Alcune considerazioni sulla crisi 2008-2012
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Alcune considerazioni sulla crisi 2008-2012 - Stanislao Cremisini
STANISLAO CREMISINI
Alcune considerazioni sulla crisi
2008-2012
Edizioni Youcanprint
Copyright © 2011
YOUCANPRINT EDIZIONI
Via roma 73 - 73039 Tricase (LE)
Tel. /Fax 0833.772652
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
ISBN: 9788866186908
Prima edizione digitale 2011
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PICCOLA PRESENTAZIONE
A mio padre
Questo mio lavoro è composto di due parti. La prima, ovvero i due capitoli premesse e considerazioni, è stata scritta nell’agosto 2011 e doveva rappresentare un mio contributo immediato ai fatti che stavano accadendo, raccogliendo e sintetizzando alcune idee che avevo maturato da tempo. Successivamente ho pensato di farne un breve saggio aggiungendo gli altri capitoli dedicati alle vie d’uscita. Pensavo di poterlo fare nel mese di settembre ma per varie ragioni sono riuscito a mettere mano agli altri due capitoli solo tra novembre e dicembre. Malgrado siano passati sei mesi, che di questi tempi sono molti, ho lasciato la prima parte esattamente come era perché credo mantenga intatta la sua validità.
L’importanza del tema meriterebbe uno sviluppo più ampio ma ho, comunque, tentato di esporre le idee che ritengo più significative. In alcuni casi ho anche insistito particolarmente, tornandoci più volte, su alcuni temi che ritengo cruciali.
Roma, Gennaio 2012
"Non si risolvono i problemi con le stesse idee che li hanno generati"
ALBERT EINSTEIN
Alcune considerazioni sulla crisi 2008-2012
PREMESSE
La crisi ha avuto origine ed epicentro nel paese che più di altri è stato guidato negli ultimi decenni da politiche turbo capitalistiche e super liberiste. In particolare nel periodo 2000-2008 queste hanno assunto dei veri e propri connotati ideologici oltranzisti.
La crisi attuale, estate 2011, legata al debito sovrano di alcuni stati, non è altro che l’evoluzione della crisi del 2008, mai realmente superata. Anzi il vero inizio della crisi risale a molto prima, al 2000-2001, quando il disastro delle torri gemelle non ha, ne provocato (era iniziata prima), ne aggravato (se non nell’immediato) la caduta dei listini, in particolare it-tec, ma l’ha prima bloccata e poi invertita, scostando totalmente l’attenzione¹ dalla crisi sottostante già in atto. L’ondata emotiva seguita all’attentato terroristico è stata incanalata nell’ambito dell’ideologia dominante e sfruttata, coscientemente o no, per generare quella straordinaria crescita virtuale, puramente finanziaria, dal 2001 al 2008; principalmente negli USA ma poi a caduta in quasi tutti i paesi sviluppati.
La crescita virtuale dal 2001 al 2008 ha determinato la creazione di un’enorme ricchezza virtuale la quale, a sua volta, ha accelerato la crescita virtuale. Questa ricchezza finta è finita nelle tasche di quasi tutti, chi più chi meno, direttamente o indirettamente, ma molta di essa si trovava nel 2008, ancora nelle mani di quelle istituzioni finanziarie che sostanzialmente l’avevano creata. Da allora queste stanno cercando di disfarsene rifilandola in parte agli stati in parte al mercato. Usando l’asimmetria sempre più marcata dei mercati stessi, dovuta alla loro dimensione globale e alla mancanza di regole, i soggetti più forti stanno scaricando, da allora, su quelli più deboli denaro finto pretendendo in cambio, alla pari, denaro vero; è quello che sta accadendo anche ora, estate del 2011, crisi dei debiti sovrani.
Si dice che siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità. Non vero. Si dice che ci siamo illusi di esseri più ricchi di quanto eravamo. Vero, vedi punto 3, ma solo in parte e in un senso diverso da quello normalmente inteso. Se è vero come è vero che qualsiasi crisi finanziaria è anche una crisi economica in quanto determina l’errata allocazione delle risorse, quindi il loro spreco, è pur vero che non pare che ci sia in generale un’ impossibilità a produrre quanto necessario al benessere globale. Quindi questo significa che, malgrado l’enorme distrazione di risorse avvenuta per l’impazzimento della finanza nel decennio passato ( ed anche prima), nel 2008² avevamo ancora intatta la capacità di produrre molto oltre il necessario³ . Si era in una situazione per cui se gli stabilimenti fossero stati utilizzati anche solo al 70% delle loro potenzialità si sarebbero inondati i mercati di merci oltre ogni ipotizzabile capacità di consumo. Per questo, e per un altro motivo che vedremo più tardi, malgrado l’indebitamento generale sia salito alle stelle, malgrado ci sia in circolazione una quantità enorme di denaro finto, creato su basi virtuali, non abbiamo sinora assistito ad una pesante dinamica inflattiva⁴di natura depressiva⁵ .