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Introduzione alla Meditazione
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Ebook164 pages1 hour

Introduzione alla Meditazione

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Breve manuale di orientamento sulle principali tradizioni meditative e le loro molteplici caratteristiche, similitudini e diversità: in queste pagine troverete spiegati con parole semplici i "meccanismi" sui quali si basa la pratica della Meditazione, insieme a numerosi consigli utili per vivere al meglio questo formidabile strumento di conoscenza di sé e della realtà nella quale siamo immersi
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 18, 2014
ISBN9788891139184
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    Introduzione alla Meditazione - Marco Rubatto

    sia.

    Cosa NON è la MEDITAZIONE

    La MEDITAZIONE NON è:

    una pratica magica, intesa nel senso più svalutativo e fantastico del termine... e cioè non nel significato profondo che questa parola assumeva tempi in cui nella storia ha rappresentato l’armoniosa compresenza ed integrazione degli aspetti più razionali e scientifici (matematica, fisica, astronomia, geometria...) con quelli più empatici ed intuitivi (astrologia, sciamanesimo, spiritualità...);

    una pratica esclusivamente orientale, visto che troviamo traccia della MEDITAZIONE - seppur connotata con parole e pratiche leggermente differenti - in tutte le grandi tradizioni secolari dell’umanità;

    una pratica religiosa, anche se lo può divenire nel senso etimologico più puro del termine (re-ligo, ossia metto insieme) nel caso in cui la si utilizzi per approfondire e favorire ulteriormente l’integrazione delle varie dimensioni (materiale, mentale, spirituale) che costituiscono l’essere umano e nelle quali è immerso;

    una pratica difficile: spesso l’idea stessa di quanto potrebbe essere complesso un percorso fa desistere il principiante dall’iniziare a percorrerlo. La MEDITAZIONE è qualcosa di semplice, benché non facile... come potrebbe esserlo la struttura sulla quale è basato l’universo in cui viviamo, oppure la Divina Commedia, la musica di Mozart, o le gesta di San Francesco d’Assisi. Non si tratta di realtà indagate e/o comprese da tutti, ma che chiunque potrebbe definire essenziale, senza timore di incorrere in grossi errori.

    Come altri termini di difficile definizione...

    Siamo abituati ad essere relativi con molti termini utilizzati nel quotidiano, che sappiamo bene basarsi più su un’esperienza diretta che su una vera e propria definizione univoca e preconfezionata: pensiamo a lavorare, riposare, studiare, divertirsi, andare in vacanza... tutte attività che vengono connotate in modo differente a seconda delle caratteristiche dell’individuo che le svolge:

    Prima imprecisa definizione di MEDITAZIONE

    Da bravi occidentali... se proprio sentissimo l’esigenza quindi di catalogare l’esperienza meditativa, consci di commettere qualche errore grossolano, con una breve definizione potremmo dire che:

    Stop a che cosa?

    Essere centrati

    Per procedere definiamo da ora in poi come corpo l’insieme delle nostre componenti più materiali, come le membra, i muscoli, le ossa... mentre chiameremo mente l’insieme dei processi razionali (ed eventualmente spirituali) dei quali siamo protagonisti e cuore l’insieme dei processi emotivi, intuitivi ed empatici (talvolta chiamati anche animici).

    Questa nomenclatura andava esaminata - benché anche ora non abbia la pretesa di apparire esaustiva - unicamente per procedere con chiarezza nella nostra trattazione e visto che la bibliografia sull’argomento MEDITAZIONE usa spesso questi stessi termini con accezioni differenti.!

    Definiamo quindi anche l’essere centrati...

    Per semplificare il

    discorso, diciamo che ci troveremmo in una condizione di centratura se fossimo dinnanzi a tre personaggi ed essi volessero esprimere verbalmente questo allineamento... affermando:

    Immaginiamoci una sorta di riunione di condominio, nella quale viene chiesto di manifestare e siglare un accordo fra tutti i condomini che abitano uno stabile: la casa siamo noi... e mente, cuore e corpo sono i tre condomini che accettano CONTEMPORANEAMENTE di sedere allo stesso tavolo, per discutere in merito alle tematiche più importanti per il bene del condominio di cui sono parte integrante.

    Non siamo abituati a percepire TUTTE le parti che ci costituiscono nello stesso momento, quindi, esattamente come accade ad una reale riunione di condominio, qualcuno rimanda i suoi NO, anziché assentire sulle decisioni da prendere insieme. Le ragioni possono essere le più svariate: forse in quel momento uno dei condomini non ha voglia di sedere insieme agli altri, ha altro da fare... oppure è arrabbiato perché ha da sempre chiesto di parlare e non gli si è mai data voce, quindi per ribellione ora che lo si interpella si chiude e fa l’offeso...

    Non importa cosa può accadere in questi casi, noi invitiamo comunque i nostri tre condomini a sedere CONTEMPORANEAMENTE al tavolo comune, esortandoli a comunicare e percepirsi vicendevolmente: se uno o più invitati dovessero protrarre il loro rifiuto, accettiamo semplicemente questa evenienza... cerchiamo di rilassare quelle parti di noi apparentemente non collaborative e chiediamo loro semplicemente...

    favorendole e spronandole ad esternare e motivare il più possibile il loro dissenso. Quindi non resta altro che iniziare la discussione con le presentazioni, l’accettazione di buon grado di eventuali critiche da parte di alcuni dei presenti, così come i buoni propositi che ciascuno di essi porta con sé.

    È un momento profondamente relazionale, in cui la capacità di ascolto è bene che inizialmente prevalga su ogni altra forma di auto-affermazione: il compito è conoscersi per imparare a collaborare in modo sempre più stretto, integrato e costruttivo.

    I linguaggi per assentire o dissentire!

    Ogni elemento che ci costituisce, utilizzerà i linguaggi che più gli sono propri per comunicare agli altri componenti dell’assemblea il proprio consenso o dissenso ad essere CONTEMPORANEAMENTE presenti e ad entrare in relazione con le altre parti:

    La mente che parla!

    Se questa parte di noi è d’accordo rispetto a riunirsi alle altre, lo esplicita utilizzando il suo linguaggio specifico per esprimerlo: "penso/ritengo che ciò sia

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