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Maria Callas, una vita d'artista
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Ebook156 pages2 hours

Maria Callas, una vita d'artista

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About this ebook

Maria Callas (1923-1977) è stata l’ultima diva del canto. In lei vita e arte sono arrivate a con-fondersi sino al punto che da un certo momento in poi è stato impossibile tracciare una linea di confine tra la donna e la cantante. Per un ventennio lei ha riempito le pagine dei giornali e delle televisioni di tutto il mondo con le sue avventure e disavventure private vissute sullo sfondo del jet set internazionale. Questa esposizione mediatica ha reso sempre più difficile, sino a renderla impossibile, una valutazione obiettiva della sua arte, perché si è giudicata la cantante attraverso la donna.

Questo ebook ne ripercorre la vicende biografiche, per le quali si è evitato di cadere nel gossip che avrebbe allontanato l’attenzione dalla persona spostandola invece sul personaggio.
LanguageItaliano
PublisherEttore Napoli
Release dateMay 13, 2013
ISBN9788867559329
Maria Callas, una vita d'artista

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    Maria Callas, una vita d'artista - Ettore Napoli

    Bibliografia

    Sinossi

    Maria Callas (1923-1977) è stata l’ultima diva del canto. In lei vita e arte sono arrivate a con-fondersi sino al punto che da un certo momento in poi è stato impossibile tracciare una linea di confine tra la donna e la cantante. Per un ventennio lei ha riempito le pagine dei giornali e delle televisioni di tutto il mondo con le sue avventure e disavventure private vissute sullo sfondo del jet set internazionale. Questa esposizione mediatica ha reso sempre più difficile, sino a renderla impossibile, una valutazione obiettiva della sua arte, perché si è giudicata la cantante attraverso la donna.

    Questo ebook ne ripercorre la vicende biografiche, per le quali si è evitato di cadere nel gossip che avrebbe allontanato l’attenzione dalla persona spostandola invece sul personaggio.

    Ettore Napoli

    Capitolo 1

    Da New York a Verona

    (1923-1947)

    La vita di Maria Callas comincia con un rebus ancora irrisolto: quando è nata al Flower Hospital di New York? Il 2, il 3 o il 4 dicembre 1923? Per tutta la vita lei festeggerà il compleanno il 2, come riportava il passaporto e come sosterrà sempre il padrino Leonidas Lantzounis. Sui documenti scolastici americani la data è quella del 3. La madre, Evangelia, parlerà sempre del 4. All’anagrafe viene registrata come Anna Maria Cecilia Sophia Kalos: era stato il padre a semplificare il cognome dall’originale e complicato Kalogeropoulou (in greco Άννα Μαρία Καικιλία Σοφία Καλογεροπούλου).

    I genitori, George di trentacinque anni ed Evangelia Dimitratis di ventiquattro (Litsa per familiari e amici), sono immigrati greci sbarcati negli Stati Uniti da pochi mesi e hanno un’altra figlia, Giacinta, di sei anni; avrebbero avuto anche un bambino di meno di un anno, Vassily, se non fosse morto all’inizio del 1923 per un’epidemia di tifo scoppiata a Meligala nel Peloponneso dove la famiglia viveva. Nata a Stylus, un villaggio nel golfo di Lamia quasi di fronte alle Termopili, Evangelia avrebbe voluto fare l’attrice, ma la famiglia si era opposta costringendola a sposare nel 1917 un giovane farmacista di Atene che lei riteneva (e riterrà sempre) socialmente inferiore; dopo il matrimonio lui aveva comperato una farmacia ma ben presto la situazione economica era diventata difficile; con la nascita della prima figlia i problemi si erano aggravati. Poi era venuta la tragedia del piccolo Vassily. A questo punto George aveva deciso vendere la farmacia e di emigrare negli USA con la speranza di chiudere una fase negativa della vita sua e della famiglia e aprirne un’altra finalmente positiva. Così, all’inizio dell’estate del 1923 senza dire niente a nessuno aveva comprato tre biglietti di terza classe di una nave passeggeri in partenza dal Pireo con destinazione New York; il 2 agosto i Kalogeropoulos avevano lasciato la Grecia, nonostante la contrarietà di Evangelia al quinto mese di una terza gravidanza e della sua famiglia. Sulla banchina di Long Island ad accogliere i nuovi emigranti c’era Lantzounis, l’amico di famiglia che li aveva preceduti di un anno e destinato ad essere il confidente di Maria. E lui si era dato subito da fare: dopo averli ospitati per qualche settimana a casa sua, li aveva aiutati a trovare un piccolo appartamento nel quartiere e aveva anche procurato a George un impiego in una farmacia.

    La nascita di Maria sembra portare fortuna se già nei primi mesi del 1924 George rileva una farmacia a Manhattan e si trasferisce con moglie e figlie in un appartamento della 192a Strada. Quasi contemporaneamente, un decreto del tribunale consente ai Kalogeropoulos di cambiare il cognome in quello molto più facile di Callas e il nome di Giacinta in Jackie. Nei primi cinque anni la situazione dei Callas sembra avviarsi decisamente sulla buona strada: se George è un lavoratore scrupoloso, Evangelia amministra con accortezza le modeste finanze e provvede all’educazione delle figlie. Ma come decine di milioni di americani la crisi del 1929 travolge anche loro e li costringe a lasciare l’appartamento di Manhattan per uno più piccolo, a vendere la farmacia e obbliga George a inventarsi un lavoro da commesso viaggiatore di prodotti farmaceutici. Le difficoltà che tutti avevano sperato di lasciarsi al di là dell’Atlantico sono ritornate e con esse le tensioni in famiglia, soprattutto tra i due coniugi, anche perché a fronte dei guadagni magri e incerti del capofamiglia Evangelia non intende rinunciare alle lezioni di canto e di pianoforte delle figlie; non solo, ma ha anche acquistato a rate una pianola e due volte alla settimana le accompagna alla Biblioteca del quartiere dove Maria può prendere in prestito due dischi d’opera a 10 cents la volta e Jackie romanzi d’amore. Per Evangelia la musica non deve mancare in casa e quando qualche radio di New York trasmette in diretta dal Metropolitan lei invita altri immigrati greci per ascoltare insieme a Maria le opere in cartellone; soprattutto quando canta Rosa Ponselle, il soprano americano che furoreggia nei ruoli di Norma e Gioconda.

    Molti biografi della Callas descrivono Evangelia come una madre ambiziosa che, accortasi delle doti vocali della figlia più piccola, non solo le impone uno studio quasi ossessivo della musica -a scapito anche della scuola, che le fa frequentare solo sino all’ottavo anno del middle level- ma le impone anche di esibirsi nelle recite scolastiche e negli spettacoli per bambini e di partecipare a concorsi per dilettanti. L’altra figlia, Jackie, considerata da sempre la ‘bella’ della famiglia, è invece esonerata dagli studi musicali per i quali sembra essere meno portata. È probabile che in questo comportamento di Evangelia ci sia del vero; una conferma potrebbe essere l’astio che un giorno Maria manifesterà nei confronti della sorella e soprattutto della madre, da lei accusata di averla sfruttata sin da piccola privandola di un’infanzia nella quale non c’era mai stato posto per quei giochi e per quell’allegria che come tutti i bambino avrebbe avuto diritto di avere e di vivere. Ma è anche vero che Maria sembra avere una passione naturale per il canto, tanto che Evangelia non fa fatica a trasmetterle una certezza che lei fa subito sua: diventerà una cantante, anzi una grande cantante. Ma pochi giorni dopo il conseguimento del diploma di secondo grado di Maria, una mattina di febbraio del 1937 Litsa s’imbarca sul Saturnia con le due figlie per tornare in Grecia. George Callas resta a New York.

    Litsa in realtà non aveva mai interrotto i contatti con la madrepatria, da dove la sua numerosa famiglia -madre, sei tra fratelli e sorelle e un diffuso parentado- aveva continuato a seguire le vicende dei Kalogeropoulos americani; può darsi che qualcuno di loro l’abbia convinta che la prosecuzione degli studi di Maria ad Atene offra più garanzie che a New York, resta il fatto che, tornate in patria, madre e figlie riprendono il cognome greco e si stabiliscono nella casa di famiglia che si trova in uno dei numerosi fabbricati barocchi di Atene a poche centinaia di metri dall’Acropoli. Ma poco dopo tutti i Kalogeropoulos si trasferiscono in massa in un appartamento più moderno e più grande vicino al Museo Archeologico, dove Evangelia e le due figlie hanno ognuna una stanza propria e dove vivranno sino al 1945. Per la ripresa degli studi musicali di Maria due sono le strade: il Conservatorio di Atene o il Conservatorio Nazionale, dove lo zio Ephtemios le fa avere un’audizione tramite Nicola Moscona, un basso molto famoso in Grecia e suo amico, rimasto impressionato della doti canore di della ragazza ascoltata una sera a casa Kalogeropoulos. Tutto il clan accompagna Maria all’audizione da Maria Trivella, un’insegnante di canto molto conosciuta che emette un verdetto più che entusiastico. Ma c’è un problema: la ragazza non ha ancora sedici anni, come prevede il regolamento del Conservatorio. La Maestra promette però di farle avere una dispensa e si impegna a darle lezioni private di canto. Le cose vanno proprio così: Maria, che ora si fa chiamare Marianna, è iscritta nelle classe di canto della Trivella e di arte drammatica di Iorgos Karakandas. Inoltre, riprende a studiare privatamente pianoforte con Elie Pane e a seguire corsi di lingue. Ma tutto questo costa ed Evangelia è costretta a rivolgersi alla famiglia, che anche questa volta non viene meno.

    Trascorrono due anni di studio molto intensi: Marianna è una studentessa modello, che si porta da mangiare in Conservatorio per non perdere tempo, assiste alle lezioni di canto dei compagni di corso e affronta ogni cosa molto seriamente. L’11 aprile 1938 si esibisce per la prima volta in pubblico, nell’ambito di un concerto dei propri allievi organizzato dalla Trivella nella Sala Parnaso di Atene; Marianna canta in duo con Zani Kabanis un’aria di Tosca di Puccini e con tale successo da indurre il Direttore del Conservatorio ad assegnarle il primo premio e una borsa di studio. I biografi, soprattutto greci, che hanno approfondito questo periodo della sua vita rimasto a lungo in ombra la descrivono come una ragazza alta, graziosa -le sbiadite foto del tempo lo confermano- anche se un po’ rotondetta; quanto al carattere, tutti concordano nel definirlo volitivo sino alla testardaggine, aggressivo e dolce nello stesso tempo. Sulla seconda esibizione in pubblico le fonti divergono per la data, 2 aprile o 22 maggio, ma non per l’anno, il 1939, e per l’opera, la prima da lei interpretata: Cavalleria rusticana. Da osservare che mentre Tosca diventerà uno dei suoi grandi personaggi, Santuzza non la porterà mai più in scena, limitandosi a registrare l’opera nel 1955.

    Sulle sue successive esibizioni ci sono altre divergenze; Martin Monestier, ad esempio, parla di altri saggi organizzati dalla Trivella, sempre nel 1939, nei quali Marianna avrebbe cantato arie da Les Contes d’Hoffmann, Oberon, Aida e tutta la scena d’apertura del I atto di Un ballo in maschera, Thaïs. A sostegno di questa tesi lo studioso francese riporta trafiletti di giornali nei quali la voce della giovanissima cantante è definita tra le più promettenti e in possesso altresì di grande espressività e tecnica ; ma, al contrario di altri, non cita un terzo atto di Aida del 4 maggio 1940 e una Suor Angelica del 7 ottobre, sempre con allievi del Conservatorio. Il 1939 è comunque fondamentale nella formazione e nella vita artistica di Marianna perché cade in quell’anno l’incontro con Elvira de Hidalgo, considerata la migliore insegnante di canto del Conservatorio di Atene dove la Trivella, su sollecitazione di Evangelia, ha deciso di farla entrare ritenendo di non avere più nulla da insegnare a un’allieva in possesso di una voce che sembra non rientrare in nessuna delle tipologie di riferimento e in grado di cantare pagine d’opera dalle tessiture molto diverse (e il più delle volte in greco, secondo la prassi per altro molto diffusa in Europa di cantare le opere nella lingua locale). Questa ragazza alta più di 1 metro e 70, robusta con i suoi circa 80 chili, capelli neri lunghi, occhi grandi, naso affilato, goffa nei movimenti e le unghia rosicchiate la De Hidalgo l’aveva sentita cantare in alcune arie di Oberon ed era rimasta soggiogata da una voce della quale aveva intuito le enormi potenzialità se guidata nella maniera giusta, perché, come ricorderà un giorno, «era un’autentica cascata di suoni non del tutto sotto controllo. Ho chiuso gli occhi e ho immaginato la gioia che avrei provato a lavorare con un simile materiale». Tra le due si stabilisce subito un rapporto di stima e di affetto: la Maestra indirizza l’allieva verso il dimenticato repertorio del ‘bel canto’, lo stesso che come cantante aveva sognato di riportare alla luce; l’allieva si lascia docilmente guidare dalla Maestra, aiutata dalla facilità con la quale ‘legge’ qualsiasi spartito accompagnandosi perfettamente al pianoforte e da una memoria che le consente di assimilare in fretta tutte le sue indicazioni: «Una spugna pronta ad assorbire qualsiasi cosa», così la De Hidalgo definirà un giorno Maria, per la quale programma subito un meticoloso e graduale piano di studio: prima di tutto cantare nelle tessiture leggere del bel canto adatte per una voce in via di formazione, quindi, una volta che la voce ha acquistato peso, affrontare tessiture più corpose.

    Lo scoppio della guerra e l’occupazione italo-tedesca iniziata nell’aprile del 1941 non interrompono gli studi di Marianna, che anzi ottiene una scrittura stabile dal Teatro Nazionale di Atene (ex Teatro Reale) come soprano solista e con un compenso di 1500 dracme al mese; in questa veste dal 21 febbraio al 9 marzo 1941 interpreta il ruolo di Beatrice nell’operetta di Suppé Boccaccio in alternanza con la collega Nazikaa Galanou e sotto la direzione di Leonidas Zora. Su una ripresa dell’operetta affidata solo a lei per l’indisponibilità della Galanou i pareri sono discordi; anche sul periodo della sua prima Tosca sul palcoscenico al Teatro Nazionale i biografi non concordano: qualcuno parla del luglio 1941, qualcun’altro dell’ agosto 1942, sempre però sotto la direzione di Sotis Vakilakis. Da notare che le prime due recite sono in greco, mentre le undici previste tra il 10 e il 30 settembre sono,

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