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Le barche di carta
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Le barche di carta

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About this ebook

Il primo romanzo di Angelica Intersimone è un paranormal romance svolto in chiave poetica. La protagonista, Azalee, è una ragazza apparentemente normale... non fosse per quel profumo intenso di gelsomino selvatico che emana naturalmente dal suo corpo. Come tutte le giovani donne, Azalee desidera l’amore, ma c’è un segreto, dentro di lei, talmente profondo che neppure la diretta interessata ne è del tutto consapevole, e dovrà scoprire di che si tratta, non senza difficoltà.
Le barche di carta coinvolge il lettore in una storia dai toni surreali, con forti pennellate di erotismo, colpi di scena, delitti e avventure, trascinandolo in una crociera di sette giorni, da Barcellona a Malta, passando per Palma di Maiorca, Minorca, Mahòn e Tunisi. Attraverso le avventure, e le disavventure, di queste sette, frenetiche giornate, Azalee imparerà a conoscere meglio gli altri ma, soprattutto, se stessa, e comincerà a trovare delle risposte che sconvolgeranno la sua vita, ma le faranno anche capire chi sia veramente.
LanguageItaliano
Release dateApr 13, 2012
ISBN9788866900542
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    Le barche di carta - Angelica Intersimone

    amore.

    Introduzione

    Azalee si alzò dal letto in una giornata di marzo e pensò alle sue cicatrici profonde, perfette, che al primo impatto nessuno scorgeva perché abitavano nel profondo del suo cuore. Agamennone e Miù scesero dal letto e la seguirono in cucina, si posizionarono davanti alle due ciotole come statue di ceramica aumentando di tono le fusa, aspettando la loro prima pappa del giorno. Lei prese una scatoletta dalla dispensa stropicciandosi gli occhi e sbadigliando, la aprì, la divise a metà e la mise nelle ciotole; i due gatti, in un batter d’occhio, spazzolarono la loro pappa e poi cercarono le coccole da Azalee.

    Questo era un rito che si ripeteva da dodici anni; Azalee non concepiva la sua vita senza gatti, la aiutavano ad addormentarsi accoccolati accanto a lei con le loro fusa, l’aiutavano a tirarsi giù dal letto con i loro miagolii di protesta, in quelle giornate che per lei non avevano senso di essere vissute.

    La ragazza con una mano armeggiò per aprire la finestra e finalmente ci riuscì, la salsedine aveva rovinato l’intelaiatura. L’aria pungente le tagliò il viso, ma il calore del sole l’abbracciò. In lontananza si vedevano le barche dei pescatori con sopra nuvole di gabbiani.

    La pesca è andata bene, pensò Azalee, poi si vestì velocemente, chiuse la porta di casa e corse verso i raggi del sole.

    La spiaggia era ancora deserta, la rena pettinata dal vento formava ondine perfette, come se uno scultore si fosse perso nella notte a completare laboriosamente il suo lavoro, fra le dune spuntavano fiori selvatici, impavidi e coraggiosi, sfidando la brezza marina.

    La corsa liberatoria durò fino a quando la ragazza fu costretta a fermarsi, non aveva più fiato, la milza le doleva, esausta si sedette su una delle collinette di sabbia, il suo sguardo si perse nella profondità dei suoi pensieri. Il suo cuore batteva come un batterista all’apice del suo impeto. Si inumidì le labbra carnose, arse dal vento e dalla fatica della corsa, un mezzo sorriso le ridisegnò, mentre i pensieri iniziarono a volteggiare liberi come aquiloni, sospinti dal vento. Bastò però un guaito disperato a far precipitare i pensieri della ragazza in un tonfo muto. Azalee strizzò gli occhi e, guardando verso l’orizzonte, vide un cane in acqua che si dibatteva fra le onde, guaiva disperatamente. Di scatto si alzò, senza pensarci due volte corse verso la scogliera, l’aveva fatto innumerevoli volte da adolescente, si tuffò iniziando a nuotare per raggiungere il cane, ma più nuotava e più il cane sembrava allontanarsi, un’onda la sommerse, Azalee non sentì più nulla, i guaiti scomparvero, gli arti divennero leggeri e poi ci fu solo il buio.

    Dopo un tempo che non seppe quantificare, si riprese tossendo convulsamente, vide due occhi familiari: era a bordo della barca di Irons, Azalee pensò.

    Irons pescatore e un po’ mago.

    L’uomo le stava schiacciando con energia il petto per fare uscire l’acqua dai polmoni. Azalee riuscì a dire tutto di un fiato.

    Irons il cane, salva il cane!

    Irons tuonò.

    Il sacco di peli è salvo! Lo sapevo già da tempo che eri fuori di testa, ma tu oggi potevi morire!

    Azalee lo guardò e sorrise.

    Oggi è una giornata che vale la pena di essere vissuta!

    E così dicendo si lasciò andare al dolce dondolìo della barca sulle onde.

    Irons per lei era come un fratello maggiore, quello su cui si poteva contare; la ragazza aveva perso i genitori in mare, un incidente poco chiaro, Suo padre era stato sempre un uomo scrupoloso e non si sarebbe mai spinto così al largo se non fosse stato costretto da chissà quale evento. Irons e suo padre erano grandi amici, avevano molte passioni in comune e soprattutto lo stesso carattere impossibile, ma l’amicizia era una cosa sacra per entrambi e quando i suoi morirono lui non l’abbandonò, l’aiutò a finire gli studi e quando lei si chiuse a riccio in un mutismo preoccupante, lui riuscì a non farla sentire sola. Spesso la prendeva e la stringeva fra le sue braccia muscolose e le diceva: Forza, passerotto, ci sono io che ti insegno a volare, sai che il mio cuore ti ha subito amata!

    Quelle braccia forti che la avvolgevano insieme a quel timbro di voce, erano quasi una carezza di vento rigeneratrice in quel periodo buio della sua vita.

    Irons la chiamò piano, quasi con un sussurro e Azalee pensò.

    "La sua voce è come il vento, ti avvolge e se ne va via libera

    Irons guardò il fox terrier.

    "E tu, visto che lei ti ha salvato la vita, da oggi in poi è meglio che la tieni fuori dai guai

    Il cane abbaiò e andò ad accucciarsi vicino alla ragazza, lei lo accarezzò dolcemente sulla testa e con immenso stupore si accorse che aveva un occhio verde ed un occhio blu.

    Il cane rimase tutto il giorno con la sua nuova amica, si lasciarono cullare dalla barca mentre Irons pescava e ogni tanto, burbero ma protettivo, lanciava loro un’occhiata, allungava una bottiglia d’acqua o un pezzo di pane e formaggio

    Su forza voi due, se volete mangiare sardine e gamberi fritti dovete scendere, siamo arrivati!

    Insieme si incamminarono verso la casa del pescatore, di tanto in tanto il fox terrier si fermava annusando l’aria e scrutando il mare.

    L’amico entrò per primo in casa, aprì una bottiglia di vino bianco, riempì i bicchieri, uno lo porse alla ragazza.

    Vieni andiamo a sederci fuori sul portico.

    Il sole stava tramontando, un’immensa palla cremisi si specchiava sul mare come una bella donna compiaciuta si ammira allo specchio, la brezza si fece più leggera. Irons sorseggiò il vino guardando Azalee. Della ragazza che era partita anni prima non era rimasto più nulla, ora davanti a sé aveva una donna bellissima. Ma ripose questi pensieri nell’intimo del suo cuore.

    Da quando sei tornata?

    Da ieri, avevo deciso di prendermi una vacanza sabbatica. Mi sono portata appresso due splendidi gatti, null’altro, ultimamente viaggio leggera… E poi ho sentito il bisogno di ritornare qui, a Rosas, mi sentivo sola più di quando ero partita!

    L’uomo la guardò e con lo sguardo sognante proseguì…

    Allora la bambina che è in te non ti ha abbandonata, è nel tuo profondo, la devi solo fare riemergere e ora hai anche Occhio Bicolore! E indicò il fox terrier.

    Azalee lo guardò e scoppiò in una risata cristallina, il broncio proprio non riusciva a tenerglielo.

    Anche se sei un vecchio orso forse un giorno ti sposerò!

    Irons tossì, quasi strozzandosi nel sorseggiare il vino.

    Non sono un vecchio orso, sono solo allergico al matrimonio, bambina mia!

    Si alzò e si diresse a grandi passi in cucina ed iniziò a trafficare con le pentole…

    Forza che se qui non mi do da fare io, come al solito non si mangia.

    Azalee fece un’alzata di spalle.

    Ok, io vado a rubare due rami di gelsomino. Uscì di corsa e iniziò a recidere qualche ramo, lo appoggiò su un tronco tagliato, raccolse dei pomodori, due teste di insalata e due cipolle, tornò in casa, lavò le verdure, preparò l’insalata in una terrina di legno, accese le candele che si trovavano sui davanzali delle finestre, mise un disco jazz e dispose i rami di gelsomino in una grossa ampolla di opale.

    Irons arrivò con sardine e gamberi fritti, li mise in tavola, ne tolse qualcuno per Occhio Bicolore che mangiò di buon grado, si sedettero e anche loro mangiarono avidamente. Irons durante la cena la guardava di sottecchi, lei se ne accorse e scherzosamente gli fece piedino.

    Stai brava, bimba, non scherzare con il fuoco.

    Mi piace il fuoco… scalda, fa luce e crea delle ombre, tu sei come lui.

    Anche tu bimba sei come lui, pericolosa e troppo calda.

    Imbarazzato, si alzò e mise la caffettiera con la polvere di caffè, la cannella e il brandy, aveva imparato ad Istanbul a farlo così, ma il brandy lo aggiungeva lui di nascosto nelle lunghe notti in cui doveva pattugliare le strade. Quando fu pronto versò la bevanda scura e profumata in bicchieri di vetro colorati e portò in tavola. Azalee seguì tutto il rituale estasiata come quando era adolescente ed Eliot, l’amico di Irons, passava a salutarli, fermandosi a chiacchierare e a sorseggiare il buon caffè che arrivava da lontano. Ogni gesto, ogni respiro di Irons le scaldava il cuore, era inutile negarlo con se stessa, il sentimento che provava per lui era come una pallina di plastica vuota dentro ad un catino colmo d’acqua, tenti di mandarla giù, ma lei risale.

    Irons, mi sei mancato in questi anni, se non fosse che non hai telefono ti avrei chiamato nel cuore della notte per fartelo sapere. L’uomo la guardò e sorseggiando il caffè fumante si accarezzò la barba brizzolata, scoprendo i denti bianchissimi in un immenso sorriso.

    Tesoro, è per questo che me ne sono guardato bene dal farlo installare.

    Irons amava punzecchiarla, amava le sue guance accese e i suoi occhi che si illuminavano. La ragazza si rannicchiò su una delle poltrone accanto al fuoco, fece per prendere in braccio Occhio Bicolore, lui di rimando guaì pietosamente. Allora lo girò e lo toccò il più dolcemente possibile, vide che era pieno di morsi, recenti e non, le salirono le lacrime agli occhi.

    Ma chi ha potuto farti questo!

    Irons scattò dalla sedia, si avvicinò e capì subito di cosa si trattava; pose le sue mani sul ventre della bestiola, chiuse gli occhi.

    Madre de dios!

    Azalee lo guardò con sgomento, Irons tolse le mani.

    Amico mio domani ti guarirò e ti prometto che non sarai più costretto a combattere con i tuoi simili, valoroso Occhio Bicolore!

    La ragazza tornò indietro con la mente… tutto le fu chiaro.

    Irons, questa mattina quando ero sulla spiaggia, ho visto passare una grossa imbarcazione di lusso, ma che dico, extra lusso e un mozzo a tribordo ha buttato a mare un grosso sacco di juta e poi ho sentito quei tremendi guaiti, ma non sono riuscita a leggere il nome della nave, in quel momento avevo il sole negli occhi.

    Irons, la fissò pensieroso, poi con calma, quasi volesse scegliere le parole:

    Non ha importanza, uno lo abbiamo salvato, anzi lo hai salvato tu, ed io ho salvato te da morte sicura, fortuna che mi trovavo sulla stessa rotta!

    Dicendo le ultime parole quasi si morse la lingua. Azalee sgranò gli occhi.

    Ma allora tu

    Non riuscì neanche a finire la frase che Irons la fulminò con lo sguardo e quasi grugnì.

    Si è fatto tardi, domani devo guarire il tuo Occhio Bicolore e mi servono le energie, devo purificarmi, sai dove sono le coperte!

    Imboccò le scale per andare in camera da letto, La ragazza non riuscì a dire nulla, tantomeno a sostenere il suo sguardo. Quando sentì l’ultimo gradino scricchiolare per il suo peso, alzò gli occhi e, furiosa con Irons e con se stessa, tirò fuori una coperta da uno degli armadi a muro e si buttò sul divano. Il cane guaì e andò ad accoccolarsi accanto a lei, che lo guardò imbronciata.

    Lo so che stai dando ragione a lui!

    Si girò e rigirò finché il fox terrier, per riuscire a riposare, dovette scendere dal divano ed acciambellarsi sul tappeto.

    Quella notte la ragazza dormì poco e male, quel poco che riuscì a dormire sognò Irons e il suo sguardo di ghiaccio, le sue parole dure le stridevano nel cervello come il gesso sulla lavagna, poi nel sogno riapparve l’imbarcazione extra lusso con le lampare accese e la musica in sottofondo, ma la gente non si divertiva, era immobile, sembravano tante statue di cera con gli occhi vitrei, disperati.

    Nella stiva della nave erano ammassate tante gabbie con all’interno dei cani malconci e morenti, una gabbia conteneva un unico fox terrier che guaiva disperatamente.

    Si svegliò con la fronte imperlata di sudore, ci mise un po’ per capire dove si trovava, quando lo capì, le sue narici registrarono un profumo familiare.

    Frittelle di mele e cannella, orso vuoi farti perdonare! Ok! Mangerò le tue frittelle, poi però farò a modo mio!

    La casa era silenziosa. Azalee scese dal divano e addentò la colazione. Di Irons e Occhio Bicolore non c’era traccia, né dentro la casa, né fuori sulla spiaggia, la piccola imbarcazione dell’amico non si vedeva. La ragazza bevve a lunghi sorsi il caffè ancora tiepido.

    Ad un tratto le vennero in mente Miù e Agamennone, si alzò di corsa, prese le sardine avanzate dalla sera prima, le infilò in un cartoccio, si chiuse la porta alle spalle e si avviò verso casa.

    Mentre camminava le venne in mente Irons, con quel suo sguardo penetrante a volte gelido e a volte riservato, quasi timido, come quella volta che la beccò fra le dune di sabbia a flirtare con il suo primo ragazzo, o quando la salvò da quei tipacci che l’avevano seguita sulla spiaggia, per poi spintonarla a turno. Uno di loro la prese alle spalle, mentre l’altro, tirandole su la gonna le infilò le mani sudice nelle mutandine, mentre gli altri due con le birre in mano guardavano e sghignazzavano. Azalee si era sentita morire, in quella giornata d’estate. Aveva appena compiuto diciassette anni ed era ad una festa sulla spiaggia con la musica e i falò che crepitavano. Irons era sbucato fuori dal nulla, con il fucile aveva sparato un colpo in aria e i quattro terrorizzati se l’erano data a gambe levate. Irons l’aveva abbracciata.

    Bimba, gli uomini in branco sono peggio delle bestie; stasera se vuoi puoi stare da me, domani ti insegnerò a difenderti, non avrai mai la forza di un uomo, ma ti insegnerò l’astuzia per sconfiggere un uomo!

    Capitolo primo

    Pregando il Dio Nettuno

    Irons stava tirando a bordo soddisfatto le reti. Improvvisamente il cane iniziò ad abbaiare e a ringhiare. Irons si girò, i peli del collo gli si rizzarono come un gatto pronto a graffiare: la grande imbarcazione sfrecciava boriosa come una vecchia signora aristocratica, stava puntando proprio verso di loro. Imprecando, l’uomo mollò le reti e corse al timone, virò velocemente, ma non abbastanza velocemente, si sentì un gran botto, la barca fu presa di striscio, Irons puntò verso la riva, pregò tutti gli angeli del cielo, scomodò persino il dio Nettuno pur di riuscire ad arrivare a riva sano e salvo. Qualcuno lo ascoltò, perché a riva ci arrivarono. Saltò giù dalla barca, controllò i danni. , Due mani esperte e pazienti l’avrebbero rifatta come nuova, la sua ‘Merilin". Il cane era lì che lo guardava e guaiva ed Irons lo guardò a sua volta, poi sbottò.:

    Cristo, cagnaccio, tu hai un’anima parlante!

    Saltò sulla jeep con al seguito il fox terrier, partì sgommando verso la Capitaneria di Porto. Appena entrato, Irons venne accolto da Rebecca che, alzando gli occhi dalla scrivania, quasi fece cadere gli occhiali dal naso.

    Irons, qual buon vento ti porta?

    E con voce cinguettante continuò.

    Ti sei forse ricordato dell’appuntamento che avevamo anni fa?

    Irons si schiarì la voce dando un colpetto di tosse.

    Non era un vero e proprio appuntamento, gli appuntamenti galanti li chiedono gli uomini alle donne e non viceversa la prese in giro. C’è Eliot?

    Rebecca riuscì solo a dire: Sì, ora ti annuncio che già Irons attraversava la stanza a grandi falcate e Occhio Bicolore scodinzolando lo seguì, scomparvero dietro la porta.

    Eliot si alzò e dalla scrivania gli tese la mano.

    Irons, quanto tempo! Uno di questi giorni sarei passato a farti visita e a bere un buon caffè, Accomodati disse indicandogli una delle sedie.

    Irons si sedette e lo guardò.

    La ‘MUERTE’ è tornata!

    Eliot si accasciò sulla morbida poltrona e urlò come un ossesso.

    Rebecca, portaci un caffè, che sia un caffè e non la solita lavatura di piatti!

    Rebecca quasi subito entrò con la cuccuma ed i bicchieri di vetro e se ne andò altrettanto velocemente: sapeva che quando il suo capo chiedeva un caffè forte, c’erano guai seri in vista.

    Eliot versò il caffè e si chinò per aprire l’ultimo

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