I VERSI DELLA PIEVE
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Book preview
I VERSI DELLA PIEVE - Giovanni Rabito
Stefano
1974-76
I
Spinto verso l’uccelliera l’apri’
e magnifiche all’aria verdazzurre
piumate qualita’
alzarono la sottana della vista
Sotto l’incredibile pioggia s’illumino’
il paesaggio
La vita come una mela ruzzolava tra
carrozze e granite
in mezzo ai tavolini delle strade
Bunny! Bunny! Gridava la ragazza
alla finestra d’un cinema
mentre il fiore del viso spampanava
altalene rosate e matite
e accanto al pub affilavano coltelli
i venditori di cocomero dietro al banco
e dal mare spaventose spumavano le onde
alla burrasca…
se avessi perso la strada, mi dissi,
il sentiero…
Micky, catturata farfalla, nei lacci
sfiligranati del senso
Micky che volto tieni?
II
Spadaccini e spade tutte in me voltate
fanno rosso fino all’osso il mio corpo percosso
torno torno le fate se ne sono volate
lo rendevano immune da mille lune
dall’infido rotondo perfido mondo.
III
Maob il lenone, gigante di cartone
nelle cucine rossicce di Antakia
frigge pomols di patate per le strade
asfaltate del golfo di Alessandretta
in Soria scoppiettante di gesta
dei crociati di fersta.
Tancredi ragazzo cresciuto e bello,
figlio di Boemondo il normanno e della matta,
la matta di Pordenone dai capelli in disordine,
il calzetto forato al calcagno di Paride mandriano
digrada lentamente le sue pecore alla Propontide
ogni tanto ne mangia una, dalla coscia in su la tosa
e bianca lana, vedeste, bioccoli nel cielo le nuvole
richiami di ferri battuti e lastre sull’incudine,
una di seguito all’altro, come un pianoforte a coda
suonasse nelle pianure sottostanti.
IV
Oh mucca che muggi al vitello scannato
assai sgraziato peraltro del tempo passato,
oh mucca anima mia attorta con fili di seta
e nespole al passo delle girandole
lucenti di carnevale, perche’ il millebruchi
nel mio tempio in rovina non gira piu’
tra i cespugli d’ortiche? Dove ha lasciato
mia madre il carrello del supermercato?
Dove mia mamma premurosa massaia
dove la prosperosa scatola di caffe’ macinato,
dove il miscuglio di minestre nel minestrone,
dove il mio pallone colorato?
V
Udo! Udo! Cavallo e borraccia
Udo La Maccia sdradicata del platano
Udo rendimi quei quattro ranocchi
Udo o ti gonfio tutte e due gli occhi!
Sistemate per bene le masserizie nel carro
trovo’ che avea la giacca sporca di sughi
rotondi e verdi di mele cotogne e garze
vellutate con graziose fossette, tuorli d’uovo
e macerie rosse e sentenziose, come di
balconate crollate o cerbere faccende.
VI
Entra bagaglio luminoso di forme
gonnella di feltro di cammello
girello di bimbo entra divaricata
sotto la coperta per i nostri due presepi
entra oh petto di neve oh lucentezza
accarezzata da un raggio delicato di luna
entra oh chioma lucente oh tondi seni
entra veemenza dell’anca…corpetto…
che corpo di bacco di culo stretto
che bretelle d’ascelle e che garza
di pelle… scupidu’ io e tu…
cosi continuava a