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Un anno da pecora
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Un anno da pecora

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La crisi economica mondiale che ci accompagna ormai da 4 anni ha conosciuto negli ultimi 12 mesi un escalation rapidissima che ha coinvolto in profondità tanto le strutture economico-politiche dell’Italia che la percezione stessa della vita quotidiana da parte della popolazione italiana nel suo insieme. La nascita di un governo “tecnico” presieduto da Mario Monti, esecutivo privo da personalità politiche ma sostenuto da una maggioranza parlamentare senza precedenti nella storia della repubblica, la nomina di un italiano, Mario Draghi, alla guida della Banca Centrale Europea , l’irrompere tanto nel dibattito politico che nella fraseologia quotidiana del termine spread, sono singoli tasselli di un quadro complessivo più vasto che ingloba il rapporto specifico tra l’Italia (paese al centro della crisi dell’eurozona) e Germani(paese guida dell’eurozona stessa). Nel Ventunesimo secolo, i toni tra il bellicoso e il tragicomico, utilizzati dalla stampa italiana in occasione dell’incontro tra Germania e Italia agli europei di calcio dello corso giugno ci hanno decisamente spinto a provare a scrivere questo dialogo tra un italiano e una tedesca su Germania e Italia nella crisi dell’eurozona. Nessuno di noi è un economista, ambedue conosciamo o ci sforziamo a conoscere la realtà di questi due paesi che mai come adesso, a settanta anni della fine della seconda guerra mondiale, sembrano separati dall’appartenenza a un destino comune, ambedue ci sforziamo di conoscere meglio la dinamica di questa crisi che investe in profondità l’Europa. Il nostro dialogo non è un lavoro tecnico per addetti ai lavori, ma è o vuol essere un piccolo contributo alla causa della comprensione reciproca tra due popoli che a dispetto della apparenza si somigliano più di quanto essi stessi siano disposti ad ammettere.
LanguageItaliano
Release dateSep 14, 2012
ISBN9788867551859
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    Un anno da pecora - Susanne Falkenberg

    Susanne Falkenberg

    Massimo Longo Adorno

    estate 2012

    MLA - I tedeschi: freddi, pragmatici, efficienti. Gli italiani: sentimentali, inaffidabili, casinisti. Luoghi comuni a parte, quanti di questi cliché hai verificato, alla luce della realtà, nel corso degli anni della tua permanenza in Italia?

    SF - Certe cose sono così vere da includere anche il loro contrario - è questo il primo pensiero che mi viene in mente. Cliché vuol dire un’idea o immaginazione esagerata, quindi un qualcosa che è vero ma solo fino a un certo punto. Ma non è forse vero che fino ad un certo punto tutte le cose sono vere? anche le bugie?

    Lasciamo la filosofia e passiamo alla realtà: se vediamo il disastro del nuovo aeroporto di Berlino, direi che abbiamo un caso esemplare di cattivo management, quindi niente efficienza, poco pragmatismo. E l’allegria e la gioia dimostrate dai tedeschi durante i mondiali di calcio del 2006 giocati in Germania vengono ricordati ovunque con piacere. D’altra parte conosciamo benissimo il pragmatismo di Monti o Draghi, per citare due nomi molto noti. Da organizzazioni internazionali sappiamo inoltre che il personale italiano lavora con grande precisione e sa spesso mescolare l’efficacia con un bel tocco di creatività e intuizione intelligente.

    In linea di massima però darei ragione ai cliché e quindi non credo che siano tali.

    Parlando dell’Italia inizierei con la stampa. Quante volte ho letto articoli in cui è stato descritto l’arrivo di questo e di quello, per scoprire in seguito, spesso delusa, che era solo un articolo attorno a una bolla, un’idea, una chiacchiera. Come un «non è vero ciò che diciamo, ma è bello parlarne». Questo però rispecchia poi una società che, probabilmente, è bastata sul forse e sul vediamo domani. Ho incontrato più volte caos nel corso delle mie esperienze con la pubblica amministrazione: bisogna andare come minimo due volte per avere una risposta chiara. Per quanto riguarda il sentimento, non posso dire molto; mi pare che il Trentino e il Sudtirolo, aree nelle quali vivo e lavoro, siano abbastanza italiani per confermare spesso gli altri cliché ma non quello legato al sentimentalismo.

    Siccome è meglio che valuti tu i cliché verso i tedeschi, passo la parola a te.

    MLA - In linea di massima credo che gli italiani abbiano un atteggiamento che definirei di ambivalenza positiva nei riguardi dei tedeschi. Ne rispettano sicuramente le doti e le invidiano non tanto velatamente, ma al contempo non tralasciano mai di esplicitare il fatto che tutto sommato l'Italian way of life è sicuramente migliore. Tutto questo almeno a un primo livello di lettura perché poi quando si va in profondità le cose possono riservare anche dei cambiamenti insospettati.

    Per esempio: un gran numero di italiani, soprattutto tra i laureati under 40, contempla l'ipotesi di lasciare il paese per motivi di lavoro per periodi temporali abbastanza lunghi. Molti di loro indicano la Germania e Berlino come mete preferite. Sorprendentemente però in Italia anche tra queste fasce privilegiate scarseggiano veri conoscitori della realtà tedesca, tanto nella sua dimensione politica quotidiana che in quella linguistica. Faccio un altro esempio. Ogni quattro anni la copertura delle elezioni presidenziali americane dai parte dei mass media è capillare e anche l'attenzione che viene riservata ad eventi come le presidenziali francesi è tutt’altro che trascurabile.

    Quando invece si passa alle elezioni politiche tedesche la qualità e la quantità delle informazioni risultano notevolmente sotto la media. Esiste una conoscenza superficiale del funzionamento delle istituzioni fondamentali della società tedesca, inoltre è inutile nasconderlo: in Italia il ricordo del passato nazista della Germania è particolarmente vivo, anche se non raggiunge i livelli di altri paesi, come ad esempio la Gran Bretagna. Tutto questo nonostante l'Italia non abbia mai fatto pienamente i conti con l'eredità politica del fascismo. Tutto sommato direi che gli italiani in fondo sanno benissimo che i tedeschi in carne e ossa non corrispondono agli stereotipi e ai cliché con cui vengono spesso dipinti. Al tempo stesso però per pigrizia mentale tali cliché continuano ad operare, ad un certo livello almeno, come criteri identificativo-valutativi della realtà tedesca anche in contesti politico-cronologici assai diversi e lontani dai contesti originari di riferimento. E la copertura della crisi finanziaria europea realizzata dalla stampa italiana negli ultimi anni ne offre un'eloquente dimostrazione.

    SF - Potrebbe essere che gli italiani producano più

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