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Psicologia dei Cammini Sacri
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Ebook121 pages2 hours

Psicologia dei Cammini Sacri

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About this ebook

Cosa avviene quando due persone senza particolari aspettative decidono di intraprendere il cammino di Santiago di Compostela? Succede che vivono un’esperienza inattesa e straordinaria, uno dei momenti di maggiore intensità della loro vita. Negli anni si appassionano e seguono con interesse la letteratura dei cammini sacri, scoprendo come molti pellegrini riportano le stesse sensazioni ed emozioni. Dalla loro personale esperienza e dalle conoscenze in ambito psicologico e medico, hanno intuito come i cammini sacri possano divenire un metodo potente per rafforzare e rigenerare se stessi dal punto di vista fisico, psicologico e spirituale.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJun 4, 2014
ISBN9788891144140
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    Psicologia dei Cammini Sacri - Gianni Francesco Clemente

    libro.

    Cap. 1 Il Sacro

    In questo capitolo verranno illustrati alcuni elementi di contatto esistenti tra la dimensione del sacro e i pellegrinaggi a piedi. Per fare ciò si farà riferimento ad alcuni concetti religiosi e psicologici utili per sviluppare le argomentazioni dei capitoli successivi.

    Nella storia della psicologia, si può osservare come diversi autori abbiano esplorato i nessi tra psicologia e religione, tra la figura e la funzione del terapeuta da un lato e la dimensione del sacro dall’altro.

    Jung, il padre della psicologia analitica, riferendosi alle modalità secondo le quali lo psicologo deve approcciarsi al fenomeno religioso, sostiene che egli deve sforzarsi di considerare il lato umano della questione religiosa, cercando di prescindere dalle questioni di natura confessionale¹.

    1.1 La consapevolezza della morte e il sacro

    Come sostiene Fabbro tra le peculiarità che differenziano gli esseri umani dagli altri esseri viventi abbiamo: la capacità di costruire strumenti di lavoro, di utilizzare le piante a scopo di sussistenza e medicinale, l'uso del fuoco, la capacità di utilizzare il linguaggio per comunicare informazioni, l'abilità di accumulare conoscenze e sapere, le competenze artistiche e musicali, e, non ultima, la dimensione del sacro².

    Lo sviluppo di tutte queste capacità è avvenuto parallelamente all’evoluzione nel tempo del cervello.

    La ricerca scientifica, negli anni, ha consentito di individuare a livello del cervello umano molteplici strutture che sarebbero implicate nel processo di memorizzazione delle informazioni e degli eventi di vita³. Le competenze cognitive, tra le quali la memoria in particolare, sono state fondamentali per permettere all’essere umano di fare previsioni in merito al futuro e, di conseguenza, di formulare ipotesi e di figurarsi scenari possibili. Questo, in un contesto di vita incerto e soggetto a molteplici variabili interne ed esterne, ha migliorato l’adattamento dell’uomo all’ambiente. Non per ultimo, le abilità di memorizzare eventi biografici e di prevedere il futuro hanno permesso all'uomo di divenire consapevole della propria morte.

    Gli antropologi e gli archeologi hanno osservato come le prime forme di religiosità a noi note fossero strettamente connesse al culto dei morti⁴. A questo proposito, i reperti relativi alle modalità di sepoltura fanno immaginare come gli uomini antichi concepissero la morte come un passaggio. Molto spesso, infatti, accanto al defunto venivano deposti oggetti che, si presumevano, sarebbero potuti servire nella vita dopo la morte. Da ciò si può ipotizzare come, fin dagli albori della civiltà, l’uomo concepisse l’esperienza della morte come un momento di passaggio verso una nuova vita in un nuovo luogo⁵.

    In ogni caso, il pensiero della morte è sempre stato foriero per l’uomo di ansia e angoscia nei confronti di un evento futuro, di certo prevedibile, ma incerto nei tempi e nelle modalità. Tale pensiero ha portato l’uomo a porsi domande sulla propria fine e sul senso della vita: la paura della morte e l’angoscia che ne consegue hanno trovato e trovano tutt’oggi risposte nelle esperienze religiose⁶.

    1.2 Caratteristiche della dimensione sacra

    Il concetto di religione si basa sull'esperienza del sacro, ovvero sull'esperienza dell’uomo che si pone in relazione con il mistero di ciò che è percepito, ma razionalmente inconoscibile. Il concetto di sacro è il cuore pulsante delle religioni e delle esperienze spirituali degli esseri umani.

    Il sacro è stato esplorato in modo approfondito nelle sue dimensioni da Rudolph Otto (1869-1937).Secondo Otto il sacro può essere inteso come il buono e il bene allo stadio più puro⁷. Egli ha riscontrato che in tutte le religioni, il sacro presenta tre caratteristiche tipiche:

    1.3 Religioni e istituzionalizzazione del sacro

    Scrive Jung a proposito della religione: La religione è incontestabilmente una delle prime e più universali espressioni dell’anima umana, è ovvio che qualsiasi tipo di psicologia che s’interessi della struttura psicologica della personalità umana non può rifiutarsi di ammettere che la religione non è soltanto un fenomeno sociologico o storico, ma rappresenta anche per un gran numero di individui una importante questione personale¹¹.

    Normalmente la religione viene intesa come l'istituzionalizzazione del rapporto tra l’uomo e il sacro. Tale comune visione riduce la religione a un insieme di norme, definite da istituzioni autorizzate, che regolamentano il movimento spirituale dell'uomo che desidera entrare in rapporto con la dimensione sacra.

    William James, ben cosciente del fatto che della religione si possono dare molte definizioni, anche molto diverse tra loro, propone il seguente principio: La religione, come arbitrariamente vi chiedo ora di considerarla, significherà per noi i sentimenti, gli atti e le esperienze di individui nella loro solitudine, in quanto comprendano di essere in relazione con qualsiasi cosa che possono considerare il divino¹².

    Tuttavia, al di là delle peculiarità delle singole religioni è utile elencare alcuni atteggiamenti religiosi comuni¹³:

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