Lettere della Guerra da un epistolario di famiglia. Dal 25 luglio 1943 alla liberazione, lettere di civili e di militari. In appendice: un'esperienza di guerra.
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Lettere della Guerra da un epistolario di famiglia. Dal 25 luglio 1943 alla liberazione, lettere di civili e di militari. In appendice - Federico Adamoli
Lettere della Guerra
da un epistolario di famiglia
Dal 25 luglio 1943 alla liberazione,
lettere di civili e di militari
In appendice: un'esperienza di guerra
a cura di
Federico Adamoli
Sommario
Presentazione
Lettere della Guerra
Appendice: un'esperienza di guerra
Presentazione
La presente selezione di lettere tratte dall'epistolario della famiglia Adamoli di Teramo (www.adamoli.org) si riferisce al periodo intercorso tra la caduta del fascismo (25 luglio 1943) e la liberazione dei territori italiani.
Nei lunghi mesi dell'occupazione nazista la vita degli italiani fu caratterizzata dai disagi di un clima divenuto sempre più ostile per la crescente intolleranza dei tedeschi verso la popolazione.
A ciò si aggiunse la penosa realtà degli sfollamenti, resi necessari dal pericolo incombente dei bombardamenti da parte degli alleati anglo-americani, che aggravava lo stato di disagio delle famiglie, alle prese con i più svariati problemi logistici, dall'alloggio all'assoluta precarietà delle necessità alimentari, legate al razionamento e all'odiosa diffusione della borsa nera.
Ad accrescere l'ansia degli italiani il timore per la sorte dei familiari lontani, dei quali si avevano notizie con estrema difficoltà.
Queste lettere rappresentano un piccolo spaccato dei disagi, delle pene, dei piccoli e grandi drammi vissuti dalla popolazione italiana e dai militari lontani dalla patria.
Lettere della Guerra
I
Ai Dist.mi Coniugi
Umberto e Clarice Adamoli
Viale Francesco Crispi
Teramo (Abruzzi)
P.M. 39 – 7 agosto 943
Carissimi zii,
sono tornato nella nota destinazione quasi con la velocità del lampo. A Fiume non sono stato che lo spazio di una notte, sia pure di una notte a scartamento ridotto, in quanto la notte del giorno quattro ho dormito solo tre ore, dalle due alle cinque.
In due giorni di navigazione ho raggiunto la meta; il giorno 6 quindi, alle ore 20, mi trovavo di nuovo di fronte a Teramo.
Ho viaggiato e navigato bene.
Nelle poche ore, circa quattro, che sostai a Trieste ebbi modo di visitare un po' la città. E' realmente carina, piena di grazia, è di una eleganza tale nelle costruzioni, eleganza mista ad austerità, che Trieste non può essere che italiana. E' vera espressione di quella italianità romana di cui sono pregni la mia anima, il mio intelletto ed il mio cuore.
Chiudo la mia lettera rivolgendo una preghiera al Signore perché voglia proteggere i giusti, i buoni, gli onesti, i veri patrioti, quelli che sono degni di essere italiani, fra i quali Voi e la mia famiglia. Vi saluto e vi abbraccio carissimamente unitamente ad Irma
aff.mo
Giovannino¹
II
P.M. 105 lì 15-8-43.
Carissimo Giovanni,
Ho ricevuto la tua cartolina postale da Grado e ti ringrazio per il tuo costante pensiero. Ti ricordo sempre con affetto, perché mi sei stato un vero amico sia nelle prospere che nelle avverse vicende. Ti faccio sapere che ho risposto alla tua lettera del 20 luglio u.s. e che certamente troverai al tuo rientro in sede. Io non ricevo notizie dai miei dal 2 luglio u.s. Spero che stiano bene in salute e che abbiano superato ogni pericolo. Sono contento che tu hai la fortuna di potere rivedere i tuoi monti. Auguri, sempre auguri. In attesa leggere tue buone nuove, abbiti i miei più affettuosi saluti e abbracci
aff.mo Pietro
Al N.H.
Dott. Giovanni Adamoli
Corso Cerulli, 24-26
Teramo
L'Ufficiale Commissario
Ten. Belvedere Dott. Pietro
Comando 105a Divisione
Autotrasportabile Rovigo
Ufficio Commissariato
III
SANTA M.M. 16/8 43
Mio caro Amico [Umberto]
In questi duri momenti, scambiare idee, pensieri, impressioni, speranze con persone care colle quali si ha comune il sentimento e la convinzione, è un vero sollievo, una felicità. Ecco perché ti ringrazio commosso per la tua forte vibrante lettera che mi va al cuore, perché è l'eco della mia anima addolorata, ma non doma.
Ed ecco perché ti rispondo appena la ho ricevuta, obbedendo ad un imperioso bisogno dell'animo assetato di parlare con uno che pensa e crede e spera al pari di me!
E' giusto, è sereno il tuo giudizio sulle vicende politiche, il dolore però e la delusione che io ed i miei figli abbiamo provato è indescrivibile. La parola del RE pronta, energica, dinamica, ha tracciata la nuova via, e fu una grande fortuna, così tutti sanno il loro dovere ed in noi non esiste titubanza. Questo non esclude però il grave colpo a ciò che costituiva una grande idealità, ed uno scossone al carattere degli italiani. Io ne sono ancora tutto sconvolto ma questo passerà perché ormai passa in ultima linea di fronte