Banche d’azzardo
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Book preview
Banche d’azzardo - Alberto Zoratti
Anno 2013
ISBN 978-88-6797-030-8
© goWare per l’edizione in ebook su licenza di Centro Nuovo Modello di Sviluppo
Redazione: Valeria Filippi
Copertina: Lorenzo Puliti
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
Scene film: Stefano Cipriani
Iconografia: John Akwood
goWare è una startup fiorentina specializzata in digital publishing
Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it
Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com
Made in Florence on a Mac
L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani riprodotti nel presente volume.
Scene dei film degli intermezzi (1 minuto)
Concursante di Rodrigo Cortés, 2007
Il gioiellino di Andrea Molaioli, 2011
La proprietà non è più un furto di Elio Petri, 1973
Mary Poppins di Robert Stevenson, 1964
Monty Python’s Flying Circus, 1972
Non pensarci di Gianni Zanasi, 2007
Point Break – Punto di rottura di Kathryn Bigelow, 1991
Prendi i soldi e scappa di Woody Allen, 1969
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Concursante di Rodrigo Cortés (2007), con Leonardo Sbaraglia (Martín Circo Martín), Chete Lera (Edmundo), Miryam Gallego (Laura), Fernando Cayo (Eloy)
Scena. Un giovane professore di Storia dell’economia di colpo si ritrova milionario vincendo un quiz, ma l’impossibilità di riscuotere materialmente
il premio lo rende partecipe dell’intangibilità del moderno sistema finanziario e del fatto che il denaro è divenuto ormai una realtà virtuale.
Che cosa sono
diventate le banche?
Banca: [bàn-ca] s.f. (pl. -che). Istituto finanziario pubblico o privato, che si pone come intermediario tra risparmiatori e produttori raccogliendo denaro e concedendo prestiti a interesse.
Questo, in poche ma chiare righe, il significato del termine banca
nel dizionario della lingua italiana Sabatini-Coletti. La banca, secondo la teoria economica, è innanzitutto un intermediario tra risparmiatori e produttori, più semplicemente tra chi ha finanze da investire, ma non ha idee
e chi ha creatività da spendere, ma pochi soldi
. L’incontro tra questi due soggetti sta alla base della finanza sana
, quella che permette al denaro di svolgere il proprio ruolo di investimento produttivo e possibilmente di produzione di ricchezza a vantaggio di tutta la collettività. Ma è davvero così?
Nelle pagine che seguono cercheremo di rispondere a questa domanda. Più in particolare se e quanto il sistema bancario italiano sia orientato a investimenti al servizio dell’economia reale, o piuttosto ad attività speculative messe in atto col proposito di giovare ai propri azionisti e la propria dirigenza attraverso pratiche al limite della scommessa. Questo studio si articola lungo tre snodi (evoluzione del sistema bancario; analisi delle strategie bancarie, studio di tre colossi italiani, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Cassa Depositi e Prestiti), emerge che ci stiamo allontanando dalla vecchia idea di banca che svolge attività di intermediazione al servizio dell’economia reale.
Il percorso storico che ha accompagnato lo sviluppo del settore del credito e, soprattutto, le trasformazioni profonde che questo ha subito nel corso del Novecento e in particolare negli ultimi decenni del secolo breve
ci hanno messo di fronte a uno scenario completamente cambiato, in cui le istituzioni bancarie, e i soggetti a loro collegati, svolgono il ruolo di attori centrali della finanza con fini che molte volte si sganciano dalle esigenze reali della comunità che dovrebbero servire.
La crisi del 1929 mise le basi per un maggior controllo e monitoraggio dell’attività bancaria e finanziaria nel suo insieme. Il caos che derivò dalla crisi di Wall Street impose una revisione delle norme che regolavano il sistema finanziario. Uno dei cambiamenti più sostanziali fu l’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti del Glass-Steagall Act nel 1933, che impose una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento. Le due attività non potevano essere esercitate dallo stesso soggetto, introducendo la separazione tra banche commerciali e banche di investimento. Fu un atto politico, ma anche simbolico, perché sottintendeva che il mercato e i suoi agenti economici non fossero in grado di autoregolarsi e autogestirsi se non a rischio di pericolosi sbilanciamenti.
In quel momento, simbolicamente, la società riprendeva il controllo dell’economia. Ma la memoria storica è breve tanto o forse di più del secolo appena trascorso. Sono bastati settant’anni e l’ascesa del neoliberismo rimescola le carte in tavola. Accadde nel 1999 quando Bill Clinton promulgò il Gramm-Leach-Bliley Act, che permise nuovamente le attività miste di credito e investimento. Ritorna il tempo delle fusioni e proprio in quegli anni nasce Citigroup dalla fusione tra la banca Citicorp e il gruppo assicurativo Travelers. Saranno proprio questi nuovi colossi i protagonisti principali delle crisi del nuovo millennio.
Poco dopo, nel 2000, sempre sotto l’amministrazione Clinton, si darà il via libera alla deregolamentazione dei derivati finanziari, in particolare sul mercato delle materie prime, le cosiddette commodities. Due tappe, tra le tante, che porranno le basi per l’ultima, devastante crisi economico-finanziaria che, ancora oggi, sta colpendo pesantemente l’economia mondiale Un percorso di progressiva deregolamentazione, ma anche di messa a punto di nuove strategie finanziarie finalizzate al profitto mordi e fuggi tipico dei contratti derivati, molto simili a scommesse. E siccome l’appetito vien mangiando, l’azzardo si è fatto sempre più marcato sia in termini qualitativi che quantitativi. Qualitativi perché si è investito in operazioni sempre più opache e rischiose; quantitativi perché si è impegnato molto più denaro di quello raccolto sotto forma di capitale sociale o di depositi di lunga durata.
Un fenomeno che in gergo bancario va sotto il nome di effetto leva o leverage, ma che nel linguaggio di tutti i giorni si può ben definire tasso di indebitamento
. E quando ci si indebita per puntare su eventi dall’esito totalmente imprevedibile, è come fare dipendere il proprio fallimento dal gioco della roulette. Del resto le fonti di finanziamento a disposizione delle banche si sono espanse a dismisura con la nascita del così detto shadow banking, alla lettera sistema bancario ombra
, costituito da fondi che raccolgono risparmi collettivi con la promessa di farli fruttare il più possibile.
Un sistema che secondo un rapporto del Financial Stability Board gestisce titoli e contratti per un valore nominale di 67mila miliardi di dollari, una cifra più alta del Prodotto lordo mondiale [vedi Figura 1 – Il patrimonio degli intermediari finanziari]. Parallelamente il mercato dei derivati finanziari ha raggiunto, secondo le stime della Banca dei regolamenti internazionali, un valore nozionale che sfiora i 700mila miliardi di dollari, una cifra 10 volte superiore al Prodotto lordo mondiale.
Rispetto allo scenario mondiale, e più specificamente europeo, le banche italiane hanno tenuto un atteggiamento più prudente, dettato più da una preoccupazione di stabilità economica e quindi di profittabilità di lungo periodo, che da una convinzione alternativa del ruolo del credito. Le banche classiche prese in considerazione in questo studio si sono esposte sul mercato dei derivati in maniera meno pesante delle loro concorrenti europee, ma non per questo in maniera sempre corretta. Nell’affannosa ricerca di maggiori guadagni, si sono lasciate andare a comportamenti in alcuni casi fuori dalla legge. Neanche la Cassa Depositi e Prestiti brilla per correttezza nonostante la sua matrice pubblica. Basa la propria raccolta sui depositi postali, ha come scopo dichiarato lo sviluppo del Paese, appartiene per il 70% al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Segno che se non cambia il sentire della società, non cambia neanche l’economia.
Guarda il video su YouTube
Il gioiellino di Andrea Molaioli (2011), con Toni Servillo (Ernesto Botta), Remo Girone (Amanzio Rastelli), Sarah Felberbaum (Laura Aliprandi), Lino Guanciale (Filippo Magnaghi)
Scena. Il titolare di una grande azienda alimentare (che somiglia terribilmente
alla Parmalat) si è indebitato fino al collo ricorrendo senza ritegno al falso in bilancio. Nel confronto con il direttore di una banca americana, l’oscenità
di questa prassi (depenalizzata in Italia) emerge in piena luce.
Breve storia della banca
Dall’antichità alle banche centrali
I primi accenni di attività bancaria risalgono addirittura al tempo dei Sumeri. Ma è con l’età greco-romana che si ha una prima evoluzione del sistema, che evolve da semplice cambiavalute (i Trapeziti in Grecia, Argentarii e Nummularii a Roma) a un primo embrione di attività creditizia dopo Costantino, quando una nuova forma di banchiere, i Collectarii, che riassumevano i due profili precedenti, svolgevano attività creditizia e di cambio, concedendo prestiti garantiti da pegni o da ipoteca. Ma bisognerà arrivare al Medioevo, e nello specifico alla nascita dei commerci, perché le attività di credito trovino uno sviluppo esponenziale.
In particolare è nelle società del basso Medioevo, che queste sono state capaci di trovare un nuovo impeto grazie al sensibile aumento delle rese agricole dovuto all’evoluzione tecnologica. Maggiori rese hanno significato maggiori scambi, ridando nuova centralità ai luoghi di incontro e di scambio. Così rinascono le città e nuovi attori dell’economia, come i commercianti e i cambiavalute. I nuovi centri propulsivi saranno i Comuni, alcuni dei quali diventeranno