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Il colonnello Chabert
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Ebook88 pages1 hour

Il colonnello Chabert

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Il Colonnello Chabert è un breve romanzo scritto nel 1835 da Honoré de Balzac. Fa parte del progetto della Commedia umana, in particolare della sezione Scene della vita privata. Nel 1817, dieci anni dopo la battaglia di Eylau, che vedeva contrapposte la fazione francese e quella prussiana, il colonnello Hyacinthe Chabert, soldato della Grande Armata creduto morto ma in realtà rimasto sepolto vivo sotto i cadaveri, deve affrontare i disagi di un ritorno a casa nella Parigi della Restaurazione. Lì trova la moglie sposata con un altro uomo, il conte Ferraud, e i suoi beni usurpati.
LanguageItaliano
Release dateNov 4, 2012
ISBN9788874172092
Il colonnello Chabert
Author

Honoré de Balzac

Honoré de Balzac (Tours, 1799-París, 1850), el novelista francés más relevante de la primera mitad del siglo XIX y uno de los grandes escritores de todos los tiempos, fue autor de una portentosa y vasta obra literaria, cuyo núcleo central, la Comedia humana, a la que pertenece Eugenia Grandet, no tiene parangón en ninguna otra época anterior o posterior.

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    Il colonnello Chabert - Honoré de Balzac

    Il colonnello Chabert

    Honoré de Balzac

    In copertina: Pietro Benvenuti, Ritratto di Leopoldo II di Toscana, 1828

    © 2012 REA Edizioni

    Via S.Agostino 15

    67100 L’Aquila

    www.reamultimedia.it

    redazione@reamultimedia.it

    Questo e-book è un’edizione rivista, rielaborata e corretta, basata sulla traduzione del 1931 di Alfredo Fabietti. La Casa Editrice rimane comunque a disposizione di quanti avessero a vantare ragioni in proposito.

    Indice

    Il colonnello Chabert

    FINE

    Il colonnello Chabert

    Alla Contessa Ida Di Bocarné nata Du Chasteler

    - Uffa! Ancora quel pastranaccio!

    Così esclamò un piccolo scrivano della categoria galoppini, come si usa chiamarli negli studi d'avvocato, il quale stava sbocconcellando con molto appetito un pezzo di pane, da cui cavò a un tratto un po' di mollica per farne una pallottola che lanciò poi, con gesto scanzonato, attraverso la finestra alla quale si era appoggiato.

    La pallottola, ben diretta, rimbalzò fin quasi all'altezza dei vetri dopo aver colpito il cappello d'uno sconosciuto, che stava attraversando il cortile d'una casa situata in via Vivienne, recapito dell'avvocato Derville.

    - Basta! Simonino, smettetela con scherzi simili se non volete che vi scacci fuori della porta. Per quanto povero possa sembrarvi, un cliente è pur sempre un uomo, diamine! redarguì il capo scrivano, interrompendo di tirar le somme su di una parcella.

    Il galoppino è per lo più un ragazzo tra i tredici e i quattordici anni, e tale era infatti l'età di Simonino, che sbriga il suo lavoro alle dipendenze d'un maturo scrivano, per il quale spiccia qualche faccenduola personale non esclusa quella delle missive amorose, oltre, beninteso, l'incarico normale di recapitare intimazioni presso gli uscieri e istanze al Palazzo di giustizia.

    E' un tipo curioso, che sta tra il birichino di Parigi per le sue abitudini e il monello litigioso per destinazione.

    Quasi sempre senza freno e pietà, egli è incorreggibile, improvvisatore di strofette, beffardo, avido e poltrone. Malgrado ciò, questi galoppini trovano facilmente la buona inquilina d'un quinto piano disposta ad accoglierli in casa, mercé il corrispettivo d'una parte del loro mensile, che non supera mai i trenta o quaranta franchi.

    - Se costui è un uomo, perché anche voi lo avevate chiamato pastranaccio? - ribatté Simonino con il fare di uno scolaro presuntuoso che creda di cogliere in fallo il suo maestro.

    E riprese ad addentare il pane e il formaggio, appoggiando la spalla sul montante della finestra, giacché egli riposava abitualmente in piedi, come i ronzini, con una gamba lievemente alzata e accostata all'altra poggiandola sulla punta della scarpa.

    - Quale scherzo potremo giocare a quel mardocheo? disse sottovoce un altro scrivano, di nome Godeschal, interrompendo il corso d'un ragionamento che interessava un'istanza trascritta in minuta da un quarto scrivano e riprodotta in più copie da un paio di novizi venuti dalla provincia. Poi, improvvisando, continuò: - ...ma nella sua nobile e protettrice saggezza, Sua Maestà Luigi Diciottesimo... (eh, mi raccomando, il tutto in lettere maiuscole, signor Desroches che state minutando) nel momento stesso in cui riprendeva in pugno le redini del suo regno, comprese... (che diavolo avrà mai potuto comprendere quel grosso burlone?) tutta l'elevatezza della missione alla quale la divina Provvidenza l'aveva chiamato... (punto d'esclamazione e sei puntini; al Palazzaccio sono sufficientemente bigotti per lasciarceli passare) e il suo primo pensiero fu, come dimostra la data in calce specificata, di sanare i danni causati dagli orribili disastri dei nostri tempi rivoluzionari, restituendo ai suoi innumeri e fedeli sudditi (innumeri è parola che deve tornare particolarmente gradita al tribunale) ogni loro bene non alienato, sia incorporato nei beni demaniali come in quelli ordinari o straordinari della Corona, oppure in quelli dotali delle varie amministrazioni pubbliche, cosicché noi ci crediamo e siamo autorizzati a crederci idonei a sostenere che tale è lo spirito del famoso e lealissimo decreto promulgato nel... - Un attimo - disse Godeschal ai tre scrivanelli - questa maledetta frase viene a ingolfarsi proprio alla fine della pagina. Ebbene- egli riprese dopo aver inumidito con la lingua il dorso dell'incartamento allo scopo di poter meglio voltare la spessa pagina di carta bollata - ebbene... se voi volete giocargli un brutto tiro, ditegli che il nostro padrone non può ricevere i clienti che tra le due e le tre del mattino; vedremo un po' se avrà il coraggio di farsi vedere, il vagabondo!

    - E Godeschal ritornò alla fase interrotta: - promulgato nel...

    Ci siete?

    - Sì - risposero in coro i tre copisti.

    Tutto procedeva di pari passo, l'istanza, la conversazione e la congiura.

    - Promulgato nel... Ehi, papà Boucard, qual è dunque questa data? bisogna pur mettere i puntini sugli i, sacripante! Ciò allunga il testo...

    - Sacripante! - ripeté uno dei copisti, prima ancora che papà Boucard, il capo scrivano, avesse risposto.

    - Per tutti i diavoli, avete scritto sacripante?- gridò Godeschal, tra l'indignato e lo scherzoso, fulminando uno dei due novizi.

    - Sì, sì - disse Desroches, il quarto scrivanello, curvandosi sulla copia del suo vicino - egli ha proprio scritto: bisogna mettere i puntini sugli i e sacripante con un kappa.

    Scoppiò una risata generale.

    - Alla buon'ora, mio Huré, voi scambiate sacripante per un termine legale e poi mi venite a raccontare che siete di Mortagne! - esclamò Simonino.

    - Su, cancellate con cura! - riprese il capo scrivano. Se il giudice incaricato di ricevere l'incartamento vedesse cose simili, direbbe che offendiamo la nostra nobile missione d'imbrattacarte!

    Faremmo avere delle noie al nostro padrone. Non commettiamo più sciocchezze signor Huré! Un uomo di Normandia non può scrivere con negligenza un'istanza, il presentat'arm della legalità.

    - Promulgato nel... nel...? - domandò Godeschal. Insomma, me lo volete dire, Boucard?

    - Giugno 1814 - rispose il capo scrivano senza interrompere il suo lavoro.

    In quel mentre bussarono alla porta, interrompendo così il corso della prolissa istanza. Cinque scrivanelli, sdentati, dagli occhi vivaci e maliziosi, dalla capigliatura spessa, alzarono il naso in direzione della porta, dopo di aver gridato in coro: - Entrate! - Boucard rimase invece mezzo sepolto in un mucchio di carte e di brogliacci, continuando a sommare cifre sulla parcella.

    Lo studio si presentava come una grande stanza, con la classica stufa che è ornamento abituale di questa specie di tempio del litigio. I tubi attraversavano diagonalmente tutta la stanza per finire in un caminetto fuori uso, sul cui marmo si ammonticchiavano pezzi di pane, triangoli di formaggio di Brie, cotolette di maiale, bicchieri, bottiglie e, infine, la tazza di cioccolata di papà Boucard. L'odore di tutti quei commestibili si amalgamava alla perfezione con il puzzo della stufa, rinfocolata senza risparmio, e con l'indefinibile lezzo della cartaccia, sicché l'odore selvaggio d'una volpe

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