La luce
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Book preview
La luce - Salvatore Messina
Salvatore Messina
La luce
Disegno di copertina di Elio Salerno
Illustrazioni reperite nel web ed elaborate da Rosanna Petris
UUID: a89e01d0-1901-4d6c-95e0-48e043e19468
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice dei contenuti
PRESENTAZIONE
NOVILUNIO
AUTUNNO
AURORA
OBLIO
LA NAVE MIA
LA NOTTE E IL GIORNO
LA VOCE
L'AMORE
LA MIA VITA
MOLTI GIORNI
DATEMI UN'ANIMA
UN SOGNO
IL LUNGO ADDIO
FORSE LAGGIU'
IL GIORNO DELL'AMORE
QUANDO SARO' GUARITO
DISPERAZIONE
PIETA'
A UN CANE SCONOSCIUTO
A UN CANE RANDAGIO
LA LUCE
LIBERAZIONE
AL MIO AMORE
NOTTE DI SAN LORENZO
IL SACCO
STORIA DI UN DENTE
UN RICORDO
BARDONECCHIA
IL TRENO
FORSE
LA MIA VITA - Parte seconda
MANY DAYS
RITORNO
Dove è andato l'amore?
RINASCERÒ
SPES ULTIMA DEA
LA NOTTE
Capodanno 2021
GUARDA I MIEI OCCHI
RICORDI AMORE MIO
LA MASCHERA
Tizio e Caio
IL MIO STRANO CURRICULUM SCOLASTICO
Un gioco
Solitudine
Dell' Aurora tu sorgi più bella
Angoscia
Dolore
Felicità
Antonella 1954
Creazione
Depressione
La Primavera di Vivaldi
La vita
Pippi
Saluti professionali
Materia
Somewhere, over the rainbow
L'unico ponte
Anglosassoni
Meravigliosa
Moglie
Donne
Stanotte
...And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee"
Insetti
Entusiasmo
La vita
Il cane
GAFFE
Terremoto
Finestre
Quadri
IL RAPINATORE PUNTIGLIOSO
Prefazione
NOTA
PERSONAGGI
ATTO PRIMO
ATTO SECONDO
ATTO TERZO
Dal diario del rag. Miserocchi
AUTORE
Chi sei tu, lettore che leggi
le mie parole tra un centinaio d'anni?
Non posso inviarti un solo fiore
della ricchezza di questa primavera,
una sola striatura d'oro
delle nubi lontane.
Apri le porte e guardati intorno.
Dal tuo giardino in fiore cogli
i ricordi fragranti dei fiori svaniti
un centinaio d'anno fa.
Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire
la gioia vivente che cantò
in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta
attraverso un centinaio d'anni.
(R.Tagore)
Fulmineo precipita il frutto di giovinezza,
come la luce di un giorno sulla terra
(Mimnermo)
PRESENTAZIONE
di Elio Salerno
Un giorno due uomini si incontrarono e divennero amici.
Il più giovane confidava al più vecchio di sentirsi solo e triste. Diceva di avere nell’anima un’amarezza profonda perché non riusciva, malgrado la cercasse, a trovare la Luce
.
Questa, però, ad un certo momento della sua vita gli apparve ed egli la descrisse così:
E i giorni passavano, e i mesi, e gli anni
e Dio non c’era.
Poi venne la Luce: alzai la testa
e vidi il Signore e il suo regno d’ amore.
Piansi di gioia …
E quindi l’amico più giovane tacque.
Il più vecchio ascoltava! Anch’egli alzò la testa; ma vide un buio profondo, più profondo d’una notte d’inverno senza stelle; un’aura cosmica ma quieta dove soltanto il silenzio si faceva ascoltare. Fissò lo sguardo nel vuoto desideroso di trovare anch’egli la Luce come quella del suo amico.
E un punto luminoso apparve improvviso nel fondo, e via via s’avvicinava ingrandendosi in sovrapposte dissolvenze.
Era il volto del Cristo, anch’esso triste e doloroso così come quando nel Getsemani cercava la luce consolatrice del Padre.
I due amici si guardarono e piansero insieme, in preda alla commozione, nel contemplare gli eterni misteri, perché avevano trovato la stessa Luce. E Dio era con loro.
Signori,
tutto ciò che dirò trova la sua radice in un dialogo, così come, del resto, accade il più delle volte tra gli uomini.
Avevamo concluso con Salvo Messina un incontro professionale nel suo ufficio, quando egli si alzò dal tavolo di lavoro e, accompagnandomi verso le scale, mi chiese:
- Potrei qualche volta farle leggere le mie poesie? -
- Volentieri – risposi.
Nel percorrere la strada per rincasare mi tornava alla mente la domanda: - Potrei farle leggere … .
-Potrei- … quel potrei
non faceva che sottolineare l’umiltà della proposizione della domanda, dove il significato lessicale del verbo, adoperato al condizionale, trasferiva in me, nella mia volontà il potere di decidere se accogliere o meno la domanda medesima. Sicché il giudice sarei stato io e soltanto io.
L’avverbio col quale avevo risposto a Salvo Messina era quindi appropriato perché mi conduceva alla osservanza di quella massima che in quel momento poteva essere una metafora: - Narra mihi factum et dico tibi jus -. In altri termini: - fammi leggere le tue poesie e ti risponderò con giustizia -.
Ma, in quel momento, pensando di dovere essere giusto, mi prese un dubbio e mi chiesi: - … e se non fossero delle belle poesie, come risponderò? - .
Ma, a queste perplessità si poneva per contro la figura di Salvo Messina che di tanto in tanto mi veniva alla mente.
Un uomo nella medietà degli anni, dottore in giurisprudenza, funzionario di banca, dal viso leggermente segnato sotto gli zigomi; segnatura che lo fa apparire come uomo di carattere fermo, dagli occhi nascosti dietro gli occhiali, quasi piccoli ma profondi come gli occhi degli uomini di pensiero; il tutto riquadrato da due mascelle volitive e da una capigliatura liscia, corta sempre ordinatamente discriminata. Ricordandone questi tratti somatici mi richiamava alla mente la figura di un giudice del Direttorio, non sanguinario, ma rigorosamente osservante i dettami della legge, senza indulgenza alcuna anche nei confronti di se stesso.
E … sapendo bene che Salvo Messina è proprio fatto così, il suo quadro mi appariva chiaro; e quindi v’era qualcosa in me che mi portava a ritenere che le sue poesie dovevano avere un contenuto ricco di sentimento, di nutrimento spirituale.
Infatti, quando ebbi le sue poesie m’accorsi di non essermi sbagliato. Tuttavia il mio quadro, sia pure studiato necessitava di un ritocco. Un ritocco sì, perché un grande senso di umanità che a prima vista non si coglie, sta nascosto dietro tetragone parvenze del volto.
Sì! Una umanità grande come quella degli uomini grandi, che sanno amare e credono nell’amore del prossimo e delle cose che l’opera della creazione ha donato ad essi perché la gioia interiore della contemplazione dilata in senso spaziale lo spirito, al punto da portarli a credere che la gloria, la pace e l’eternità possono trovarsi anche su questa terra.
E Salvo Messina ha avuto la fortuna e – da credente – dico – ha avuto la Grazia di scoprire, vedere e godere una gioia così concepita.
Proprio così; leggendo le sue poesie si coglie una personalità che ce lo fa collocare, senza esitazione, nella schiera dei mistici, dove è costante l’ascesa verso l’Alto.
Appunto per rendere, direi quasi, più tattile questa progressione ho voluto mantenere rigorosamente un ordine cronologico nel dare una lettura delle sue poesie.
Elio Salerno
NOVILUNIO
Dorme, sotto le stelle, la natura:
vagan nell’aura i sogni dei mortali
velati di pianto, e, spinti dall’ali
del desio, intreccian nell’ oscura
notte danze soavi. Ora il raggio
del sole più non illude il mio cor
con blanda luce, e il respiro dei fior
appena molce il mio dolor selvaggio.
In angosciosa veglia, il torpore
veggo dell’Universo indifferente.
Una notte illune regna sovrana
nell’animo mio orbo d’amore,
e mi punge, implacata, una ridente
visione, che nel buio s’allontana.
Catania 3 maggio 1961
immagine 1AUTUNNO
Grigio sovrasta il ciel sulla natura,
di candido vel le cime ammantando
dei monti. Il vento copre, ululando,
di foglie gialle tutta la pianura.
Pur sul mio capo la neve è caduta,
e un implacabil gelo il cor m’assale;
come un miraggio svanì il mio ideale:
Morte s’avanza, e Gioventù è perduta.
Se cosa alcuna mi riede alla mente
scevra di pianto, null’altro è che inganni,
speranze dolci e illusioni d’amare.
Amor d’uno spettro, amore d’un niente,
unica sosta pietosa agli affanni,
di cui il rimembrar mi fa sospirare.
Melilli 25 giugno 1961
immagine 1AURORA
Roseo annunzia il cielo il nuovo giorno,
di rugiada fragrante e d’amarilli;
il sol, benigno, volge tutto intorno
il raggio suo benedicente quelli
cui prima luce arride, di promesse
feconda. Giace una mamma novella
pallida e sorridente: - Oh se desse
il Signore – pregando, onesta e bella,
- di Sua bontate una favilla sola
a questo nato che a Lui raccomando.
Gli occhi di cielo ed i capelli d’oro
desti al mio bimbo con la Tua parola:
dagli ancor questo! – Ed Egli sorridendo:
-Amor lo attende, dei mortal ristoro. –
Melilli 30 agosto 1961
immagine 1OBLIO
Oh potess’io partire, e la folla
disertar con le sue lagne odiose,
e fermarmi in luogo solingo e verde
ove opra umana non fosse, ma sole,
canto di grilli e cinguettio d’uccelli.
Sognar vorrei sull’erba, al ciel, ampio
e sereno, gli occhi volgendo ansiosi;
e a una carezza lieve e odorosa
la fronte abbandonar, sgombra d’affanni.
Melilli 19 ottobre 1961
immagine 1LA NAVE MIA
Passa la nave mia per l’acque infide,
la prua volgendo, tra l’ostil procella,
a un chiaro lume che lontan sorride.
-A che miri, infelice? - sibila il vento
-Ardua è la via, né può aver mai fine;
altro è il cammino che alla vita mena,
che al fragil legno può donar ristoro.
Guarda le vele tue dilacerate,
scorda quel lume che risplende invano! –
Ma non ode la nave desolata,
e tra i possenti flutti si dibatte
e geme, la sua luce desiando,
unica speme nell’oscuro viaggio.
Melilli 28 ottobre 1961
immagine 1LA NOTTE E IL GIORNO
Il giorno: fantasia di luci
palpitanti di vita
e di promesse;
suoni e rumori,
risa e pianto;
fresche energie
in orgogliosa lotta,
inebrianti corse
verso una meta ambita.
Ecco, il sole è morto!
Con la sua greve ombra
Incalza la notte gelida,
e spegne nel silenzio
ogni mortale anelito.
L’orrido silenzio,
evocator di spettri antichi
e d’angosciosi presagi foriero.
Tace la mente, attonita,
e il cuor si stringe,
oppresso dall’ignoto.
Melilli 12 ottobre 1964
immagine 1immagine 2LA VOCE
Voce lontana e viva
a sé m’attrae,
a