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Il caso della donna scomparsa
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Il caso della donna scomparsa

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About this ebook

Nella suggestiva cornice di un borgo marinaro spezzino, una nobile signora milanese in vacanza, scompare misteriosamente e pochi giorni dopo l'amante del marito viene trovata barbaramente uccisa nello yacht del suo fidanzato ufficiale, il conte Guglielmo Maria Bellini.
Il Maresciallo Saverio Lo Giudice indaga, ma questa volta viene coinvolto in modo più intimo e personale. Intanto a pochi chilometri di distanza, nel verde delle colline della Lunigiana, anche Lucilla Ferrino indaga, ma su un altro piano, quello della psiche umana: cosa ha visto il giovane Alessandro Vannucci per essere così spaventato?
I colpi di scena si susseguono. I possibili assassini sono molti. Chi ha ucciso la giovane e spregiudicata Melissa Re? Il fidanzato tradito? La moglie gelosa? Il nostromo omosessuale o qualcun'altro?
In un finale carico di pathos tutti i fili pendenti verranno riannodati per dare un nome all'assassino.
Ma una domanda rimarrà senza risposta: quanta colpa c'è effettivamente nell'errore?
LanguageItaliano
Release dateOct 19, 2012
ISBN9788867552566
Il caso della donna scomparsa

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    Book preview

    Il caso della donna scomparsa - Raffaella Ferrari

    A quelle persone che purtroppo

    non posso più tenere per mano,

    ma che terrò per sempre

    nel cuore

    RINGRAZIAMENTI

    Il primo ringraziamento va a tutti voi, che avete acquistato e letto questo breve romanzo. Si scrive sempre per essere letti, perciò ogni scrittore dovrebbe per prima cosa ringraziare il proprio pubblico.

    Grazie a mio marito Luca e a mia figlia Manuela che danno senso e colore ai miei giorni. Infine un ringraziamento speciale all’amico Giampaolo che, con bravura e professionalità, mi ha trasformata in cartone animato e all’amico Fabrizio che ha inventato la Signora dei Misteri.

    In copertina: foto di Manuela Morino © 2012

    © 2012 Il caso della donna scomparsa - Raffaella Ferrari

    http://raffaellaferrari.altervista.org/

    ISBN 978-88-67552-56-6

    © Tutti i diritti sono riservati

    È proibita qualsiasi riproduzione anche parziale di quanto

    contenuto nel libro senza il consenso scritto dell’Autrice

    Raffaella Ferrari

    IL CASO DELLA DONNA SCOMPARSA

    "Il cielo stellato sopra di me

    e la legge morale dentro di me"

    (Epitaffio sulla tomba di Immanuel Kant

    dalla Critica della Ragion Pratica. 1788)

    PROLOGO

    Il conte Carlo Alberto Bellini s’accese l’ennesimo prezioso sigaro dandogli fuoco con l’accendino d’oro che gli era stato regalato da un alto rappresentante della nobiltà inglese e che amava esibire nelle occasioni importanti. E quella lo era. Ogni 1° Luglio, infatti, i conti Bellini (lui e suo fratello Guglielmo Maria, detto Guy) usavano organizzare un raffinato ricevimento nella loro splendida residenza settecentesca. Era una specie di piacevole abitudine per il jet-set che abitava la riviera durante l’estate ritrovarsi a villa Bellini la sera del 1° Luglio a dare l’avvio alle vacanze. Questa almeno era, diciamo, la ragione ufficiale della festa, quella ufficiosa e in un certo senso più vera, era la possibilità data equamente a tutti gli ospiti di mostrare, sottoforma di abiti e accessori, la propria ricchezza a tutti gli altri. Era così, dunque, che la festa di inizio estate si trasformava in una passerella di alta moda.

    Beatrice Paci Dettaro fece sbattere le folte ciglia fingendosi sorpresa.

    Mia cara, ma che delizioso abitino…!

    Oh, è solo uno straccetto… rispose Lavinia Ratti, ben sapendo che l’amica non poteva ignorare il fatto che lo straccetto era firmato da un noto stilista e disegnato apposta per lei.

    Oh, guardate: arriva la balena bianca…! sghignazzò Camilla Lotti posando la coppa di spumante rigorosamente italiano che stava sorseggiando, e indicando con lo sguardo l’imponente sagoma che aveva fatto il suo ingresso nella grande sala sapientemente affrescata a suo tempo da un famoso pittore ligure.

    Maria Gabriella Torre Roscotti , si guardò attorno con sguardo furente. Goffa dentro un vestito troppo stretto, con il volto arrossato dal sudore e dalla rabbia, traversò la sala senza degnare di un solo sguardo le tre gentili signore che la squadravano beffarde.

    Che altro si sarà inventata questa sera… riprese ironica Camilla.

    Lasciala perdere cara, è solo il peso delle corna che le fa suo marito e la sua naturale mancanza di stile… rispose Beatrice.

    Non mi dire che quell’insignificante vermiciattolo di Ovidio Roscotti ha trovato qualcuna che ci sta, oltre a quella balena di sua moglie? intervenne Lavinia

    Sei fuori moda, cara: non lo sai che il tipo tutto muscoli non fa più tendenza? Oggi sono i mollicci e sudaticci intellettuali come l’insignificante Ovidio a trovare le donne più belle!

    Davvero? E chi sarebbe allora l’amante di Ovidio?

    Ma come, non lo sai, cara! Si tratta della fotomodella più richiesta del momento: l’apparentemente inavvicinabile Melissa Re!

    Santo Cielo, ma io credevo che fosse fidanzata col conte Guy!

    Beh, sarà anche fidanzata con lui, ma ti garantisco che frequenta Ovidio e forse anche altri… sorrise maliziosa e ironica a un tempo, la sempre ben informata Beatrice Paci Dettaro, erede dell’enorme fortuna immobiliare sapientemente accumulata da un padre molto più scrupoloso e intelligente di lei.

    Maria Gabriella Torre Roscotti, inconsapevole dei velenosi commenti che su di lei si facevano, traversò nuovamente e in senso inverso la sala, facendo traballare il suo gelatinoso decolletè che pareva voler trasbordare dalla scollatura da un momento all’altro. Era sempre più sudata, e i suoi furenti e sfuggevoli occhi scuri vagavano frenetici in cerca di qualcosa o di qualcuno.

    Il professor Ovidio Roscotti, seduto in disparte su un antico divano di pelle scura (del quale si diceva che fosse addirittura appartenuto a lord Shelley), sollevò lo sguardo dal pesante volume che stava consultando, appena in tempo per vedere l’imponente mole della sua signora ballonzolargli accanto, senza neanche accorgersi di lui, e sparire maestosamente dietro la porta della veranda. Fu un sarcastico sorriso quello del professore, che durò lo spazio di un secondo, per restituire poi al suo volto scarno quella perenne aria indifferente che lo caratterizzava.

    La veranda sporgeva sul mare e dominava quella piccola insenatura del golfo della Spezia, che, in tempi neanche tanto remoti, aveva ospitato personaggi che erano stati veri protagonisti della storia italiana.

    Due persone sedevano sotto il porticato della veranda, sembravano intimi e sorseggiavano entrambi il loro drink godendo di quel paesaggio più unico che raro: un mare immenso e scuro, punteggiato delle luci riflesse dei natanti in rada e delle case a riva. L’ingresso di Maria Gabriella li fece sobbalzare, tanto erano assorti nella loro conversazione. Fu un attimo e la donna appena entrata artigliò la spalla nuda e abbronzata dell’altra, con la stessa ferrea determinazione di un rapace che afferri la propria preda. Melissa si voltò, facendo ruotare con grazia l’esile corpo a malapena coperto da un leggero abito di seta nera. Era bella Melissa, e le mogli infuriate dovevano esserle abituali come i conti ad un banchiere. Guardò la collera negli occhi di Maria Gabriella e ne rise. Ma la signora Roscotti non era in vena di scherzi, la rabbia salì fino ad ottenebrarle la ragione. Un sonoro ceffone colpì la guancia imbellettata di Melissa che, colta di sorpresa, indietreggiò in malo modo andando ad urtare il prezioso sécretaire di radica di noce, il quale, traballando fece cadere a terra la vecchia porcellana Royal Copenhagen che faceva bella mostra di sé, appoggiata troppo in bilico sul bordo del mobile. Il rumore che il vaso provocò cadendo, fu come uno sparo nella notte, così che tutti ammutolirono sorpresi da una nota stonata nella solitamente perfetta sinfonia di quella festa di inizio estate.

    Ovidio Roscotti dovette, gioco forza, scuotersi dal suo abituale torpore e accorse incuriosito nella veranda. Molti degli altri ospiti fecero lo stesso. Così fu un pubblico discretamente numeroso quello che assistette alle parole della signora Roscotti

    Sgualdrina che non sei altro! Come ti permetti, tu… tu, piccola serpe velenosa e insignificante…!!

    Suvvia Dedé, cerca di calmarti… intervenne Ovidio

    Calmarmi? Calmarmi?! Taci! Sei una nullità, solo una nullità: non pensare di usare i miei soldi per pagare i conti di questa qua… e non chiamarmi Dedé!

    Ma.. ma che diavolo succede? domandò il conte Guy, che d’un tratto aveva realizzato che la sua bella non era solo sua.

    E già ne approfittò Maria Gabriella togliti quell’aria stupefatta dalla faccia, caro conte, non lo sapevi che la dolce Melissa non concede solo a te i suoi favori?

    Ma che dici? ringhiò il conte, che di nobile, oltre al titolo, aveva ben poco e che era famoso per l’irascibilità del suo carattere.

    Domandalo ad Ovidio. E già che ci sei, chiedigli dove e con chi ha passato lo scorso fine settimana…

    Il conte voltò il suo sguardo furente verso il mingherlino professore, il cui imbarazzo, ormai era evidente e si concretizzava in quella fitta rete di goccioline di sudore che imperlavano il suo volto terreo.

    Ecco…io.. balbettò

    Intanto Melissa doveva aver pensato che una dignitosa ritirata probabilmente era il male minore e si era defilata in silenzio, approfittando del fatto che l’attenzione di tutti era ora puntata sui due uomini

    Quella stordita della tua segretaria, caro, aveva ripreso ironica la signora Roscotti ha pensato bene di rivolgersi a me (effettivamente non so se con malizia) per chiedere riscontro di una ricevuta della mia carta di credito emessa da un albergo di Montecarlo e intestata a Ovidio Roscotti e signora… Peccato che io a Montecarlo siano anni che non ci vado! Non è stato tanto difficile poi scoprire chi era la tua compagna in quel frangente. Devi proprio avere poca stima della mia intelligenza per non esserti neanche premurato di nascondere un po’ meglio le tue scappatelle! Sai una cosa, caro marito? Non m’importa poi molto con chi vai a letto, ma non pagare le tue amanti con i miei soldi! e detto ciò Maria Gabriella si voltò e a lunghe e pesanti falcate guidò la sua grassa figura lontano dal marito fedifrago.

    Il conte Guglielmo Maria Bellini, che certo non era famoso per la capacità di controllarsi, anche in quell’occasione non si smentì e centrò il povero Ovidio con un sonoro cazzotto sul naso.

    A calmare gli animi dovette intervenire il conte Carlo Alberto Bellini che con la sua sola aristocratica presenza riuscì a salvare la situazione.

    Accompagnò fuori il fratello e lo rabbonì con un buon bicchiere di Brunello di Montalcino, perché, come tutti sapevano, non c’era malumore che il giovane Guy non potesse curare con una buona bevuta. Il povero Ovidio fu invece affidato alle attenzioni di un noto medico presente alla festa che tamponò l’epistassi che il pugno gli aveva procurato e tentò di consolarlo con qualche buon consiglio.

    Però la festa di inizio estate di quell’anno divenne l’argomento principale dei pettegolezzi delle signore e delle battute dei signori. E di tutti gli sforzi che il conte Bellini senior aveva fatto per cercare di salvare la serata, nei ricordi della gente non rimase traccia: tutti rammentavano solo la litigata fra i coniugi Roscotti e la rissa che ne era seguita.

    I

    Il Maresciallo Saverio Lo Giudice guidava nell’oscurità della notte, sotto una lieve pioggerellina estiva che, cadendo, prima di essere spazzata via dal tergicristallo, danzava lievemente nell’aria.

    Sfrecciava con la sua utilitaria blu lungo la statale Napoleonica e lasciava che la sua mente vagasse a briglie sciolte lungo le strade della memoria: si rivedeva bambino giocare sul greto di un fiume in tempi assai diversi, senza paure né pensieri…

    Rallentò e svoltò su via dell’Aeroporto in località Cadimare. Fu solo per caso che volse lo sguardo proprio da quella parte, proprio in quel momento e vide qualcosa che, ancora prima che il cervello potesse metterlo a fuoco, il suo intuito da Carabiniere aveva già classificato come insolito e degno d’attenzione. C’era infatti un’automobile parcheggiata in modo assai bizzarro: si trovava praticamente al centro di una strada laterale che costeggiava il piccolo cimitero. Certo, oggi gli automobilisti indisciplinati che parcheggiano a loro piacimento nei posti più impensati fregandosene del codice della strada, sono all’ordine del giorno, eppure… eppure Saverio avvertì una particolare sensazione che lo costrinse ad accostare e a scendere per dare un’occhiata.

    Si trattava di una Alfa Mito rossa. L’oscurità della notte e la pioggia che continuava a cadere non gli agevolarono il lavoro, ma poté comunque constatare che effettivamente la macchina risultava chiusa a chiave e parcheggiata come se

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