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Il custode dei sogni dimenticati
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Ebook215 pages2 hours

Il custode dei sogni dimenticati

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About this ebook

In una tranquilla valle ai piedi del Bernina cosa lega la bizzarra frenesia di rovistare nei cassetti dei suoi abitanti, un collezionista di strane sfere luminose, sette sorelle e una gattina smorfiosa? Roberto, un ragazzino di dodici anni dall’attiva materia grigia, non crede alle coincidenze e quando vede una luce svolazzare per la sua camera e il nonno rovistare negli armadi decide di vederci più chiaro. La sua curiosità lo porterà a incontrare Monica e Pulce, il suo inseparabile amico a quattro zampe, e con il loro aiuto scoprirà l’esistenza di un incredibile mondo popolato da custodi di sogni, messaggeri leali, consiglieri dispotici e governanti di un intera galassia. Ne nascerà una storia di lealtà e amicizia tra due mondi che non avrebbero mai dovuto incontrarsi.
LanguageItaliano
Release dateOct 31, 2013
ISBN9788868558338
Il custode dei sogni dimenticati

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    Book preview

    Il custode dei sogni dimenticati - Rosella Schiralli

    Indice

    Il Libro

    Titolo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Note degli autori

    Gli Autori

    Il Libro

    In una tranquilla valle ai piedi del Bernina cosa lega la bizzarra frenesia di rovistare nei cassetti dei suoi abitanti, un collezionista di strane sfere luminose, sette sorelle e una gattina smorfiosa? Roberto, un ragazzino di dodici anni dall’attiva materia grigia, non crede alle coincidenze e quando vede una luce svolazzare per la sua camera e il nonno rovistare negli armadi decide di vederci più chiaro. La sua curiosità lo porterà a incontrare Monica e Pulce, il suo inseparabile amico a quattro zampe, e con il loro aiuto scoprirà l’esistenza di un incredibile mondo popolato da custodi di sogni, messaggeri leali, consiglieri dispotici e governanti di un intera galassia. Ne nascerà una storia di lealtà e amicizia tra due mondi che non avrebbero mai dovuto incontrarsi.

    Erre Esse & Elle Emme

    Il Custode

    dei

    Sogni Dimenticati

    Il Cassetto dei Sogni

    1

    ‟Non esistono sogni troppo grandi,

    o sognatori troppo piccoli."

    - Turbo, 2013

    «Ciao nonna, che fai?»

    Quando tornò a casa in quel caldo pomeriggio di fine giugno, il giovane Roberto si trovò davanti uno spettacolo inconsueto.

    Quell'anno la primavera era arrivata in ritardo. La neve, che era scesa abbondante sin dall'inizio dell'autunno, aveva ricoperto l’intera vallata e i monti circostanti fino a maggio inoltrato. Poi, senza farsi annunciare, la bella stagione era arrivata improvvisa, come se avesse voluto scusarsi per il ritardo e recuperare il tempo perduto. Il sole di giugno si era presentato accecante e caldo, cosa davvero insolita per un paese di montagna che, anche se situato nel fondovalle, era sempre ad una quota di tutto rispetto.

    A differenza degli adulti, Roberto non si era affatto preoccupato di queste alterazioni climatiche e aveva deciso di approfittare delle belle giornate poco ventilate per uscire in bicicletta con gli amici. Per quanto la neve gli piacesse, quell'anno ne aveva vista fin troppa e ora sentiva il bisogno di riscaldare le ossa al sole, nonostante avesse solo dodici anni.

    «Mamma, perché la nonna fa così?»

    «Non lo sappiamo Roberto e ti dirò che siamo anche un po' preoccupati, è da questa mattina che rovista dappertutto.»

    I suoi genitori osservavano lo strano comportamento della nonna mentre parlavano a bassa voce con il nonno. Lei invece, indifferente agli sguardi preoccupati dei suoi cari, si spostava da una stanza all’altra alla ricerca di qualcosa, ma qualunque cosa fosse, non era dato sapere.

    «Dove l'avrò messo?!»

    «Nonna, ti posso aiutare io se mi dici cosa stai cercando, in due faremmo senz'altro prima.»

    «Grazie Roberto, sei un tesoro. Il tuo aiuto mi farebbe proprio comodo. Se tu cerchi nei cassetti della scrivania, io guardo nell’armadio.»

    «Va bene, ma cosa devo cercare?»

    A quelle parole, la nonna smise di rovistare fra gli abiti e si girò verso il nipote. Per un attimo lo fissò senza vederlo, il suo sguardo era smarrito nel vuoto come se invocasse una silenziosa richiesta di aiuto, ma fu solo per un momento, perché subito dopo gli rispose sorridendo «Oh cielo, sai che non me lo ricordo?»

    Dette un buffetto sulla guancia del nipote ed esclamò ridendo rivolgendosi ad un pubblico sempre più perplesso.

    «Se non ricordo cosa stavo cercando, significa che non doveva essere nulla d’importante, non sembra anche a voi?»

    Tutti tacquero incerti su cosa rispondere.

    La nonna non si dette troppa pena per il silenzio che seguì la sua domanda e, rivolgendosi al marito il cui sguardo era quello più sconcertato di tutti, continuò.

    «Vecchio barbagianni, smettila di guardarmi in quel modo. Come se a te non fosse mai capitato di perdere qualcosa.»

    E così dicendo se ne andò in cucina a preparare la cena.

    Al vecchio barbagianni non rimase che alzare gli occhi al cielo e allargare le braccia in segno di resa.

    I genitori di Roberto si guardarono preoccupati, il comportamento della nonna era stato a dir poco originale e temevano che potesse essere il campanello d’allarme di un qualche male tipico dell'età.

    Quella sera Roberto era ancora piuttosto turbato per quanto era successo nel pomeriggio. Amava molto i suoi nonni e non voleva che si ammalassero. Disteso sul letto, osservava il soffitto della sua cameretta da cui pendeva il planetario dell’intero sistema solare che il papà gli aveva regalato per Natale. Gli piacevano quei momenti che precedevano il sonno in cui la mente era libera di fantasticare nell’oscurità.

    La luna piena filtrava dalla finestra socchiusa e mandava una luce fredda che illuminava i pianeti, proiettando lunghe ombre sul muro. Le stelline fosforescenti, che alcuni mesi prima lui e la mamma avevano incollato alle pareti e sul soffitto scuro, brillavano irriverenti e davano al giovane osservatore l'impressione di possedere un piccolo universo tutto suo.

    Da quando le immagini provenienti dalle sonde in orbita e dai robot sulla superficie di Marte erano stati trasmessi in tv, Roberto si era appassionato a quell'avventura spaziale e anche quando l'interesse dei media si era un po' raffreddato, lui aveva continuato a seguirla su Youtube, dove la Nasa, l'ente americano per lo spazio, postava con regolarità i filmati della missione.

    Pur essendo in inglese, le immagini erano così belle che, anche se non capiva tutto quello che le voci fuoricampo dicevano, la sua fantasia gli consentiva di apprezzarle lo stesso.

    Cullato dal dormiveglia e ormai prossimo ad addormentarsi, Roberto osservava il pianeta rosso immaginando di essere un astronauta sulla sua superficie. All’improvviso qualcosa lo distolse dal suo fantasticare e lo riportò sulla terra. Il piccolo pianeta, per alcuni istanti, aveva cambiato colore ed era diventato di un bel verde intenso, quasi smeraldino.

    «Marte verde, ma che succede?»

    Roberto, completamente sveglio, si sedette sul letto e guardò con la massima attenzione in direzione dell’astro e fu a quel punto che la vide.

    Una sfera pulsante una luce verde volava attraverso la sua stanza in direzione della finestra.

    Senza pensarci due volte saltò giù dal letto e corse verso il davanzale proprio nel momento in cui quella luce, ormai all’aperto, spariva sotto i lampioni illuminati dove zanzare e falene danzavano frenetiche.

    Restò ancora qualche minuto alla finestra, cercando con lo sguardo qualcosa che non c'era più. Poi, rassegnatosi, sbadigliò e tornò a letto.

    Un'occhiata al mazzo di carte di Magic riposte sull'affollatissimo comodino e si addormentò, sognando un intenso combattimento dei mostri nelle pianure infinite, come aveva immaginato mille volte giocando con le sue amate carte.

    Quando si alzò la mattina successiva ebbe un'altra brutta sorpresa. Anche il nonno aveva cominciato ad aprire tutti i cassetti. Era evidente che stesse cercando qualcosa e il fatto di non riuscirci lo faceva innervosire.

    «Accidenti, ma dov'è finito! Moglie, me lo avrai nascosto tu come al solito.»

    «Io non nascondo niente, vecchio brontolone. Al massimo metto in ordine ed è ben diverso.»

    I genitori di Roberto erano già usciti per andare al lavoro e non poterono osservare la scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Anche Serena, la sorella maggiore, era fuori.

    «Lascia che ti aiuti. Cosa stai cercando?»

    «Grazie, ma non importa. Sono certo che è finito sotto tutto questo ciarpame… Ahi!»

    «Nonno che succede?»

    «Niente, niente. Mi sono punto un dito con una spilla aperta che era finita in fondo a quel cassetto.»

    Per qualche istante l'uomo interruppe la ricerca per succhiare il dito dolorante, ma subito dopo riprese ad aprire altri cassetti e a rovistarci dentro.

    «Aspetta nonno, faccio io. Dimmi solo cosa devo cercare.»

    «Sì bravo Roberto, fai tu. Sto cercando, sto cercando… Oibò, non me lo ricordo più!»

    Il nonno sembrava disorientato. Per alcuni istanti rimase immobile con lo sguardo perso nel vuoto. Poi si grattò la pelata e scrollando le spalle tornò in camera sua.

    «Nonna, ma cosa stava cercando il nonno?»

    «Ah, e chi lo sa. Non me lo ha voluto dire, altrimenti lo avrei aiutato io, ma lo sai quanto è testone quello lì. Dai, lascialo perdere e vieni in cucina a fare colazione. So già che mi toccherà passare la giornata a mettere in ordine il disastro che avrà lasciato dietro di sé. Hai presente quei tornado che si vedono in televisione, quelli a cui danno tutti quei nomi strani?»

    «Sì, certo che li ho presente.»

    «Ecco, la nostra famiglia ne ha uno personalissimo tutto suo. Si chiama il Tornado Amilcare.»

    Roberto rise, gli piaceva il senso dell'umorismo di sua nonna, anche se lo preoccupava il fatto che adesso fosse il nonno a comportarsi in quel modo bizzarro. Come coincidenza era troppo strana per non dire sospetta, ma non voleva preoccupare la nonna con i suoi dubbi. Lei continuava a conversare, amabile come sempre. Sembrava che si fosse pienamente ristabilita dalle stranezze del giorno prima, ma era davvero così?

    «Vai in bici anche oggi?»

    «Non lo so, non abbiamo ancora deciso. Dopo vado a chiamare gli altri e vediamo cosa fare.»

    «Ci sono ancora tutti i tuoi amici o qualcuno è già partito per le vacanze?»

    «Uhm, no sono ancora tutti qui. Forse qualcuno partirà a Luglio, ma non prima della metà del mese.»

    A Roberto però premeva di più capire cosa era successo alla nonna il giorno prima e cercò di riportare l’anziana congiunta sull’argomento.

    «Nonna, come ti senti oggi?»

    «Benone caro, perché lo chiedi?»

    «Sai, ieri ci hai un po' spaventato. Continuavi a frugare dappertutto ed eri così agitata. Alla fine hai trovato quello che cercavi?»

    «No, non l'ho trovato, ma ho anche smesso di cercarlo.»

    «Come mai?»

    «Ci crederesti? Da brava sciocca quale sono, mi sono dimenticata cosa stavo cercando e poi non mi è più tornato in mente, ma sono cose che capitano. Vedrai che nel giro di qualche giorno me lo ricorderò, il trucco sta nel non pensarci più.»

    «Nonna, non sei sciocca. Sei solo un po' pasticciona.»

    «Ma guarda un po’ cosa devono sentire le mie orecchie. Vieni qui nipote screanzato che ti pizzico quei guanciotti e li faccio diventare ancora più rossi!»

    La nonna rideva e Roberto fu contento di vedere che tutto era tornato alla normalità. Voleva un bene matto alla sua nonnina e gli piaceva scherzare con lei.

    Mentre finiva di fare colazione a Roberto tornò in mente quello che aveva visto la sera prima.

    «Nonna, ieri sera mi è sembrato di vedere una luce verde muoversi per la mia camera.»

    «Davvero Roberto? Che cosa strana, non avevo mai sentito parlare di luci verdi che se ne vanno a zonzo nelle camere dei ragazzini.»

    «Non mi prendere in giro, nonna! L'ho vista davvero.»

    «Ma io ti credo, nipote un tantino permalosetto. Per caso avevi la finestra aperta?»

    «Solo in parte, non era spalancata.»

    «Forse è entrata una lucciola.»

    «Non ne avevo mai viste di così grandi.»

    «Effettivamente sarebbe inusuale, ma come a volte nascono delle persone che poi diventano altissime, non potrebbero nascere delle lucciole più grandi del solito?»

    «Mah, forse. Ad essere sincero non saprei proprio cosa dire.»

    «Non ci pensare più, finisci di fare colazione piuttosto, così posso sparecchiare.»

    «Ok.»

    Roberto non era convinto della spiegazione che aveva ricevuto, ma non disse niente. Continuò a riflettere su quella strana visione, la sua mente non aveva alcuna intenzione di dimenticare quella luce.

    *****

    Nello stesso momento, in un posto così lontano da sembrare solo un puntino luminoso nel cielo, due strani esseri conversavano attenti a non farsi sentire.

    «Mi vuoi dire che qualcuno lo ha visto?»

    «Non ti agitare, era solo un ragazzino mezzo addormentato.»

    «Pensi che ci possa essere qualche pericolo?»

    «No. In tutta sincerità non lo penso, e se anche cercasse di attirare l’attenzione degli adulti su quello che ha visto, dubito che riuscirebbe a trovare qualcuno disposto a credergli.»

    «Come fai a esserne così sicuro?»

    «Ne ha parlato con un’anziana parente che lo ha convinto di aver visto un insetto luminoso gigante.»

    «Sul serio? Ottimo. Bella idea quella dell’insetto, sono stati i tuoi a suggerirla?»

    «Dovresti ricordare che fa parte della SDS, la Strategia Diversiva Standard.»

    «Figurati se mi ricordo di tutti i diversivi che utilizziamo. Sei tu il responsabile. Se è stata una tua idea, io l'avrò avvallata davanti al Gran Consiglio per l’approvazione e nient’altro.»

    «Esatto, è andata proprio così. Allora, come vuoi che proceda?»

    «Va bene, mi hai convinto. Per il momento non facciamo niente.»

    «Mi sembra la cosa migliore, vediamo come evolverà la faccenda, ammesso che abbia un seguito.»

    «Sono d’accordo con te, soprattutto perché non ho nessuna intenzione di mettere in allarme il Gran Consiglio su qualcosa che potrebbe rivelarsi solo una sciocca preoccupazione senz’importanza.»

    «Sì, abbiamo già avuto prova in passato che i Sommi non amano essere scomodati senza ragione. Prima di dare l’allarme dobbiamo avere delle prove certe, altrimenti saremo noi a rimetterci.»

    «Mi vengono ancora i brividi al ricordo.»

    «Propongo di aggiornarci tra cinque giorni terrestri.»

    «Sii puntuale capitano. Ti aspetterò qui.»

    «Come desideri, mio signore.»

    2

    Quella sera Monica non riusciva proprio a prendere sonno.

    Si girava e rigirava nel letto cercando la posizione che, come per magia, l’avrebbe fatta addormentare. Quando credeva di averla trovata, si sforzava di restare immobile con gli occhi chiusi, nella speranza che il sonno arrivasse, ma niente, non c'era verso. Allora ricominciava a muoversi nel letto per cercare una nuova posizione, con l'unico risultato di innervosirsi di più.

    Pulce, il suo fedele amico a quattro zampe, ultimo rampollo di una lunga dinastia di meticci di mezza taglia, era già sceso dal letto ai primi segni di insofferenza della ragazza e aveva trovato un quieto rifugio sul grande cuscino nell'angolo opposto della stanza, da dove poteva continuare a sorvegliare la padrona senza doverne subire i continui movimenti. Moka, la gattina di casa, non aveva apprezzato quell'invasione. Sin da quando era entrata a far parte di quella famiglia, un paio di anni prima, aveva eletto quel cuscino a suo giaciglio personale e non le andava proprio di dividerlo con quel rude invasore, ma si sa, i gatti sono animali superiori e sanno essere molto pazienti con gli esseri inferiori con cui sono costretti a convivere. Quindi, anche se con poco entusiasmo, accettò che il cane occupasse i centimetri che lei, acciambellata esattamente nel centro, aveva lasciato liberi vicino al bordo. Dopotutto, un gatto non disdegna mai una fonte di calore e quel cane lo era, oh sì, se lo era.

    Pulce sapeva che se solo avesse osato spingerla un po' per avere più spazio, si sarebbe

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