Il sogno della tartaruga
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Book preview
Il sogno della tartaruga - Alessandro Cimarelli
ALESSANDRO CIMARELLI
IL SOGNO DELLA TARTARUGA
YOUCANPRINT
SEL PUBLISHING
The answer my friend is blowing in the wind
A Gianluca
Copyright © 2012
Youcanprint Self-Publishing
Via roma 73 - 73039 Tricase (LE)
Tel. 0833.772652
Fax. 0832.1836533
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
Titolo : Il sogno della tartaruga
Autore : Alessandro Cimarelli
Copertina: Youcanprint Self-Publishing
ISBN: 9788866189695
Prima edizione digitale 2012
Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.
Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941
A mia sorella Marzia,
ai miei cugini Andrea, Romina e Corrado,
al mio caro amico Luca e a Mauro.
Grazie di avermi aiutato a finire questo libro.
1
Epilogo
Il rumore delle onde che s’infrangevano sulla riva portò la mente di Marco lontano dalla spiaggia e da tutto quello che era accaduto poco prima.
Si trovava seduto sulla sabbia con i soli pantaloni ormai bagnati e le braccia appoggiate sulle ginocchia. Il suo sguardo era perso all’orizzonte, i suoi pensieri surfavano
le onde del reef, così come lui aveva fatto nel mese passato. Cercava di comprendere cosa fosse accaduto veramente.
Perché il suo sogno si era avverato? Era stato scritto tutto ancora prima che accadesse? Ogni sua scelta avrebbe potuto non essere stata una vera scelta, non vedeva in questa storia il libero arbitrio in cui aveva sempre creduto. Se fosse partito quando aveva deciso, senza rinviare, se non avesse… una mano fermò i suoi pensieri appoggiandosi sulla sua testa. Il suo sguardo si alzò andando a fermarsi sul sorriso della ragazza dominicana che tutti chiamavano Mami.
– Mi hai sentito? – gli chiese.
Lui scosse la testa.
– Yo estaba en otro sitio – le rispose in Spagnolo.
– Sei stato bravo.
Lui ricambiò con un mezzo sorriso.
– Se tu non l’avessi visto, non lo sarei stato.
Marco tornò a guardare l’orizzonte cercando di recuperare il filo dei pensieri interrotti. Ormai tutto era andato, pensò che per capire doveva fare un viaggio indietro nel tempo di qualche mese, ripercorrendo ogni singolo passo, ogni singola scelta fatta fino a quel giorno.
2
Il viaggio.
Marco si trovava seduto alla scrivania nella sua casa. Era il primo Febbraio. Di là dalla finestra, ammirava la strada dove i passanti, per un attimo, incrociavano le loro vite nel traffico di quella via piena di negozi.
Potevi trovare ancora il fornaio e il negozio per riparare i televisori che, ormai, con le grandi distribuzioni erano sempre più rari. Quella era una parte della sua città, Roma. Spesso pensava a quanto fosse bella, perché si poteva toccare il passato, il presente e il futuro in pochi metri. Una città che con gli anni diventava sempre più cosmopolita, fra mescolanze di razze, religioni e colori della pelle, come se tutte le persone del mondo si fossero date appuntamento lì. La sua amata città gli stava stretta, o meglio, i suoi concittadini gli davano così tanto fastidio che aveva una gran voglia di scappare lontano da tutto e da tutti.
Per lui le persone non avevano più coscienza del rispetto. Quando conosceva qualcuno, Marco lo considerava un proprio pari, non giudicava alla prima apparenza e lo rispettava da subito, mentre ormai la norma era giudicare a prima vista e considerare gli altri inferiori, quindi il rispetto non era più una prerogativa dei rapporti sociali.
Il suo lavoro lo portava a contatto con la gente. Per vivere vendeva case e nel farlo era bravo, e anche se il mercato non era dei più favorevoli, riusciva sempre a chiudere i contratti. Marco aveva una buona parlantina e diceva chiaramente i problemi che aveva l’appartamento, la villa, l’edificio. Cercava sempre di mettersi al posto di chi comprava e di chi vendeva, nel tentativo di comprendere le esigenze di ciascuno. Così facendo accontentava tutti. Il problema in questo lavoro era non avere molto tempo libero. Gli orari erano i più disparati: mattina prestissimo, notte fonda, sabato, domenica, sempre per accontentare i clienti che volevano visitare la casa in vendita o in affitto. Lo stress era forte, anche se i successi numerosi, per cui era dovuto scendere a compromessi, rinunciando a una vita sociale tranquilla e alle passioni che lo facevano sentire veramente vivo.
Dopo due anni senza ferie né vita sociale, decise di prendere un mese di vacanza, lontano dal mondo civile
, per tornare a praticare una sua grande passione, il windsurf, che ormai ricordava solo nei suoi sogni migliori.
Ripensando a dove andare, tornò con lo sguardo sul browser aperto su Google e pensò alle parole da inserire nella ricerca. Windsurf, Spot, Caraibi
… premette invio
e pochi secondi dopo gli furono presentati i risultati. La prima soluzione che apparve fu Cabarete, una località nel nord della Repubblica Dominicana. Ne aveva spesso sentito parlare anni prima. D’istinto decise che quella sarebbe stata la sua destinazione, così iniziò a cercare informazioni per dormire e per il viaggio. Spedì così delle e-mail agli alberghi della località che gli sembravano più tranquilli, in modo da trovare il più economico. Per il volo il miglior prezzo era di Air France.
In una settimana riuscì a organizzare tutto, a comprare il biglietto aereo e a pagare in anticipo l’albergo prescelto, com’era sua abitudine. Ora arrivava la parte difficile, dire al suo capo Luca che sarebbe stato in ferie per tutto il mese di Aprile. Aveva voluto aspettare perché sapeva che gli avrebbe fatto la paternale, dicendogli che lui era necessario, che quello era il periodo in cui molti cercavano gli affitti estivi, che non era pensabile fare ferie tanto lunghe, che non si era più a scuola con tre mesi di vacanza, che avrebbe perso molti clienti e che, forse, al suo ritorno non avrebbe trovato più il lavoro ad aspettarlo. Questo, infatti, era il discorso fatto a un suo collega che aveva chiesto due settimane di ferie, perché gli era nato il figlio da poco. Quindi si aspettava una sfuriata peggiore.
Quella sera chiamò al telefono il suo datore di lavoro.
– Dimmi dove e quando, per te sai che non ho problemi – gli rispose Luca.
Vorrei vedere, pensò Marco, dopo i tre contratti da settecentomila euro chiusi in due settimane, sono la gallina dalle uova d’oro, almeno per il momento.
Fissarono l’appuntamento vicino Cinecittà, nel ristorante di Fabrizio, un amico fraterno di Marco. Una persona con cui quest’ultimo aveva condiviso veramente tutto, dalle canne nel periodo della scuola alle risse fuori ai locali, fino ai viaggi in posti fuori dal mondo
.
Come sempre Marco arrivò con venti minuti d’anticipo. Per lui il ritardo era una cosa che doveva essere motivata seriamente. Preferiva uscire un’ora prima, anche se doveva arrivare dietro casa. Magari avrebbe aspettato in auto, ma mai sarebbe arrivato dopo l’orario dell’appuntamento. Invece ormai la norma è il ritardo di quindici minuti e Luca, per non differenziarsi dalla massa, ne fece venticinque.
– Ciao, è tanto che aspetti? – gli chiese Luca appoggiando il cappotto alla