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Psicogenealogia ed energia vitale
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Psicogenealogia ed energia vitale

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Il libro insegna a decifrare i dati dell'albero genealogico al fine di individuare le traiettorie conflittuali ereditate dai propri antenati.

Vengono illustrate le principali leggi biologiche che orientano il comportamento umano verso l'espansione dell'energia vitale, la realizzazione personale e la pienezza nelle relazioni. Si spiega poi come dette leggi siano state violate nelle esistenze degli antenati a causa di lutti e ingiustizie o a causa delle violenze del contesto storico sociale, trasferendo nella memoria cellulare dei discendenti un'eredità di sofferenza che chiede di essere ricordata, considerata e trasformata.

Tale retaggio emotivo, la lealtà familiare invisibile, è vincolante rispetto alle istanze dei propri sogni e desideri e limita l'espressione individuale nelle scelte importanti dell'esistenza (affetti, lavoro, finanze), imponendo sacrifici e obblighi di riparazione.

La conoscenza del proprio albero genealogico permette di portare alla coscienza le ingiustizie del passato, di risolvere i conflitti e riorientare la propria vita secondo le risorse dell'intelligenza e gli aneliti del cuore.

In armonia con i diritti naturali di amare ed essere amati, di realizzare i propri sogni e di meritare benessere, salute e prosperità.

PSICOGENEALOGIA ED ENERGIA VITALE è la seconda edizione del testo IL POTERE DELLE RADICI, Milano 2008
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 30, 2015
ISBN9788891176714
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    Psicogenealogia ed energia vitale - Anastasia Miszczyszyn Giannotti

    casuale.

    CAPITOLO 1

    La logica dell'affettività

    C’è un codice di leggi scritto nella coscienza innata di ogni individuo, una Carta Naturale dei Diritti conosciuta da ogni essere umano fin dalla sua comparsa sulla Terra e presente a livello universale, senza differenze di razza, sesso, lingua o religione.

    E’ una Logica Naturale e imperativa, rigorosamente allineata alle esigenze biologiche della Vita di conservarsi, svilupparsi e riprodursi e parla agli umani dall’intimo della coscienza, indicando la giusta condotta da seguire per soddisfare i bisogni del corpo, della mente e del cuore.

    Gettare un sguardo d’insieme sul funzionamento di questa logica permette di comprendere la motivazione della trasmissione transgenerazionale delle memorie traumatiche.

    Le esigenze irrinunciabili della vita

    Ogni essere vivente ha per natura delle esigenze biologiche fondamentali che deve soddisfare al fine di sopravvivere, svilupparsi, esprimere i suoi talenti e realizzare la sua missione su questa terra.

    Esse costituiscono un codice di diritti naturali innato che sta alla base della motivazione profonda nei comportamenti umani, agendo come propulsore e regolatore delle scelte e delle azioni.

    I bisogni esistenziali orientano ogni individuo di ciascuna specie ad agire in modo da sopravvivere alle avversità, escogitando di volta in volta le migliori soluzioni di adattamento alle condizioni ambientali, gli consentono di elaborare strategie efficaci per proteggersi dalle aggressioni e dalle minacce dei predatori, lo spingono a sviluppare al massimo le risorse creative specifiche della specie, lo guidano ad affermare, conservare e perpetuare la vita. Nel miglior modo possibile rispetto alle diverse situazioni contingenti e relativamente alle risorse a disposizione.

    Sono esigenze imperative e irrinunciabili, che agiscono al di là dell’intenzione e della volontà conscia: si possono ignorare, ma non disattendere, si può credere di farne a meno, ma non si può evitare di subire le conseguenze della loro mancata soddisfazione, perché non sono la volontà e la ragione a governarli, ma sono essi a dominare sulla ragione e sulla volontà.

    Classificati dallo psicologo americano Abraham Maslow (1971), sono accettati come modello interpretativo largamente condiviso da molte scuole psicologiche di indirizzo clinico o sociale, e da altre scienze umane e naturali come la biologia evolutiva, l’etologia, la psicobiologia, la medicina, l’embriologia etc.

    Sono raggruppati in quattro categorie, disposte in ordine gerarchico secondo una logica biologica, cioè esistenziale.

    Bisogni fisiologici

    Dal momento in cui nasce, un essere vivente corre costantemente il pericolo di morire: il suo obiettivo primordiale e istintivo è quindi quello di restare vivo più a lungo possibile e di continuare la specie. Per farlo deve soddisfare i bisogni fisiologici di sopravvivenza, cioè respirare, nutrirsi (mangiare e bere), eliminare le scorie e riprodursi.

    Senza ossigeno il cervello si spegne in pochi minuti, senza acqua né cibo il margine di sopravvivenza si fa più ampio, ma il rischio di morte è sempre certo; senza eliminare le scorie l’organismo si estinguerebbe in breve tempo per intossicazione e senza riproduzione tutti gli individui di una specie si estinguerebbero entro una generazione.

    Per soddisfare i bisogni fisiologici, l’umano, come prima di lui gli individui di ogni specie, ha dovuto sviluppare delle competenze specifiche di cui non ci si rende sempre conto, poiché svolte dalla parte più antica del cervello, la quale opera senza l’apporto fondamentale della volontà conscia.

    Per respirare il cervello deve essere in grado di calcolare il volume d’aria necessario alla sopravvivenza dell’organismo, cioè l’entità dello spazio vitale; l’atto di nutrirsi e digerire i cibi implica la capacità di riconoscere nell’ambiente gli organismi adatti a essere in – geriti e digeriti come cibo e di distinguerli da quelli tossici che conducono alla morte.

    La riproduzione in natura è subordinata al numero di nati che possono sopravvivere in un dato ambiente; ogni specie è perciò in grado tenere la contabilità delle risorse tramite il cervello e programmare di conseguenza la fertilità degli individui, oltre che di percepire istintivamente qual è il miglior partner compatibile con cui accoppiarsi per dar vita a una nuova generazione.

    I bisogni fisiologici, come tutte le esigenze naturali, sono percepiti dall’uomo sia a livello fisico, sia a livello psicologico, poiché il cervello non fa distinzione tra realtà concreta, astratta, immaginaria o simbolica. La necessità di respirare psichicamente e di avere un territorio personale, o spazio vitale, senza sentirsi soffocati, l’esigenza di procurarsi l’adeguato nutrimento per il corpo e per la mente, di bere e attingere energia vitale e conoscenza, il bisogno di ingerire e assimilare ciò che è buono e di liberarsi dalle tossine e dai veleni, fisici psichici che siano; l’istinto di trovare il partner compatibile per riprodursi e perpetuare la sopravvivenza della specie sono richieste biologiche arcaiche che costituiscono il primo ordine di diritti naturali.

    L’ambiente familiare e il sistema educativo non le prendono sempre in considerazione e non permettono così al bambino di esercitare le competenze ad esse correlate. Il bambino sa infatti istintivamente quando ha fame e quando è sazio, cosa gli piace e cosa non gli piace mangiare, quanto cibo desidera e quanto gli basta, per esempio.

    E ha una percezione istintiva del territorio personale, del suo spazio vitale e delle persone che gradisce o non gradisce avere accanto.

    Se queste esigenze vengono ignorate o disattese con la scusa che è piccolo e non capisce oppure che fa i capricci, il bambino subisce atti di prevaricazione e di invasione, perde fiducia nelle sue competenze istintive (se gli adulti le negano come fa ad essere sicuro delle sue esigenze? ) e da adulto avrà difficoltà a esprimere le sue preferenze, a fare scelte appropriate e non nocive, a prendere decisioni basate su sensazioni di pelle o di pancia. Avrà difficoltà a pretendere dagli altri il rispetto del suo spazio e dei suoi confini territoriali, a riconoscere il partner appropriato, a esercitare attività professionali in cui l’istinto di procacciarsi il boccone, cioè di fare la scelta opportuna al momento giusto è fondamentale per la riuscita, come per esempio quella dell’imprenditore o del commerciante.

    Bisogni di sicurezza e di benessere

    Sono le necessità altrettanto primordiali di provvedere alla continuità della sopravvivenza, accantonando scorte adeguate di cibo, provvedendo a rigenerare le forze fisiche con il riposo, costruendo un rifugio ove sentirsi al sicuro dagli assalti del clima e dei predatori.

    Riguardano il bisogno di proteggere il corpo e mantenerlo in un buono stato di salute e forma fisica, perché dia le prestazioni ottimali richieste dalla lotta per l’esistenza.

    L’incolumità e la salute sono messe in pericolo da tre elementi fondamentali: uno è la carenza di nutrimento e genera quindi il bisogno impellente di procurarselo, controllando le risorse di un territorio e lottando per avere il diritto di impadronirsene. Un altro è la violenza del clima e degli agenti atmosferici: un caldo troppo elevato senza adeguato rifornimento idrico e senza protezione dai raggi solari provoca la disidratazione, un freddo troppo elevato espone l’organismo al pericolo di congelamento; il fuoco, l’acqua, il vento e i terremoti sono forieri di distruzione e di morte. Il terzo è il pericolo di perdere l’incolumità fisica rimanendo feriti, mutilati, violati; il pericolo di essere contaminati da veleni presenti nei pungiglioni degli insetti o nei denti dei serpenti, o di essere infettati dagli squarci provocati dagli artigli dei predatori.

    E’ dunque essenziale per gli umani stabilirsi in un territorio in cui siano presenti costanti fonti di sussistenza, costruirsi un rifugio per proteggersi nei momenti di vulnerabilità, controllare l’ambiente e difendere il corpo dalle aggressioni dei nemici, proteggere la propria integrità e la propria intimità.

    Le competenze innate correlate ai bisogni di sicurezza sono la capacità istintiva di sapere qual è il proprio benessere, cioè quanto si ha bisogno di bere, mangiare, riposare, stare in attività; di sapere quando si ha freddo o caldo e quanto si ha bisogno di coprirsi; la capacità di distinguere tra un contatto fisico amorevole e desiderabile e uno sgradevole e invasivo e dunque di esprimere il proprio rifiuto e opporre resistenza a ciò che si percepisce come lesivo della propria integrità fisica e psichica.

    Riconoscere e soddisfare bisogni di sicurezza e benessere è dunque necessario per sentirsi certi delle proprie forze, capaci di difendersi dal pericolo, di affrontare le difficoltà e gestire la propria vita, in una parola, per avere fiducia in se stessi.

    I fattori che ostacolano il libero accesso dell’adulto alle competenze istintive nella sfera della sicurezza sono le aggressioni, le critiche, le umiliazioni subite dal bambino quando esprime le sue esigenze personali di benessere e quando aggredisce per difendersi.

    Se nella prima infanzia non vengono rispettati i ritmi vitali, i bisogni di intimità del bambino e il suo diritto a esprimere preferenze e rifiuti o se, nel peggiore dei casi, il bambino è vittima di sevizie e violenze, questi, crescendo, avrà difficoltà a sviluppare la sicurezza affettiva, cioè la capacità di riconoscere cosa gli piace, cosa non gradisce e qual è il suo bene; la capacità di sapere quando fidarsi e quando non fidarsi di un’altra persona e la certezza di avere il diritto a proteggere la sua sfera intima e personale.

    Diventerà insicuro e tentennante, avrà dubbi e incertezze nell’ orientare le proprie energie verso la cura di sé e della propria salute, nel provvedere al benessere economico, nell’attrarre relazioni positive. Può arrivare ad avere comportamenti incauti o distruttivi, intossicandosi con cibo, alcool o droghe; a stringere legami con persone aggressive e non riuscire a difendersi da chi lo ferisce nell’intimità. O a diventare perverso e violento. Può avere difficoltà ad agire coerentemente per garantirsi condizioni decorose di vita.

    Bisogni di identità e autonomia

    Si dividono nelle due categorie dei bisogni di appartenenza e amore e dei bisogni di riconoscimento e stima.

    Sicuro di sopravvivere, l’essere vivente può orientare l’energia affettiva e mentale alla soddisfazione del bisogno di sviluppare un’identità, cioè essere se stesso, distinguersi dagli altri, conoscersi, esprimersi e realizzare la propria indipendenza e autonomia.

    Appartenenza e amore. L’aspetto primordiale dell’identità è la dichiarazione di appartenenza alla specie: Sono un uomo, sono una donna. Il che significa: sono un essere appartenente alla specie umana, di genere maschile o femminile. Essa è seguita dalla dichiarazione di appartenenza familiare, etnica e nazionale: Mi chiamo Mario o Carla Rossi, figlio o figlia di Giovanni e di Giuseppina, che determina il posizionamento di un individuo all’interno di un contesto socio economico e storico culturale.

    L’identità biologica è irrinunciabile, perché senza di essa non sarebbe possibile la sopravvivenza, la relazione con l’ambiente, la scelta del cibo, l’apprendimento delle abilità, la comunicazione e il linguaggio.

    Altrettanto necessaria al proprio posizionamento in un contesto storico e ambientale e alla costruzione della propria identità sociale è l’appartenenza familiare.

    L’appartenenza è coniugata con l’amore biologico tra genitori e figli, o istinto genitoriale (materno e paterno): senza l’amore biologico i genitori abbandonerebbero i piccoli alla mercé dell’ambiente e la specie si estinguerebbe nel giro di una o due generazioni.

    Attraverso il legame d’amore con i genitori il figlio sviluppa la coscienza degli affetti. Il bisogno di essere amato, accudito, accarezzato, abbracciato con amore è per il bambino un bisogno biologico indispensabile per apprendere a sviluppare l’affettività e imparare a relazionarsi. Dal genitore dello stesso sesso impara ad amare e a rispettare se stesso, dal genitore del sesso opposto impara ad essere amato e a rispettare i simili del sesso opposto: sono i due apprendimenti fondamentali per sviluppare in seguito relazioni positive.

    Dalla madre, poi, i figli hanno bisogno di ricevere accettazione, tenerezza e amore senza giudizio, condizione necessaria per riuscire da adulti a stringere legami di amore, amicizia, alleanza e collaborazione con i propri simili.

    Dal padre, invece, i figli hanno bisogno di apprendere le regole per relazionarsi con l’ambiente e riuscire a sviluppare capacità di gestione, di controllo e di dominanza delle situazioni e dell’ambiente al fine di sopravvivere nel mondo.

    Il bisogno di appartenenza è la necessità ancestrale di relazioni sociali, l’esigenza di non essere soli, il bisogno di scambi vitali di energia con i propri simili, indispensabili per sviluppare l’intelligenza e l’affettività. Esso si esprime nella ricerca di gruppi con cui sentire affinità, solidarietà, comunanza di intenti e di pensiero, siano essi la squadra del cuore, un’ideologia, un movimento culturale, un ordine professionale, un gruppo di lavoro. Negli umani è molto sviluppato per la ragione biologica che un umano da solo non è in grado di sopravvivere. Sente quindi un’esigenza profonda di stringere legami di alleanza con il suo gruppo di origine o di elezione per poter conquistare le risorse che gli permettono di sostentarsi, di prosperare, di costruire, di dominare l’ambiente, di primeggiare sugli avversari.

    La nascita dai genitori afferma la sua appartenenza alla stirpe, che per il figlio è un diritto irrinunciabile.

    Grande sofferenza viene dalla privazione o dalla messa in discussione del diritto di appartenenza: per un bambino essa viene meno quando viene rifiutato dai genitori o dalla famiglia di origine o quando viene abbandonato in tenera età. Si verifica anche quando, in tenerissima età, viene separato temporaneamente, - soprattutto dalla madre, da cui dipende totalmente per la sopravvivenza - per motivi di forza maggiore come un ricovero ospedaliero, un viaggio di lavoro o altro impedimento.

    In età adulta si ha ogni volta che un individuo viene separato dal suo gruppo di appartenenza a causa di un’ingiustizia o di un atto di intolleranza e prevaricazione: ogni volta che un figlio viene defraudato dei suoi diritti di successione, ogni volta che un fratello o una sorella vengono esclusi dalla vita familiare per una malattia mentale o una condotta considerata disonorevole, ogni volta che un uomo o una donna vengono esiliati o privati della libertà per le loro idee politiche o religiose.

    Che l’esclusione, la separazione dal gruppo familiare o sociale avvenga da piccoli o da adulti, è causa di un dolore che affonda le radici nel passato ancestrale, che rievoca nell’animo umano lo scenario agghiacciante del trovarsi soli in balia del predatore, del nemico, della fame, del freddo e della sete ( e dallo sfruttamento dei nuovi migranti, dalla violenza esercitata sui deboli e sulle donne, dalla loro riduzione in schiavitù, sappiamo che lo scenario è ancora attuale).

    La mancanza d’amore, il rifiuto e l’abbandono da parte della famiglia, il tradimento da parte della società sono ferite emozionali profonde e vengono percepite dall’animo umano come la violazione di un principio di giustizia naturale, come essere estromessi senza ragione dal consorzio della vita.

    La mancata soddisfazione del bisogno di appartenenza causa nella personalità problemi di diverso livello di gravità, presi in considerazione dalla psicologia clinica di ogni scuola ed indirizzo. In generale qui possiamo dire che ostacola l’apprendimento di quali siano le proprie esigenze affettive e quelle degli altri, causando difficoltà al momento di comunicare positivamente con un altro essere umano, amando e facendosi amare, rispettando e facendosi rispettare nelle relazioni di amicizia, d’amore e nei rapporti di lavoro. Fa’ sì che si attraggano legami impropri, lesivi o autodistruttivi o che si sviluppino comportamenti aggressivi e antisociali verso gli altri con conseguenze deleterie nel campo affettivo e professionale.

    Riconoscimento e stima. È l’altro potente bisogno di identità, quello di essere riconosciuti per la propria natura di individui unici e originali e di essere apprezzati come tali. E’ l’esigenza imperativa di differenziarsi dal gruppo di appartenenza – la famiglia, il gruppo di amici o di colleghi, l’ordine professionale - e di affermare il proprio modo di pensare, i propri sentimenti, le proprie intuizioni, le proprie capacità creative e i propri stili di vita.

    Per esprimere la natura umana è necessario sviluppare un’identità individuale, solo allora ci si sente compiuti. Il cervello ha a disposizione capacità creative straordinarie, ancora utilizzate in piccola percentuale – come affermano gli scienziati - e nell’essere è presente un impulso naturale irrinunciabile a svilupparle pienamente, in un processo continuo di espansione e di progresso dell’intelligenza.

    Per prepararsi a questo il cucciolo dell’uomo ha bisogno di essere visto per chi è come essere unico, ha bisogno di essere incoraggiato a esplorare i suoi gusti e preferenze, l’affettività e la sessualità, le sue capacità e talenti, a esprimere i suoi pensieri e sentimenti, gli slanci e le passioni, trovando ascolto, sostegno e guida da parte dei genitori.

    Ha bisogno di essere incoraggiato a imparare, a fare errori, a riconoscere le vittorie e le sconfitte, a sviluppare una capacità critica e di pensiero individuale.

    Se il bisogno di riconoscimento e stima non viene soddisfatto nel bambino, l’adulto non apprende correttamente a dare valore a se stesso e alle proprie qualità personali di intelligenza e creatività, con le conseguenze che si possono facilmente immaginare: difficoltà ad affermare il suo valore nella vita o affermazione di sé a detrimento degli altri.

    Gli atteggiamenti che inibiscono il riconoscimento del valore personale e la stima di sé sono la critica ingiustificata, il disprezzo da parte dei genitori delle opinioni dei figli, la loro umiliazione, e l’opposizione ingiusta alla realizzazione delle loro attitudini naturali.

    Queste aggressioni provocano ferite emotive che renderanno l’adulto incline all’indifferenza o al risentimento, o poco efficace a guardarsi dentro, a conoscersi, a esprimersi e ad agire efficacemente per affermare se stesso.

    Bisogni di auto realizzazione

    L'appagamento ultimo di un essere umano e, nello stesso tempo, la spinta primaria e la ragion d’essere della specie è l'urgenza di realizzare le proprie potenzialità naturali, proprio come una pianta si sviluppa dal seme.

    Il bisogno di auto realizzazione assume varie sfaccettature: le principali sono, da una parte, il bisogno di esprimere la propria irripetibile e unica verità personale al di là dei compromessi e, dall’altra, il bisogno di esprimere i propri talenti, la propria intelligenza e sensibilità in un’opera creativa che lasci il segno del proprio passaggio su questa terra, che dia dignità e onore alla propria vita, portando appagamento e pace alla mente e al cuore. E’ la spinta a contribuire alla Vita compiendo un’opera meritevole che dia senso al proprio esistere, il bisogno di realizzare uno scopo o missione di vita.

    Per poterlo fare, la Natura ha infuso nell’animo umano un impulso irrefrenabile che suggerisce a ogni individuo le mosse da fare e la strada da intraprendere per compiere il suo destino; quando questo impulso parla, l’essere si sente chiamato inequivocabilmente a rispondere, riconoscendo con gioia l’attrazione fatale verso la sua realizzazione, cioè la vocazione individuale.

    Lo scopo di vita non ha sempre a che fare con una vocazione professionale, artistica, sportiva o religiosa, può essere la spinta a prendersi cura di una famiglia normale o di un figlio disabile, il desiderio di difendere i diritti degli animali o di salvaguardare i boschi, la gioia di donare il proprio tempo agli altri, o di aiutare una persona a fare carriera, come l’impulso ad arricchire il sapere, la conoscenza e la creatività umana nel campo materiale, economico o politico. Non ha importanza quanto la missione sembri grande e importante guardata dall’esterno, la sua realizzazione rende sempre la vita giusta, coerente, degna di essere vissuta, nonostante l’impegno, la fatica e l’incessante dedizione che richiede.

    La scoperta della mission è come sentirsi a casa, rendersi conto di qual è il proprio compito, e di essere perfetti per metterlo in atto.

    La vocazione è un diritto naturale irrinunciabile. Quando viene ostacolata, avversata, vietata è in grado di spezzare il cuore, di distruggere una vita. E’ in grado di arrecare una ferita profonda con effetti devastanti, che vanno dalla presenza di un sentimento perpetuo di rancore e amarezza, vergogna e incompiutezza, alla ricerca dell’oblio in comportamenti lesivi e autodistruttivi, per giungere alla violenza, alla follia o alla morte.

    La realizzazione della propria vocazione rende possibile la coscienza e l’espressione di sé, e permette di coltivare l’intuizione, l’intelligenza superiore, la sensibilità, la creatività, l’amore per se stessi e l’amore per gli altri.

    Compiendo il proprio destino cade ogni desiderio di competizione, ogni insicurezza, ogni invidia e gelosia. Semplicemente ci si concede di essere se stessi e questo costituisce la fonte di massimo appagamento umano.

    Bisogni spirituali

    Nell’animo umano esiste un’ulteriore categoria di bisogni, che possono essere definiti spirituali. Si possono riassumere nella coscienza istintiva de: la vita non può essere tutta qui, nell’intuizione o nel desiderio che ci debba essere qualcosa che trascende l’individuo, il suo mondo personale e i termini fisici dell’esistenza.

    Guardando verso il cielo con la sua miriade di stelle l’umano anela all’infinito, esprimendo l’esigenza di percepire un ordine superiore di realtà, più vasto e più elevato di quello che si può considerare dalla prospettiva del singolo, trascendendo i vincoli di spazio e tempo, accedendo alla dimensione dell’eterno. O dell’eterno presente, testimonianza dell’Immortalità della Vita.

    Quest’anelito lo spinge inesorabilmente a trovare risposte alle domande essenziali, ricercando chi è veramente e qual è la sua vera natura, da dove giunge la vita, quali sono le sue origini e quale può essere il suo destino finale.

    Il bisogno di coscienza di sé, del proprio passato e del destino futuro è la passione che spinge l’umano di ogni periodo storico e ogni civiltà a esplorare l’ambiente e l’universo, a sviluppare le scienze, le filosofie e le religioni.

    Altrettanto forte è il bisogno di connessione transpersonale, cioè il bisogno di percepire l’appartenenza a una realtà universale altro da sé, ma condivisibile in un sentimento di amore, unione e completezza. Il bisogno di percepire un sentimento di comunione con i propri simili e con tutti gli esseri viventi e di partecipare e rispondere a un ordine cosmico.

    Il bisogno di trascendenza si esprime anche attraverso un sentimento innato di scontentezza cosmica, che spinge l’uomo a desiderare di superare i propri limiti e, con essi, il bisogno di aver bisogno, cioè l’esigenza irrinunciabile di progredire, maturare, evolvere e creare un mondo migliore.

    La soddisfazione dei bisogni

    Da quanto illustrato si evince che, in questo modello interpretativo, i bisogni fondamentali dell’essere sono un potenziale innato universale, ereditato con il DNA, che spetta all’uomo sviluppare nelle innumerevoli e diverse situazioni contingenti prodotte dal mutare degli eventi e dalle circostanze della storia.

    Il grado di soddisfazione dei bisogni cui può provvedere un essere umano nella sua esistenza è influenzato da un elemento interiore e da due elementi esterni.

    L’elemento interiore è la sua natura soggettiva, per definizione unica, misteriosa e insondabile, non misurabile dalla scienza.

    I due elementi esterni fondamentali sono l’educazione familiare e il contesto storico politico sociale, questi sì

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