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L'Italia si misura vol.II
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L'Italia si misura vol.II

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La storia e i risultati scientifici della più massiccia campagna di rilevamento delle misure antropometriche della popolazione italiana con finalità ergonomiche. Vent'anni di studi e ricerche
LanguageItaliano
Release dateOct 6, 2011
ISBN9788890553202
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    L'Italia si misura vol.II - Melchiorre Masali et al.

    L'ITALIA SI MISURA

    Vademecum antropometrico per il Design e l'Ergonomia

    VOL II

    Vent'anni di ricerca ( 1990-2010)

    A cura di Melchiorre Masali


    Contiene scritti ed elaborati di:

    Enrica Fubini, Margherita Micheletti Cremasco, Marco Moietta, Enrico Eynard, Nadia Salis, Claudio Masiero, Alessandra Fenoglio, Emanuela Brizio, Gianna Anzil, Roberta Chiantor.

    Università di Torino, Dip. Biologia Animale e dell’Uomo, Dip. Sociologia.

    Ivana Coniglio, TÜV, Scarmagno (To)

    Marinella Ferrino, Thales Alenia Space, Torino

    Giordano Pierlorenzi, Alessandra Millevolte

    Centro Sperimentale di Design, PoliArte, Ancona

    Progetto grafico Elisabetta Pincini PoliArte, Ancona


    Le tabelle, i manichini antropometrici e morfosomatotipici in alta risoluzione sono disponibili per il download gratuito all'indirizzo http://www.pennyebook.it/brainme.html

    Copyright © 1990 Melchiorre Masali.

    Copyright © 2011 L'Aeroplanino editore

    Paullo, Milano

    Prima edizione digitale: ottobre 2011

    ISBN 9788890553202


    Per scelta, questo libro non ha nessuna protezione contro le copie abusive (DRM).

    La riproduzione, la copia e la distribuzione non autorizzata di questo libro è comunque proibita,

    anche se il rispetto di questo divieto è più una questione di

    lealtà, di buon gusto e di sensibilità dei lettori

    che non una faccenda legale


    1

    UN OBIETTIVO LUNGAMENTE RICERCATO: DA ANCONA 1990 A TORINO 2009 ALL’ISO.

    di Giordano Pierlorenzi

    Quante volte ci saremo detti comprando un paio di scarpe, un vestito, un orologio o un piccolo elettrodomestico: Non ci siamo proprio; le mie misure non sono queste; non va bene!; ma dai, mi vanno strette, … mi vanno larghe!. È proprio vero, è tutto una questione di misura, di rapporto di ogni cosa con l’uomo. L’uomo al centro dell’universo come affermano Vitruvio, Leonardo da Vinci, Le Corbusier; l’uomo misura e riepilogo di tutte le cose. Non a caso l’oggetto dell’Ergonomia, moderna scienza interdisciplinare, contempla un trinomio – l’uomo, la macchina (o il prodotto industriale) e l’ambiente – posti in un equilibrio costante da mantenere attraverso lo sforzo progettuale, del design.

    Come fare dunque perché le aziende manifatturiere industriali e artigianali possano produrre oggetti estetici, funzionali, usabili e sicuri? Come fare per ridurre al minimo la fatica dell’uomo, delegandola sempre più alla macchina a favore di una maggiore capacità attentiva nelle fasi di programmazione e di controllo?

    E ancora, come poter mediare con successo il bisogno del consumatore e lo standard di risposte in termini di prodotti e servizi? A questi interrogativi che sorgono spontanei sulle labbra dell’uomo sin dalle sue origini, è possibile dare oggi una risposta, che seppur non esaustiva possa essere soddisfacente per la nostra epoca.

    La risposta proviene dal grande lavoro di ricerca durato venti anni e conosciuto come L’Italia si misura (1990-2010), in altre parole del database costruito grazie al rilevamento di massa delle misure antropometriche della popolazione italiana, reso possibile dalla fattiva, continua e attuale collaborazione tra l’Università di Torino, Cattedra di Antropologia, e la PoliArte di Ancona (ex CNIPA), con le sue due realtà, il Centro Sperimentale di Design e l’Istituto Europeo di Psicologia ed Ergonomia. Di questa ricerca il merito non è tanto dei promotori o realizzatori, quanto piuttosto di tutti gli italiani che davvero in modo encomiabile e del tutto inaspettato hanno compreso l’appello sociale, una sorta di pacifica chiamata alle armi, e il messaggio sotteso di rendersi disponibili per fare un servizio utile a tutta la comunità italiana, e perciò a ciascuno e a se stessi. Questa grande risposta di popolo ha permesso il raggiungimento del risultato più diretto della ricerca L’Italia si misura, che la rende sempre attuale, cioè essere stata utilizzata per una norma ISO (Kyoto, Agosto 2009) con il titolo "Basic Human Body Measurement for Technological Design – Part II: Statistical Summaries of Body Measurement for Individual ISO Population ISO/TR7250-2". Il documento è stato preparato dal Technical Committee ISO/TC 159, Ergonomics, Subcommittee SC 3, Anthropometry and Biomechanics. L’ISO 7250 consiste delle seguenti parti, sotto il titolo generale sopraindicato:

    Part 1: Body measurement definitions and landmarks

    Part 2: Statistical summary of body measurement from individual ISO populations

    Part 3: Worldwide and regional design values for use in ISO equipment standards.

    Lo scopo del Technical Report è di provvedere statistiche sommarie delle misure con database e informazioni di background per le popolazioni nazionali appartenenti alle singole organizzazioni nazionali membri dell’ISO (l’UNI per l’Italia). I risultati saranno usati in congiunzione con gli standard ISO per il design e la sicurezza che richiedano l’input delle misure corporee: l’ISO 7250-1 quando la specificità nazionale dei parametri del design sia richiesta.

    Va rilevato che i risultati de L’Italia si misura hanno incoraggiato poi le ricerche di altri paesi, per cui sono seguiti Spagna la Germania, la Francia e altri ancora, tra cui, anche per l’Italia i progetti per il rilevamento antropometrico con scanner stereografici utilmente complementari a L’Italia si misura e gli altri progetti attualmente proposti con queste metodiche innovative, anche se poco compatibili con le rilevazioni passate.

    Tra l’approccio al progetto ad Ancona nel giugno 1990 e l’esito finale a Torino nel febbraio 2009 è trascorso un periodo in cui sono state realizzate innumerevoli attività riguardanti non solo le fasi di aggiustamento del campione teso a renderlo rappresentativo, ma anche eventi culturali, editoriali e promozionali, ma sopratutto applicazioni sperimentali d’interesse scientifico ed economico-produttivo: come nel caso dell'impiego dei primi dati emergenti dall’indagine dell’architetto-designer ed ergonomo Luigi Bandini Buti, amico e collega, peraltro fondatore nel 1961 con Plinio Odescalchi (Università di Torino), Enzo Spaltro (Università di Bologna) e Francesco Novara (Olivetti di Ivrea) della SIE Società Italiana di Ergonomia.

    L’attenzione pertanto della popolazione italiana è rimasta viva costantemente. La stampa sia locale sia nazionale a più riprese e naturalmente nella fase iniziale con maggior enfasi, ha promosso l’incedere della ricerca stessa, evidenziando gli obiettivi di tappa e le modalità attraverso cui non solo la popolazione, ma anche le aziende sempre più sensibili al progetto si rendevano via via disponibili a collaborare sia come supporter, che come partner per la sperimentazione dei primi dati.

    Lo storico de L’Italia si misura dopo le fasi pionieristiche dell’estate 1990 di rilevamento sulle spiagge delle Marche e quella dell’anno successivo sulle spiagge partenopee, procede poi con iniziative separate da parte degli enti promotori e con alcuni naturali momenti di confronto e di verifica degli stati evolutivi.

    Sin dalla fase organizzativa, l’Università di Torino assume il compito della parte scientifica e statistica della ricerca, mentre il CNIPA/PoliArte di Ancona si è occupata della campagna di sensibilizzazione, comunicazione, della ricerca psicologico - sociale e degli aspetti ergonomici.

    La storia della parte psicosociale ed ergonomica della PoliArte sarà trattata attraverso flash in questa sede; l’altra parte invece, quella antropometrica, scientifica e statistica sarà trattata a parte in una pubblicazione collegata curata dal collega e amico Melchiorre Masali.

    Per esemplificare la parte storica riguardante la PoliArte, prenderemo in considerazione dopo un flashback della fase iniziale alcuni momenti applicativi dei primi risultati de L’Italia si misura congruenti con le aziende partner per le ricerche e le sperimentazioni didattiche, di cui tuttavia darò resoconto nella parte finale della pubblicazione. Fintanto però, vorrei ricordare qui il valore dell’Antropometria fisica e la misura dell’Uomo nella progettazione ergonomica riferendo le parole dello stesso Masali: L’Antropologia fisica e, nella fattispecie, quel suo particolare settore che si occupa della Misura dell’Uomo che è l’Antropometria, è una disciplina da cui proviene tutta una serie d’informazioni d’estrema utilità per la progettazione ergonomica. È proprio l’Antropologia fisica che fornisce un vasto insieme di conoscenze classiche sulle caratteristiche dell’uomo, sia delle metodologie per definire quantitativamente altri caratteri umani utili per la progettazione dell’interfaccia uomo-macchina-ambiente. L’Antropologia fisica fornisce un valido apporto di conoscenze sulla variabilità umana in termini di variazioni intraindividuali, interindividuali e secolari, di cui si deve tener conto per soddisfare le esigenze del maggior numero di persone nelle più diverse situazioni.

    Huchingson (1981) pone l’antropologia fisica tra le specializzazioni di tipo industriale che forniscono dati per la progettazione dei posti di lavoro. Nel testo si afferma che gli studi antropologico - fisici sono una fonte di dati sulle dimensioni corporee dei lavoratori, sulle loro aree di raggiungibilità, sugli angoli visivi e su una serie di limiti che possono essere importanti nella definizione dimensionale dei posti di lavoro, come l’altezza del piano di lavoro, lo spazio per le ginocchia e il disegno del sedile (Masali, 2009). E ancora Alessandra Re (1995) parla di ‘uomo antropometrico’ all’interno dell’Ergonomia antropometrica tesa a progettare spazi e volumi partendo dai dati forniti dall’Antropometria.

    Ecco, dunque il perché de L'Italia si misura: perché le aziende abbisognano di misure precise, di là dagli standard per produrre oggetti, abiti, accessori, utensili e arredi adatti agli utenti, tesi cioè a realizzare non solo la loro soddisfazione contingente, ma anche il benessere durevole e sopratutto la sicurezza e la salute in ogni ambiente di vita in particolare quello di lavoro dove in media l’uomo trascorre la maggior parte della sua vita.

    1.2

    TORINO WORLD DESIGN CAPITAL

    di Girdano Pierlorenzi

    Nella brochure di presentazione del Convegno L’Italia si misura. Vent’anni di ricerche per un design ergonomico e sostenibile tenuto presso l’Università di Torino, Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, il 20 febbraio 2009 si può leggere: Con mass customizations si può oggi personalizzare un prodotto industriale. È l’uso flessibile del CAM (Computer Aided Manufacturing) per soddisfare il desiderio crescente di volontà di distinguersi del consumatore. Ritorna così il prodotto su misura.

    La tradizione artigiana del capolavoro cara a John Ruskin è riepilogata all’interno della cultura postindustriale, seriale, low cost. Il merito di questa rivalutazione è certamente del design e dell’ergonomia, che centrando sull’Uomo lo accreditano misura di tutte le cose, fattore primario del rapporto con gli oggetti e l’ambiente.

    Singolare e plurale, unico e molteplice, originale e standard superano la bipolarità nella coincidentia oppositorum. La misura diviene la cifra delle relazioni spaziali con gli oggetti e interpersonali, il criterio per conoscere e progettare, lo strumento per conseguire la qualità della vita e il benessere personale e sociale. L’Italia si misura, la rilevazione delle misure antropometriche della popolazione italiana (1990 - 2009) costituisce l’atto di passaggio dalla teoria alla pratica, alla costruzione di un sistema che misura la variabilità umana. Per valutare i risultati di venti anni di ricerche e i possibili sviluppi si riuniscono a Torino docenti, ricercatori, professionisti e imprenditori. Anche il documento Speranza progettuale e base certa per la ripresa economica Made in Italy porta la firma di Masali e di Pierlorenzi. L’iniziativa del convegno torinese va tuttavia inquadrata all’interno di un più ampio processo culturale e promozionale del design italiano. Informato, infatti, del successo ottenuto dal media event Torino World Design Capital 2008, e che nel 2009, il titolo di capitale del mondo per volontà dell’ICSID (International Council of Societies of Industrial Design) sarebbe emigrato in un altro continente, l’Asia, e precisamente a Seoul. Ho pensato di prendere contatti con il comitato organizzatore – ADI Piemonte – per tentare di estendere l’esito promozionale dell’evento torinese sul territorio nazionale e in particolare nelle marche e in Ancona che storicamente è considerata la porta per l’Oriente. L’Arco di Traiano nel porto d'Ancona da 2000 anni ne costituisce l’emblema a memoria delle imprese dei romani verso i daci (gli attuali romeni), che iniziarono proprio da Ancona. Per concessione del comitato torinese nacque così il progetto Ancona 2009 Adriatic Design come ideale ponte tra Torino, Milano, Ancona e Spalato in cui fosse possibile esibire le eccellenze del design, dell’artigianato, dell’industria manifatturiera individuate in una prima ricognizione topografica all’interno delle regioni frontaliere del Mare Adriatico attraverso un confronto aperto. Il progetto ‘Adriatic Design’ si è realizzato partendo appunto da Torino 2008 World Design Capital (20 febbraio 2009) e toccando Ancona (3 aprile 2009), Milano, (15 maggio 2009), Ancona, (4 giugno 2009), Spalato autunno 2010.

    Un ponte dunque, ancorato alle fondamenta dei risultati scientifici e socioculturali de L’Italia si misura, è stato gettato il 20 febbraio 2009 tra Torino e Ancona che traccia un primo itinerario della cultura di progetto in espansione nella prospettiva più ampia di svelamento del design del mediterraneo. Proprio a Torino dunque, nel 2009 si è celebrata la consolidata, continuativa ed efficace collaborazione tra due città così diverse tra loro, e forse, proprio per questo così vicine per la loro comune vocazione alla ricerca e al progetto Attraverso una retrospettiva più attenta si può scoprire che il punto di partenza de ‘L’Italia si misura’ non va datato nel giugno 1990, quanto piuttosto, come sostiene Masali (Pierlorenzi 2009) ma anticipato di almeno sei anni, al congresso nazionale della Società Italiana di Ergonomia tenuto in Ancona nel 1984 e intitolato Ergonomia design d’impresa.

    Il congresso anconetano, infatti, fissò appuntamento a eminenti scienziati italiani (Francesco Novara, Enzo Spaltro, Antonio Grieco, Luigi Bandini Buti, ecc.), ricercatori, imprenditori e docenti universitari che nell’occasione, hanno discusso sulla necessità di aiutare l’impresa a progettare oggetti di design utili a innalzare gli standard della qualità di vita e di benessere. Proprio il documento d’introduzione ai lavori da noi elaborato (Pierlorenzi e Millevolte, 1989), rileva quanto allora il dibattito nazionale (SIE) ed europeo (IEA, International Ergonomics Association) fosse incentrato su un duplice aspetto: uno teorico di natura epistemologica, in altre parole sulla ricerca di un fondamento scientifico per l’ergonomia. Un altro di natura pratica riguardante la definizione del profilo professionale, il mandato sociale e il mansionario dell’ergonomo, figura ritenuta fulcrale nella concezione di un lavoro moderno in cui le risorse umane, quelle tecnologiche e quelle organizzative possano trovare finalmente armonia nel loro intreccio organicistico, superando la subalternità secolare del fattore umano. Il Congresso di Ancona 1984 anticipa e in qualche modo influenza persino l’enunciato del D. Lgs 626 del 1994 in cui per la prima volta il vocabolo ergonomia è citato in tre articoli, seppur non provochi grandi effetti applicativi, come purtroppo mi sembra di intravedere in quello più recente di D. Lgs 81 del 2008.

    La stagione tuttavia di un’ergonomia sperimentale, disponibile all’applicazione è avviata e ‘L’Italia si misura’ ne è l’esito più appariscente, più manifesto. Non va

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