Traduzione: aspetti mentali.: Saggi di Peirce, Levý, Mahony, Schreier Rupprecht, Ullmann, Favareau
By Bruno Osimo
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Che è anche un modo gentile per dire che la maggior parte degli occupantisi di traduzione sono un po' sordi.
Ed ecco che non è più così gentile, ma pazienza.
La rivoluzione silenziosa consiste nel capire le parole di Jakobson (1959) non come riferimento dogmatico e ottuso a tre tipi diversi di traduzione, ma nel capire che si riferiscono tutti e tre alla traduzione volgarmente chiamata «interlinguistica»: ossia, l'applicazione della semiotica alla traduzione non significa che il traduttore improvvisamente si occupa di cinema e pittura, ma che la traduzione in senso ristretto è nel contempo interlinguistica, intersemiotica, intralinguistica.
Questo fatto appare molto più evidente se si è studiato Vygotskij e il discorso interno in quarta ginnasio, e se si è studiata l'autocomunicazione di Lotman al secondo anno di università.
Tutte cose che qui da noi non solo non si fanno, ma non si contempla nemmeno la possibiliuà di fare.
Applicare la semiotica allo studio della traduzione restituisce alla traduzione qualcosa che a molti appare ovvio: il contesto. Tradurre significa infischiarsene dei significati e andare a caccia di sensi, infischiarsene dei lemmi e concentrarsi sulle combinazioni di parole, abrogare la sintassi e stanare le collocazioni.
I linguisti hanno guidato il corteo degli occupantisi di traduzione in un vicolo cieco, ed è mezzo secolo che marciano lì con movimenti meccanici sempre più stanchi – le batterie si stanno scaricando – gli uni addosso agli altri continuando a sbattere contro la cancellata che delimita la fine del vicolo.
I semiotici hanno capito la centralità di «traduzione» ma non hanno organizzato nessun corteo.
Gli italiani, intanto, hanno usato la parola «semiotica» solo per parlare per antonomasia di discipline astruse, astratte, inutili e sulla lunghezza d'onda «la cultura non dà da mangiare», cose dell'altro mondo in stile campagna paradiso della Lavazza.
I saggi qui raccolti, degli autori più disparati sia per epoca sia per vocazione professionale, sono stati tradotti dagli allievi del Master Traduction [immaginatevi una pronuncia francese] dell'ISIT-Fondazione Scuole Civiche di Milano. I loro nomi compaiono sia sul frontespizio o copertina (se il termine è appropriato per un ebook) sia alla fine di ciascun saggio.
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Book preview
Traduzione - Bruno Osimo
Traduzione: aspetti mentali
Saggi di Peirce, Levý, Mahony, Schreier Rupprecht, Ullmann, Favareau
a cura di Bruno Osimo
Traduzioni di: Sara Beltrame, Sandiana Premoli, Corinna Paravicini, Stefania Fumagalli, Alessandra Pedrazzini, Samantha Orsini, Maddalena Macina, Valentina Manzoni, Fjodor Ardizzoia, Cristina Cavalli, Caterina Raschetti, Francesca Colombo, Clara Antonucci, Francesca Ioele, Valeria Bastia, Veronica Fumagalli, Claudia Lionetti, Eleonora Malara, Maryam Romagnoli Sacchi, Emanuela Cervini, Donatella Brigatti, Gaia Cozzi, Francesca Frazzica, Cinzia Di Barbara.
Redattrici: Lucia Balzarotti e Silvia Besana
Copyright © Bruno Osimo 2022
Bruno Osimo è un autore/traduttore che si autopubblica
La stampa è realizzata come print on sale da Kindle Direct Publishing
ISBN 9788898467105 per l’edizione elettronica
ISBN 9791281358423 per l’edizione cartacea
Contatti dell’autore-editore-traduttore: osimo@trad.it
Sommario
Premessa 5
CARATTERISTICHE GENERALI DELL’AZIONE MENTALE (1893) 7
Charles Sanders Peirce 7
Contiguità e somiglianza 8
Difesa delle opinioni dell’autore indicate nell’articolo 2 [sez.2] 10
I PERCETTI COME SEGNI (1905) 21
Charles Sanders Peirce 21
LA COMUNICABILITÀ DELLE SENSAZIONI 23
Charles Sanders Peirce 23
PENSIERI-SEGNI 25
Charles Sanders Peirce 25
GLI INTERPRETANTI EMOZIONALI E I SENTIMENTI 41
Charles Sanders Peirce 41
LA TRADUZIONE COME PROCESSO 45
DECISIONALE 45
Jiří Levý 45
VERSO LA COMPRENSIONE DI «TRADUZIONE» IN PSICANALISI 61
IL SOGNO E L’ARTE IMPOSSIBILE DELLA TRADUZIONE 75
Carol Schreier Rupprecht 75
IL SOGNO COME METAFORA IN MOVIMENTO 85
COSTRUIRE I REPRESENTEMA 96
Dello stesso editore 112
Premessa
Nella scienza della traduzione è avvenuta una rivoluzione silenziosa.
Che è anche un modo gentile per dire che la maggior parte degli occupantisi di traduzione sono un po’ sordi.
Ed ecco che non è più così gentile, ma pazienza.
La rivoluzione silenziosa consiste nel capire le parole di Jakobson (1959) non come riferimento dogmatico e ottuso a tre tipi diversi di traduzione, ma nel capire che si riferiscono tutti e tre alla traduzione volgarmente chiamata «interlinguistica»: ossia, l'applicazione della semiotica alla traduzione non significa che il traduttore improvvisamente si occupa di cinema e pittura, ma che la traduzione in senso ristretto è nel contempo interlinguistica, intersemiotica, intralinguistica.
Questo fatto appare molto più evidente se si è studiato Vygotskij e il discorso interno in quarta ginnasio, e se si è studiata l'autocomunicazione di Lotman al secondo anno di università.
Tutte cose che qui da noi non solo non si fanno, ma non si contempla nemmeno la possibilità di fare.
Applicare la semiotica allo studio della traduzione restituisce alla traduzione qualcosa che a molti appare ovvio: il contesto. Tradurre significa infischiarsene dei significati e andare a caccia di sensi, infischiarsene dei lemmi e concentrarsi sulle combinazioni di parole, abrogare la sintassi e stanare le collocazioni.
I linguisti hanno guidato il corteo degli occupantisi di traduzione in un vicolo cieco, ed è mezzo secolo che marciano lì con movimenti meccanici sempre più stanchi – le batterie si stanno scaricando – gli uni addosso agli altri continuando a sbattere contro la cancellata che delimita la fine del vicolo.
I semiotici hanno capito la centralità di «traduzione» ma non hanno organizzato nessun corteo.
Gli italiani, intanto, hanno usato la parola «semiotica» solo per parlare per antonomasia di discipline astruse, astratte, inutili e sulla lunghezza d'onda «la cultura non dà da mangiare», cose dell'altro mondo in stile campagna paradiso della Lavazza.
I saggi qui raccolti, degli autori più disparati sia per epoca sia per vocazione professionale, sono stati tradotti dagli allievi della Civica Scuola per Traduttori e Interpreti «Altiero Spinelli» di Milano. I loro nomi compaiono alla fine di ciascun saggio.
Milano, 17 settembre 2014
Bruno Osimo
CARATTERISTICHE GENERALI DELL’AZIONE MENTALE (1893)[1]
Charles Sanders Peirce
388. Stando alle parole di Hegel, in assenza di impressioni esterne d’interesse, i pensieri cominciano a danzare nella mente, tenendosi per mano, come un corteo di baccanti su un vaso greco. Dopo un po’ una concatenazione ben definita di pensieri si rompe, e per un po’ le idee sono sparse, ben presto, però, trovano nuovamente posto in un’altra concatenazione.
In questa successione di idee c’è una legge. In generale, si potrebbe dire che si tratta della legge dell’abitudine. È la grande «Legge di associazione delle idee», la legge di tutta l’azione psichica.
389. Molti psicologi ritengono che questa legge stabilisca necessariamente quale idea nasce in una determinata occasione così come la legge della meccanica stabilisce necessariamente che un corpo in una determinata posizione relativa rispetto ad altri corpi dotati di determinate forze subisca un’alterazione del moto. È difficile smentire questa teoria; si tratta tuttavia di un giudizio a priori, o pregiudizio: nessun fatto osservato ne può dare la minima garanzia. Non intendo condannare il suo impiego come ipotesi di lavoro in psicologia; anzi, la logica porta ad approvarlo pienamente in quel senso. Ma vale la pena di provare molte cose che non sembrano mai probabilmente vere. Molto più della rigida uniformità, quello che è caratteristico del fenomeno della suggestione, come viene definito il richiamare alla mente un’idea per associazione, è la sua dolcezza. C’è un’altra operazione naturale che, sotto ogni punto di vista, sembra molto più vicina alla sequenza psicologica della relazione meccanica di causa; intendo l’ereditarietà. Ebbene, l’ereditarietà, con tutta la sua potenza, lascia spazio alla mutazione, o variazione. Si noti che lo sviluppo delle specie, per selezione naturale o per selezione artificiale, sarebbe impossibile se non ci fossero variazioni in seno all’ereditarietà; e similmente, senza l’elemento dell’originalità spontanea, o di qualcosa che agisca in modo simile, lo sviluppo del pensiero si arresterebbe all’istante. Hume, le cui riflessioni hanno portato al riconoscimento dell’associazione come la legge della mente, osserva con molto giudizio: «Questo principio unificatore fra le idee non deve essere considerato una connessione inseparabile: poiché viene già escluso dall’immaginazione: non dobbiamo nemmeno concludere che senza questo principio la mente non possa collegare due idee; perché nulla è più libero di quella facoltà: ma dobbiamo considerarlo soltanto una forza dolce, che comunemente si impone». L’espressione «una forza dolce, che comunemente si impone» descrive il fenomeno alla perfezione.
390. Ma non si può sperare che gli uomini siano d’accordo sulla questione della spontaneità. Tutti i fatti osservati tendono a sostenerla; ma alcuni la negheranno in quanto poco inclini a quella visione delle cose; esercitando così proprio quella libertà che rifiutano di riconoscere.
Contiguità e somiglianza[2]
391. Gli psicologi hanno opinioni diverse su ciò che chiamano «principi primari dell’associazione»; ma la dottrina tradizionale sostiene che la suggestione avvenga per contiguità o per somiglianza. Questi termini, presi da Hume, sono considerati adatti da tutti gli psicologi, nonostante siano riconosciuti piuttosto carenti sul piano descrittivo. «Suggestione per contiguità» significa che un’idea, quando ci è familiare in quanto parte di un sistema di idee, può farci richiamare alla mente il sistema stesso, e una delle altre idee si può poi separare dal sistema per qualche ragione e può essere pensata come autonoma. In questo modo, parlando del «ramo giudiziario del governo» si suggerisce l’idea di un governo formato dal potere esecutivo, legislativo e giudiziario; e poco dopo, la persona a cui ci si rivolge, se annoiata, avrà molte idee che le girano per la testa, per esempio sul potere esecutivo o sulla condotta di un’assemblea legislativa. Così, se si nomina una moglie, l’ascoltatore penserà a marito e moglie e, poco dopo, molto probabilmente, a un uomo sposato. Nominando la lama di un coltello, si penserà all’intero coltello e poi al manico. Quindi, la suggestione per contiguità può essere definita come la suggestione di un’idea da parte di un’altra che le è stata associata non dalla natura del pensiero, ma dall’esperienza, o dal corso della vita.
392. La suggestione per somiglianza può essere compresa abbastanza facilmente, dopo aver capito il concetto secondo cui la somiglianza fra due idee consiste nel fatto che la mente le collega naturalmente in un determinato modo a formare un pensiero. Per esempio, ieri ho visto un colore azzurro, ed ecco un colore azzurro. Ricordo la sensazione di ieri e osservo quella di oggi. Mi trovo disposto a dire che le due sono strettamente legate: la loro somiglianza consiste proprio in questa mia disposizione. Perché si tratta di due idee diverse. Una l’avevo in mente ieri e, di conseguenza, proprio quell’idea ora non è presente. Accetto, comunque, che l’impressione lasciata nella mia memoria sia probabilmente quasi esatta. Guardo, ancora una volta, il colore che ho davanti a me. L’idea di oggi e quella di ieri sono due idee; non hanno niente in comune, a meno che non succeda che la mente in modo naturale le metta insieme. I neofiti potrebbero obiettare che entrambe contengono azzurrità; ma io rispondo che l’azzurrità non è altro che l’idea di queste sensazioni, e di altre che ho avuto, messe insieme e pensate indistintamente nello stesso tempo. L’azzurrità è l’idea della classe. È assurdo affermare che cose diverse che non possono essere confrontate sono simili, eccetto nel senso che agiscono in modo simile. Ebbene, due idee vengono confrontate solo secondo la classe, il gruppo o l’insieme cui appartengono; e agiscono in modo simile solo nella misura in cui hanno soltanto un rapporto unico e uguale con l’idea che le collega. La somiglianza, quindi, è una modalità di associazione in base alla natura interiore delle idee e della mente. Esistono altre modalità di associazione. Quindi, le idee contrarie vengono accoppiate dalla natura interiore delle idee e della mente. I numeri sono collocati in successione o in sequenza mediante la stessa forza.
Cosa mostra questa figura? La risposta sarà una stella spezzata. Quella risposta dimostra come la mente guarda in modo naturale quelle linee da un punto di vista di un insieme o di una figura regolare, cui non si conformano neanche. Così come le esperienze raggruppano determinate idee in insiemi, anche la mente, con la sua natura occulta, raggruppa, cioè, determinate idee in insiemi. Tali insiemi hanno varie forme di connessione. I più semplici sono gli insiemi di cose che si basano tutte su un unico principio e che concordano sul fatto che ciascuno appartiene a quell’insieme. Tale insieme è una classe. Il raggruppamento di idee in classi è la forma più semplice che può assumere l’associazione di idee per la natura occulta delle idee o della mente. Ebbene, proprio come succede nell’associazione per contiguità, in cui un’idea chiama alla mente l’idea dell’insieme in cui l’esperienza la colloca, e quindi una delle altre idee di quell’insieme, anche nell’associazione per somiglianza un’idea chiama alla mente l’idea dell’insieme in cui la virtù occulta della mente la colloca ed è probabile che tale concezione, a causa di altre circostanze, offra un’altra delle idee particolari dello stesso insieme. A tutti è capitato di sentire durante una conversazione una persona affermare: «Quello che dici mi fa venire in mente un fatto simile». Si tratta di una suggestione per somiglianza. L’associazione per contrasto è un caso di associazione per somiglianza, chiamato così per la sua varietà molto evidente. Suggestione per somiglianza significa, mi sia permesso ripeterlo, la suggestione indiretta di un’idea da parte di un’altra che, in virtù della natura occulta delle idee o della mente, le è stata associata in un insieme. Tutte le suggestioni della matematica pura, di cui esiste una grande quantità, sono associazioni per somiglianza. Alcuni psicologi si rifiutano di riconoscere l’associazione per somiglianza. La ragione sta nel fatto che ritengono che due princìpi diversi di associazione spezzino la legge dell’associazione in due; ebbene, l’idea che debba esistere una legge per un dato gruppo di fenomeni è un’idea così naturale per la mente che,