Alba rosso sangue
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Book preview
Alba rosso sangue - Fratelli Macaluso
uscì.
CAPITOLO 1
Allora Mike, che mi dici? Posso considerare risolto quel merdoso problema?
Certamente don Giovanni. Ho contattato io stesso l’agente e mi ha assicurato che il suo uomo sarebbe stato molto interessato al contratto che abbiamo proposto.
E che minchia gli hai raccontato? Spero che non ti sia messo a raccontare i cazzi nostri ad estranei, sai che nessuno oltre noi deve sapere niente dei fatti miei…i panni sporchi si lavano in famiglia! E’ così da sempre e non saremo noi ad interrompere la tradizione. Non mi sarei neanche servito di un estraneo se la faccenda non mi stesse così a cuore. Sangue di Cristo, qui si tratta di mio figlio e di quella santa donna di sua madre!
Non si preoccupi don Giovanni, l’ho combinata in modo tale che sbrighino il lavoro senza farsi troppe domande e, soprattutto, senza che capiscano molto di quello che stanno facendo.
Molto bene Mike, questo mi rasserena un poco anche se aspetterò che la faccenda sia sistemata prima di festeggiare. Per il momento non c’è altro Mike, puoi andare
Bene don Giovanni, la terrò informata di qualsiasi novità. I miei rispetti.
Un’ultima cosa Mike…spero che tutto vada bene, lo spero per me…e lo spero anche per te. Vai, ora.
Un brivido gelido corse per la schiena di Mike Santoro dopo quella ultima frase. Sapeva fin troppo bene che niente, assolutamente niente, di quello che diceva don Giovanni Patrizi poteva esser preso sotto gamba. Avrebbe controllato la faccenda molto da vicino. Come se da quello fosse dipesa la sua pelle.
El Papagayo
era un ristorante messicano che aveva conosciuto tempi migliori. Anni addietro, aveva goduto di una certa fama tra gli amanti della cucina messicana ma il tempo era trascorso formando crepe sul suo splendore come rughe sul volto di una bella donna. Tuttavia, i vecchi aficionados lo tenevano ancora caro nel cuore dei loro stomaci e, grazie ad essi, il vecchio ristorante poteva continuare a vivere decorosamente pur senza prosperare.
Benjamin Johnson era, senza dubbio, uno dei clienti più affezionati ed assidui. Si sarebbe potuto capire alla prima occhiata quanto egli fosse appassionato di cucina. Era un uomo di colore di media altezza e che pesava 130 chilogrammi di cui almeno un terzo era di troppo. In effetti, Ben amava praticamente tutte le principali cucine ma, quella messicana, era per lui la ciliegina sulla torta, con grande disapprovazione del suo intestino. Nel ristorante, aveva addirittura un tavolo fisso, cosa che era dovuta solo ai clienti migliori, ovviamente. Quel giorno, lo stava occupando.
Era in anticipo rispetto all’appuntamento ma preferiva così: Nick era un uomo estremamente puntuale e Ben non ci teneva a far aspettare un uomo come quello. Per niente. C’erano almeno due buone ragioni per questo: si deve sempre portare il massimo rispetto verso un uomo che può essere molto pericoloso; era, poi, il suo uomo migliore e quasi gli voleva bene per questo. Certo non sapeva quali sentimenti provasse Nick per quello che era, in pratica, il suo datore di lavoro. Era difficile leggere nel cuore di un uomo freddo come il ghiaccio e che non sembrava possedere né sentimenti né normali pulsioni umane come bramosia di denaro , di sesso…per capirsi. Non era razzista, questo lo aveva capito. Per Nick non c’era nessuna differenza fra bianchi, neri, rossi, gialli, ebrei, cattolici, musulmani, eterosessuali, omosessuali e chi più ne ha più ne metta. No, per Nick non c’era differenza. Li odiava tutti nello stesso modo. Se Nick avesse avuto il potere di cancellare l’umanità dalla faccia del fottuto pianeta, lo avrebbe usato. Su questo il caro Ben era pronto a giocarsi i gioielli, per un adeguato corrispettivo ovviamente. Fortunatamente per tutti, Nick non possedeva un tale potere. Però un singolo uomo, un qualsiasi singolo uomo, avrebbe potuto farlo fuori. Questo sì. Neanche un miracolo avrebbe potuto salvare il povero cristo che, per un motivo o per l’altro, fosse finito sul libro nero di Nick Simone. Era l’esperienza diretta che dava questa convinzione a Ben. Il suo uomo si era fatto un grosso nome nel campo e se lo era fatto grazie alla sua straordinaria abilità. Ben non avrebbe saputo dire dove diavolo aveva imparato così bene ad ammazzare la gente. Sospettava ci fosse dell’addestramento militare nel modus operandi di Nick ma non avrebbe potuto giurarlo. Di fatto, non sapeva granché del suo uomo. Il suo nome, ad esempio, faceva pensare che fosse un italiano…un fottuto mangiaspaghetti. Una volta glielo aveva persino chiesto:
Ehi Nick, sei forse un fottuto mangiaspaghetti?
.
Proprio così gli aveva detto Ben. Nick gli aveva dato un occhiataccia fissandolo dritto negli occhi -era molto raro che Nick ti guardasse negli occhi- e gli aveva sibilato con rabbia:
Fatti i cazzi tuoi.
A Ben era andato di colpo il sangue in acqua. Da quel giorno non aveva più fatto domande personali a Nick. E quindi se qualcuno gli avesse chiesto:
Ehi Ben, il tuo uomo è forse un fottuto mangiaspaghetti?
, non avrebbe proprio potuto rispondergli.
Aveva imparato a non fare domande sul passato a Nick. Certo avrebbe potuto incaricare qualche scagnozzo di sua conoscenza di trovare informazioni, e certe volte la curiosità era grande, ma la paura di cosa sarebbe potuto succedere se Nick lo avesse scoperto era stata ancora più grande. Tutto sarebbe dipeso dalla gravità di quello che avrebbe scoperto, certo. Nella migliore delle ipotesi non c’era niente di particolarmente grave nel passato del signor Simone ed egli si sarebbe accontentato di trovarsi un nuovo agente nel ramo lasciando così il signor Johnson nella merda a piangere sulla defunta ricca percentuale che incassava sui contratti rimediati.
Nella peggiore delle ipotesi, invece, nel passato di quel fottuto mangiaspaghetti c’era qualcosa di così terribile o della quale era così geloso che, una volta scoperta, lo avrebbe fatto incazzare a tal punto da fargli decidere su due piedi che il fottuto signor Johnson non meritava più di respirare. In ambedue i casi, la conclusione era la stessa: meglio, molto meglio, farsi i cazzi propri. Amen.
Non avrebbe scommesso neanche un pelo pubico, altro che i gioielli, sul fatto che Nick non avrebbe passato la notte in bianco, distrutto dal rimorso, dopo aver tolto il privilegio di respirare al suo caro vecchio amico Ben. Chissà cosa avrebbe fatto invece? Già, cosa faceva Nick dopo aver tolto il privilegio di respirare a qualcuno? Era una domanda molto interessante e gustosa, così Ben si ripromise di farla a Nick…nella prossima vita ovviamente.
A cosa stai pensando, ciccione?
alitò Nick nell’orecchio di Ben.
Ben sobbalzò vistosamente sulla sedia, colto completamente di sorpresa mentre il cuore gli galoppava furiosamente nel petto.
Per la puttana Nick
bofonchiò, vuoi farmi crepare di collasso?
Quel bastardo gli era arrivato di soppiatto alle spalle. Era un gioco che probabilmente lo divertiva molto, visto che lo faceva spesso. Ed ogni volta Ben ci cascava. Un giorno o l’altro sarebbe crepato di infarto sul serio.
Allora, non vuoi dirmi a cosa stavi pensando?
ripeté Nick.
Beh, se proprio vuoi saperlo, stavo pensando a quello che potrei fare nella prossima vita.
Accidenti. Mi vai sul filosofico. Non conoscevo questo tuo aspetto. Mi stupisci.
lo canzonò Nick.
E lo hai fatto a stomaco vuoto perfino. L’ho sempre detto io che è meglio pensare a stomaco pieno…si è meno inclini alla malinconia.
insistette.
Si vedeva che si era alzato col piede giusto pensò Ben. Di solito, infatti, non era molto incline a scherzare. Forse il fatto che Ben avesse un contratto da sottoporgli lo aveva messo di buonumore.
Visto che il consiglio parte da te, lo accetto volentieri e ordino subito. Tu che vuoi?
chiese Ben con scarsa convinzione.
Io prendo solo un caffè. Ho già mangiato e ho anche una certa fretta, perciò, se non ti dispiace, vorrei sistemare subito l’affare che ci interessa. Rimanderemo ad un’altra occasione la discussione filosofico - religiosa di prima.
disse Nick.
Ci avrei giurato !
esclamò Ben.
Lo sapevo che non avresti toccato niente. Scommetto che non ti piace la cucina, dì la verità?
Non ti si può proprio nasconder nulla Sherlock.
rispose divertito Nick.
Beh, vorrà dire che la prossima volta che ci incontreremo deciderai tu il posto Nick.
propose Ben e contemporaneamente allungò al suo ospite una busta bianca priva di qualsiasi scritta.
Ecco
disse, qui dentro c’è tutto quello che può interessarti, come al solito
.
Molto bene.
disse Nick prendendo la busta.
Vedrai che non ti deluderò la prossima volta.
Si alzò e disse:
Domani ti chiamerò per dirti se accetto questo lavoro. Ci sentiamo.
D’accordo.
rispose Ben.
Spero che lo accetterai perché il committente è davvero un pezzo da novanta Nick e sarebbe molto comodo annoverarlo tra i nostri clienti.
Molto bene, terrò conto anche di questo aspetto.
Ok, Nick. Stammi bene.
concluse Ben mentre Nick si stava girando per andarsene.
Ad un cenno di Ben si avvicinò un cameriere che tese un menu all’ospite. Ben lo guardò con rimprovero e disse Non mi serve il menu, portami il solito. E sparecchia anche il resto della tavola.
Molto bene signore, il suo amico non mangia con lei?
chiese timidamente il cameriere.
No. Quel fottuto mangiaspaghetti non mangia con me.
rispose bruscamente Ben.
Bene,
disse con evidente imbarazzo il cameriere le porterò subito il piatto ordinato.
Subito dopo, si eclissò velocemente e con molto sollievo suppose Ben.
Avrebbe accettato. Questo era certo. Nick lo sapeva bene. Lo sapeva da prima che Ben gli passasse la busta, lo sapeva da prima di ricevere la telefonata che confermava l’appuntamento: lo sapeva da sempre. Avrebbe accettato qualsiasi incarico, sperando anzi che quest’ultimo fosse particolarmente difficile e pericoloso. Aveva preso tempo solo per sembrare un vero professionista. Nel suo campo, sembrare un professionista era quasi più importante che esserlo veramente. Nessuno avrebbe affidato un contratto a qualcuno che non