Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Il lato oscuro
Il lato oscuro
Il lato oscuro
Ebook299 pages4 hours

Il lato oscuro

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Nel romanzo Il lato oscuro" le vicende appassionanti di un gruppo di ragazzi ricreano il clima degli anni della contestazione giovanile. Sullo sfondo emergono gli aspetti più conflittuali del tempo: la tendenza a trasformare tutto in politica, la pratica a volte spietata della verità a ogni costo, i processi contro chi non si attiene alle regole, un uso disinvolto della droga. Ma le storie narrate affrontano soprattutto problematiche lasciate per lo più ai margini dalla politica: l’amore e il dolore, il senso della vita.
Tra tutti si impone il tema dell'amore, vissuto come passione, fantasia, trasgressione o come inossidabile sentimento materno. Anche il dolore è centrale. Sempre in agguato, esso riesce a scardinare le fondamenta più solide, sia che nasca da una malattia del corpo, che impone il confronto con la propria fragilità e con l'idea insopportabile della morte, sia che provenga da una più subdola malattia dell'anima.
Elementi questi che, accanto alle domande sul senso della vita, restano uguali a se stessi anche in tempi di anticonformismo e di rivoluzione.
LanguageItaliano
PublisherLucia Giolo
Release dateFeb 28, 2014
ISBN9788868858049
Il lato oscuro

Read more from Lucia Giolo

Related to Il lato oscuro

Related ebooks

Literary Fiction For You

View More

Related articles

Reviews for Il lato oscuro

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Il lato oscuro - Lucia Giolo

                                                                                      Lucia Giolo

    Il lato oscuro

                                                  romanzo

    FAVORISCE LA CONOSCENZA E LA PASSIONE

                                                                            Lucia Giolo

    Il lato oscuro

    romanzo                                                                                             

    Favorisce la conoscenza e la passione

            INTRODUZIONE

    Il tema dell'anticonformismo e del rifiuto dei valori tradizionali si scontra e, nello stesso tempo, si incontra con il tema dell'amore, del dolore e della morte nel romanzo Il lato oscuro

    In esso si raccontano le vicende di un gruppo di ragazzi le cui esperienze si intersecano e si scontrano soprattutto nel campo privato delle relazioni amorose. Si tratta delle loro storie più intime, che in altri tempi sarebbero rimaste confinate agli aspetti più segreti della loro vita ma che il momento storico contribuisce a far emergere.

    Le vicende si sviluppano sullo sfondo degli anni della contestazione giovanile, così pieni di promesse ma anche di contraddizioni e di conflitti tuttora non risolti. Tuttavia, benché esse si collochino in un contesto in cui la politica domina ogni ambito della vita, i temi fondamentali della narrazione sono quelli che furono in generale lasciati fuori dai dibattiti, come le insondabili dinamiche dell'amore, il rapporto personale con il dolore, la perdita e la morte, per i quali sono improvvisamente venute a mancare le risposte tradizionali a cui la religione aveva sino a quel momento provveduto.

    Si tratta di un racconto corale, perché qui ad essere descritta è una generazione, benché si possa ravvedere in Aurora la protagonista principale.

    È Aurora infatti che tiene le fila direttamente o indirettamente di tutta la narrazione, colei che si affaccia alla nuova stagione all'inizio con animo provinciale, legata com'è da un'educazione improntata a valori sostanzialmente tradizionali.

    Attraverso l'incontro con Carlotta, avviene però una sorta di battesimo del fuoco con il movimento femminista di quegli anni, nutrito di dibattiti e di riunioni tra le quali l'autocoscienza rappresenta uno dei momenti più originali e significativi.

    Nel loro rapporto, si inserisce la storia d'amore tra Agata, una ragazza legata al mondo hippy e di orientamento omosessuale, e Adelaide, una giovane drogata.

    Guido è l’innamorato di Aurora; il suo amore è così incondizionato da essere simile all'amore materno. Oliviero, suo rivale, dalla condotta spregiudicata e impudente, sembra incarnare invece la crudeltà della vita stessa.

    Aurora si scontra da subito con gli aspetti più conflittuali di quella stagione: la tendenza a trasformare tutto in politica, la pratica volte crudele della verità a ogni costo, i processi contro chi non si attiene alle regole, il rifiuto dei valori tradizionali, l'uso della droga.

    Si tratta dunque di temi forti benché tra tutti emerga in particolare il tema dell'amore, effimero o duraturo che sia; esso viene sviscerato nei suoi molteplici aspetti: come passione, quasi sempre foriera di tradimenti, di ambiguità di dipendenza, come ricerca di assoluto, come libertà, fantasia e trasgressione, come sentimento materno inossidabile e profondo, come dipendenza da cui tuttavia è possibile anche liberarsi. L'amore si snoda con le sue incomprensibili dinamiche attraverso tutto il romanzo come una componente essenziale ed assoluta della nostra vita, l'unico elemento che rimane uguale a se stesso anche in tempi di rivoluzione, sopravvivendo con la propria irriducibilità a tutti i dibattiti e a tutti tentativi di storicizzarlo.

    Anche il dolore è centrale, perché è sempre in agguato e riesce a scardinare anche le fondamenta più solide: sia che nasca dalla malattia del corpo, che impone a chi li la prova su di sé-e a chi è costretto a farsene carico per amore a dovere-di scontrarsi con la propria fragilità e con l'idea insopportabile della morte; sia che si tratti della malattia dell'anima, legata a traumi dell'infanzia o alla perdita della persona amata o all'abbandono.

    Dunque il protagonista qui è proprio il lato oscuro che consiste in tutto ciò che nasce nel mondo misterioso delle emozioni, delle domande senza risposta, delle paure senza nome.

    1

    Erano passati alcuni mesi ormai da quando si era trasferita in città ma Aurora si sentiva ancora al settimo cielo. Non le pareva vero, lasciato il paese, di avere trovato lavoro presso lo studio di un famoso notaio, dopo la recente laurea in legge.

    Trovava meraviglioso vivere da sola, in quel piccolo appartamento di periferia. L'aveva scelto dopo lunghe ricerche perché era dotato di un piccolo terrazzo, dove poter mettere vasi di piante e fiori.

    Aveva già conosciuto un sacco di gente nuova tra cui un ragazzo, un tipo dal carattere gentile ma tenace nel corteggiarla. Aveva iniziato da poco ad uscire con lui.

    Nella sua piccola casa Aurora si sentiva dunque la ragazza più felice del mondo, finalmente indipendente e libera come un passero.

    Quel giorno di fine marzo fu svegliata da una striscia di luce che, penetrando attraverso le fessure delle imposte, le era caduta sul volto. Aprì gli occhi.

    Fuori c'è il sole! pensò, stiracchiandosi con un sospiro soddisfatto.

    Era lunedì mattina. Il lavoro sarebbe cominciato solo il pomeriggio, così avrebbe potuto poltrire per un po'.

    Baldo, il suo grosso gatto grigio che dormiva accanto a lei, sentendola muovere, cominciò a fare rumorosamente le fusa.

    Aurora allora cercò con la mano la gola di velluto per sentirne sotto le dita  le gradevoli vibrazioni. Lui si girò sul ventre morbido, il muso infilato dentro una piega della coperta.

    Mentre lo accarezzava piano, si girò verso la finestra, tendendo le orecchie per ascoltare il canto degli uccelli, non ancora coperto dal rumore del traffico. C’era un vivace concerto fatto di fischi e gorgheggi sui rami degli alberi vicini, ormai tutti ricoperti di tenere foglie novelle.

    Quell'anno aveva aspettato con particolare trepidazione l'annunciarsi della primavera. Pur amandone da sempre i colori freschi, i profumi delicati, la luce trasparente e tersa, ora sentiva per la prima volta che anche per lei stava iniziando una nuova stagione: erano quelli tempi straordinari,  in grado di offrire esaltanti prospettive alle giovani generazioni.

    Avrebbe voluto starsene ancora a crogiolarsi al calduccio delle coltri, ma la colse un'eccitazione gioiosa; allora scese d'un balzo dal letto e con addosso soltanto la corta camiciola di cotone, a piedi nudi, si diresse in cucina per prepararsi il caffè.

    Qui, prima di mettere sul fuoco la caffettiera, si avvicinò alla porta finestra che dava sul terrazzino; schiacciò il naso contro i vetri per guardare sopra il parapetto le sue piante aromatiche. Sembravano davvero rigogliose!

    Allora uscì, nonostante l'aria pungente, per tuffare il naso tra le foglie della salvia e i rametti del rosmarino. Raddrizzò un ramoscello di timo che si era piegato e lisciò le foglioline di una pianta di azalea sopravvissuta all’inverno. Strappò qua e là qualche tralcio secco,  qualche foglia avvizzita. Poi girò lo sguardo attorno e sollevò le braccia, respirando a pieni polmoni l'aria profumata e frizzante.

    Un venticello pungente le accarezzava la pelle nuda, facendola rabbrividire, e aveva i piedi gelati. Così, stropicciandosi le mani per riscaldarsi, rientrò in casa, preparò il caffè e poi corse al suo armadio in camera da letto per scegliere cosa indossare. Al ritorno passò per il salotto e, saltellando sulle mattonelle fredde, mise su un disco dei Beatles.

    Si vestì accompagnando con acuti gorgheggi i ritornelli delle canzoni e dimenando le braccia al ritmo della musica.

    Ma proprio mentre si apprestava uscire, una vigorosa scampanellata la bloccò sulla soglia.

    Allora tornò dentro e si affacciò al terrazzino per vedere chi fosse.

    Era Carlotta, una ragazza con la quale ultimamente aveva condiviso assemblee e riunioni e che abitava col suo ragazzo ad un solo isolato di distanza.

    Scusami se ti disturbo. le disse quella, con le mani afferrate alla ringhiera del cancello giù in strada. Ma ho bisogno di parlarti!

    La sua voce, di solito squillante, era bassa e arrochita, come se avesse fumato troppe sigarette.

    Bene, ti apro, sali! rispose Aurora. Si sfilò la giacca e attese l'amica sulla porta.

    Andarono a sedersi in salotto.

    Ma Carlotta se ne stava in silenzio, le labbra serrate in una piega amara.

    Come mai sei passata a trovarmi? Che ti succede? le fece allora Aurora incoraggiante.

    Intanto la andava osservando più attentamente: i suoi lunghi capelli neri erano opachi e unti; la giacca dai risvolti aperti lasciava intravvedere una camicetta tutta stropicciata; anche i pantaloni sembravano prelevati direttamente dallo stendibiancheria.

    Non l'aveva mai vista così trasandata.

    Carlotta sembrava trattenere il fiato. Infine, sottovoce, Con Salvo è finita! le confidò. L'angoscia le contraeva il volto e le serrava la gola, mentre grosse lacrime le solcavano il viso. Si mise a trafficare nella borsa per trovare un fazzoletto.

    Aurora le offrì il suo, ancora pulito.

    Salvo si è innamorato di un'altra. continuò Carlotta, dopo essersi soffiata rumorosamente il naso. È una che lavora nella sua stessa ditta. Gli telefonava ogni tanto anche a casa e allora lui si appartava e abbassava la voce. Diceva che si trattava di problemi di lavoro. Però io sono andata a frugargli nel portafoglio e ho trovato dei bigliettini con parole d'amore. Gli ho fatto una scenata e ora mi accusa di essere stata scorretta, di comportarmi da sciocca femminuccia gelosa, io…! Adesso dunque il torto è mio! Non ti sembra il colmo?

    Passò sulle guance le mani dalle unghie ingiallite di nicotina per detergersi le lacrime.

    Un raggio di sole le pioveva addosso di lato, senza tuttavia dissipare le ombre scure sotto gli occhi. Il volto pallido, nel quale risaltava il naso leggermente adunco, appariva così strapazzato e stanco da farla sembrare molto più vecchia.

    Aurora la fissava in preda ad una misteriosa attrattiva, un misto di pena e di curiosità. Provava, pur sentendosi in colpa, un certo sollievo nel pensare che non fosse toccata a lei quella malattia del dolore, che nello straziare l'anima lasciava simili tracce sul corpo.

    Ma come è potuto succedere? domandò all’amica.

    Carlotta si abbandonò contro lo schienale del divano e deglutì  penosamente.

    Perché un amore finisce? rispose stancamente. Che cavolo ne so? Uno si sveglia al mattino e, nel guardare la persona che gli dorme accanto, la sente estranea, non la desidera più. Il problema è che di solito non è mai reciproco … E infatti io lo amo ancora, nonostante tutto. Pensa che ci siamo conosciuti da ragazzi. Con il passare degli anni, la nostra amicizia si è trasformata lentamente in amore e così ci siamo messi insieme. E quante cose abbiamo fatto, quante esperienze abbiamo vissuto! Esperienze che credevo avessero rafforzato il nostro legame! Invece guarda qui… Si risoffiò il naso.

    Ma allora è stata la convivenza a farlo cambiare?

    È probabile: a volte la convivenza cambia tutto. Era diventato irrequieto, nervoso e non sopportava più certe mie prese di posizione. – Mi sono rotto le scatole del tuo femminismo!- mi diceva ogni tanto…

    Del resto non deve essere facile essere uomini in questo momento. azzardò Aurora, interrompendola. Le donne sono più aggressive, giudicano e decidono. A volte i maschi non sono in grado di sopportarlo.

    Carlotta le diede un’occhiata di sbieco.

    Non ti metterai mica a difenderlo, adesso! esclamò risentita.

    No, non volevo dire questo.. balbetto Aurora, intimorita. Solo che…

    Ma l’altra non diede segno di aver sentito e continuò, come parlando tra sé: Se penso a quante volte ultimamente mi sono abbassata a mendicare il suo amore, a fare la prima mossa dopo un litigio, anche se ero convinta di avere ragione!  Eppure tu sai quanto sia smisurato il mio orgoglio!

    Aurora la guardava a bocca aperta, stentando a credere che lei, così dura e volitiva, si fosse piegata per prima.

    Carlotta la guardò con la testa leggermente piegata di lato, gli occhi colmi di straordinaria malinconia.

    Sì, hai ragione di stupirti. Il fatto è che di Salvo sono innamorata, innamorata per davvero, se capisci quello che voglio dire …!

    Si mise a piangere, le spalle magre scosse dai sussulti.

    Capisco. Aurora le prese una mano e la strinse tra le sue. Capisco ripeté che l’amore possa essere così devastante. L'ho provato anch'io un tempo, mi sono bruciata al suo fuoco come una falena su una lampada incandescente …. Allora tu non mi conoscevi ancora. Però alla fine ne sono uscita rafforzata e ne uscirai più forte anche tu.

    Comunque, dopo quella volta, sono sicura che non potrebbe più accadermi una cosa del genere. soggiunse assorta.

    Carlotta sollevò su di lei uno sguardo penetrante.

    Lo vedrai, ti capiterà di nuovo prima o poi! dichiarò.

    Ma sei matta? Ora sto con Guido e gli voglio molto bene.… mormorò Aurora un po' scombussolata. Quella aveva tutta l'aria di una profezia.

    Ma Carlotta insistette: Come fai, se hai conosciuto la passione, ad accontentarti di qualcosa di meno?

    Però ora sono tranquilla, anzi vorrei dire appagata. Da quando in qua crediamo di poter essere felici senza scontare un prezzo?

    Tranquilla, appagata! E l’amore? Non c'è altra cosa che ti dia emozioni così potenti da scuoterti in ogni fibra come l'amore. Né così devastanti, quando ti si prospetta l'abbandono.

    Vedi che ho ragione: a tutto c'è un prezzo … ribatté Aurora

    No, io non la vedo così. Non c'è nessun prezzo! Tu discorri come se dovessimo espiare ogni gioia, quasi la felicità fosse un peccato. Guarda che le cose sono cambiate! C'è l'amore e c'è la fine dell'amore, tutto qui! Solo che che dobbiamo arrenderci di fronte a lui: non si può imbrigliarlo dentro nessuna teoria né dominarlo. Tutto si trasforma, ma l'amore è l'unica cosa che è rimasta sempre uguale a se stessa ...dalla notte dei tempi.

    Mentre parlava, era scossa da brevi singulti, sicché le parole le uscivano smozzicate e frante.

    Aurora  cercò di calmarla attirandola contro la sua spalla.

    Ma Carlotta si scostò quasi bruscamente dall'abbraccio, forse vergognandosi di avere manifestato la stessa debolezza e fragilità che era solita rimproverare agli altri.

    Si tirò indietro i capelli dalla fronte e raddrizzò la schiena.

    Ma che mi dici di questa ragazza che sembra lui stia frequentando? le domandò infine Aurora, per rompere il silenzio che di nuovo aveva invaso la stanza.

    L’unica cosa che so è che si tratta di una sposata. Niente dunque di impegnativo, benché il matrimonio oggi non sia più un vincolo. Ma non è questo il punto…

    Poi prese ad arrotolarsi una ciocca di capelli tra le dita, guardando lontano in un punto imprecisato.

    D'improvviso sollevò verso Aurora una faccia tutta molle di pianto e stringendole forte il braccio, le mormorò con voce rotta:

    Fammi venire a stare da te. Io non posso più tornare a vivere con quello li, né tornare dai miei … Sai che smacco sarebbe!

    Fu come se una nuvola ricoprisse Aurora della sua ombra. Si irrigidì, senza rispondere, stupita e disorientata.

    Ma in quegli istanti di silenziosa sospensione era comparsa negli occhi dell'amica una supplica così accorata, che, pur di sottrarsi al disagio intollerabile di sostenere il suo sguardo, disse di sì.

    A quella risposta, Carlotta l'abbracciò. Rimasero strette per un po’, assaporando ciascuna le emozioni del momento. Aurora  poteva avvertire la tensione nel corpo dell’altra quietarsi lentamente e nel contempo  serpeggiare nel suo una sottile agitazione.

    Fu colta dal timore di essere stata troppo precipitosa e assieme dall'impulso di rimangiarsi seduta stante la sua promessa. Ma si sentiva colpevole di essere in quel momento più fortunata dell'altra e temeva più di ogni altra cosa di essere giudicata una piccola borghese egoista.

    Intanto Carlotta già stava facendo progetti sulla sua nuova sistemazione.

    Scusami, ma devo andare ora. Ho tante cose da fare! le annunciò ad un tratto alzandosi in piedi animatamente e dirigendosi alla porta.

    Ci sentiamo domani gridò uscendo ad una Aurora ancora frastornata.

    2

    La donna, avvolta in una pesante vestaglia di lana, si affacciò alla porta della stanza del figlio.

    Guido! Vuoi un po' di caffè?

    Lui si limitò ad alzarsi dalla scrivania e a seguirla in cucina, aspirando con piacere l'aroma intenso che si sprigionava dalla caffettiera gorgogliante. Mentre sorseggiava la sua tazzina  in piedi, scostò la tendina alla finestra per guardare fuori; una nuvola di fiori rosa era sbocciata sui rami degli alberi, proprio davanti alla sua casa.

    Quei colori delicati gli fecero pensare alle guance di Aurora quando si infervorava in qualche discussione. Percorse con la mente il suo viso, gli occhi di un nocciola così chiaro da sembrare dorati, il colore biondo dei capelli, la fossetta che le si formava sulla guancia quando sorrideva.

    Tutto veramente gli parlava di lei: perfino quando pioveva, immaginava il suo corpo percorso da minuscole gocce d'acqua. Come gli sarebbe piaciuto allora asciugarle il volto e il collo con la lingua …

    A quest'ultima immagine, avvertì una fastidiosa erezione. Allora si sedette al tavolo e accavallò le gambe. In quel mentre squillò il telefono. La madre si alzò per rispondere ma lui la precedette con un balzo, sperando che fosse Aurora.

    Guido, sono io.

    Ciao! Come stai? Guido riuscì solo a stento a frenare l'emozione che gli impastava la lingua.

    Cosa ne diresti se ci vedessimo più tardi? Devo dirti una cosa … Ci troviamo all'edicola, vicino a casa mia, tra una mezz'oretta.

    Lui contò i minuti. Prima di uscire si fermò davanti allo specchio dell'ingresso per darsi un’occhiata. Si passò una mano sulle guance appena rasate e pettinò con le dita le sopracciglia folte. Gli occhi scuri brillavano.

    La madre, sulla soglia della cucina, lo guardò con disapprovazione. Guido sapeva perché: i capelli erano cresciuti troppo e andavano tagliati. Sospirò, pensando che Aurora glielo aveva proibito, pena uno sciopero  di baci.

    Mamma, forse torno tardi. Non aspettarmi per il pranzo! gridò uscendo.

    Ma non mangiamo insieme? gli gridò dietro lei, affacciandosi all’uscio.

    Non ottenne risposta: aveva sceso i pochi gradini a due per volta, sulle gambe robuste di calciatore della domenica, ed era già dietro l’angolo.

    Quando Aurora lo vide farsi avanti dall’altro lato della strada per venirle incontro, vestito in semplici jeans e maglione di lana, i capelli castani tirati dietro le orecchie e la faccia da bravo ragazzo, allungò il passo, sorridendogli.

    Fisicamente Guido non era un granché: magro, il torace stretto, le gambe un po’ troppo arcuate, il mento prominente.

    Ma in compenso possedeva qualcosa di così amabile, così sano e stabile da attrarla fortemente. Così lo strinse a sé, percependo per un istante un sentore di buono, come di bucato fresco.

    Ma quando, dopo qualche istante, lui si chinò per baciarla, non schiuse le labbra. Inutilmente Guido tentò di vincere la sua resistenza, picchiettando con dolcezza la punta della lingua contro i denti quasi serrati. Anche le sue mani, appoggiate contro il suo torace, lo respingevano, benché senza ruvidezza.

    Eppure, nello stesso tempo, lui poteva avvertire sotto la sua presa l’eccitante arrendevolezza del suo corpo.

    Che cos’hai? Cosa dovevi dirmi? le chiese allora, scostandosi un poco, una ruga verticale tra le sopracciglia.

    Che ho un sassolino nella scarpa … gli fece lei di rimando.

    E così dicendo, si mise a saltellare su un piede solo. Intanto lo andava sbirciando di sottecchi, non riuscendo a frenare, davanti alla sua espressione, una cascatella di fresche risate.

    Scusa, Guido, sai che mi piace scherzare … In realtà ho un problema, che mi disturba proprio come un sassolino in una scarpa.

    Così gli raccontò quello che le era successo: della promessa che aveva appena fatto a Carlotta, di come se ne fosse subito pentita ma non se la sentisse più di tornare indietro.

    Guido cercava di rassicurarla, prendendole una mano e stringendogliela tra le sue.

    Amore, non te la prendere tanto; sono sicuro che andrete d’accordo. Ci sarà soltanto da venirvi incontro e trovare dei ragionevoli compromessi. E poi vedrai che un poco oggi e un poco domani, mettendoci dell’impegno, riuscirete a trovare un equilibrio e starai meglio di prima!

    E tutti vissero felici e contenti … Bravo ! ribatté lei ironica.

    Ma non ti rendi conto che non sarò più libera in casa mia e dovrò confrontarmi su tutto con Carlotta? Tu non la conosci abbastanza ma ti assicuro che a volte è molto intransigente e soprattutto ha quell'aggressività che a me manca. Non vorrei soccombere …

    Ma allora, perché non le hai detto subito di no?

    Te l’ho detto. Mi ha fatto pena e infine non ho avuto il coraggio. Mi avrebbero tutti accusata di comportarmi da piccola borghese. E credimi, non c'è accusa peggiore!

    Guido, che non si interessava più di tanto di politica, la guardò stupito.

    Borghese? ripeté, fermandosi. Che vuol dire?

    Ma Aurora non rispose; spiegare sarebbe stato troppo lungo.

    Una sorta di ostilità nei confronti di tutti, anche di Guido, le aveva incupito lo sguardo. Come le sarebbe piaciuto avere accanto un uomo in grado di comprendere la complessità del reale  e di intuire il mondo oscuro delle emozioni!

    Sospirò, ricordando che tipi di questo genere ne aveva frequentati a suo tempo. Persone affascinanti, che seducevano per la loro capacità di argomentare, ma in compenso spesso presuntuosi e di scarsa umanità.

    Ripresero a camminare. Quando lui provò timidamente a prenderla per il braccio, si sentì respingere. Eppure non gli sembrava di avere detto nulla che potesse ferirla e non capiva proprio per quali motivi se la prendesse tanto. La guardò in tralice, sorpreso come sempre dai suoi repentini cambi d’umore.

    In quel mentre si parò davanti a loro un cane senza collare. Magro da contargli le costole, la coda tra le gambe e le orecchie appiattite contro la testa. Nei grandi occhi scuri balenava la paura.

    Improvvisamente attraversò la strada, mentre sopraggiungevano delle macchine da entrambi i lati.

    Attento! Aurora, una mano davanti alla bocca, schiacciò la faccia contro la spalla di Guido, serrando le palpebre. Sentirono una frenata e insieme un rumore simile ad un botto. La bestiola, investita di

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1