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Passione spagnola
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Passione spagnola

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About this ebook

Romanzo storico-romantico. La marchesa Alessandra Gentileschi, per sanare le finanze familiari, viene inviata in Andalusia come sposa del famoso caballeros Manolo Estavez. Il matrimonio è stato deciso dal padre del giovane cavaliere e dalla madre della marchesina. Quando arriva in Spagna, Alessandra si rende conto che una parte della famiglia, cioè il gemello del caballeros e la madre, sono ostili alle nozze. Il gemello prova attrazione per la futura cognata e cerca di mettere discordia tra i due colombi. Inoltre avvisa la nobile italiana che il gemello, Manolo, è particolarmente spericolato durante i suoi spettacoli a cavallo. Infatti, in una esibizione cade rovinosamente e prende un colpo di zoccolo in testa dal cavallo. Ferito, viene condotto a casa. Il giovane si alza dal letto troppo presto rispetto alle raccomandazioni dei medici e muore di emorragia. La marchesina non può tornare in Italia senza i soldi della famiglia Estavez e quindi si decide per farle sposare il gemello Raul. Intanto la sorella più piccola di Raul si innamora di un ragazzo senza mezzi, così Alessandra e il futuro marito l’aiutano a mettere in atto una fuga d’amore. La famiglia Estavez è così costretta ad accettare il matrimonio della figlia più piccola. Raul e la marchesina si sposano ma tra loro i rapporti non sono buoni, tant’è che Alessandra non vive con il marito ma nella casa approntata per la sua vita con Manolo. La presenza del defunto caballeros sembra incombere sulle vite dei due sposi. Alessandra scopre che Manolo nascondeva dei segreti inconfessabili, mentre trova in Raul una persona affidabile e seria. Il gemello tiene la giovane moglie a distanza per paura di illudersi, credendola ancora innamorata del fratello morto. Ma solo se Alessandra andrà a vivere nella dimora di Raul le cose si sistemeranno?
LanguageItaliano
PublisherGreta Simmons
Release dateApr 3, 2014
ISBN9788869092060
Passione spagnola

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    Passione spagnola - Greta Simmons

    Passione spagnola

    Greta Simmons

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    Questo libro è stato realizzato con BackTypo

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Passione spagnola

    Indice dei contenuti

    Note

    1

    Jerez de la Frontera

    2

    3

    4

    5

    6

    7

    8

    9

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    17

    Note

    Il Faro de Vigo, fondato nel 1853, è il più antico giornale spagnolo.

    Tutte le discipline equestri hanno origini antichissime. Nell'epoche passate l'arte equestre era complementare alle attività di guerra. Difatti le battaglie si combattevano anche a cavallo e quindi l'arte di montare diveniva indispensabile nello svolgimento delle azioni belliche. Per esempio la piroetta era utile per difendersi se si era circondati dal nemico, mentre l'appoggiata serviva a schivare i colpi del nemico.

    L’Alta Scuola di equitazione spagnola di Vienna, è una tradizionale scuola di equitazione per cavalli Lipizzani, che si esibisce nell'arena della Scuola di equitazione, nella Hofburg.

    L’Alta Scuola viene considerata una sorta di Università per cavalli e cavalieri; occorre infatti un altissimo grado di addestramento per eseguire le figure prescritte.

    Nella scintillante cornice della Scuola Spagnola di Vienna, questa arte equestre viene eseguita solo da stalloni Lipizzani tutti grigi fatta eccezione per un unico baio. Questo cavallo è appositamente lì per ricordare che i Lipizzani una volta erano colorati e che venivano impiegati per la guerra. Secondo i canoni di bellezza equestre, quindi di morfologia, il lipizzano viene definito un cavallo di tipo barocco.

    Accanto alla famosissima scuola di Vienna c’è un altro importante fulcro: JEREZ DELLA FRONTERA, in Spagna.

    La Reale Scuola Equestre di Cavalli Andalusi, nasce nel 1973 a opera di D. Alvaro Domecq Romero. Nel1983 viene rilevata dal Patronato Andaluso, il quale nel 2003 la trasforma in una Fondazione. Questa scuola presenta invece che il cavallo Lipizzano il P.R.E. (pura razza spagnola).

    La parola dressage (che significa appunto addestramento) indica l'attività più basilare e, a livello di specialità olimpiche, la più sofisticata ed estetica di tutte le discipline equestri. Il dressage è quindi una disciplina profondamente legata all’arte equestre dell’Alta Scuola.

    Premetto che il dressage non prevede in nessun modo pericolose acrobazie né da parte dell’animale né da parte della cavaliere.Nell’Alta Scuola le evoluzioni spettacolari a cavallo sono più evidenti anche se nel 1800 si limitavano a qualche esercizio da parata.

    1

    6 Maggio 1844

    La giornata era luminosa e serena, con grandi nuvole bianche che solcavano il cielo. Il sole, scarlatto e basso sull'orizzonte, colorava le nuvole d'oro e le onde del mare di rosso. Agnese e Alessandra erano salite sul ponte della nave, mentre una leggera brezza spirava da sud-est.

    Le due donne osservavano la costa meridionale della Spagna che scorreva loro accanto. La veduta della penisola si allargava a macchia d'olio, dividendo il cielo dal mare.

    _ Avanti tutta!_ sentirono gridare dal capitano che se ne stava vicino al timone._ Attenti alla vela maestra!

    L'uomo, che dimostrava circa cinquant'anni, stava con le mani dietro la schiena e le gambe ben piantate sul ponte. Osservava con occhio attento tutti gli attrezzi della nave e le manovre dei suoi marinai. L'imbarcazione filava via come il vento, in perfetto assetto con le onde del mare, solcando le acque appena increspate di spuma bianca.

    Alessandra vide i promontori della costa iberica davanti agli occhi e avvertì un certo sollievo: quel lungo viaggio era finito. Una nuova patria e una nuova vita l'attendevano.

    _ Nel pomeriggio attraccheremo, madame _ disse il capitano avvicinandosi rispettosamente alle due donne._ Adesso potete scendere in coperta. Il pranzo sarà pronto, oramai.

    _ Grazie, monsieur Horváth. Siete stato un portento. La vostra nave e le vostre capacità hanno giovato immensamente al debole stomaco di Agnese. Di solito durante i viaggi per mare non fa altro che tenere la testa dentro un secchio _ osservò ironica Alessandra, destando l'ilarità dell'uomo e i rimproveri bonari della dama di compagnia.

    Le due dame entrarono nella loro cabina e si sistemarono a sedere attorno a un piccolo tavolino.

    _ A ogni modo avete ragione, madame. Questo russo è bravo per mare. Ho avuto qualche disturbo soltanto quando c'era il mare grosso _ disse Agnese con una certa soddisfazione.

    Alessandra sorrise alla dama che sua madre aveva assunto per insegnarle lo spagnolo e che le aveva mandato dietro in quell'avventura.

    La marchesa non se l'era sentita di andare fino in Spagna per presentare la figlia ai baroni Estavez; non poteva certo lasciare le sue partite di canasta e il suo adorato cane per stare accanto alla figlia in un momento simile. Quindi Alessandra si era dovuta accontentare di quella estranea. Fortunatamente il suo spagnolo, grazie a quell'istitutrice, era diventato ottimo.

    Nel complesso Agnese Bernami, anche se non la conosceva bene, era una donna simpatica. Aveva trentacinque anni e parlava francese, spagnolo e inglese. Era stata una fortuna per lei che quella donna fosse tanto capace, e di quell'incontro nessuna delle due sembrava essere pentita: oltre alla semplice collaborazione tra loro stava nascendo una sincera amicizia.

    Poco dopo si udì bussare alla porta e i ragionamenti di Alessandra si dissiparono. All'invito di Agnese un marinaio entrò con un vassoio sul quale era disposto il pranzo delle due signore.

    Alle dame fu servito un buon pasto considerando le circostanze. Nel vassoio c'era del pollo, del prosciutto e del salmone affumicato, il tutto accompagnato da un buon vino rosso e da grappoli d'uva oltre a qualche fetta di torta di mele per dessert.

    _ Arrivate a Màlaga proseguiremo via terra per Siviglia e là, finalmente, vedremo che faccia ha il vostro sposo _ disse la dama di compagnia della marchesa Alessandra Gentileschi, cugina di terzo grado di Francesco IV d'Austria-Este.

    _ Già. Mi chiedo come si possa sposare un uomo che non si è mai visto. Sì, insomma ho un ritratto di Manolo, ma non so a quando risale. Comunque dalle lettere che mi ha scritto mi è sembrato di capire che è un brav'uomo _ rispose la fanciulla con il volto un po' corrucciato.

    Alessandra aveva visto il suo fidanzato soltanto in una miniatura.

    _ E' normale che i matrimoni negli ambienti altolocati siano combinati con persone di cui si ignora il carattere e l'aspetto. Sono le regole della nobiltà, non c'è niente da fare _ rispose la dama di compagnia notando la tristezza della sua padrona, ma non potendo fare altro se non consolarla.

    _ Per capire bene il mondo dei caballeros andalusi e dei matador, madame, bisogna prima comprendere la Spagna, terra di ricchezza e di povertà, di spietate regole feudali e ribellioni sanguinarie, di giorni di implacabile caldo e di notti gelide _ disse Agnese, mentre tagliava un pezzettino di carne con il coltello.

    Il fuoco e il freddo. El Fuego y El Frío…Erano i soprannomi dei due gemelli Estavez, famosissimi caballeros i cui successi erano noti in tutta la Spagna. Da oltre tre mesi la vita di Alessandra girava intorno a quella di El Fuego, ovvero Manolo Estavez. Era giunta da Modena per vedere l'uomo destinatole come marito dai genitori.

    Si stava recando in Spagna per il fidanzamento ufficiale e di lì a un mese sarebbero state celebrate le nozze, alle quali avrebbero partecipato anche i suoi genitori, rimasti per adesso a Modena. Per tutto questo tempo la marchesa italiana sarebbe stata ospite dei baroni Estavez.

    La nobildonna era un dama dell'antica aristocrazia modenese, mentre i genitori di Manolo si erano guadagnati un blasone solo trent'anni addietro, facendo conoscere i cavalli andalusi al mondo intero attraverso le competizioni. Per lei l'equitazione era sempre stata un'attività di svago che aiutava uomini e donne a conoscersi e a mantenere il personale, e non capiva come si potesse tramutarla in una professione e stare ore nelle stalle con il perenne odore di sterco nelle narici.

    La fanciulla non era appassionata di cavalli, ma nel vedere la miniatura raffigurante Manolo era rimasta subito stregata da quegli sfacciati occhi nocciola, da quel corpo scattante e da quei capelli più neri della pece. Lo spagnolo emanava energia e coraggio da ogni poro e non c’era da stupirsi che gli aficionados l’avessero soprannominato El Fuego. Sembrava impossibile restare affascinata così da un uomo e nello stesso tempo trovare il suo mestiere del tutto insignificante.

    Alessandra, a capo basso, osservò il suo piatto con un velo di disperazione nell'anima. Aveva lasciato la sua casa, le amicizie, la nazione e la famiglia per andare in una terra straniera, dove non conosceva nessuno, neppure l'uomo al quale era stata destinata.

    Gli Estavez erano nobili, ricchissimi e molto noti, mentre suo padre e sua madre avevano dilapidato quasi tutte le finanze di famiglia in investimenti sbagliati e nella bella vita. Sulle prime l'idea di sposare uno straniero con un immenso allevamento di cavalli non le era sembrata allettante. Perché non prendersi un banchiere emiliano? La sua dote, però, era piuttosto magra e aveva dovuto ripiegare su una famiglia che prediligesse la castità, la salute, la bellezza e la religiosità anziché il denaro. Dopo aver intrattenuto un lungo rapporto epistolare con il suo promesso, si era convinta che tutto sommato quel matrimonio si poteva fare. Aveva scoperto che Manolo era gentile e allegro, e questi due pregi avevano cancellato tutte le sue riserve.

    Alessandra non aveva ancora incontrato nessuno della famiglia, ma tra poche ora avrebbe visto questi famosi Estavez. Sapeva però dal fidanzato che alcuni esponenti del nucleo famigliare erano contrari a queste nozze.

    Adesso il suo futuro le appariva ignoto e nebuloso. In definitiva poteva reputarsi fortunata per non essere stata destinata a un vecchio libertino, ma quella nuova vita la intimoriva non poco. La ragazza fece un respiro profondo e, cercando di farsi forza, continuò il suo pasto.

    Jerez de la Frontera

    Andalusia

    Alessandra era arrivata a villa Estavez e per ordine della padrona aveva preso possesso delle stanze cinesi.

    Questa dimora era a base quadrangolare con due torri e richiamava un poco Alcazàr. Costruita a fine del XII secolo risentiva fortemente della dominazione araba. Aveva un ampio cortile ed era decorata da splendidi ozulejos sui quale si aprivano molti ambienti, mentre i portali esterni, aggiunti in un secondo periodo storico, erano tardogotici.

    Questa villa ad Agnese e alla marchesa non sembrava affatto una casa ma una reggia. Gli Estavez avevano così tanto denaro da comprare terre, titoli, mandrie, fino opere d'arte che gente con la loro levatura sociale difficilmente poteva apprezzare.

    La dimora presentava stanze di gusto barocco, gotico, rinascimentale, fino a vere e proprie chicche, come un salottino con arredi arabi, una camera in stile cinese e una saletta di passo con le pareti tappezzate di avorio e ambra.

    Poco lontano si sentiva il suono della chitarra, suonata da don Pablo, mischiarsi al canto degli uccellini sugli alberi. Dona Samos chiedeva spesso ad alcuni suoi domestici e al marito di suonare qualche flamenco in memoria dei tempi in cui faceva la ballerina.

    _ Che musiche assordanti ci sono in questo paese! _ esclamò la dama di compagnia, ma la sua padrona non le prestò ascolto, troppo presa a osservare la sua nuova famiglia.

    I domestici erano stati allineati sotto un enorme arcata. La casa aveva molta servitù, senza considerare tutto il personale che stava dietro alle terre e ai cavalli.

    La fanciulla nell'ampio salone di rappresentanza si trovò davanti: Mercedes Samos, don Pablo Estavez e i figli.

    Mercedes era una donna di mezza età con il viso superbo. Non c’era in lei alcuna traccia di entusiasmo per il suo arrivo in Spagna. I tratti arroganti del volto erano accentuati dai capelli candidi come la neve. La chioma era stata tirata indietro in uno chignon e fermata solo con un alto pettinino infilato tra le ciocche bianche e dal quale pendeva un velo di trina nera. Come ornamenti soltanto un paio di orecchini con corallo, un grosso brillante all'anulare sinistro e uno spillone di perle al centro della scollatura.

    Il vecchio don Pablo Estavez sembrava molto più entusiasta della moglie per l'arrivo della futura nuora. Lo spagnolo era un uomo basso, tozzo, con pochi capelli bianchi sulla venerabile testa e due baffoni che gli conferivano una certa austerità. Anche il padrone, però, nonostante spalleggiasse le nozze, sembrava avere il carattere difficile di tutti gli Estavez.

    Infatti dalle lettere del fidanzato Alessandra aveva capito che la famiglia era spaccata in due fronti: uno favorevole al matrimonio, formato da Manolo, dalle sorelle e dal padre, e l'altro contrario, composto dal fratello e dalla madre.

    Lei non poteva tonare in Italia; la sua famiglia necessitava del denaro degli Estavez, senza contare che sua madre l'avrebbe ritenuta responsabile del fallimento nuziale. Hai fatto o detto qualcosa che li ha offesi! E ora cosa facciamo secondo te! le sembrava già di sentire.

    _ Bienvenida _ disse don Pablo sorridente.

    _ Vuestra dueña no habla español _ accennò lui scoccando un'occhiata alla dama di compagnia.

    _ Ciertamente _ lo interruppe Alessandra. _ Sono la marchesa Alessandra Gentileschi, lieta di fare la vostra conoscenza, signori _ spiegò, senza dilungarsi troppo, ma la voce le tremava.

    Alessandra ammirò Manolo che le veniva incontro sorridente, e ne rimase rapita. Le parole le morirono sulle labbra, guardando la morbida onda che i capelli formavano sulla sua fronte e il suo sorriso luminoso.

    Il ritratto non gli rende giustizia si disse.

    _ Mi adorada Alejandra. Benvenuta in Spagna _ le disse Manolo con un'intensità bruciante.

    Lei si sentì tremare le ginocchia per la paura che le incuteva la famiglia e per il fascino del giovane.

    _ Per facilitarvi tutti noi abbiamo imparato qualche parola di italiano _ spiegò il fidanzato.

    Poco lontano c'era una bella spagnola dai capelli crespi. Doveva essere la sorella più giovane: Alicia. L'altra Estavez, a quanto sapeva dalle lettere del fidanzato, era sposata e non viveva lì.

    Un'altra figura, un po' più lontana, attirò la sua attenzione. Era un uomo alto, robusto e bruno. Con lo sguardo superbo e le braccia incrociate incuteva anche da lontano un'inequivocabile soggezione.

    La sua espressione orgogliosa rivelava, neppure tanto velatamente, il disprezzo per la donna che distava pochi metri da lui. Il volto abbronzato e i capelli nerissimi erano in forte contrasto con l’impeccabile vestito di lino beige.

    Alessandra sulle prime pensò d’ignorare lo sguardo di quello sconosciuto, poi cambiò idea. Però osservò quell'uomo aveva qualcosa di strano, di famigliare.

    La fanciulla guardò ancora il giovane: aveva l'aria del caballeros, la tipica eleganza mista alla fierezza e all’assoluta sicurezza di sé. L’atteggiamento distaccato e tranquillo, suggeriva il completo controllo delle emozioni.

    Il giovanotto era indubbiamente bello, ma somigliava in modo impressionante al suo cavallerizzo. A mano a mano che si avvicinava notò che in quell’uomo c’era davvero qualcosa di familiare. L’angolosità geometrica dei suoi tratti, i capelli scuri, la notevole altezza corrispondevano a Manolo, ma non era Manolo.

    Manolo era lì, accanto a lei!

    Quando questo misterioso personaggio si avvicinò di qualche passo Alessandra vacillò: quell'uomo era tale e quale al suo promesso sposo.

    La nobildonna aggrottò la fronte e spalancò gli occhi.

    Una bocca dura e altera si accompagnava a una pelle abbronzata e a degli zigomi spigolosi, proprio come Manolo. Le sopracciglia nere, leggermente arcuate, mettevano in risalto degli stupendi occhi blu, contornati da ciglia lunghissime. Occhi che la guardavano con un espressione molto simile al disgusto. Un viso come quello, una volta visto, non si poteva più dimenticare.

    No, non poteva esser vero. Non poteva somigliare tanto al suo fidanzato.

    Alessandra studiò ancora l'uomo. La somiglianza era nei lineamenti, nelle fattezze, ma c'era qualcosa di diverso.

    Cercò con gli occhi il suo promesso sposo e lo vide ridacchiare divertito.

    _ Permettetemi di presentarvi, mia bella Alejandra, _ disse il fidanzato _ mio fratello Raul Estavez.

    Era il gemello di Manolo! Ecco perché gli assomigliava tanto…La ragazza lo scrutò ancora. Somigliava al caballeros nei tratti e nell'incedere, ma aveva lo stesso sguardo altero della madre.

    _ Sì, mi avevate parlato di due sorelle e un fratello, ma non pensavo che fosse il vostro gemello.

    _ Spero che non preferiate lui a me adesso che l'avete visto.

    _ Oh, no. Sono giunta fin qui per voi, Manolo.

    _ Mio fratello mi aveva detto che eravate molto bella, senorita…Gentileschi, mi pare _ puntualizzò Raul.

    Alessandra accettò la lode con un sorriso. Grazie alle feste mondane di sua zia Costanza aveva fatto l'abitudine alla galanteria degli uomini: capelli biondissimi, esaltati da alcune ciocche schiarite dal sole, occhi color smeraldo e una pelle candida come il marmo destavano indiscutibilmente l'ammirazione degli uomini. Il suo corpo, sottile e flessuoso come un giunco, non passava certo inosservato, soprattutto quando indossava, come in quel momento, abiti di squisita fattura. La ragazza aveva un vestito color violetta con bordature di raso nero. Il corpetto leggero le fasciava la vita sottile, sollevandole il seno e racchiudendolo in due coppe di stoffa lucente, mentre la gonna fittamente increspata in piccole pieghe creava un inebriante gioco di luce e ombre.

    Alessandra ben presto, però, dovette ricredersi: quello che era iniziato come un complimento si trasformò subito in un insulto diretto.

    _ In ogni caso, _ proseguì don Raul, _ non riesco a capire cosa ci trovi mio fratello nelle straniere. In Spagna abbiamo delle bellissime donne.

    Per un attimo Alessandra e Agnese lo fissarono sconcertate, incapaci di ribattere. A quanto pareva il gemello di Manolo era contrario alle nozze quanto la madre.

    _ Oh, non temete, señor, non offuscherò le vostre dame, perché non sono bella e non mi reputo tale _ lo rimbeccò alla fine la nobildonna.

    _ Ah, no?

    L'uomo non faceva nulla per mascherare la propria insolenza.

    _ Siete bellissima, ve lo posso assicurare _ replicò Manolo.

    _ Ancora non riesco a crederci. Siete praticamente uguali _ riprese la giovane aristocratica.

    _ No. Raul è così serio che farebbe annoiare un morto. Io, invece, sono uno spirito allegro _ disse Manolo guardandola con un sorriso seducente.

    _ Mio fratello vuole dire che ci somigliamo solo a prima vista. Conoscendoci bene scoprirete che ci sono delle differenze, nella gestualità, nei movimenti, ma soprattutto nel carattere _ specificò Raul con un buon accento italiano. Solo un'eccessiva musicalità nel pronunciare la "s" indicava le sue origini spagnole.

    _ Ah, certo. Io sono allegro e simpatico; lui è burbero e triste _ insisté il gemello.

    Raul si voltò verso Manolo e lo guardò sprezzante.

    _ Comunque anche se Raul è la mia brutta copia gli voglio bene. Mi ha aiutato tante volte _ aggiunse sorridendo sbarazzino._ Ricordo che da ragazzi mi difendeva sempre davanti ai bambini prepotenti del collegio.

    Alessandra gioì nel vedere la spensieratezza del futuro sposo.

    _ Ora però non ditemi che sposerete lui, perché mi potrei ingelosire _ continuò ridendo.

    _ Sarete stanca, madame, è meglio che vi ritiriate un po' nelle vostre stanze. Così potrete riposarvi _ intervenne don Pablo. _ Vi lascio nelle mani esperte di mia moglie.

    _ Venite vi accompagno _ disse dona Samos.

    Alessandra tremò di apprensione; quella donna le incuteva una soggezione mai provata prima.

    La spagnola accompagnò lei e Agnese fino alle loro rispettive stanze e per tutto il tragitto non aprì bocca.

    2

    La nobildonna italiana entrò in una camera con le pareti colorate di giallo e le pesanti tende tirate.

    Ebbe così modo di apprezzarne l'arredamento. Appena entrata si fermò, infatti, a contemplare il simpatico separé a forma di fior di loto, il soffice tappeto al centro della camera, le preziose carte da parati raffiguranti delle magnifiche ninfee e i mosaici del pavimento del terrazzo.

    La camera, arredata con gusto, era composta da un gran letto a baldacchino in raso color ocra. Inoltre comunicava con lo spogliatoio, il bagno e la stanza di Agnese.

    La fanciulla, seguita dalla dama di compagnia, raggiunse la famiglia solo dopo un paio di ore, ma in un salottino del piano terra trovò solo Alicia, tutta intenta a fare le scale al pianoforte.

    La sala da musica era luminosa e appartata. Al centro troneggiava un imponente pianoforte a coda, mentre sulla parete a est spiccava un'arpa tutta dorata. Le tende della finestra erano tirate per permettere alla luce del giorno di entrare nella stanza, le pareti, invece, sfoggiavano una nutrita collezione di nature morte.

    _ Sei brava, Alicia.

    _ Sto ancora imparando, senorita.

    _ L'altra tua sorella dov'è?

    _ A Lisbona, ma è in viaggio per raggiungerci. Anche lei sarà presente al fidanzamento.

    _ Sei giovane, Alicia. Quanti anni hai?

    _ Diciannove,

    _ Ah, e sei fidanzata?

    Alessandra vide le labbra della ragazza tremare.

    _ No. I miei genitori dicono che sono ancora troppo giovane per fidanzarmi e sposarmi.

    _ Pensavo che le ragazze spagnole si sposassero molto giovani.

    _ Non sempre, madame.

    Questa volta fu la mano poggiata sui tasti del piano a tremare impercettibilmente.

    _ Ma non ti piace nessuno?_ insisté Alessandra.

    La nobildonna notò un piccolo tremore alle mani, mentre gli occhi sembravano velati dalle lacrime. Pareva dispiaciuta per qualcosa e solo il dovere e l'educazione le imponevano di controllarsi e non scoppiare a piangere.

    _ Sì, ma il ragazzo che piace a me non piace ai miei genitori. Loro vogliono che sposi uno degli stalliere della Hacienda Ha del denaro da parte e lavora per noi da molto tempo, ma ha anche quindici anni più di me. Mio padre ha già dato il suo consenso _ chiarì sperando che l'ospite si allontanasse da quel tema.

    _ Ti capisco. E' brutto sposare per dovere un uomo che non hai mai visto o che comunque non ti piace e non conosci.

    _ A voi non piace mio fratello, madame?_ si sentì in diritto di chiedere Alicia dato che da mezz'ora rispondeva alle domande dell'italiana.

    _ No, per fortuna io sono incappata in un uomo bello, simpatico e gentile. Parlami di questo tuo innamorato, ti va?

    _ Ramon non ha denaro, è solo una guardia alle prima armi. Lavora per noi da appena quattro mesi _ esitò un attimo, realizzando di aver rivelato troppi particolari a una estranea. Si portò una mano sul petto, incerta, fissando la nobildonna con sospetto. _ Nessuno, senorita, sa di me e Ramon. I miei non approverebbe e mi punirebbero se sapessero la verità _ sussurrò con una voce appena udibile.

    I modi sensibili di Alessandra e la necessità di parlare con qualcuno avevano prevalso sulla diffidenza di Alicia.

    _ Quanto tempo è che voi due vi piacete? _ le chiese.

    _ Io e Ramon ci siamo innamorati fin dal primo giorno, quando è venuto a lavorare qui, senorita. Se mio padre o mia madre sapessero lo caccerebbero, ma lui ha bisogno di questo lavoro. Ramon ha due sorelle maggiori sposate male e altri sei fratellini. I genitori sono morti e i bambini vivono con una vecchia nonna. Ramon è l'unico che porta a casa il salario _ aggiunse disperata. _ Io porto ogni tanto alla vecchia Catalina Mendoza del cibo che avanza dalle nostre cucine. I miei non lo sanno altrimenti mi picchierebbero.

    Alessandra sentì uno spasmo al cuore per la triste vita di Ramon e della sua famiglia, ma anche per il destino di Alicia, già scritto dai genitori. Ma, in fin dei conti, anche la sua vita non era stata poi tanto diversa da quella della giovane spagnola.

    _ Madame, mi raccomando non fate parola con nessuno di questo? _ gli occhi della ragazza, fissi sulla marchesa, si riempirono di lacrime.

    _ Certo, Alicia. Non temere, resterà un segreto tra te e me.

    Mentre il volto di Alicia si ricomponeva, Alessandra sentì risuonare la voce gaia di Manolo per i corridoi, la quale diceva: _ Ecco il nostro Raul, solido e affidabile come una roccia.

    _ Ti ha sempre fatto comodo questo mia peculiarità _ rispose il gemello.

    _ Ovvio, uno serio in famiglia ci deve essere _ rispose allegramente Manolo.

    Poco dopo i due gemelli entrarono nella stanza e notando le straniere si zittirono. Manolo si sciolse in un sorriso, mentre il fratello rimase in disparte a fissare in cagnesco la futura cognata.

    _ Vuoi del cognac, fratello _ e prima ancora di avere la riposta si rivolse alla nobildonna e alla sua dama di compagnia. _ Anche voi, madames, ne volete.

    _ No, grazie _ risposero tutte e due, mentre Manolo tendeva un bicchiere al gemello.

    Alicia nel frattempo era uscita silenziosamente.

    _ La prossima gara è tra due settimane. Quest'anno vinceremo di nuovo il titolo.

    _ Se non ti rompi l'osso del collo prima, fratello.

    Raul scosse la testa, mentre Manolo rideva divertito.

    _ Via Raul, così spaventi la mia diletta fidanzata. Non è una meraviglia? _ disse poi cambiando argomento. _ E'... stupenda: capelli color dell'ambra su carnagione di magnolia.

    Raul corrugò la fronte, ma non commentò. Si sedette su una vecchia panca di quercia scura scolpita. Avvertì una fitta d'invidia della quale si stupì lui per primo. Suo fratello aveva tra le mani un angelo dagli occhi verde mare e di questo si doleva.

    _ Scusatemi, ma adesso devo tornare a lavorare _ disse Raul con aria severa.

    _ Perdonatelo, signore, è un peccato che mio fratello non abbia un po' della mia esuberanza e del mio fascino _ aggiunse Manolo, suscitando qualche sorriso timido da parte delle due donne.

    I due uomini uscirono da una porta finestra, ma poco dopo entrò un domestico con un biglietto che sorprese Alessandra.

    La marchesa pensando che fosse un messaggio del suo promesso lo lesse velocemente, ma con stupore scoprì che era di don Raul. L'uomo la invitava a restare in quella stanza, perché l'avrebbe raggiunta tra una ventina di minuti.

    _ Cosa vorrà, madame? _ aggiunse la dama di compagnia.

    _ Che strano modo di agire; era qui fino a un momento fa eppure non vi ha rivolto neppure uno sguardo e ora vuole parlarvi _ proseguì l'interprete.

    _ Ha l'aria di un ordine più che di un invito _ osservò Alessandra piuttosto stupita.

    La fanciulla, che non amava le coercizioni, sulle prime pensò d’ignorare l’ordine di quell'uomo, poi cambiò idea. Magari Raul doveva portarle qualche messaggio di Manolo?

    _ Va bene _ decise infine Alessandra cercando di soprassedere. _ Aspettiamo e sentiamo cosa vuole.

    _ Sarà meglio che resti anch'io, madame, potreste avere bisogno di aiuto con la lingua.

    L'italiana, con la dama alle spalle, si rimise a sedere.

    Lo spagnolo arrivò poco dopo. Si guardò in giro con aria circospetta, poi si sedette nello stesso posto in cui si era seduto prima.

    _ Scusate, senorita, se parlerò spagnolo, ma il mio italiano non è gran cosa.

    _ Non vi preoccupate, il vostro italiano è più che comprensibile _ replicò la marchesa.

    Lei sapeva che gli eredi Estavez erano due

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