccolo albergo, cercavo un lavoro sui vari annunci, avevo mandato un mucchio di curriculum a varie aziende, avevo ottenuto anche due colloqui, ma niente, nessun lavoro era diventato realtà.

    Cominciavo a pensare che forse non era stata una buona idea venire in Italia, forse la voglia di cercare nelle mie origini italiane mi aveva abbagliato e fatto credere in un futuro che non si sarebbe realizzato.

    Poi un giorno mentre cenavo nel ristorante, ho sentito il signore del tavolo a fianco al mio che parlava della difficoltà di trovare una persona fidata per la gestione della casa e dell’anziana madre.

    Senza volerlo avevo ascoltato ed ero molto dibattuta, volevo provare a presentarmi e candidarmi, non sapevo se fosse una buona cosa, non è molto bello ascoltare le conversazioni altrui, ma non l’avevo fatto intenzionalmente, semplicemente era capitato.

    Così avevo preso il coraggio a due mani e mi ero buttata, mi ero detta che tanto... che avevo da perdere, la cosa peggiore che mi potesse capitare era che mi dicesse di no.

    Inoltre mi sembrava una persona garbata che non mi avrebbe aggredito per aver ascoltato la sua conversazione... non sono ancora riuscita a capire come abbia fatto a dirmi di presentarmi a casa sua, per parlarne anche con la moglie.

    Probabilmente era sull’orlo della disperazione e aveva colto la prima occasione che gli era capitata, o forse era destino.

    * * *

    Il giorno seguente nel primo pomeriggio prendo l’autobus e mi dirigo all’indirizzo che mi aveva fornito, suono il campanello e la signora mi fa accomodare scusandosi della confusione. Sono travolta dalla piacevolissima sensazione di famiglia.

    Televisione accesa, mentre della musica proviene da un'altra parte, profumo di arrosto, scarpe abbandonate sul pavimento, giacche e giornali appoggiati sopra il divano dove sta dormendo spaparanzato un micione color rosso chiaro.

    Le dico di non preoccuparsi, ci sediamo al tavolo della cucina con davanti del buon caffè, discutiamo del più e del meno, poi mi spiegano che loro hanno un'attività in proprio di assemblaggio, ma ultimamente non possono permettersi di assumere altro personale, di conseguenza la moglie dà una mano nella attività come faceva prima che arrivasse l’ultimo figlio.

    Inoltre, mi dicono che il momento non è dei migliori nemmeno qui e che loro hanno bisogno di una persona che governi la casa, non solo per le pulizie, ma talvolta anche per il pranzo o la cena e che tenga il bimbo più piccolo quando non è al nido. Senza dimenticare di tenere d’occhio gli altri due figli e l’anziana madre che vive al piano di sopra.

    Calma, ricapitoliamo... il signor Daniele e la moglie Laura hanno tre figli.

    Giacomo ha quasi diciassette anni, Giulia quattordici e il piccolo Stefano ne ha uno e mezzo. Poi c’è la signora Rosalia, che ha sessantanove anni e non può più guidare per problemi agli occhi, ma per il resto se la cava ancora bene.

    Per fortuna capisco e parlo bene l'italiano!

    Riesco a presentarmi correttamente, a descrivere la mia situazione. Dove abitavo e lavoravo in Argentina, perché possano fare dei controlli attraverso la ambasciata se lo ritengono opportuno.

    La cosa non mi dà fastidio, capisco che ci vuole prudenza prima di far entrare una persona estranea in casa.

    Ovviamente lascio nome, indirizzo e il numero del cellulare... a proposito, io sono Agnese.

    Agnese Ramos. A dire il vero, il mio nome alla anagrafe è Alicia Ramos, ma da sempre per tutti sono Agnese.

    * * *

    A quel tempo, nel 1977 quando sono nata, in Argentina i nomi stranieri erano vietati come tante altre cose straniere, ma mio nonno non si era arreso e mi aveva sempre chiamata così, come la sua nonna, e un po’ alla volta era riuscito a convincere anche tutti gli altri componenti della mia famiglia. Alicia per me è solo un nome sui documenti, non chiamatemi così perché è molto improbabile che vi risponda.

    Certo che quella famiglia mi aveva proprio fatto una bella impressione, trasmettevano l’idea di solidità, concretezza e complicità, senza però un rigore eccessivo, anzi con naturalezza e spontaneità.

    La mia abitudine a cercare di decifrare gli alunni e la particolarità dei loro caratteri era stata un buon allenamento per capire le persone. Di solito cercavo gli occhi, quelli non mentono, è più difficile sbagliare nel giudizio, e posso dire che quelli che avevo incontrato in quella famiglia trasmettevano belle sensazioni.

    * * *

    Lo ricordo perfettamente il venerdì della settimana successiva al colloquio, squilla il cellulare, rispondo, è la signora Laura e mi chiede se posso andare da loro per cena, hanno preso una decisione.

    Non serve neanche dirlo... rispondo di sì. Poco prima delle diciannove sono davanti alla porta, ho portato delle piante di ciclamini per la signora, non volevo presentarmi a mani vuote. Sono un po’ sulle spine durante la cena, ci sono tutti al completo, non riesco a rilassarmi anche se l’atmosfera è molto informale, ma finalmente arriviamo al punto in questione: mi offrono il lavoro.

    Vista la mia situazione e la loro, mi propongono uno stipendio modesto, ma mi offrono il monolocale e le spese di riscaldamento, luce e acqua. Non ho un orario prestabilito, però mi lasciano libera la domenica e in parte anche il sabato.

    Sono quasi stordita, non è precisamente il lavoro che speravo, ma tutto il resto è ottimale… le mie riflessioni durano il tempo di un attimo e d’istinto accetto.

    La tensione scompare e mi portano a vedere quella che diventerà la mia casa.

    È un'unica stanza con un separè in bambù che divide l’entrata dal salotto, in fondo a destra c’è l’angolo cottura, piccolino, ma con tutti gli elettrodomestici, un tavolo e due sedie. La camera da letto e il bagno sono nascosti dietro la parete della cucina.

    Meglio di così, in pratica è già arredata! Nella camera ci sono il letto, un armadio, un tavolino che funge da comodino e il comò con lo specchio. Penso che siano i mobili di una vecchia camera, forse della signora Rosalia e del marito, ma non importa, va benissimo.

    Mi spiegano che mancano la lavatrice e la televisione, ma che per la prima posso usufruire della loro lavanderia.

    Andiamo fuori dalla portafinestra della cucina e mi fanno vedere che c’è anche un piccolo portico delimitato da staccionate di legno che guarda sul giardino e in fondo c’è anche l’orto.

    In quel momento mi accorgo che poco più avanti nel prato c’è una grande gabbia per cani e resto ferma a fissare l’animale.

    Dentro, mi dicono, c’è Tobias, uno splendido labrador biondo di due anni e mezzo che spesso è libero per il giardino.

    Sono in attesa, hanno timore che la cosa non mi piaccia, ma io adoro i cani... se è per quello anche i gatti e un po’ tutti gli animali in genere.

    Anzi, esageriamo, mi piace la natura in tutte le sue forme; scusatemi, quasi tutte, ragni, scorpioni e serpenti proprio non li sopporto!

    E così inizia la mia seconda vita. Mi consegnano subito la copia delle chiavi di casa loro, quella della mia e si comincia già lunedì.

    * * *

    La continuazione di quel fine settimana era proseguita come in un sogno, ho solo ricordi confusi.

    Tutte le cose che dovevo organizzare... far spedire le mie cose ancora ferme in un deposito in Argentina, i documenti necessari per l’assunzione, chiamare i miei per tranquillizzarli un po’.

    Il dubbio di non essere alla altezza, in fondo oltre alle pulizie della mia casa non avevo esperienza in quel campo. E con i figli?

    Soprattutto Stefano, io non ne avevo e non avevo avuto mai grandi rapporti neanche con i miei nipoti. Quando loro erano nati, prima studiavo e poi ero a Buenos Aires.

    * * *

    In qualche modo ce la farò, la buona volontà non mi manca e come diceva sempre mio nonno: Aiutati che il ciel ti aiuta.

    Lunedì mattina, Laura ed io abbiamo portato insieme Stefano al nido, ritorniamo verso casa e Laura mi lascia davanti alla porta. Con un sorriso enigmatico mi augura buona fortuna e mi dice di star tranquilla anche se non riesco a fare tutto, l’importante è che prenda confidenza con la casa, poi per qualsiasi cosa posso chiedere alla signora Rosalia che abita al piano di sopra.

    Resto da sola davanti alla porta, Laura è già fuggita verso il suo lavoro, ho la chiave in mano ma faccio fatica a decidermi a entrare, mi tremano le gambe. Una volta richiusa la porta alle mie spalle mi accorgo di non aver osservato la casa per niente le altre due volte che ero stata lì, mi ero concentrata molto di più sulle sensazioni.

    La casa è grande e luminosa ma funzionale e normale nel significato più positivo del termine, niente mobili antichi o pareti di vetro, le stanze sono ampie e ben organizzate, pochi soprammobili, ma tante foto.

    Comincio a girovagare per le stanze e mi sento quasi una intrusa, mi sembra di intrufolarmi nella vita di qualcun altro, anzi mi sto intrufolando nella vita di qualcun altro; le loro cose, i loro vestiti, le loro foto, è una strana sensazione, direi del tutto nuova.

    Cerco di riprendermi e riesco a combinare qualcosa, rifaccio i letti, riordino un po’, pulisco i pavimenti… accidenti mi stavo scordando di andare dall’altra parte ad arieggiare il monolocale.

    Il tempo scorre via in fretta e un po’ prima dell’ora di pranzo arriva Rosalia con la pentola del sugo per preparare la pastasciutta. Mi invitano a rimanere senza dover prendere l’autobus per tornare in albergo. Daniele si offre anche di venire con la macchina a prendere le mie cose la sera stessa.

    Sta andando tutto persino troppo in fretta per i miei gusti, sono una che deve somatizzare le cose, tutte queste novità mi mandano in confusione, e sono stranamente iperattiva. Per fortuna almeno un po’ di lentezza c’è: il permesso di soggiorno e gli altri documenti necessari per l’assunzione!

    Così alla fine riesco a sistemarmi, mi sono già trasferita da un paio di settimane e il lavoro non è poi così male.

    Sono riuscita anche a instaurare un rapporto con Giacomo e Giulia... con Stefano è più dura, con me il più delle volte piange a dirotto o si agita e la cosa mi fa star male.

    Intanto ho cominciato a prendere possesso del monolocale, ho fatto dei piccoli acquisti: le tende per le finestre della cucina, poi ho preso un maxi-foulard con i disegni geometrici nei toni del rosso da mettere sul divano, mancava un po’ di colore.

    Ora dovrò pensare qualcosa anche per la cucina, perché i mobili sono bianchi, …bianco è il piccolo bancone e bianco è pure il lavandino, tutto un po’ troppo asettico.

    Per il momento, ho cominciato con tre tazze coloratissime per le mie tisane e tre più piccole per il caffè, sono tutte di colori diversi, anche il piattino così posso fare varie combinazioni. In progetto c’è di proseguire anche con i piatti colorati, ma un po’ alla volta, con calma.

    Mi piace personalizzare le mie cose, fare in modo che mi trasmettano serenità, inoltre domani arriverà il corriere che mi porterà tutta la merce che ho fatto spedire dall’Argentina e finalmente potrò variare un po’ il mio vestiario, rivedere i miei libri preferiti, i cd che amo di più, le mie foto e poco altro.

    È strano vedere come ci convinciamo di aver bisogno di mille cose quando in realtà sono pochissime quelle che veramente vogliamo e ci servono.

    Sicuramente dovrò inventarmi qualcosa per i libri e i cd, perché quelli li voglio a portata di mano.

    Mi guardo intorno, non è che ci siano molte possibilità, spazi vuoti non ce ne sono. Chiederò se posso mettere delle mensole, oppure cercherò delle colonne alte e strette, quelle riesco a farcele stare, sì, mi sa proprio che farò così. Ormai che ci sono potrei pensare anche a un piccolissimo tavolino, dove appoggiare il computer senza doverlo tenere sempre sopra il tavolo della cucina, ok che ci mangio solo io e spazio ce n’è, però sarebbe più ordinato e soprattutto organizzato.

    Ovviamente il computer portatile è con me sin dall’inizio di quest'avventura, è il filo collegato al mondo che ho lasciato. All’inizio con le mail, poi con skype e i social network la cosa è diventata ancora più semplice, non mi sono mai sentita completamente isolata.

    L’unica cosa, però, che tutta questa tecnologia non riuscirà mai a sostituire è il calore di un abbraccio, lo stringersi delle mani, la fugacità di uno sguardo, le cose che mi mancano di più della mia famiglia.

    Tutto procede tranquillamente, oggi ho chiesto un’ora di permesso e sono andata ad aprirmi il conto in banca per versare il mio secondo stipendio, basta con la carta di credito. Forse dovrò chiudere il conto in Argentina, sono molto contenta di come vanno le cose in questo momento.

    È incredibile, mi trovo bene in questo Paese e comincio a capire perché mio nonno Luigi fosse così fissato con l’Italia e più precisamente con queste zone del bellunese.

    Sicuramente per lui era diverso, ci era nato!

    Ripensando a lui, mi ritorna alla mente che uno dei miei obiettivi venendo qua era proprio ricercare i suoi antenati e vedere se aveva ancora dei parenti da queste parti… soprattutto sua nipote, gliel’avevo promesso. Ho già fatto un po’ di ricerche, per vedere dove posso cercare delle informazioni e devo trovare il tempo per chiamare il parroco della parrocchia da cui proveniva mio nonno.

    Comunque c’è tempo, i morti non scappano e i vivi vedrò se ci sono. Adesso, invece, devo sentire tutti i miei giù in Argentina e darmi il tempo di parlare con loro, sentire che novità ci sono e cercare di materializzare quel contatto di mani che vorrei.

    * * *

    La mia famiglia e l’Argentina

    Sono nata nella provincia di Cordoba, ma non nella parte alta più industriale, in quella più a sud che confina con la regione della Pampa, dove il terreno è fertile e la vegetazione rigogliosa. Una terra ricca di acqua, da sempre fonte di vita e prosperità.

    Manco a dirlo sono cresciuta in una grande fattoria, nei pressi di Sampacho e i miei genitori allevavano animali di vario genere, ma soprattutto bestiame da carne e avevano anche un frutteto.

    In casa c’era sempre un mucchio di gente che girava, se non erano i miei parenti, erano gli aiutanti, o i fornitori, o i corrieri che ritiravano la carne. Per parenti poi, intendo una cosa allargata perché confinante c’era la fattoria di mio zio, il fratello della mia mamma, con mia zia e i miei sei cugini.

    Per quel che riguarda la mia famiglia, cominciamo con il mio papà, si chiama Andrei, oltre a essere un lavoratore instancabile è un uomo tutto di un pezzo, sensibile e attento, ma non chiedetegli di ammetterlo perché non lo farà mai. Lo faranno le sue azioni per lui. È un uomo robusto, con dei folti capelli bianchi e due mani che potrebbero stritolarti, invece ha un animo gentile e una propensione per l’accoglienza e la condivisione di

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1