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sussurro di brezza leggera
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Ebook52 pages38 minutes

sussurro di brezza leggera

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About this ebook

Breve storia di un uomo, apodittico ma onesto; nella sua ricerca di se stesso passa anche attraverso il dolore di un abbandono, sentito più che non se lo prefigurasse.
Ricerca che la donna ha completato già nella giovinezza e ne è soddisfatta, tanto da farla rinunciare ad un amore in nuce che ella prevede senza futuro.
La ragazza, delusa dalla sua famiglia, dopo il cocente e traumatico colpo sofferto sedici anni prima, trova la serenità nel donarsi agli altri, agli ultimi.
L’uomo, che non sa spiegarsi tante cose, molte ne riesce a comprendere durante i funerali del figlio, e, dopo un incontro ripetuto e carico di problemi, finirà per trovarne il senso alla fine della storia.

E il Signore passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il Signore non era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il Signore non era nel fuoco. E, dopo il fuoco, un sussurro di brezza leggera. Quando Elia lo udì, si coprì la faccia con il mantello, andò fuori, e si fermò all'ingresso della spelonca; e una voce giunse fino a lui....(1 Re 10,11-13)
LanguageItaliano
Release dateMay 8, 2013
ISBN9788867559022
sussurro di brezza leggera

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    sussurro di brezza leggera - Giampietro Favero

    9788867559022

    Libby

    I

    Libby si alzò dal letto dove non aveva dormito.

    Era stata una nottata passata in bianco, un po' per tutto l'alcool che aveva ingerito la sera e che gli dava un cattivo sapore in bocca ed un senso di pesantezza in testa, ed un po' per il pensiero di Marta, anzi di quello che Marta gli aveva detto che lo aveva portato prima ad ubriacarsi, poi ad interrogarsi sul proprio comportamento e su cosa ci fosse di sbagliato in esso costringendolo a rivoltarsi nel letto, sudato, senza riuscire a prendere sonno.

    Andò a sciacquarsi la faccia nel lavandino e quel senso di compiacimento che sempre provava al vedersi riflesso, nudo, con i muscoli appena pronunciati da non farlo apparire un culturista ma un uomo che non disdegnava prendersi cura del suo corpo e del suo aspetto fisico; quel compiacimento insomma stava venendo meno man mano che si avvicinava allo specchio. Le profonde occhiaie lo invecchiavano di qualche anno e la bocca gli si era piegata con gli angoli in basso quasi a voler trasferire all'esterno il disgusto interno così che lo spettacolo che offriva tradiva l'interno disagio.

    Raramente gli capitava ma quel mattino non si piacque.

    Ricordò che, contrariamente al suo solito, la sera prima non si era fatto la doccia, prima di buttarsi sul letto, tanto era rimasto colpito dalle parole di Marta, per cui lasciò le operazioni al lavandino e, senza altri indugi, si recò nel vano e sotto il getto dapprima freddo e poi bollente tentò di migliorare un po' il suo aspetto. Sapeva di star ricorrendo ad un trucco e che l'agitazione interna non avrebbe comunque potuta nasconderla, pure ristette qualche minuto sotto la doccia alternando il freddo al caldo per ritrovare un po' di vigore.

    Radersi non migliorò di molto il suo aspetto e se non fosse stato per la crema antirughe che si passò e spalmò a più riprese sul viso non avrebbe avuto l'aspetto di una persona normale.

    Si vestì automaticamente, ma ormai aveva una certa abitudine nello scegliere gli abiti, tutti costosi ed eleganti, che immancabilmente riuscì a mascherarsi molto bene.

    Uscendo dal portone di casa sembrava che fosse per lui una giornata come le altre, e, poiché era una persona gentile e faceva di tutto per dimostrarlo, rispose affabilmente ai saluti che dapprima il portiere, poi l'inquilina del piano di sopra gli rivolsero.

    Se non fosse stato per quello che lo agitava, sembrava una giornata comune.

    Anche quella specie di barbone che stazionava all'angolo della strada fra il suo portone ed il bar, dove andava per la colazione, gli sorrise con una certa cordialità e Libby, come ogni mattina si mise una mano in tasca, ne trasse qualche moneta e la adagiò sorridendo nel cappello che quegli portava in mano. Avrebbe anche voluto parlargli, quella mattina, ma, negli anni, non lo aveva mai sentito proferire parola tanto che si era immaginato che fosse sordomuto. Il barbone si limitava a guardarlo intensamente con occhi che gli erano sempre parsi buoni e sorrideva con lo sguardo e con lo sguardo ringraziava.

    Libby, come aveva fatto altre volte, cominciò a pensare che non ostante il suo aspetto dimesso e gli abiti stazzonati

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