Tranquillitudine: Tranquille inquietudini oniriche
By Fabio Segala
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About this ebook
Aspirazioni erotiche che nella veglia vengono messe a tacere, si affermano qui con tutta la potenza dell’inconscio, creando ambienti e situazioni amorose surreali.
Nove racconti e dieci lettere che l’autore non ha mai spedito. Una proustiana ricerca del tempo perduto che partendo dal tranquillo mondo infantile di una Calabria anni ’80, con tutti i suoi madelaine, si afferma, senza divieti, in una realtà sognante e trasognata.
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Tranquillitudine - Fabio Segala
Schopenhauer
PREMESSA
Tranquillitudine.
Cos’è questa parola inventata? Uscita dalla bocca di una zia che parla l’italiano come viene, è una parola che mi ha fatto riflettere.
Si nota che è un vocabolo composto. La parola principale che la compone è tranquillità.
La seconda parola a cui l’ho associata, appena l’ho sentita, è stata solitudine. Nei giorni successivi, però, ho pensato anche ad abitudine e, infine, a inquietitudine.
Il primo abbinamento a cui ho pensato è stato tranquillità e solitudine. Solitudine in senso positivo del termine, come ricerca di noi stessi. Quella solitudine che si cerca in un posto tranquillo dove abbandonare tutti i pensieri e le noie della vita quotidiana. Perché la tranquillità si cerca per rimanere soli e per allontanarsi dalla vita frenetica. Di solito la si trova in un posto caro al cuore o in un luogo che ci ha colpito positivamente. Questa tipologia di tranquillitudine la si ritrova nel primo racconto, autobiografico.
L’unione di tranquillità e abitudine si riferisce a quella serenità che pochi trovano, a quanti soddisfatti della loro vita così com’è non cercano altro. Per loro l’esistenza va bene così. È quella tranquillità ottenuta con un lavoro appagante, una buona relazione di coppia, l’amicizia fine a se stessa o con la casa dei propri sogni, da vivere ogni giorno.
Quando però l’abitudine della vita è vista, al contrario, come oppressione e ostacolo alla vita stessa, si inizia a soffrire di quella tranquillitudine formata da tranquillità e inquietitudine. È la sensazione che provano le persone che insoddisfatte della loro vita cercano di cambiarla, e quando si accorgono che potrebbe essere tutto vano si inquietano e si sentono impotenti. Allora si rinchiudono in sé, divenendo solitari al punto di vivere la tranquillità-solitudine secondo un’accezione negativa, per cui la solitudine è conseguenza di scelte sbagliate, legate all’inquietitudine che si sta vivendo.
Volendo compendiare, la tranquillitudine (in ogni sua accezione, positiva o negativa) è il filo conduttore, il leitmotiv dei racconti che seguono. Attesto che li ho scritti tutti mentre mi trovavo in uno stato di tranquillitudine.
Ciò che ne viene è un'opera che si compone di due parti: la prima, intitolata TRANQUILLITUDINE, è composta da racconti di fantasia, ad eccezione del primo che è autobiografico; la seconda, intitolata LETTERE, è costituita da lettere mai spedite o pensieri di vario genere.
Alcune storie contengono scene erotiche. Probabilmente, a volte, troverete che i racconti abbiano una trama e un finale scontati, ma siccome sono narrazioni di sogni che ho fatto, si concludono esattamente come li ho sognati.
TRANQUILLITUDINE – CALABRIA
Che ricordi mi evoca questo momento?
Sono di fronte alla ditta per cui lavoro. Davanti a me ho un po’ di campagna. Nel piazzale del parcheggio sventolano delle bandiere. C’è una leggera brezza che, accarezzando gli anelli che reggono le bandiere, crea un dolce tintinnio contro le aste.
Nella fattoria che si trova vicino alla ditta, di fronte a me, in qualche punto imprecisato del cortile, galli e galline cantano. E la brezza avvicina a me l’odore del marcio del lago. I passerotti fischiettano l’inizio di un nuovo giorno. Sta cominciando a schiarire appena, il sole è ancora nascosto dietro l’orizzonte.
Calabria: ecco cosa mi evoca questa scena. Le estati passate in collina in Calabria, dai miei nonni, dove suoni e odori simili a questi erano ricorrenti tutta la giornata.
In Calabria, mi ricordo, la sera si andava a dormire presto, mai una volta dopo le dieci. Ci si svegliava pure presto.
Avevo una sveglia abbastanza precisa. Mi svegliavo spesso di soprassalto e ricordo che tendevo l’orecchio. La mattina presto mio nonno transitava con le vacche dietro la camera dove dormivo, quand’ero bambino, o con le pecore quand’ero ragazzo, per portarle al pascolo.
Il