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Il fuoco dimenticato: Le auto-immolazioni dei tibetani
Il fuoco dimenticato: Le auto-immolazioni dei tibetani
Il fuoco dimenticato: Le auto-immolazioni dei tibetani
Ebook42 pages23 minutes

Il fuoco dimenticato: Le auto-immolazioni dei tibetani

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Le recenti auto-immolazioni nel fuoco da parte di tibetani, monaci e monache, laici e laiche, risultano essere tra i maggiori fenomeni di auto-immolazione nel mondo contemporaneo. Si tratta di suicidi oppure di sacrifici e, dunque, di atti di martirio? Sono atti giustificabili secondo l’etica buddhista? E soprattutto: perché ora? Con questo testo, ARPANet e l'autrice intendono offrire una prima analisi politico-religiosa di un tragico fenomeno pressoché ignorato in Italia.
LanguageItaliano
PublisherARPANet
Release dateOct 24, 2014
ISBN9788874262410
Il fuoco dimenticato: Le auto-immolazioni dei tibetani

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    Il fuoco dimenticato - Carla Gianotti

    © 2014 Società Editoriale ARPANet Srl, Milano

    Edizione: dicembre 2014

    978-88-7426-241-0

    Via Stampa, 8 - 20123 Milano

    Tel. 02.670.06.34

    ARPABook@ARPABook.com

    I libri di ARPANet sono disponibili qui:

    www.ARPANet.org

    www.ARPABook.com

    www.edizioniARPANet.it

    collana diretta da: Paco Simone

    art director: Francesca Fasoli

    foto di copertina di: Indre Conrad

    Carla Gianotti

    IL FUOCO DIMENTICATO

    LE AUTO-IMMOLAZIONI

    DEI TIBETANI¹

    L’auto-immolazione nel fuoco in contesti induisti e buddhisti: dal Vietnam all’India e alla Cina

    Sino ad oggi, al momento in cui si termina il presente articolo (15 luglio 2014), le auto-immolazioni nel fuoco di tibetani, uomini e donne, monaci e monache, laici e laiche, iniziate nel 1998 a Delhi, in India², e continuate tragicamente fino ad oggi nella TAR, la Regione Autonoma Tibetana³, nelle regioni tibetane del Kham, Amdo⁴ (oggi incorporate nelle province cinesi di Qinghaj, Gansu, Sze chuan e Yunnan) e in Nepal sono state in numero di 137⁵.

    Le auto-immolazioni del popolo tibetano risultano essere uno dei maggiori fenomeni di auto-immolazione del mondo contemporaneo. Esse fanno parte di una dolorosa storia che, da circa mezzo secolo, è ormai diventata parte del repertorio globale di protesta in contesti prevalentemente buddhisti o induisti (non invece semitici, cristiani e/o islamici).

    Nel 1963 a Saigon, nel Vietnam del Sud, il monaco anziano chiamato Thích Quang Duc si diede fuoco per protestare contro il regime dittatoriale del presidente Ngô Dình Diêm e contro la feroce persecuzione religiosa che la minoranza cattolica, sostenuta dallo stesso presidente, stava allora conducendo contro la maggioranza della popolazione di credo buddhista. Il mondo allora si scosse: la fotografia di questo monaco seduto nella posizione del loto, immobile, consumato dalle fiamme, fece il giro del mondo, segnando indelebilmente la nostra memoria collettiva. Il suo gesto faceva appello al mondo e il mondo rispose: in pochi mesi il governo del presidente Diêm venne abbattuto ⁶.

    Anche se corrono significative differenze tra le auto-immolazioni del Vietnam del sud e quelle del popolo tibetano (in Vietnam la maggioranza di quanti si auto-immolarono erano soprattutto monaci e in misura minore monache, dediti da anni alla pratica meditativa; i religiosi sedevano, immobili, nella posizione del loto fino alla morte, icone visibili della realizzazione ascetica di ‘controllo’ del corpo da essi raggiunta), e così pure nel differente

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