Il seduttore. Matteo Renzi, da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi
By Simona Poli and Massimo Vanni
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Il seduttore. Matteo Renzi, da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi - Simona Poli
© Lorenzo Barbera Editore e goWare per l’edizione ebook
Febbraio 2014, prima edizione digitale
ISBN 978-88-6797-156-5
Redazione: Valeria Filippi
Copertina: Lorenzo Puliti
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
Lorenzo Barbera Editore Srl
Via Massetana Romana 52/A – 53100 Siena
tel: +39 0577 44120 – fax: +39 0577 47883
mail: info@barberaeditore.it
web: iwww.barberaeditore.it
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Presentazione
Il fenomeno Renzi spiegato da due giornalisti che lo hanno visto da vicino.
Nel 1999 Renzi diventa segretario del Partito popolare fiorentino. Ha 24 anni e da quel momento la sua ascesa politica non si ferma più. Prima presidente della Provincia più giovane d’Italia, poi sindaco, segretario nazionale del Pd e premier. Questo libro racconta la vera storia del ragazzo prodigio della politica italiana, dagli esordi fino alle vorticose vicende che lo hanno portato a Palazzo Chigi.
Simona Poli vive e lavora a Firenze, la città in cui è nata. Laureata in Lettere e Filosofia e diplomata con un master in Comunicazione e Giornalismo all’Università LUISS di Roma, ha lavorato nella redazione romana di Repubblica
e poi in quella di Firenze, dove si occupa del settore della politica. Ha seguito per il suo quotidiano l’ascesa di Matteo Renzi e i suoi due tour elettorali per le primarie del PD.
Massimo Vanni vive e lavora a Firenze. Dopo gli studi di filosofia, comincia a lavorare come cronista politico per diverse testate quotidiane, per poi approdare a Repubblica
, dove ancora si trova. Ha seguito l’ascesa di Matteo Renzi dagli esordi fino a oggi, senza soluzione di continuità.
E come ’l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna
Dante, Paradiso, canto XVI
Prefazione
A volte basta una parola per entrare in sintonia con i desideri e le speranze di milioni di persone. Nel caso di Matteo Renzi questa parola è stata rottamazione. Era il 29 agosto 2010 quando in un’intervista a Repubblica
l’allora poco conosciuto sindaco di Firenze usò questo termine per dire agli italiani che era tempo di voltare pagina con un taglio netto rispetto al passato, che era tempo per una nuova generazione di prendere le redini del Paese. Da tanti politici del suo partito e da tanti intellettuali fu considerata un’uscita volgare. Per milioni di italiani di ogni colore politico fu la scoperta di qualcuno che li capiva. Per giunta qualcuno che aveva tutte le doti per piacere: l’età, l’energia, la schiettezza, la semplicità del linguaggio, la simpatia, la fiducia in se stesso. Il Renzi leader nazionale è nato quel giorno, con quella parola brutale, ma efficace.
Ma sbaglia chi crede che ci sia un Renzi prima e dopo quell’intervista a Repubblica
. Uno dei meriti del ritratto che ne fanno in questo pamphlet Simona Poli e Massimo Vanni è proprio quello di mettere in luce che la carica da innovatore iconoclasta del sindaco di Firenze è il suo tratto distintivo da sempre. Fin dai suoi esordi sulla scena politica fiorentina Renzi si è posto contro il pensiero politico dominante, contro gli equilibri e i riti politici convenzionali, contro l’establishment del suo partito, contro i dogmi consolidati dell’ideologia di sinistra, contro il vecchio modo di comunicare. E per questo è stato avversato e spesso tacciato di intesa con l’avversario. Troppo simile a Berlusconi
è stata l’accusa. Eppure ha quasi sempre avuto ragione.
Ha avuto ragione quando, sfidando i vertici locali e nazionali del Pd, si presentò a Firenze per le primarie a sindaco. Ha vinto conquistando la maggioranza relativa dei consensi in tutte le sezioni in cui si è votato grazie a un messaggio chiaro di discontinuità con l’operato del sindaco precedente che era del suo stesso partito. Ha avuto ragione anche il 25 febbraio 2013 quando Bersani e la vecchia sinistra sono stati sconfitti da una destra che aveva perso oltre otto milioni di voti senza che il Pd sia stato capace di intercettarne uno. È stato uno shock, tanto più forte perché del tutto inatteso. Per di più aggravato dalle vicende successive legate alla rielezione di Napolitano e alla formazione del governo con il Pdl.
La sera del 25 febbraio 2013 si è spalancata per Renzi la strada della conquista del partito. Quel giorno l’idea che per vincere si debba andare a cercare i voti anche aldilà dei propri confini naturali
non è più stata considerata un’eresia. Quel giorno la parola leadership ha cessato di essere una parolaccia. Quel giorno migliaia di iscritti ed elettori del Pd hanno capito che per avere un futuro occorreva cambiare. È stato il giorno della conversione. Senza quel trauma non ci sarebbe stato il Renzi candidato alla segreteria del Pd. Una cosa inimmaginabile per noi e per lui. La democrazia è apprendimento. Spesso doloroso. E le elezioni sono le tappe di questo processo di apprendimento. Ogni elezione è una lezione. Quella del 25 febbraio è stata la lezione più dura di tutte.
E così Renzi ha dimostrato ai tanti che, dentro e fuori dal suo partito, lo avevano incoraggiato a uscire che aveva ragione lui anche su questo. È rimasto dentro. Non si è fatto incantare dalle sirene che lo spingevano a fare un nuovo partito e ora si gioca la carta di diventare segretario del Pd per cambiarlo dall’interno. Un successo per tanti aspetti clamoroso ma che in fondo non è difficile spiegare. È fatto di poche cose. La più importante è la capacità di intercettare la voglia di cambiamento che pervade la società italiana. Renzi non è il solo ad averlo capito. Grillo ha battuto lo stesso tasto e il M5S è diventato il primo partito in Italia. Berlusconi lo ha fatto nel 1994 e Forza Italia ha vinto le prime elezioni della Seconda Repubblica.
È questa la storia che raccontano in questo pamphlet Simona Poli e Massimo Vanni. I due autori conoscono bene il loro personaggio. Lo hanno seguito passo passo nella sua ascesa all’interno del mondo politico fiorentino e toscano. Ne conoscono pregi e difetti. E si vede. Il loro ritratto non è agiografico. Si legge tra le righe che il personaggio li affascina, ma allo stesso tempo non li convince del tutto. Anzi, in certi passi della loro narrazione cercano di prenderne le distanze ma non ci riescono. E alla fine gli devono riconoscere un merito che di questi tempi pochi possono vantare. Quello di essere riuscito a riavvicinare gli elettori alla politica non solo grazie al suo messaggio e alla sua capacità comunicativa, ma anche grazie al suo lavoro di amministratore.
Fino a oggi Renzi ha avuto solo responsabilità locali, prima in provincia e poi al comune di Firenze. Il bilancio di quello che ha fatto è tracciato nella pagine di questo volume. Poli e Vanni non fanno sconti. È un bilancio fatto di promesse realizzate e di altre disattese. Il risultato finale però non è negativo, come riconoscono gli autori. Ma quello che forse più conta è che il poco o molto che il presidente della Provincia prima e il sindaco dopo sono riusciti a fare è nel segno del cambiamento. Il rapporto con i cittadini, con l’amministrazione pubblica, con i sindacati, con gli enti locali non è più quello di prima. È per questo che la sua popolarità resta ancora alta.
Alla fine il metro di giudizio da utilizzare con Renzi è proprio quello che lui stesso vuole usare per rifondare la politica italiana. È il criterio del fare e del rispondere agli elettori per quello che si fa e non si fa. È il modello del sindaco che tanto gli piace, la democrazia del pubblico. Gli elettori scelgono il leader, il leader sceglie la sua squadra e governa. Al momento del voto gli elettori giudicano retrospettivamente se il risultato corrisponde o meno alle promesse e alle attese. E decidono se rinnovare o meno la loro fiducia. È la democrazia dell’alternanza.
Questo volume si chiude con il racconto della vittoria alle primarie. Per vedere oltre ci vorrebbe la sfera di cristallo. Tutto è fermo e tutto è in movimento nella politica italiana.
Che cosa succederà dopo la conquista del Pd da parte di Matteo Renzi? Quale sarà l’evoluzione della crisi economica? Cosa succederà dopo le elezioni europee? Sono tutte domande cui è impossibile rispondere ora, ma dalla cui risposta dipenderà il futuro del paese e quello di Matteo Renzi. Una sola cosa si può dire con certezza ora. La prossima edizione di questo libro sarà ancora più interessante della prima.
Roberto D’Alimonte
Il prodotto Renzi
Che cosa si può raccontare di un uomo al 99 per cento pubblico? Di un politico che da tre anni è quasi ogni giorno sui giornali italiani, compare spesso su quelli stranieri, almeno una volta la settimana partecipa a un talk show televisivo e a ritmo incessante invade i social network? Che cosa si può dire di un personaggio che scrive libri su se stesso e appena ha finito di pensarli li ha già pubblicati e ancora prima che qualcuno abbia avuto il tempo di dare un’occhiata alla quarta di copertina li ha già presentati sui media fornendone pure sintesi e critiche che evitino ai più indaffarati o distratti persino la briga di leggerne per davvero qualche pagina? Che cosa si può svelare di Matteo Renzi che non sia già sotto gli occhi di tutti?
Figura 1 – Il prodotto Renzi
]. Una fabbrica di slogan, una Treccani dell’arte del riciclaggio, dentro di lui una cosa entra vecchia ed esce nuova, l’edito torna inedito, Blair ridiventa di sinistra e Andreotti perde la gobba. Un frullatore magico che mischia don Milani e Obama, Dante e il club di Topolino, lo zaino da scout e le cene al Four Seasons, la Torre di Arnolfo e il World Trade Center, il sogno americano e l’oratorio di Rignano. Non necessariamente in quest’ordine e comunque mai in ordine casuale. Tutto ha una logica, il presente si deforma adattandosi al futuro. Lui sa quello che vuole e come arrivarci, gli altri lo capiscono dopo. Sempre un secondo troppo tardi. E per Renzi quel secondo vale un anno, gioca sempre d’anticipo, mai di rimessa. Mentre gli altri studiano le mosse per rispondere alla rottamazione lui è già oltre
e prepara la fase successiva. Per evitare l’accusa di aver costruito la sua corrente il sindaco candidato alla segreteria nazionale annuncia che rottamerà tutte le correnti, a cominciare da quella dei renziani
. Che – precisa – semplicemente non esiste: I renziani sono una categoria dello spirito. Servono correnti delle idee, non dei cognomi
. E a chi lo sospetta di tentazioni populiste risponde così: La speranza non va riposta in una persona sola, nessuno da solo può risolvere i problemi. Ma leadership non è una parolaccia, spiegatelo a quelli di sinistra
. La capacità di vedere l’ostacolo da lontano e la rapidità con cui sa cambiare passo prima di farne uno falso lo ha portato fin qui. Ma come ha fatto un ragazzo di Rignano sull’Arno, cresciuto tra la parrocchia, gli scout e il campo di calcetto, ad arrivare a competere con rampolli illustri allevati nei salotti buoni della politica e a costruirsi da solo la sua personale leggenda senza avere un pedigree certificato dalla carta d’identità? Com’è riuscito a diventare in pochi anni il principale punto di riferimento della sinistra?
La storia comincia, come direbbe Renzi, lo stesso anno in cui la Microsoft inventa Messenger, Michael Jordan si ritira dal basket e Antonio Cassano segna il suo primo gol in serie A. È il 1999.
I suoi primi 38 anni
Nasce l’11 gennaio a Firenze, secondo dei quattro figli di Laura Bovoli e Tiziano Renzi, imprenditore. Cresce a Rignano sull’Arno. Frequenta fin da piccolo gli scout. Rignano è la tipica provincia dove ci si divide tra chi frequenta il circolo Acli e la Casa del Popolo. Suo padre, consigliere comunale della Dc dal 1985 al 1990 ogni