Violenza e rivoluzione: Per una sociologia dell'insurrezione popolare
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Book preview
Violenza e rivoluzione - Camilo Torres
LE FIONDE
EBOOK
Violenza e rivoluzione
di Padre Camilo Torres
© 2015 Red Star Press
La riproduzione, la diffusione, la pubblicazione su diversi formati e l’esecuzione di quest’opera, purché a scopi non commerciali e a condizione che venga indicata la fonte e il contesto originario e che si riproduca la stessa licenza, è liberamente consentita e vivamente incoraggiata.
Prima edizione in e-book: agosto 2015
Design Dario Morgante
Red Star Press
Società cooperativa
Via Tancredi Cartella, 63 – 00159 Roma
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red star | le fionde
Camilo Torres
Violenza e rivoluzione
REDSTARPRESS
VIOLENZA E MUTAMENTI SOCIALI
Introduzione per i profani
La scienza, come ogni elemento umano, è ambivalente. È uno strumento di comunicazione più profondo e solido per quelli che sono «iniziati», ma per coloro che non lo sono, sia perché coltivino altre discipline sia perché non possiedano una formazione scientifica, può essere un fattore di isolamento, di malintesi e pertanto di scontri.
L’autore del presente studio è un sacerdote che al contempo fa il sociologo; sarebbe interessante compiere un’ampia dimostrazione sulle relazioni intercorrenti tra queste due attività, come in generale, mostrare le differenze e i contatti del sacro col profano.
Per mettere a fuoco tale problema dovremo affrontare in tutta la loro estensione le conseguenze psicologiche, sociologiche e storiche dell’incarnazione di Dio. Tuttavia, queste considerazioni si allontanano dall’oggetto principale della presente introduzione.
Per poter esercitare le funzioni di ponte tra i colleghi in sacerdozio e i colleghi sociologi, credo che basti fare alcune rapide considerazioni sulla distinzione tra «normativo» e «positivo».
La scienza positiva è fondamentalmente induttiva, parte dall’osservazione empirica per giungere a generalizzazioni che ci danno una certezza metafisica che è nel terzo grado di astrazione e si basa sull’essenza immutabile degli esseri. Le scienze normative, come la morale, la politica, il diritto, devono basarsi su qualche certezza metafisica. Le scienze positive constatano i fatti, compiono generalizzazioni logiche e sono sottoposte alle verifiche empiriche per correggere, ampliare e nel caso abrogare le generalizzazioni.
Il presente studio intende essere un lavoro di sociologia positiva. Come spiegheremo più avanti, non è fondamentalmente sostenuto da un’analisi sul campo sociale: prende le esperienze dirette di altri e le osservazioni non sistematiche dell’autore per avanzare una serie di ipotesi di lavoro.
Dal punto di vista metodologico e scientifico questo sistema è incompleto ma non erroneo. Benché, come dicevamo dinanzi, la scienza positiva debba basarsi fondamentalmente sulle osservazioni empiriche, quando esse siano sufficientemente sviluppate, come nel caso della sociologia, è necessario mettere in relazione l’osservazione con una teoria generale. D’altra parte, per arricchire la teoria generale si esige che si facciano ipotesi che soltanto l’intuito dello scienziato può impedire che siano gratuite. In teoria sono per definizione (giacché sono ipotesi) fondamentalmente gratuite. Vengono proposte appunto perché siano verificate dall’investigazione positiva. In altre parole, i lavori scientifici di generalizzazione corrono il rischio di generare delle constatazioni empiriche; a partire da queste constatazioni si può però giungere a generalizzazioni che hanno il carattere di leggi scientifiche.
Nonostante l’evoluzione della sociologia, soprattutto negli ultimi anni, dobbiamo riconoscere che si tratta di una scienza relativamente nuova. In quanto tale i suoi concetti, la sua terminologia, i suoi metodi e le sue leggi non sono ancora sufficientemente strutturati. Alcuni sociologi, soprattutto alla fine del secolo scorso e agli inizi del XX secolo, optarono per una posizione settaria. Alcuni difendevano la teoria e le proposte generali contro le indagini empiriche di scarso valore teorico ma di molta precisione tecnica. I sociologi europei, in genere, adottarono questa posizione. Altri al contrario (e tra essi si contarono molti sociologi nordamericani), si dedicarono a minuziose indagini sul terreno attaccando le generalizzazioni gratuite.
È stato detto che la sociologia europea è più interessante che autentica e che, la sociologia nordamericana è più autentica che interessante. Comunque possiamo affermare che oggi, in termini generali, questa dicotomia è stata superata e possiamo parlare di una sociologia universale.
Attualmente il metodo induttivo e il metodo deduttivo (dal generale al particolare o dal particolare al generale) sono validi nella misura in cui si ammette che sono complementari, che nessuno dei due è veramente scientifico se esclude l’altro.
Comunque, il progresso della scienza è graduale ed esige contributi parziali che dovranno anch’essi essere complementari.
Nel caso della «sociologia colombiana» ci troviamo di fronte a una tradizione che non possiamo classificare entro la sociologia positiva. Solo fino a pochi anni fa si poteva parlare di filosofi sociali. Negli ultimi tempi abbiamo visto sorgere la sociologia positiva nel nostro paese. Dapprima su ispirazione nordamericana, poi con influenze europee. L’aspetto empirico della sociologia comincia a prevalere tra noi con un orientamento tale che può correre il rischio di dedicarsi unicamente allo studio di questo campo trascurando, nei fatti, le generalizzazioni.
Non è possibile creare una sociologia colombiana senza tener conto di quella mondiale. Tuttavia è necessario fare sociologia colombiana principalmente in due sensi: 1) Applicando alla nostra realtà concreta e specifica la teoria e i metodi sociologici generali; 2) Contribuendo a quella teoria e a quei metodi con l’analisi delle situazioni nuove che la nostra realtà può suggerire. Tale sociologia colombiana risulterebbe vana nella sua strutturazione sia che mancasse l’indagine empirica sia che si prescindesse dalla generalizzazione teorica. Il presente studio intende essere un contributo utile per questo ultimo aspetto.
Benché come sacerdote l’autore debba disapprovare i fatti sociali che sono in opposizione alla morale cristiana, come sociologo non può permettersi di emettere giudizi di valore, altrimenti cadrebbe nell’errore metodologico di mescolare alle scienze positive le scienze normative. Perciò, non meraviglia che si descriva un fenomeno come quello della «violenza» — che in termini generali, non può essere giustificato dal punto di vista morale — come un fattore di mutamento sociale importante, senza pronunciarsi sulla bontà o la cattiveria di tale cambiamento e sulla moralità delle sue conseguenze. Dire «importante» non vuol dire «costruttivo». Questo vocabolo si adopera soltanto nel campo dei fenomeni positivi che, se a causa della violenza sono stati profondamente trasformatori, hanno un’importanza sociologica indiscutibile.
Le osservazioni precedenti dovrebbero poter collocare il lettore, che non ha familiarità con le analisi positive delle realtà sociali, nella posizione propizia a valutare le proposte che vengono fatte in questo lavoro entro i limiti delle limitazioni della scienza empirica, che non può pretendere a generalizzazioni normative.
I
Portata dell’analisi
Per poter precisare la grandezza di un mutamento è necessario determinare molto chiaramente tre aspetti:
a) La situazione prima del mutamento;
b) I fattori che influiscono e il modo in cui influiscono sul mutamento;
c) La situazione posteriore all’azione di tali fattori.
Comunque, è necessario notare che in un mutamento socioculturale i punti di riferimento precedenti sono molto meno precisi che nel caso di un mutamento fisico.
Le variabili sociali possiedono una dinamica costante, e perciò è impossibile considerare situazioni stabili all’interno del mutamento sociale.