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Ho sposato il principe...Ridatemi il rospo!
Ho sposato il principe...Ridatemi il rospo!
Ho sposato il principe...Ridatemi il rospo!
Ebook158 pages2 hours

Ho sposato il principe...Ridatemi il rospo!

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About this ebook

… E se dopo aver baciato il rospo giusto, quello che si trasforma in principe, vi accorgeste che tutto sommato era meglio il delizioso anfibio verde, cosa fareste per rimediare?

Olivia, sette anni dopo, non ha ancora smesso di cercare la soluzione ideale.

Matrimonio, figli e stress, sono diventati i suoi incubi peggiori...

Tra improbabili personaggi e ritorni inaspettati, la versione femminile di Peter Pan, intrappolata nel corpo di Moby Dick e con il sex appeal di Jessica Rabbit, dovrà arrendersi all’evidenza dei fatti: i principi azzurri si sono “stinti” e le principesse continuano a sbagliare candeggio.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 20, 2015
ISBN9788867512980
Ho sposato il principe...Ridatemi il rospo!

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    Book preview

    Ho sposato il principe...Ridatemi il rospo! - Viviana Bardella

    amo!

    Prologo

    Cinque anni fa odiavo le statistiche, odiavo tutto ciò che riportavano le statistiche, e odiavo la mia vita perché mi occupavo di statistiche. 

    Oggi continuo a odiarle, perché... Cazzo se hanno ragione!

    Sette anni di matrimonio con il mio principe azzurro, una figlia di cinque, e tanta voglia di scappare su un isola deserta, magari abbandonando anche i chili di troppo accumulati durante la vita matrimoniale, perché se la cura Rovetti ha dato i suoi frutti una volta, è anche vero che come Paganini non ha concesso il bis. Eh già, del resto come avrebbe potuto?

    Pensare che non avevo creduto alla teoria, che poi tanto teoria non era, secondo la quale il matrimonio ucciderebbe il sesso!

    Prima la bambina, versione miniaturizzata di Maria Callas, piangeva a ogni ora del giorno e della notte, poi il periodo durante il quale Diletta ha pernottato in pianta stabile nel lettone, e ora la scusa che è abbastanza grande per sentire o scoprire i propri genitori in atteggiamenti intimi.

    Insomma, a casa mia di sesso non se ne può nemmeno parlare, figuriamoci farlo!

    Per sopperire a questa mancanza, e allo stress post

    genitoriale, mi sono buttata sul cibo, con il risultato che i miei jeans chloé, ancora chiusi nell'armadio, non salgono oltre il ginocchio.

       Alla fine mi sono arresa all'idea di andare in palestra, unico ed efficiente rimedio per tornare in forma, oltre a una dieta drastica, naturalmente.

       Ho anche aperto un blog, rivolto alle donne sposate e annoiate dai loro mariti. Non avete idea di quante visite e commenti ricevo ogni giorno. Altro che principi azzurri, i principi si perdono per strada non appena vi trovano nel bosco, e il tragitto da lì in poi è tutto in salita. E credetemi, non vi portano in braccio e nemmeno vi fanno posto sul loro cavallo bianco.

       Giusto per dare un quadro preciso della situazione, sono più grassa di quanto non lo fossi prima, mio marito sta invecchiando benissimo ed è sempre più affascinante (oltre che ottuso), e Antonella Filo è diventata una super vip. Quando si dice che le disgrazie non arrivano mai da sole.

    CAPITOLO UNO

    Sudare, sudare, sudare, e non pensare al panino con mortadella e olive taggiasche che divorerei in questo

    istante. Queste le parole che continuo a ripetermi, mentre mi arrabatto sul tapis roulant, in precarissimo equilibrio. Di tanto in tanto sbircio le altre donne vicino a me e mi chiedo: perché frequentano una palestra e si danno così tanto da fare se sembrano acciughe rinsecchite? Perché io somiglio a una scrofa abbandonata nel deserto, mentre loro, con l'asciugamano appoggiato a regola d'arte intorno al collo, non perdono nemmeno una goccia di sudore? Come se non bastasse hanno accanto favolosi personal trainer, per i quali ogni occasione è buona per mettere in mostra i muscoli, mentre io devo fare i conti con Rocco, basso, rozzo e tarchiato, sicuramente assunto per sbaglio o per raccomandazione, che mi guarda truce e schifato ogni qualvolta sbaglio un esercizio.

    Non ce la posso fare, sento i battiti del cuore così accelerati, che temo mi verrà un attacco di cuore a breve.

    Provo a farlo capire all'ottavo nano, ma non si commuove nemmeno un po'.

    «A lu paisi miu,» dice «li donni, soffrino stannu in silenziu.»

    Ma che diavolo di dialetto parlano a Nanolandia?

    In qualche modo riesco a sopravvivere all'ora di lezione e tornando verso lo spogliatoio vorrei tanto immergermi nella vasca idromassaggio, ma la vista di corpi scultorei e ben delineati mi fa desistere. Meglio tornare a casa.

    Varcando la porta la mia piccola mi corre incontro. Suo padre sarà sicuramente sdraiato sul divano. Ormai è diventato un tutt'uno con l'arredamento. Mi viene il dubbio che vi sia talmente ben integrato, che se dovessimo cambiare mobili, lui se ne andrebbe con loro.

    Mi fermo per abbracciare Diletta, che ogni volta con il suo sguardo adorante mi fa sentire una sciagurata, e raggiungo il mio principe ormai stinto.

    Lo saluto sfiorandogli i capelli con un bacio.

    «Com'è andata?» Mi chiede, distogliendo per un breve attimo lo sguardo dalla televisione.

    Come vuole che sia andata? Somiglio a una balena    spiaggiata,  secondo lui, come mi sento ogni volta che in palestra vedo donne inguainate in body strettissimi?

    «Mmmm...» Bofonchio, e vado in cucina, per preparare la cena. Pesce bollito per me, pasta al ragù per loro. Una mera ingiustizia!

    Come al solito Diletta monopolizza la conversazione.

    Credete, mi sento un mostro mentre penso queste cose, ma talvolta vorrei che avesse incorporato il tasto off, per spegnerla almeno dieci minuti. Eppure amo in modo incondizionato la mia bambina. È così bella, la fotocopia di suo padre, con la pelle chiarissima e i capelli scuri come l'ebano. Non sembra nemmeno uscita dal mio corpo. La guardo e mi chiedo come sia possibile che io, proprio io, sia riuscita a creare un simile capolavoro di perfezione. È tutta perfetta: esile, elegante, simpatica, estroversa. Ok, questi sono tutti pregi che le ho trasmesso io, (fatta eccezione per la corporatura ovviamente).

    Ergo, sono deplorevole! La verità è che il ruolo di moglie e madre mi va troppo stretto. Vivo immersa nella schifosissima e noiosa quotidianità. 

    Vedo già il mio epitaffio, il giorno della mia dipartita: prematuramente scomparsa, schiacciata dal mostro dell'abitudine, veglierà sui suoi cari, tra una cena e un balletto con il diavolo.

    Magari  potrei ricominciare a lavorare. La mia laurea, incorniciata e appesa alle pareti, è diventata un elemento decorativo. Potrei sfruttarla in qualche modo, cercando di non rubare troppo tempo alla mia famiglia, e nel frattempo riappropriarmi della mia vita. Lavoro, palestra, figlia e marito; mi ci vorrebbe una giornata di 100 ore per soddisfare tutti quanti. Ne avrei parlato con Donato non appena saremmo stati soli. 

    In realtà, poche ore più tardi, decido che l'argomento può aspettare. Diletta dorme beata nel suo letto, mi sembra un ottimo momento per un approccio animalesco. Mi avvicino sinuosa, perlomeno mi sembra di essere tale, comincio a strusciarmi contro mio marito e... Eccola la frase che spegne ogni mio bollore:«Cosa ne diresti di regalare un cane a Diletta?»

    Un cane? Gli sembra il momento di parlare di cani?

    Potrebbe, certo, se si riferisse all'istinto di accoppiamento, ma così proprio no, non va per niente bene!

    «Perché non facciamo un giretto in ascensore?» Propongo, invece.

    «Un cagnolino piccolo,» continua «che non risenta degli spazi ristretti di un appartamento.»

    «Una visita al bagno?» Azzardo, per glissare.

    «Un cane, tipo un volpino, un barboncino o un bassotto...»

    O santa pazienza! Qui non ci intendiamo; io parlo di sesso e lui di cani. È come chiedere a qualcuno che ore sono, e sentirsi rispondere che il mondo è bello perché vario!

    Gli prendo la testa tra le mani, lo fisso intensamente negli occhi e lentamente parlo: «Donato...» Scandisco bene le parole, per cercare di essere chiara «Non me ne frega un accidenti del cane, voglio fare sesso! Osserva bene il labiale, sesso. In ascensore, in bagno, in camera da letto, dove vuoi, purché si faccia del sesso!

    Mi guarda come se fossi appena sbarcata da una navicella spaziale. Ma cosa n'è stato dell'uomo di cui mi sono innamorata? Quello che mi sfilava le mutandine in macchina, tanto che avevo deciso di non portarle più, per non perdere tempo in inutili dettagli? Quello che niente amore, solo delle sane scopate? Quello con cui mi rotolavo nel letto di casa mia, rischiando ogni volta di fratturarmi l'osso del collo, cadendo dal soppalco?

    Aveva promesso che non avremmo fatto la fine dei miei genitori e infatti è così. Fanculo, i miei genitori, divorziati da trent'anni, hanno continuato a fare sesso insieme per tutto il tempo. Questo l'ho scoperto pochi anni fa, quando mia madre si è lasciata scappare quel piccolo segreto. Perfino loro, ormai anzianotti, hanno una vita intima più movimentata della mia!

    «Non guardarmi in quel modo!» Esclamo. «Ti sembra strano che voglia fare del sesso con mio marito? Non lo facciamo quasi mai!»

    «Diletta...» Risponde.

    «Diletta dorme.»

    «Potrebbe svegliarsi.»

    «Lo faremo in silenzio.»

    «Oppure potremmo aspettare, e farlo quando lei non c'è.»

    «Ha cinque anni!» Sbraito «Con un po' di fortuna, ce ne vorranno almeno altri venti prima che esca da questa casa!»

    «Intendo dire quando lei è all'asilo...»

         «Certo, lo facciamo telepaticamente. Vorrei ricordarti che non permetti più incursioni sul tuo posto di lavoro.»

    «Non è professionale.»

    Un bacchettone, ho sposato un bacchettone!

    «Va bene,» dico «niente sorprese sul lavoro, ma stasera cosa si fa?»

    In realtà mi è anche scappata la voglia. Se ogni volta devo perdere tre quarti d'ora per convincerlo, meglio dormire.

    «Decidiamo che cane regalare a Diletta?» Risponde.

    Ora ho la certezza che il mio matrimonio non sta attraversando la crisi del settimo anno, ma è proprio finito, morto, caput!

    Mi allontano di almeno mezzo metro e conto fino a dieci. Poi decido che è il caso di arrivare almeno a cento, così, tanto per essere sicura di non commettere un omicidio.

    «Un bassotto.» Dico, alla fine. «Se cane dev'essere, che sia almeno simpatico.»

    L'indomani, mentre mio marito si dedica alla ricerca del cucciolo, esco e torno in palestra. Il mio fisico mi fa schifo e il mio umore è pessimo. Chissà che tra pesi e attrezzi non combini qualcosa di buono.

    Arrivo come una furia, mi cambio in dieci secondi e quando esco, avvolta da una tuta da ginnastica extra large, m'imbatto subito in Rocco.

    «Seguimi che dobbiamo lavorare parecchio.» Dico.

    Lui mi guarda basito «A lu paisi miu…» 

    «Non me ne frega niente di cosa dicono a lu paisi tuo. Mostrami gli esercizi che devo fare, e non dire una parola di più.»

    Tapino, tapino, a testa bassa, mi segue. Sembra un cane bastonato. Forse potrei portare a casa lui, bassotto è bassotto.

    CAPITOLO DUE

    Nel mio blog scrivono donne di tutte le età, ognuna

    con storie differenti, ma con un fattore comune: tutte, ma proprio tutte, si lamentano dei propri mariti. O sono troppo pantofolai, o troppo stacanovisti. Troppo presenti o completamente assenti. Troppo freddi o troppo focosi. Per quest'ultimi non capisco cosa abbiano da lamentarsi.

    Stamattina, ho trovato questo messaggio, firmato disperata71: Non so più cosa fare con il mio compagno. Vorrebbe fare l'amore sempre

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