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La gioia del parto: Segreti e virtù del corpo femminile durante il travaglio e la nascita
La gioia del parto: Segreti e virtù del corpo femminile durante il travaglio e la nascita
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La gioia del parto: Segreti e virtù del corpo femminile durante il travaglio e la nascita

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About this ebook

Il libro indispensabile per preparasi alla nascita La famosa ostetrica americana Ina May, già autrice del libro Spiritual Midwifery, si rivolge alle giovani donne con un messaggio rassicurante e incoraggiante: potete vivere la nascita del vostro bambino e goderne, in tutta sicurezza. Propone racconti di nascite positivi, autentici, emozionanti, a volte difficili, ma sempre vengono dal centro dell’esperienza delle persone. C’è tanto bisogno di racconti positivi. Le giovani donne in attesa vengono sommerse da messaggi negativi e mantenute nella paura costante di una minaccia astratta di rischi teorici che le separa dalle percezioni reali del loro corpo e del loro bambino. Il parto tecnologico diventa asettico, privo della vivacità e spontaneità del parto delle donne e si colora di pericoli e dolori dovuti a interventi non necessari.  Nella seconda parte del libro, Ina May descrive in tono vivido le leggi del corpo, come reagisce agli stimoli esterni e interni, come si può aprire e chiudere in base all’ambiente e agli interventi esterni. Allo stesso tempo entra nel merito delle pratiche ostetriche oggi comunemente usate nei paesi occidentali come il taglio cesareo, l’analgesia epidurale, la ventosa e altre ancora, analizzandole con la lucidità della instancabile ricercatrice, con il distacco acquisito con gli anni dell’esperienza e con una visione ampia della scena mondiale del parto, rischi e benefici. Denuncia senza veli abusi e bugie del sistema medico. Vuole le donne consapevoli, su tutti i livelli. Vuole che possano scegliere, veramente, in base a una conoscenza a 360 gradi, non in base alle paure o alle convenzioni. Travagliare, partorire e nascere è possibile, è sicuro, è intenso, è esaltante, è rafforzante…  Questo libro è per le donne, per le coppie e per le ostetriche. Ricco di storie di parto illuminanti e consigli pratici, questa preziosa guida offre suggerimenti su: - come ridurre il dolore del travaglio senza farmaci e quale miracoloso ruolo possono giocare tatto e massaggio - cosa realmente accade durante il travaglio - l'episiotomia: è veramente necessaria? - i metodi comuni per indurre il travaglio: quali evitare - come evitare emorragie e depressione postpartum - i rischi dell'anestesia e del taglio cesareo: quello che i medici non dicono - il modo migliore per collaborare con i medici o con chi si occupa di parto. ... e molto ancora per aiutare le madri in attesa a partorire con più facilità, meno dolore e meno interventi medici in ospedale, in un centro nascita o nella tranquillità della propria casa.   "Il libro è bellissimo, ti racconta ciò che nessuno dice, ti infonde forza, sicurezza, determinazione e positività. Una guida spirituale. Lo consiglio a tutte le donne in dolce attesa." (Recensione) L'AUTRICE: Ina May Gaskin è autrice del famoso libro Spiritual Midwifery. Nel 1970 ha contribuito alla fondazione della comunità di The Farm a Summertown nel Tennessee con il marito Stephen e altri 250 giovani persone spostando l’attenzione del mondo sul parto naturale. E’ stata anche la fondatrice nonché la direttrice del Centro Nascita di The Farm sito nella comunità. Ad oggi il Centro ha portato alla luce più di 2200 bambini.  Ina May ha fondato ed è stata presidente del MANA (Midwives Alliance of North America) che ha rappresentato al meeting delle coalizioni per la Safe Motherhood Initiatives-USA. Vive ancora a The Farm con il marito Stephen.
LanguageItaliano
Release dateApr 22, 2014
ISBN9788886631792
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    Book preview

    La gioia del parto - Ina May Gaskin

    analitico

    Prefazione

    Incontrai il primo, ormai storico libro di Ina May, Spiritual Midwifery in Olanda nel 1979, quando, appena diplomata, mi recai in quel paese alla ricerca di un parto naturale che non avevo mai visto nella mia formazione biennale di ostetrica. Insieme ad altre mie colleghe avevamo in progetto di assistere delle donne a casa per osservare cosa sarebbe successo, se la donna si trovava a partorire nel suo ambiente familiare e non avessimo eseguito nessun intervento. Era da pochi anni uscito il libro di Leboyer Per una nascita senza violenza, che parlava dell’esperienza del bambino e Riprendiamoci il parto di Raven Lang che mostrava un modo completamente diverso per la donna di affrontare la nascita.

    Giovane ostetrica e mamma ero affamata di sapere alternativo al modello medico della nascita. Non condividevo le modalità violente usate negli ospedali, ma non avevo strumenti per agire diversamente, salvo rispetto, attenzione, intuizione. In questo contesto Spiritual Midwifery era un’illuminazione. Presentava un popolo di giovani che si fidavano completamente dei loro corpi, delle loro intuizioni e, facendo i bambini da soli, sostenuti dalle altre donne della comunità, erano in grado di vivere la nascita come esperienza estatica. A questo si aggiungeva il fascino esotico di una carovana di 75 bus che attraversavano l’America e in cui nascevano bambini durante il lungo viaggio. Mentre la prima metà del libro ne raccontava le storie, la seconda metà era un vero e proprio manuale ostetrico per il parto naturale. Proprio quello che cercavo; con, in fondo, le ottime statistiche sugli esiti in salute che potevano competere tranquillamente con il migliore degli ospedali tecnologici.

    Il grande merito di Ina May è stato quello di creare una realtà di vita e di nascita che ha reso possibile alle donne della sua comunità il ritorno a una nascita non solo naturale, ma anche autentica e di profondità emozionale e relazionale totale, e di averla resa visibile a tutto il mondo. Quello che ha più colpito e colpisce ancora oggi nelle numerose conferenze tenute da Ina May è la re-unione di maternità e sessualità. Sembra così semplice, Ina May lo dice: come entrano i bambini nell’utero così escono, attraverso la stessa apertura e con le stesse modalità. Il padre ha un ruolo centrale in ambedue gli eventi e lo stesso potere di ammorbidire e aprire la donna a tutt’e due gli eventi. Eppure questa semplice verità è stata dimenticata e seppellita sotto montagne di tabù e paure. In modo trasgressivo Ina May ha sfidato l’antico comando biblico tu donna partorirai con dolore e ha riconnesso la nascita al piacere e rimesso l’amore al centro dell’assistenza e dell’evento, prima di tutto l’amore nella coppia.

    Nella sua comunità la partoriente e l’ostetrica hanno occupato il posto centrale. Le prime tecnologie di supporto (telefono, macchina) erano per loro, la comunità intera partecipava alle nascite e le sosteneva nei modi più svariati. Uno stimolo importante per la nostra comunità, dove l’ostetrica è ancora relegata in secondo piano e non c’è investimento sociale sulla qualità della nascita delle future generazioni!

    Oggi, con il suo nuovo libro, più maturo e consolidato da anni di studi e di esperienze, Ina May si rivolge alle giovani donne con un messaggio rassicurante e incoraggiante: potete vivere la nascita del vostro bambino e goderne, in tutta sicurezza.

    Propone racconti di nascite positivi, autentici, emozionanti, a volte difficili, ma sempre vengono dal centro dell’esperienza delle persone.

    C’è tanto bisogno di racconti positivi. Le giovani donne in attesa vengono sommerse da messaggi negativi e mantenute nella paura costante di una minaccia astratta di rischi teorici che le separa dalle percezioni reali del loro corpo e del loro bambino. Il parto tecnologico diventa asettico, privo della vivacità e spontaneità del parto delle donne e si colora di pericoli e dolori dovuti a interventi non necessari.

    Infatti, nella seconda parte del libro, Ina May descrive in tono vivido le leggi del corpo, come reagisce agli stimoli esterni e interni, come si può aprire e chiudere in base all’ambiente e agli interventi esterni. Allo stesso tempo entra nel merito delle pratiche ostetriche oggi comunemente usate nei paesi occidentali come il taglio cesareo, l’analgesia epidurale, la ventosa e altre ancora, analizzandole con la lucidità della instancabile ricercatrice, con il distacco acquisito con gli anni dell’esperienza e con una visione ampia della scena mondiale del parto, rischi e benefici.

    Denuncia senza veli abusi e bugie del sistema medico. Da anni sta cucendo un Quilt (trapunta a patchwork) composto di quadratini, su ognuno dei quali ricama il nome di una madre morta per le conseguenze del parto, senza risultare nelle statistiche ufficiali. E il Quilt cresce.

    Vuole le donne consapevoli, su tutti i livelli. Vuole che possano scegliere, veramente, in base a una conoscenza a 360 gradi, non in base alle paure o alle convenzioni.

    Dall’alto della sua posizione archetipica di megera, di donna cristallizzata, limpida, ci propone uno specchio, nel quale vederci. Senza peli sulla lingua ci confronta con quello che ognuno di noi ha dentro di sé, ma difficilmente esprime. La sua profonda conoscenza delle relazioni umane, di coppia, di famiglia, dei legami sani e disturbati, la sua immensa accettazione e accoglienza, senza pregiudizi di sorta ne fa un personaggio amato dalle donne, estremamente e profondamente rassicurante, e ricercato dalle ostetriche, ma anche dai medici di tutto il mondo. Emana il fascino della persona autentica, che ha dedicato la vita alla sua passione che non ha mai fine: una buona nascita, per la donna, per la coppia, per il bambino, per la comunità.

    Considero questo libro un’eredità. Un’eredità per le donne giovani e le ostetriche maieutiche, del sapere della nascita, che rischia di essere dimenticato oggi, momento occupato da paure esogene, ontogenetiche create dal modello medico del parto e dalla società tecnologica, androgina.

    Se il dibattito tra le donne oggi verte attorno al tema biologia femminile come disagio o potenziale? Ina May ne fa vedere indubbiamente e con forza il potenziale trasformatore, il piano di esperienza profonda, creativa e assolutamente estatica del divenire madre, potenza che dal processo riproduttivo si estende anche al processo produttivo nella successiva vita della donna.

    Ricevere un bambino, portarlo alla luce, accompagnarlo nella crescita è l’archetipo della creatività femminile, la modalità genere-specifica di agire nella società. La differenza tra questa modalità femminile e quella vigente maschile è nel piacere, nella capacità all’estasi, all’abbandono, alla fusione con il tutto, nell’immersione totale e nella riemersione rinnovata. L’archetipo corrispondente è quello di Persefone che scende nel mondo di sotto e apparentemente fa inaridire il mondo di sopra (inverno). Si ritira ciclicamente dal mondo esterno, dal mondo sociale e scende per svolgere un compito dell’anima, della compassione: accompagnare le anime da un mondo all’altro. Nella tradizione del mito Persefone accompagna le anime nel trapasso della morte, ma intuitivamente sente che, essendo giovane e mangiando il melograno, simbolo della sessualità, può accompagnare anche le anime che vogliono entrare in questo mondo. Infatti riemerge nel mondo di sopra (sociale) con la primavera, piena di doni, di vita, di bellezza, cresciuta e rinnovata. I tempi sono lenti, il ritmo è ciclico, legato alle stagioni della natura, all’alternanza dentro-fuori.

    L’archetipo maschile corrispondente è quello della fenice che risorge dalle ceneri. Quest’evento si svolge in superficie. I suoi tempi sono più veloci. Il fuoco distrugge e la fenice, uccello del cielo, riemerge e riprende il volo. Il vecchio lascia il posto al nuovo.

    Una donna può agire la sua creatività sociale ovviamente attraverso entrambe le modalità, la differenza sta nel senso profondo di soddisfazione e piacere, quando usa la modalità genere-specifica.

    Le modalità della nascita rispecchiano questi due archetipi: una nascita veloce, bruciante, con ossitocina sintetica, taglio, accelerazioni, abolizione del sentire e dell’esperienza di sé con l’epidurale e la rapida liberazione della fenice-bambino dalla cenere materna sono genere-specifico della modalità maschile.

    Una nascita più ritmica, più lenta, seguendo i tempi della donna, permettendole l’immersione graduale e la riemersione altrettanto graduale, accompagnata da un dolore guida, contenuto nella sua dimensione fisiologica e ampiamente compensato è genere-specifico femminile.

    Nella società le due modalità entrano in conflitto. I tempi di produzione sono statici, rapidi, superficiali. Lo stesso succede durante la nascita. Le modalità femminili di sentire il parto entrano in conflitto con un sistema medico-sociale a valenza maschile.

    Ogni donna ha bisogno dell’approvazione e del sostegno sociale, come forma di protezione, ha bisogno di essere contenuta dalla sua comunità nel periodo della riproduzione e quindi si piega spesso alla convenzione. Cosa fare allora per riportare la nascita al suo genere?

    Se vogliamo seguire lo stimolo di Ina May, possiamo cercare di creare dei nuovi nuclei comunitari per la nascita, dei nuclei sociali, dove vengono rispettate le modalità femminili della nascita, dove le donne, con i loro uomini, possono entrare insieme in un territorio femminile per condividere insieme la profondità esperienziale della nascita del loro bambino e viverla anche come esperienza della loro sessualità di coppia. Vedo questi nuovi nuclei comunitari in Italia nella costruzione di Case Maternità extraospedaliere, luoghi non solo per la nascita, ma per tutto il percorso della maternità, dell’essere genitori, e anche per la salutogenesi della donna in tutti i suoi cicli. Luoghi aperti alla famiglia, ai tempi ritmici, alla condivisione in cerchi di donne e in cerchi di coppie, luoghi dove si possono creare nuove alleanze anche per la vita e la solidarietà tra le donne. Luoghi dove la nascita del bambino può avvenire in tranquillità, con i propri tempi e ritmi e in tutta sicurezza, come Ina May ci insegna con le ottime statistiche della sua esperienza.

    Verena Schmid

    Ostetrica

    Direttrice della Scuola Elementale

    di Arte Ostetrica di Firenze

    Firenze, novembre 2003

    Quando nel 1978, a Londra, ho incontrato il primo libro di Ina May è stato per me una rivelazione, diventando uno dei punti cardine per le mie scelte future. Spiritual Midwifery era uno dei libri del momento e parlava delle esperienze delle donne. Già la medicalizzazione era incalzante e sembrava essere la salvezza femminile. Poco dopo ho incontrato Ina May e la rivelazione ha trasbordato: ho incontrato una donna, una delle prime hippy, che sosteneva altre donne nella loro intensa avventura di avere una bambina/o. Una donna con un forte carisma, con tanta passione ed assertività politica. Ina May non è nata professionalmente come ostetrica, lo era e lo è nel cuore e nell’arte. La sua lunga storia di sostegno e assistenza alle donne è nata come esigenza di comunità hippy in un Paese dove non esistevano né le ostetriche né la possibilità di avere un parto in casa (e tuttora in alcuni Stati non esistono ancora). La sua scelta di rimanere e di esaltare il naturale - in contrasto con quel periodo spinto verso il consumismo, il tecnologicismo… -, le ha permesso di sostenere realmente le competenze delle donne, in una dimensione di condivisione, di sisterhood, di sorellanza. Il suo sostegno, la sua arte parte dalle evidenze delle donne: le loro esperienze (e senza dare una scala di valore in queste), il loro sentire, le loro emozioni, la loro sessualità, le loro competenze, le loro reazioni, i loro movimenti, i loro massaggi… Parte dalla saggezza e conoscenza endogena delle donne, dall’equilibrio tra gli elementi fisici, biologici, emotivi, sessuali, spirituali, energetici, e quelli ambientali intesi come umani e logistici. La forte relazione tra corpo, mente, cuore ed ambiente. La sua arte è centrata sulle donne. Ma Ina May raccogliendo il vissuto e le competenze delle donne ha sentito forte e precocemente l’esigenza di capire il meccanismo, la dinamica di questo processo per poterlo meglio sostenere anche nei momenti difficili. Ha incontrato alcuni medici speciali e levatrici tradizionali di altri Paesi che le hanno trasmesso l’arte dell’intervenire quando c’erano complicazioni serie. Il suo background universitario le ha permesso di cercare anche antropologicamente, e nei primi vecchi testi di ostetricia, conferme e aggiunte. Già quel suo primo libro descriveva minuziosamente processi e pratiche. Ina May è andata oltre: sostenendo, capendo e sperimentando insieme alle donne ha inventato anche una manovra la manovra di Gaskin per la distocia di spalle: aiutare la donna a mettersi a carponi ed intervenire direttamente aiutando il bambino a nascere. Nel mondo ostetrico questa è l’unica manovra che ha preso il nome da una donna.

    Quando poi la comunità hippy ha messo radici fermandosi nel Tennessee, Ina May e altre donne hanno realizzato una casa da parto che negli anni è diventata un modello: sostenere la fisiologia e l’espressione emotiva e motoria delle donne con ottime statistiche in termini di mortalità e morbilità.

    Ina May non ha mai frequentato scuole di ostetricia ufficiali; la sua vita, la sua attitudine, il suo bisogno cognitivo di capire i meccanismi sono stati la sua scuola. Nei suoi innumerevoli seminari e incontri con professionisti (ostetriche e medici) ha sempre trasmesso con professionalità la sua arte ostetrica e ha denunciato con rigore scientifico l’abuso di procedure invasive. Il cammino non è stato ovviamente semplice; sicuramente quel suo primo libro le ha permesso di diventare visibile, di stimolare altre donne ad esprimersi, di cercare conferme nelle proprie potenzialità. Ina May facendo scuola ha ricevuto poi ad honorem il diploma di midwife (ostetrica).

    Spiritual Midwifery, che ha fatto letteralmente il giro del mondo, è stato una roccia negli anni ’70 e ora questo nuovo libro, ancora più solido per le esperienze e le statistiche, è un faro per sollecitare e sostenere le nuove generazioni a vivere l’esperienza del parto. In un momento in cui l’uso del taglio cesareo e dell’analgesia peridurale stanno diventando la norma con i loro rischi ed effetti a più livelli e a lungo termine, molte donne pensano che partorire ed allattare sia una questione di fortuna. La forza e la saggezza filogenetica non sono una questione di fortuna, la pulsione della conservazione e protezione della specie è forte, specifica e si è specializzata in milioni di anni.

    Travagliare, partorire e nascere è possibile, è sicuro, è intenso, è esaltante, è rafforzante…

    Questo libro è per le donne, per le coppie e per le ostetriche.

    Piera Maghella

    Attivista del parto, educatrice perinatale

    MIPA Movimento Internazionale Parto Attivo

    Brescia, dicembre 2003

    Un invito

    Quale che sia la ragione che vi ha indotte a leggere questo libro, apprezzo la vostra curiosità e il vostro desiderio di sapere qualcosa di più su quel capolavoro che è avere un figlio.

    Sappiate che mentre scrivevo questo volume ho avuto particolarmente a cuore tutte voi che state aspettando un bambino.

    Consideratelo come un invito a comprendere le reali capacità del corpo femminile durante il travaglio e il parto. Non sto parlando di un riassunto di conoscenze mediche di base tradotte da un linguaggio tecnico a uno popolare, perché di tutto ciò potreste farne il pieno in una qualsiasi libreria. Ciò che intendo per capacità del corpo femminile è tutta quella serie di abilità, sperimentate da donne reali, più o meno riconosciute dalle autorità mediche competenti. Per come la vedo io, le conoscenze più attendibili riguardo il corpo della donna uniscono quanto di meglio la scienza abbia offerto negli ultimi due secoli con ciò che le donne sono sempre state in grado di apprendere su loro stesse prima che l’evento nascita si trasferisse negli ospedali. Lo scopo di questo libro è quello di indirizzarvi verso le migliori informazioni attualmente disponibili relative alle strategie femminili intraprese durante il travaglio e il parto e di mostrarvi come queste possano essere compatibili con l’impiego più corrente delle moderne tecnologie del parto. La mia intenzione è quella di incoraggiarvi e informarvi.

    Ho lavorato come ostetrica di base per più di trent’anni. Vivo in un villaggio degli Stati Uniti nel quale le donne e le ragazze non hanno per nulla, o quasi, paura di partorire. Io e le mie colleghe abbiamo assistito più di 2.200 nascite, la maggior parte delle quali avvenute in casa o presso il nostro Centro. Lavorando in questo modo ho imparato cose sulle donne che rimangono generalmente sconosciute al mondo della cultura medica. Non è facile affermare se le donne del mio paese abbiamo meno paura di partorire rispetto ad altre perché noi sappiamo che le nostre capacità vanno oltre le conoscenze mediche oppure perché, essendo prive di ansie, sono maggiori. A dire il vero, entrambe le ipotesi sono corrette.

    Il mio villaggio si chiama The Farm e si trova nel sud del Tennessee, vicino a Summertown. Io e mio marito, insieme ad alcune altre centinaia di persone, lo abbiamo fondato nel 1971, e da allora lì viviamo e lavoriamo. Una delle caratteristiche originali della nostra comunità è quella secondo cui, sin dal principio, gli uomini non interferiscono con il desiderio delle donne di organizzare il loro parto. Allo stesso tempo, gli uomini ci hanno sempre fornito un buon supporto e la loro esperienza tecnologica per far sì che le nostre attenzioni fossero più prontamente accessibili e disponibili. Non ci hanno mai imposto dove o come i nostri bambini dovessero nascere.

    Lasciatemi mettere in chiaro cosa intendo per paura e per parto a The Farm. Non voglio dire che le donne del mio villaggio non abbiano mai sperimentato momenti di ansia legati alla prospettiva di partorire o non si siano domandate: Sarò in grado di portare a termine questa cosa così apparentemente impossibile? Sono certa che molte di noi se lo siano chieste di quando in quando. Tutte lo fanno. Dopo tutto, alla maggior parte delle persone che vive in una cultura civilizzata - soprattutto se separata dal mondo animale - non appare immediatamente chiaro come possa avvenire un parto. Quando alle donne della mia comunità vengono simili dubbi, esse sono in grado di aggrapparsi alla certezza che le loro amiche più intime, madri e sorelle prima di loro, sono state in grado di affrontarlo. Questa consapevolezza le porta a credere che anche loro possano farcela anche se non hanno mai assistito a un parto. Le donne che vivono a The Farm si sono reimpossessate con grande successo di quei comportamenti femminili di cui le donne moderne non sono consapevoli, cioè quelli che vanno oltre le conoscenze mediche comuni relative al corpo e al parto.

    Le mie esperienze come ostetrica mi hanno insegnato che il corpo della donna continua a svolgere il suo lavoro. Con questo libro vi offro la possibilità di venire a contatto con nuove conoscenze di un sistema antico di consapevolezza che potrete aggiungere alle vostre conoscenze generali relative al significato della nascita. Dove e quando deciderete di dare alla luce vostro figlio, sappiate che questa esperienza segnerà le vostre emozioni, la vostra mente, il vostro corpo e il vostro spirito per il resto della vostra vita.

    Le donne del mio villaggio* si aspettano di avere un parto vaginale, perché quella è la prassi, tranne in uno o due casi ogni qualche centinaio. Certo, a volte ci capita di dover trasportare una donna in ospedale per un taglio cesareo o per un parto indotto, ma ciò accade piuttosto raramente alle donne che partoriscono a The Farm (la nostra percentuale di cesarei relativa al 2000 è stata dell’1,4%; parti con forcipe e ventosa intorno allo 0,5%. Quella degli Stati Uniti relativa ai cesarei nel 2001 è stata del 24,4% e per parti con forcipe e ventosa del 10%). Le nostre donne sanno che il parto potrà essere doloroso, ma molte di loro sanno anche che potrà essere un’esperienza estasiante, addirittura orgasmica. Soprattutto, il parto rappresenta un passaggio incredibilmente rafforzante anche quando viene vissuto con dolore.

    Non avete mai sentito nessuno parlare positivamente del travaglio o del parto? Non siete le sole! Uno dei segreti più intimi della cultura nordamericana è quello che il parto può essere estasiante e fortificante. Un parto estatico dà alla donna che lo sperimenta saggezza e forza interiore e questo lo imparerete da molte delle storie che racconterò. Persino quando le donne del mio villaggio sentono dolore durante il travaglio, comprendono che vi sono diversi modi per rendere tollerabili le sensazioni del parto, modi che non richiedono l’appannamento dei sensi attraverso l’uso di medicinali; sanno che devono tenere vivi i loro sensi se vogliono provare la vera forza e la vera saggezza che travaglio e parto possono trasmettere.

    Nella prima parte di questo libro ascolterete le voci di donne che raccontano le loro esperienze di travaglio. Alcune di queste sono raccontate dalle pioniere che hanno contribuito a creare la cultura della nascita nel nostro villaggio; altre dalle loro figlie e nuore che sono cresciute all’interno di questa cultura o i cui partner lo hanno fatto. Alcune sono raccontate da donne nate in casa e qui cresciute e che hanno partorito con altre ostetriche. Altre ancora sono di donne che hanno deciso di prendere parte alla nostra cultura di successo facendo nascere i loro bambini presso di noi. Se siete incinte o pensate di avere figli nel prossimo futuro potreste desiderare di rileggere più e più volte queste storie per rinfrancare il vostro spirito in preparazione alla nascita.

    Il mio primo libro, Spiritual Midwifery, è stato uno dei primi libri nordamericani a trattare di arte ostetrica e parto nel 1975. Ha rapidamente venduto più di mezzo milione di copie ed è stato tradotto in diverse lingue, presentandomi non solo a una generazione di donne e uomini in attesa di un bambino ma anche a un numero sorprendente di medici e di altri addetti ai lavori. In alcuni Paesi il libro è divenuto parte integrante del corso di studi per diventare ostetrica. Molti sono i medici che mi hanno detto di averlo letto per riprendersi da alcuni degli aspetti più spaventosi del loro tirocinio in ostetricia. Cominciai a incontrare tutta una serie di dottori che si facevano chiamare MDd (Midwife in Disguise) (ostetriche travestite). Grazie al libro e alle statistiche sul parto in esso contenute, sono stata invitata in tutto il mondo a condividere i risultati del lavoro svolto da me e dalle mie colleghe con altri medici e ostetriche e con donne di diversi Paesi e culture. Questa esperienza incrociata mi ha portato a guardare la nascita e la maternità attraverso una prospettiva allargata e a confrontarla con alcune pratiche e abitudini ostetriche che si sono trincerate in talune società e che in realtà lavorano contro il funzionamento del corpo femminile. La mia esperienza mi ha inoltre insegnato quanto sia fondamentale il ruolo dell’ostetrica in ogni società e quanto sia importante che la professione di ostetrica rimanga indipendente dall’ostetricia, ma sempre in grado di lavorare con i ginecologi nei casi rari in cui sia necessario.

    Non molto tempo fa, un ginecologo di mia conoscenza ha affermato: "Le due pagine più interessanti in Spiritual Midwifery sono le ultime due. Intendeva le pagine dedicate al resoconto degli esiti dei parti presso The Farm. Disse: Dovresti spiegare come sei riuscita a fare ciò che hai fatto in modo tale che noi, che lavoriamo negli ospedali, possiamo incorporare il tuo metodo di lavoro in ciò che facciamo".

    La seconda parte di questo libro è per lui e per tutti coloro che desiderano capire perché la cultura della nascita a The Farm ha avuto così successo. In essa discuto le linee guida che definiscono il nostro lavoro e ne fanno parte, consigliando tecniche che possono essere utilizzate sia nel parto in casa che in quello ospedaliero.

    Mi soffermo poi nei dettagli sul perché esista un tale mistero intorno al funzionamento del corpo femminile e su come a The Farm siamo stati in grado di rimuovere gran parte di questo mistero per convertirlo in una consapevolezza attiva al servizio virtuale di tutti coloro che fanno parte della nostra comunità. Spiego perché vi siano così tante sfumature nelle esperienze di parto di ogni donna e perché vi possano essere interpretazioni così divergenti su ciò che è sicuro e non è sicuro nell’atto di partorire. C’è una spiegazione logica per tutto questo. La stessa che si dà per il dolore durante il travaglio: nella seconda parte indago su come sia possibile che il travaglio venga sperimentato come privo di dolore, quasi come un orgasmo, mentre più comunemente nelle culture civilizzate viene sperimentato come un evento intensamente doloroso. Imparerete che l’utero durante il travaglio ha la capacità di contrarsi così come di rilassarsi e scoprirete quali sono le condizioni che intervengono nel bloccare e nel ritardare il travaglio. Vi spiegherò alcuni modi pratici per trarre vantaggio e non svantaggio dalla sensualità del parto.

    Infine, la seconda parte del libro include una panoramica delle pratiche e metodologie in cui potreste imbattervi in un ospedale nordamericano; inoltre si trova una guida sulle tecniche che hanno o non hanno una solida base scientifica.

    La nascita è una parte così integrante della vita, così normale, che le scelte che le stanno intorno vengono spesso relegate a casualità. Tendiamo a uniformarci a ciò che fanno gli altri supponendo che sia la cosa migliore. Vivendo in una società tecnologica siamo portati a pensare che la cosa migliore sia sempre quella più costosa. Questo è in genere vero se parliamo di telefoni cellulari, telecamere, auto o computer. Ma quando si parla di nascita non è necessariamente così.

    Ina May Gaskin

    Le mie collaboratrici e io. Da sinistra a destra:

    Joanne Santana, CPM; Deborah Flowers, CPM;

    Pamela Hunt, CPM; Ina May Gaskin, CPM;

    Carol Nelson, CPM e Sharon Wells, CPM

    * Il villaggio include una scuola, una clinica, un acquedotto, piantagioni di soia e molte altre strutture, inclusa una piccola industria che produce e commercia un rilevatore di radiazioni da noi inventato.

    I

    Racconti di parto

    Introduzione

    Esiste un beneficio psicologico straordinario nell’appartenere a un gruppo di donne che hanno storie positive da raccontare sulla loro esperienza di parto. Questo fenomeno è esattamente ciò che si è sviluppato all’interno del nostro villaggio. Si parla di storie orribili intorno al parto - specialmente negli Stati Uniti - che rendono difficile per le donne poter credere che travaglio e parto possano essere un’esperienza da cui trarre beneficio. Se vi fosse già capitato di aspettare un bambino avrete sentito storie terrificanti da amiche o parenti. Questo è particolarmente vero se si vive negli Stati Uniti dove raccontare storie cruente di parto è stato un passatempo nazionale per almeno un secolo. Ora che il parto è divenuto uno degli argomenti preferiti del circuito televisivo, questa tendenza si è andata ulteriormente intensificando. Nessuno è riuscito a spiegare la situazione più concisamente di quanto non sia riuscito a fare Stephen King nel suo racconto The Breathing Method¹. Commentando la paura che molte donne hanno del parto, il suo personaggio osserva: Credetemi: se vi venisse detto che una determinata esperienza vi ferirà, sarà proprio così. La maggior parte del dolore è situata nella mente e quando una donna assorbe l’idea che dare alla luce un figlio sarà terribilmente doloroso -quando raccoglie informazioni dalla madre, dalla sorella, dalle sue amiche sposate o dal suo medico - quella donna è mentalmente preparata a provare una enorme agonia. King, probabilmente non lo sapete, è padre di diversi bambini nati a domicilio.

    Il modo migliore che ho per contenere gli effetti dei racconti spaventosi è quello di leggere o raccontare storie che, al contrario, danno forza. Intendo storie che ti cambiano per il semplice fatto di averle ascoltate o lette, perché il narratore ti ha insegnato qualcosa di cui non eri a conoscenza o ti ha aiutato a guardare le cose sotto una diversa prospettiva. Per questa ragione, la prima parte del libro è largamente dedicata a racconti di donne che hanno pianificato di avere il loro bambino a casa o presso il mio Centro con me e le mie colleghe. Potreste scoprire che questa parte del libro è quella che vorreste rileggere più di altre durante la vostra gravidanza. A The Farm le uniche storie brutte che raccontiamo sono quelle che riguardano i parti avvenuti prima della sua fondazione per i quali il genere di cure prestato era radicalmente differente da quello offerto ora dalle ostetriche del villaggio. Nel momento in cui le donne hanno cominciato ad avere esperienze di parto positive, le loro storie hanno sedato le paure e le preoccupazioni di coloro che non avevano ancora avuto figli. La fiducia instaurata tra di loro ha costituito un fattore significativo per spiegare come mai le cure ostetriche a The Farm hanno dato risultati così positivi.

    Le storie insegnano cose che ricorderemo. Ci insegnano che ogni donna reagisce alla nascita in un suo modo unico e come questo modo possa variare. Talvolta ci insegnano come siano state abbandonate pratiche sciocche a lungo utilizzate. Ci insegnano la differenza tra conoscenze mediche acquisite e le reali sensazioni corporee delle donne - incluse quelle che non vengono mai riportate nella letteratura medica né tantomeno considerate possibili dal mondo medico. Dimostrano inoltre il legame tra mente e corpo come non sono in grado di fare gli studi medici. Le storie di parto raccontate da donne che hanno attivamente partecipato alla nascita dei loro figli forniscono spesso un buon bagaglio di saggezza, ispirazione e informazione per le altre donne. Le esperienze positive raccontate da donne che hanno avuto parti meravigliosi costituiscono un veicolo insostituibile per trasmettere la consapevolezza delle reali capacità di una donna durante la gravidanza e il parto.

        James

    di Karen Lovell

    Huntsville, Alabama - Rocket City, USA, dove il cielo non rappresenta il confine. Mio marito, Ron, era andato a lavorare per il produttore dei migliori computer di ultima generazione e si trovava al Marshall Space Flight Center della NASA. Secondo ogni logica, sembravamo dunque appartenere a quel tipo di persone equipaggiate della tecnologia più avanzata, persone che avrebbero accettato le cose migliori e più alla moda, persino per ciò che concerneva il parto. Allora, perché The Farm?

    La risposta comincia con la nascita del mio primo figlio, Christopher. Avevo appena completato il mio lavoro per ottenere l’attestato di insegnante e il mio piano era quello di trovare lavoro in quella primavera; ma prima che tutto ciò potesse avverarsi mi accorsi di essere incinta. Così mi trovavo, fresca di studi e corsi scientifici, senza sapere nulla di come si gestisce una gravidanza. Certo, ne conoscevo la meccanica, le reazioni del corpo, ciò che accadeva ma ero totalmente priva di conoscenze su come medici e ospedali gestiscono i parti. Dopo aver vagliato le opzioni che avevo, cominciò la mia ricerca di qualche alternativa.

    La mia prima visita presso un ginecologo piuttosto conosciuto fu abbastanza spiacevole. La prima cosa che mi fu detta riguardava la temperatura della sala parto che non poteva essere adattata a ogni partoriente, mentre le luci sì. Quando chiesi che non mi venisse praticata l’episiotomia schivò il problema chiedendomi a quale tipo di episiotomia mi riferivo, senza mai dire se me la avrebbe praticata oppure no. Tutto ciò mi innervosì ma sapevo che era uno dei più magnanimi che c’era in giro e così lasciai correre. Per il momento stavo ricevendo cure prenatali di buon livello. Avrei potuto cambiare in un secondo tempo. Comunque, man mano che il tempo trascorreva, ero sempre meno sicura di questo medico e cominciai a non avere più fiducia in lui. Inoltre, vi erano dei punti sui quali avevamo idee diverse. La cosa peggiore avvenne durante il sesto mese di gravidanza quando ricevetti una lettera autenticata che non aveva alcun senso a meno che non venisse letta come un si fa a modo mio. Infine, al settimo mese, il medico mi disse che non potevo partorire con il metodo Leboyer² dopo avermi fatto credere per mesi che invece avrei potuto. A questo punto, due settimane prima che cominciassero le visite ginecologiche, capii che non volevo che quest’uomo mi toccasse - e mi resi conto che avrei dovuto trovare qualcun altro.

    Un’infermiera che lavorava anche come ostetrica mi suggerì un dottore che lavorava presso una vicina città e che mi avrebbe fornito cure migliori. Con lui avrei potuto partorire con il metodo Leboyer ma i camici e le mascherine ospedaliere, atte a creare un ambiente sterile, erano fin troppo sterili, fredde e intimidatorie. Così finii con l’avere un travaglio attaccata all’apparecchio del monitoraggio, una bella episiotomia e un parto con forcipe.

    Una delle donne incinte che divenne mia amica dopo la nascita di mio figlio aveva una copia originale di Spiritual Midwifery che teneva come Bibbia e dalla quale strappava pagine e fotografie che attaccava al muro. Sua figlia era nata in casa e questa cosa ebbe un profondo effetto su di me. Nella mia mente pensavo che forse, un giorno o l’altro, avrei avuto un bambino il cui passaggio in questo mondo sarebbe stato realmente ricco di amore e spiritualità.

    La mia seconda gravidanza si notò appena. Era come se il bambino fosse scivolato dentro di me senza problemi. Gli unici elementi che segnalavano il fatto che fossi incinta furono la mancanza del ciclo nei mesi di marzo e aprile e il fatto che gli abiti cominciavano a essermi stretti intorno alla vita. Ci misi ben poco a trovare il ginecologo più indulgente della città. Non ebbi alcun problema con lui che, da parte sua, fu molto onesto. Mi disse chiaramente che era favorevole alle fleboclisi, che l’ospedale richiedeva la presenza di un monitor per il feto al suo interno, sebbene io potessi firmare un consenso informato con il quale rifiutavo il monitoraggio. Mi ero rassegnata a questo tipo di parto, se necessario, ma decisi di investigare più a fondo. Finalmente riuscii a trovare una copia di Spiritual Midwifery in un negozio di prodotti naturali a Nashville. Diverse settimane dopo scrissi a The Farm e Deborah Flowers mi rispose.

    Immediatamente sentii come se a una mia intima preghiera fosse stata data risposta e sperai di finire a The Farm, se quello fosse stato il posto giusto per me. Quando dissi a Ron di The Farm, penso che si preoccupò. Dopo tutto gli ero sembrata soddisfatta fino ad allora e l’ospedale era a soli dieci minuti da casa - perché volevo allora andare a The Farm, che si trovava a 70 miglia lontano da casa?

    Ron e io discutemmo molto sulla questione del parto a The Farm. Infine decidemmo di andare a visitare il posto senza pregiudizi (sebbene io non fossi di mente così aperta come Ron; io sapevo solo che volevo andare lì). Quando arrivammo incontrammo Deborah Flowers e Pamela Hunt, che ci mostrarono la struttura e mi visitarono. Deborah disse che ero dilatata di un centimetro e molto rilassata, cosa che io attribuisco alla sua gentilezza e alla forte empatia che sentii con lei.

    Ron rimase stupefatto che il villaggio possedesse l’attrezzatura ospedaliera per stabilizzare un neonato in caso di emergenza; fu inoltre impressionato dal fatto che le ostetriche fossero tecnici di pronto soccorso e che fossero così qualificate nel loro mestiere. Decise che avremmo partorito a The Farm se la nostra assicurazione avesse coperto i costi; in pochi giorni seppe che si poteva.

    Poiché Deborah era la mia ostetrica, con lei avrei messo a nudo la mia anima. Sapevo che le cose sarebbero andate bene. The Farm aveva tutto: ostetriche in sintonia, una casa del parto, una clinica con una visione olistica e appoggi con medici e ospedali in caso di necessità. Mi piacevano anche quelle sottili sfumature che riguardavano, ad esempio, aiutare la testa del bambino a tendersi verso la madre senza tirarla, non fare affidamento su macchinari freddi come l’ecografo o il monitor fetale, sapendo come affrontare parti podalici e avendo fede nell’universo.

    Quando, dopo essere tornata a Huntsville, entrai in travaglio, all’inizio non ci credevo e continuai a pulire tutti i tappeti di casa. A fasi alterne mi riposavo sul letto per ridurre le contrazioni quando, alle 16.30 realizzai che non potevo più pulire i tappeti. Aspettai un attimo per essere sicura delle mie sensazioni, poi alle 17,00 chiamai Ron e gli dissi di venire a casa. Arrivò, mise le cose in macchina e ci mettemmo in strada dopo aver telefonato alle ostetriche.

    Le contrazioni erano forti e stabili. Ron le contava ogni sette minuti. Siccome stavo seduta il più tranquilla possibile le cose non cambiarono. La schiena mi doleva a ogni contrazione e la cosa mi sorprese. Il nostro viaggio durò circa due ore e fui contenta che non ci fosse traffico. Una volta giunti a The Farm, Ron chiamò Deborah che arrivò e ci fece entrare. Strisciai verso il letto dove Deborah mi visitò. Ron portò dentro le cose mentre Deborah mi aiutava con il travaglio. Chris si era addormentato su una seggiola lì vicino mentre Ron sedeva sul letto e mi massaggiava la schiena che faceva veramente male. Deborah mi teneva le cosce mentre Ron spingeva la schiena. La cosa mi fu di aiuto e lo dissi loro.

    Sentivo che il bambino si muoveva. Mi ricordai di Kim, una giovane donna che aveva partorito e che vidi in una cassetta datami da Deborah; era stata così calma senza neanche avere un marito su cui fare affidamento. Che razza di gallina che ero, mentre mi lamentavo della mia schiena!

    Solo nel momento di transizione³ mi lamentai. "Il mal di schiena

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