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Il lato nascosto della luna
Il lato nascosto della luna
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Il lato nascosto della luna

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About this ebook

Questo ebook contiene racconti tratti dalle raccolte "Zone d'ombra", "Storie all'imbrunire vol. II", più un inedito ("Due luci nelle tenebre").
I titoli dei racconti:


L’anello e la palude
Marianna
Le venti stanze
Gente della notte
Doni dall’altro mondo
La discarica dei giocattoli
Biglie colorate
Gli Occhi del Clown
Alter-Ego
Due luci nelle tenebre

Sinossi

Acquitrini, paludi.. cosa possono nascondere in realtà delle acque torbide ed apparentemente impenetrabili? Quale mostruosa entità infesta i boschi e le mangrovie nella periferia?
Delitti inspiegabili, sparizioni eccellenti.. tutto sembra condurre ad un'unica pista razionale, ma i segreti che si celano oltre i canneti, nascondono un'inspiegabile verità..
Una notte piovosa.. ed un auto che senza le sue chiavi di avviamento diviene poco più che un giocattolo, con al suo interno però.. un ospite.
Un bagagliaio non è proprio il posto più ideale dove trascorrere la notte, ma non è detto che neppure il soccorso sia veramente d'aiuto.
Forse solo un ispettore in cerca di carriera riuscirà a sbrogliare una contorta matassa, ed allora..
Una valigetta importante quanto la missione da compiere. Le ombre della notte, lungo i vicoli, nascondono molteplici insidie e tranelli per il protagonista, mentre il suo capo lo attende in qualche modo fiducioso, che tutto verrà portato a termine secondo quanto LUI aveva inizialmente previsto.
Una villa antica, veneta. Le sue interminabili stanze, terrazze. Gli antichi fasti del suo parco, delle sue piante e del suo labirinto, riportano alla memoria antiche e meravigliose feste, nonché amori possibili ed.. impossibili.
Il tutto mentre ciò che lega l'uomo al suo passato, può apparire chiaro in un'istante: poco più di un flash per rievocare terribili segreti mai del tutto dimenticati.
Un dono proveniente da un angolo remoto del pianeta, un oggetto antico che sembra nascondere un'incredibile storia ed un.. pericolo, nei suoi pregevoli intarsi.
Una discarica, un gruppo di ragazzi, ed i loro ritrovi nelle calde notti d'estate. Cosa nasconderanno le acque di quel luogo così abbandonato ad un lento ma inesorabile declino?
Un casolare nella campagna, due misteriosi proprietari, a cui il tempo non sembra aver tolto il vigore; un antico rituale, o.. un'incredibile alchimia?
La neve, e una serie di visioni surreali e folgoranti sul ciglio della strada. Ordinaria.. follia o ciò che ha visto il conducente del camion é pura realtà?
Un artista, un dipinto, una rappresentazione perfettamente fedele al soggetto originale, tranne che.. per un particolare. Una serie di delitti inspiegabili, mentre dall'interno della casa, qualcosa, lentamente, sta prendendo corpo. Ma cosa?
LanguageItaliano
PublisherMarco Barbaro
Release dateMar 20, 2014
ISBN9788869091513
Il lato nascosto della luna

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    Il lato nascosto della luna - Marco Barbaro

    Il lato nascosto della luna

    Copyright

    © 2014 Marco Barbaro

    Tutti i diritti sono riservati.

    I racconti contenuti in questa pubblicazione non possono essere riprodotti interamente né in parte, senza che vi sia il consenso scritto del proprietario dei diritti.

    Ringraziamenti

    Per la copertina: © sellingpix - Fotolia.com

    Prefazione

    Questa raccolta di racconti contiene nove racconti già pubblicati nelle raccolte Storie all'imbrunire Vol. II, Zone d'ombra, più un inedito (Due luci nelle tenebre).

    Il lato oscuro della luna

    L’anello e la palude

    Marianna

    Le venti stanze

    Gente della notte

    Doni dall’altro mondo

    La discarica dei giocattoli

    Biglie colorate

    Gli Occhi del Clown

    Alter-Ego

    Due luci nelle tenebre

    L’anello e la palude

    Certi racconti nascono da lontano, molto spesso da episodi legati alla vita reale, altre volte invece da un passato che può essere legato all’infanzia, alla fantasia di un bambino, stimolata da storie, leggende.

    Persino dai cartoni animati.

    Certo, un bambino non vedrà (o almeno non dovrebbe) un cartone con sfumature thriller-horror, eppure quand’ero piccolo c’erano alcune animazioni – forse per lo stile meno manga, più serio, i volti più e le figure più squadrati, meno tondi rispetto all’ultimo decennio – che potevano già inculcare alcune paure o fantasie talvolta grottesche.

    Il soggetto che sta alla base de L’anello e la palude, nel suo pensiero originale, nasce proprio da un ricordo (notevolmente) rielaborato di un bambino divenuto adulto.

    Ricordo nutrito, alimentato, stimolato da centinaia di altre visioni certamente, eppure in fondo, fatte le debite proporzioni e strappando un sorriso al lettore, forse non così diverso dall’assistere a sei anni ad un episodio di quel celebre gruppo di acchiappa-fantasmi e del loro simpatico cane, nella versione originale..

    Raggi di luna proiettavano sull’acqua della palude immagini e riflessi di oggetti, ombre dai contorni indefiniti, suggestioni di uno spettacolo incontaminabile, fuori dal tempo.

    Generalmente il silenzio stagnava tra gli acquitrini e le mangrovie.

    Solo ogni tanto, dei coccodrilli e qualche gufo, poiana o altro uccello della palude, rompevano l’armonia dovuta a quell’assenza di rumori.

    Jack si voltò, e per la prima volta avrebbe giurato di provare un senso di pace, di sentirsi a suo agio.

    Lì dove gli arbusti e i rami degli alberi tra le due sponde si intrecciavano tra loro quasi a formare una volta, lì dove l’acqua era più profonda, Jack si sentiva ormai di casa.

    Jack inspirò un’ultima volta, prima di gettare il mozzicone di sigaretta.

    Poi diede un calcio al sacco, gettando il corpo di Mary nel punto prescelto.

    Pace a te, Mary Wood. Un giorno ci rivedremo. Forse.

    Quindi girò la barca, una specie di grande zattera che poteva guidare sia a remi che a motore.

    Lì, nell’oscurità della golena, iniziò a seguire lentamente il percorso a ritroso che lo avrebbe condotto a casa, mentre la quiete della palude lo accompagnava come fosse stato Caronte, il traghettatore che aveva appena finito di trasportare il consueto carico di defunti verso l’aldilà.

    Il suo volto imperturbabile, per nulla provato, non lasciava trasparire alcun tipo di emozioni, solo alcune cicatrici sembravano poter raccontare qualcosa di più sul suo passato.

    Jack se le sfiorò con delicatezza, quasi a cercare di rimarginare ciò che il tempo non era riuscito a fare.

    Poi lisciandosi alcuni peli della barba incolta, iniziò ad improvvisare una lenta litania.

    Poche note, un ritornello che gli ricordava quand’era bambino, lo accompagnarono finché qualcosa scosse improvvisamente la zattera, facendola sobbalzare di lato.

    Jack rallentò un attimo e controllò con una torcia di non avere urtato qualche albero o le sue radici.

    Non vide nulla, né in apparenza la zattera aveva una falla o si era inclinata pericolosamente.

    Cos’è accaduto?

    Attese alcuni secondi, puntando la torcia tutto intorno alla ricerca di qualcosa o, ipotesi meno probabile, qualcuno.

    Nuovamente non fu in grado di scorgere anima viva.

    Riprese il comando della zattera, ma in breve si rese conto che ciò che aveva colpito era vivo e continuava a seguirlo: celato nell’acqua gelida della palude emetteva un suono, un lamento quasi infernale che non apparteneva in alcun modo alla realtà che il giovane conosceva.

    Jack azionò il motore della barca che aveva tenuto spento per non fare rumore e, con il cuore in gola, percorse gli ultimi cento metri che lo conducevano alla banchina, dove come di consueto l’avrebbe lasciata.

    Devo stare calmo, provò a ripetersi più volte.

    Quindi impugnò un remo e lo tenne saldo fronte a sé, finché giunse a destinazione.

    Una volta che ebbe attraccato, scese a terra con la torcia in mano e percorse correndo alcuni metri tra i canneti, il passo incerto e instabile di chi affronta nelle tenebre di un incubo un nemico sconosciuto.

    Stanco e grondante di sudore, si fermò solo quando si sentì del tutto a corto di fiato, per puntare indietro la torcia e cercare qualcosa, ma cosa?

    Tutto intorno a Jack c’era solo l’oscurità della notte e le anime della palude.

    O almeno così credeva inizialmente.

    Fu quando aguzzò ulteriormente lo sguardo, aiutandosi con uno speciale binocolo ad infrarossi, che Jack colse la visione di due occhi spettrali nelle acque delle palude, vicino alla banchina.

    Il coccodrillo si è fermato, pensò.

    Poi un rumore, l’equivalente di un peso che avesse spezzato un grosso tronco con la veemenza di un mastodonte, lo fece sobbalzare all’indietro, come se a scuoterlo fosse stato il rinculo del tamburo di una pistola.

    Cosa è stato?

    Riprese a correre.

    Ansimante, percorse gli ultimi centro metri, verso la casa che aveva lì, dove la palude terminava e la vegetazione era più simile a quella di un bosco.

    Finalmente vi entrò, sprangò la porta e tentò di riposare, turbato più per ciò che aveva visto, che per quello che aveva fatto.

    Intanto, nella palude, i due occhi spettrali che avevano seguito Jack proseguirono verso la banchina.

    Ciò che aveva colpito, uscì dall’acqua, trascinando lentamente con sé il peso di un corpo.

    Già, quando il Caronte Jack terminava il suo lavoro, interveniva lei; solo per alcuni metri in realtà, pochi passi verso il bosco dietro la casa del giovane, dove avrebbe riposto il corpo di Mary insieme agli altri, affinché avesse pace.

    Da quel momento in poi anche quella notte, nulla turbò ulteriormente la quiete delle anime della palude.

    2. Jack

    L’indomani Jack pulì accuratamente la zattera da ogni residuo che potesse ricondurre al corpo di Mary; quindi fece altrettanto per la vanga con cui aveva tramortito la giovane.

    Fin dal principio aveva deciso che avrebbe gettato il corpo di Mary in un punto della palude dove nessuno avrebbe potuto trovarla.

    Già, in quelle zone stazionava solo qualche vecchio pescatore che cercava di stanare il vecchio zio Sam, un leggendario pesce dalle dimensioni fuori dal comune, e Jack.

    Jack aveva quasi trent’anni; viveva di espedienti e del lascito che gli avevano fatto i genitori prima di morire.

    Ogni tanto, almeno un paio di volte a settimana, faceva un salto in città; amava frequentare alcuni locali notturni, perlopiù balere e night.

    Posti squallidi, dove si riuniva solo la feccia della società.

    In uno di quei luoghi aveva conosciuto Mary e le sue altre vittime, donne disponibili, che con pochi soldi lo avrebbero seguito anche in capo al mondo, per nulla spaventate dal fatto che abitasse in un posto così isolato.

    Mary era stata forse la più bella: biondi capelli lunghi, il volto perfetto, come fosse stato di porcellana e un fisico aggraziato, filiforme, addolcito da curve armoniose.

    Armoniosa.

    Questo era ciò che Jack immaginava ogni qualvolta ripensava a lei e al suo corpo.

    Una bellezza eterea, uno sguardo magnetico, penetrante, a tal punto da spingere Jack a tornare da lei, quasi a voler scoprire se dietro quegli occhi si fossero celate chissà quali torbide fantasie.

    Sì, Jack aveva fatto l’amore con lei più di una volta, sempre più rapito dalla sua espressività intensa e penetrante.

    Le aveva fatto mille promesse.

    Ti sposerò! Ti riempirò di regali! Sarai mia per sempre!

    Lei credeva alle sue parole.

    Ma non sapeva che Jack non si faceva scrupoli, né tantomeno aveva una qualsiasi idea di cosa significasse promettere tali cose ad una donna.

    Ciò che faceva era solo per compensare uno squilibrio, mentale e ormonale.

    Al termine di un breve periodo, come un animale sazio dopo aver divorato la sua preda, Jack se né era liberato, come sempre senza provare alcun rimorso per quello che faceva, ma cercando di dare a sé stesso una spiegazione logica a quei gesti, una sorta di assoluzione per quello che aveva fatto.

    In realtà, qualsiasi fosse la molla, il folle ingranaggio che spingeva la sua mente ad agire in quel modo, era comunque destinato a rimettersi in moto ciclicamente.

    Come i meccanismi di un orologio, Jack si attivava in ricorrenze particolari, quando la luna crescente e le condizioni meteo favorevoli avrebbero potuto guidare i suoi spostamenti nella palude anche nell’oscurità.

    Lì, anche nelle tenebre più profonde, era in grado di orientarsi con la sola forza dell'istinto, come un animale, un felino, che riporta la preda catturata a chi riconosce come il suo padrone.

    Di una sola cosa non si era ancora preoccupato, ma la questione era lì, aperta e irrisolta e il sesto senso gli diceva che presto avrebbe dovuto occuparsene.

    Per quanto non fosse un particolare rilevante o a cui riteneva necessario rispondere subito, il felino Jack non avrebbe saputo dire chi fosse realmente il suo padrone.

    3. L’investigatore

    L’investigatore Sommerson osservò attentamente la vegetazione della palude mentre il suo traghetto lo conduceva a destinazione.

    Giunchi, canneti, lische maggiori e acque sporche ben si prestavano a nascondere prove di un passato torbido.

    Il telefono dell'ispettore Sommerson iniziò a squillare.

    Sul display lampeggiava una scritta luminosa: Frankie.

    Premi il tasto verde per accettare la chiamata.

    Ok

    Tim si infilò gli auricolari, quindi iniziò ad ascoltare quanto Frankie aveva da dirgli.

    Ehi capo.

    Ciao Frankie. Tutto bene?

    Ho delle novità.

    Novità? Bene Frankie. L'abbiamo preso allora?

    Preso? No, capo. Magari. Però possiamo depennare dalla lista almeno altre due persone..

    Ah., Tim Sommerson si lasciò sfuggire una smorfia di disappunto, quindi continuò:

    Allora spara. Cos'hai raccolto quest'oggi?

    Beh, ha presente il primo dei tizi che abita poco distante dalla palude?

    Si, Charles, quel Charles Brown mi pare si chiami.

    Già capo, proprio lui. Beh disse Frankie dopo una breve pausa credo sia impossibile che dal letto di ospedale e con un bypass abbia potuto far sparire cinque persone, non crede?

    Tim Sommerson attese qualche secondo, quindi prese l'agenda e tracciò una riga sul nome Brown.

    No Frankie, effettivamente questo lo esclude. C'è dell'altro?

    Si capo. Quell'altro tipo, di cui non ricordo mai il nome, quel Kant, Com.. Connor, beh al diavolo come si chiama! Sono andato a fargli visita stamane.

    Tim rimase in attesa qualche secondo del proseguo della storia, quindi incalzò Frankie:

    Beh, Frankie, sei andato a fargli visita. E poi? Non tenermi sulle spine!

    Ah niente capo. E' andato. E' partito con la testa, completamente!

    Sentendo quelle parole Tim per un attimo credette di aver trovato una pista buona:

    Ma allora può fare al caso nostro? chiese.

    No, Non credo capo. Ne ho visti tanti di maniaci, serial killer, ma una persona che quasi non ricorda il suo nome e che non si regge in piedi da tanto si è fatta di acidi, non credo possa passare così inosservata.

    Tim aggrottò la fronte e si masticò nervosamente le labbra.

    Già Frankie, hai ragione.

    Cosa facciamo allora capo?

    Niente per ora. Sto andando a trovare quel Jack Thomson, quello che abita più vicino alla palude. Vediamo cos'ha da raccontarmi

    Speriamo sia la pista giusta, capo.

    Tim Sommerson allontanò per un attimo il cellulare e pagò il suo traghettatore per poi fargli cenno:

    Torni tra due ore, grazie.

    Quindi riprese la conversazione:

    Sì, speriamo Frankie. Tu tienti pronto a partire. Se ho buone notizie ti chiamo subito.

    Dall'altro capo della conversazione Frankie Williams riagganciò.

    Tim Sommerson ripose il cellulare, prima di fermarsi un attimo per rinfrescarsi la fronte.

    Questo caldo è già insopportabile, pensò.

    Si preannuncia una giornata lunga, ma ti troverò, maledetto bastardo.

    Stanne certo.

    4. La casa

    Tim giunse in breve tempo a casa di Jack.

    Ad accoglierlo trovò un degrado generale nel giardino antistante, dove c’erano insetti d’ogni tipo, nascosti tra i lunghi fili d’erba.

    In breve tempo percorse il tratto di giardino che conduceva all’entrata; salì alcuni gradini verso una veranda in legno coperta da un tetto, e vide attraverso la zanzariera della porta che Jack non era in casa.

    Merda. Dove è andato?

    Si sedette su di una panca all'ingresso e attese alcuni minuti.

    Il bosco si stagliava di fronte a lui a poche decine di metri, lasciando intravedere uno spiazzo lievemente depresso poco in lontananza, una radura che scendeva per un paio di metri per poi risalire.

    Forse un tempo conteneva una piccola pozza d'acqua.

    Tim si voltò a guardare tutto intorno.

    Si soffermò alcuni secondi ad osservare l'ingresso.

    Era stranamente orientato lontano dalla palude e quasi riusciva nell'intento di inserire la casa in un contesto del tutto differente, più vivibile.

    Da quella posizione però, Thomson non avrebbe potuto scorgere chi giungeva dalla banchina se non sporgendosi in avanti di qualche metro.

    Perché? si chiese Tim.

    Per quale motivo non è ancora intervenuto, quasi a voler nascondere l'ingresso della sua abitazione a chi volge le spalle alla palude?

    In un attimo, il caldo soffocante distolse quell'interrogativo dalla sua mente.

    C'erano altre domande, ancor più immediate, a cui non sapeva rispondere.

    Perché vivere qui? si chiese Tim.

    Cosa può cercare un giovane in questi luoghi?

    O forse la domanda giusta è: cosa può nascondere in questi luoghi?

    Già, pensò Tim. Forse ci siamo.

    Questo è il punto.

    Dove potrebbe nascondere qualcuno? In uno scantinato? Nel bosco qui dietro o nelle acque della palude?

    Tim prese un blocchetto, una matita dal taschino e trascrisse alcuni appunti:

    Ore 10. Tempo impiegato per arrivare a destinazione: 2 ore circa.

    Approdo semplice.

    Degrado esterno contrasta con apparente ordine all'interno.

    Il soggetto è solo?

    Vive veramente qui?

    Sottolineò due volte con la matita l'ultima domanda, prima che alcuni rumori improvvisi, simili allo scricchiolio di una porta, preannunciassero la dipartita della punta.

    Quindi alzò gli occhi e vide qualcuno che si avvicinava dalla banchina, portando in spalla alcuni sacchi scuri, apparentemente vuoti.

    Jack Thomson, pensò.

    Ehilà. Buongiorno, disse l'uomo, non aspettavo visite. Con chi.. il ho piacere di parlare?

    Tim signore. Disse l'ispettore togliendosi il cappello e mostrando il distintivo Tim Sommerson. E' lei il signor Thomson? Sono venuto qui a farle alcune domande. Ha del tempo per me?

    Jack rimase apparentemente imperturbabile, per nulla interessato al reale motivo di quella visita.

    Adagiò i sacchi sul tavolo, alcune ceste più piccole con del pesce fresco e fece strada all'ispettore:

    Prego, si accomodi. Sono a sua disposizione. Di che si tratta?

    5. L’interrogatorio

    Jack accompagnò Tim nel salotto antistante la cucina.

    Tim Sommerson si mise comodo e non indugiò a lungo: passò subito al reale motivo della sua visita.

    Signor Thomson dove è stato negli ultimi tempi? In particolare mi interessano i suoi spostamenti nelle sere dello scorso lunedì e venerdì..

    Perché mi chiede queste informazioni? E’ un interrogatorio? rispose apparentemente già sulla difensiva Jack.

    Beh Signor Thomson lo consideri come vuole, ma le domande le faccio io. Vede, stiamo indagando sulle sparizioni di alcune donne, circa una dozzina, avvenute di recente in città, ed alcune tracce mi dicono che lei potrebbe avere qualcosa da raccontarmi.

    Vorrebbe dirmi che devo ritenermi indagato signore? Come può allora presentarsi qui senza un mandato? Jack sbottò per un attimo, quindi si calmò e riprese a parlare con un tono forzatamente più pacato: Comunque signore non ho nulla da nascondere. Uscito dal carcere posso tranquillamente affermare di aver fatto una vita tranquilla, e dato che posso permettermi di vivere dignitosamente di rendita non cerco più guai con la legge signore.

    Si certo.. sento discorsi come questo quasi ogni giorno. sogghignò l’ispettore Senta Jack, risponda alle mie domande e forse la lascerò in pace. Disse ancora, e fece il gesto di accendersi un sigaro. Permette?

    Jack rispose con una smorfia di disgusto, quindi con un cenno della

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