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Quot dies
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Ebook46 pages14 minutes

Quot dies

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About this ebook

"Un poema? Sì. Non vi si narrano gesta eroiche di personaggi calzati di coturni, né - tanto meno - si rappresentano intrecci e miracolosi amalgami del divino con l'umano. Chiamate a testimonianze impossibili, fugacemente, sono le divinità screditate delle religioni naturali ed effigiate su materiali plebei. La o le plebi tentano, per mio mezzo, occupare per sé qualche angolo dello spazio letterario classico, ridefinito a una misura più modesta. La storia ha lavorato in modo da creare dei tipi umani, me compresa, in modo che questi, pur nelle differenze di genere, di età , di temperamento e istruzione, risultano stranamente omogenei e dunque, intercambiabili nel sistema dei ruoli inscritti in e vincolati da la matrice storico sociale prodottasi. E i riti implicano, non solo la reiterazione dei fatti, ma l'intercambiabilità dei soggetti e il loro sottostare alla condizione sacrificale e alla fatalità. Una fatalità senza divinità e senza trascendenza, senza magie e senza attese palingenetiche, dove è però possibile incontrarsi con la difficile terrestrità dell'altro, tanto speculare alla propria, e libera - spero - dal lirismo di maniera".
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 31, 2013
ISBN9788891103772
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    Quot dies - Bianca Mannu

    633/1941.

    CHE SENSO, O LETTORE ?

    Se supponi ch’io narri, ti sbagli.

    Che cosa potrei mai raccontare

    Con la mia voce di venti contrari,

    prigioni di crittogrammi di carta?

    Le propaggini fisiche amputava

    agli eventi il silenzio del senno.

    Ma l’alterna contesa, tra incostanze

    Del cuore e interpuzioni colpose,

    stilla essudati inusuali: effetti

    d’effetti d’effetti d’effetti …

    Raspii di penna e odori di carta:

    affezioni impigliate nella malizia

    fugace d’un pugno di cifre?

    Felici quei segni che sanno pescare

    verosimili prede nei fiumi d’assenze!

    Assenzio d’assenze in sfregi d’inchiostro

    ombre incolori per policromi mondi,

    tracce sinuose per cosmi sonori,

    per aromi già freschi e corrosi

    di voglie innervate e sanguigne –

    affidato ad inopia visiva d’incerta memoria.

    Cerco un evento … là, a ridosso

    d’un’ulcera antica … o d’una recente?

    Mai chiusa? La stessa ferita di sempre?

    E l’inizio … da quando? Per quanto e perché?

    Ma l’evento, l’evento supposto … Non c’è.

    Sussiste l’evento – ferita, insiste

    nel cerchio inerziale del tempo

    che avvolge e sottrae e, forse, rimanda

    inaudibili echi di cose … parole.

    O forse, al risveglio di bruschi cociori,

    inventa e ricama insperati sollievi?

    Se la ferita non fosse che verbo

    abortito all’esordio d’uno scongiuro

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