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Le piscine, il portico di Salomone e le feste in Giovanni
Le piscine, il portico di Salomone e le feste in Giovanni
Le piscine, il portico di Salomone e le feste in Giovanni
Ebook96 pages51 minutes

Le piscine, il portico di Salomone e le feste in Giovanni

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In questo lavoro l’autrice delinea le infrastrutture attigue al tempio di Gerusalemme e le principali feste giudaiche, rilevabili direttamente da una lettura analitica del testo Giovanneo, limitatamente al periodo storico in cui Gesù visse e operò nella storia.

Nei rispettivi capitoli vengono individuati i tratti teologico-liturgici delle infrastrutture summenzionate e delle feste, includendo al loro interno le linee cardine della antropo-teurgia del Maestro, in interrelazione stretta con le forme liturgiche della folla, degli indigenti e dei discepoli.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateNov 27, 2014
ISBN9788891162489
Le piscine, il portico di Salomone e le feste in Giovanni

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    Le piscine, il portico di Salomone e le feste in Giovanni - Cinzia Randazzo

    critiche.

    Capitolo primo

    LE PISCINE

    1. Betzaetà

    1.1. Collocazione geografica

    In occasione di una festa dei giudei Gesù si reca a Gerusalemme, presso la piscina Betzaetà, collocata vicino alla porta delle pecore:

    Vi fu poi una festa per i Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2. V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina (προβατικῇ), chiamata in ebraico Betzata, con cinque portici (Gv 5,1-2).

    La porta delle pecore è "situata nelle mura settentrionali della città di Gerusalemme, sul lato nord dell'area del tempio".¹

    È così denominata perché le pecore da sacrificare nel tempio venivano portate attraverso questa porta, data l'attiguità di questa all'area del tempio:

    A causa della sua prossimità all'area del tempio e alla piscina di Betzaetà (Betesda) (Gv 5,2), si suppone che le pecore da sacrificare venissero portate nella città attraverso questa porta.²

    Oltrepassando il varco della porta delle pecore si giunge alla piscina di Betzaetà, così denominata perché collocata "appena a nord del tempio di Gerusalemme, vicino al quartiere Bethesda".³ Vedi immagine sotto riportata:

    Essa era costituita di 5 portici, "sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici" (Gv 5,3). Essa è anche chiamata probatica perché, secondo il significato greco del termine πρόβατον, era collocata vicino alla porta delle pecore:

    probatica è il nome dato dalla Vg., probabilmente per uno svarione, alla piscina dove Gesù guarì miracolosamente un paralitico (Gv 5,2). Questo nome le è stato assegnato perché essa sorgeva nell'angolo nord-est di Gerusalemme, vicino alla porta delle Pecore.

    1.2. Significato teologico-liturgico

    Secondo la testimonianza di Giovanni, ogni tanto scendeva un angelo dal cielo "nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto" (Gv 5,4). Gesù, trovandosi lì, vide un malato disteso sul suo lettuccio e, sapendo che il malato si trovava in quelle condizioni da molto tempo, gli chiese se volesse guarire (Gv 5,6). Gesù, venuto a conoscenza della causa della mancata immersione del malato nell'acqua (Gv 5,7), guarisce il malato con la parola:

    Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». Dopo che Gesù proferì tali parole il malato effettivamente guarì: «E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare» (Gv 5,8-9).

    La parola di Gesù è una parola che si concretizza nell'azione; è una parola che lega l'evento sonoro con l'azione; tra le due cose non c'è divisione, ma unità. E' la forza dell'amore che lega il suono all'azione, dai quali ne consegue puntualmente l'effetto desiderato da Gesù e dal malato, cioè la guarigione. Alla luce di ciò la piscina è testimone dell'evento teandrico della guarigione del malato, dal momento che la simbiosi tra parola e azione avviene in forza della relazione stretta che Gesù ha col Padre; relazione che si manifesta nel salvare puntualmente il malato.

    Alla mancanza di relazione, causa della permanenza nella malattia del malato, dal momento che in 38 anni non c'era stato nessuno che si era preso la briga di immergere il malato nell'acqua, Gesù vi contrappone il primato della relazione, cioè dell'essere per l'altro, facendo alzare e camminare il malato (Gv 5,9). In relazione a tale evento la piscina acquista un volto nuovo: da luogo in cui l'acqua detiene un ruolo salvifico in forza dell'angelo che la agita, la piscina passa ad essere luogo liturgico della Parola salvifica di Cristo.

    La piscina diviene dunque luogo liturgico di salvazione sulla base di questi due eventi:

    - l'acqua agitata dall'angelo: l'acqua che l'angelo agita esala le proprietà salvifiche sui corpi dei malati. Il che significa che l'acqua racchiude in sé la virtù purificatrice; virtù che sprigiona il suo soave profumo salvifico in forza dell'azione dell'angelo che la agita.

    Sotto questo profilo la piscina si contraddistingue per essere luogo liturgico battesimale, perché l'acqua, agitata dall'angelo, purifica puntualmente i corpi dei malati, dando loro la salvezza.

    - la Parola di Gesù: in relazione alla presenza di Gesù la piscina si connota per essere stata testimone della liturgia della Parola salvifica del maestro. Sempre la piscina di Betzaetà è anche luogo liturgico della riprovazione dei giudei al malato, dal momento che il malato guarito aveva preso il suo lettuccio proprio in giorno di sabato (Gv 5,10). Al primato dell'amore relazionale verso il

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